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Autore: Verdeirlanda    12/06/2014    3 recensioni
Storia scritta per la "Da Vinci's demon's week" organizzata dal Gruppo dello Smatto Selvaggio Rinascimentale.
Piccole storie ispirate al mondo di Da Vinci.
Ognuno di noi vorrebbe scoprire da cosa nasce il profondo odio che Riario nutre per Zoroastro.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Girolamo Riario, Zoroastro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Angolo dell'autrice: 
Storia scritta per la "Da Vinci's demon's week" organizzata dal Gruppo dello Smatto Selvaggio Rinascimentale. 
Piccole storie ispirate al mondo di Da Vinci.
Il tema odierno è una sempre attuale Crackship. 
Attenzione, questa FF potrebbe contenere un piccolo spoiler per chi non ha visto la seconda stagione di Da Vinci's demons, siete avvisati. :)
Per il resto, è tutto frutto della mia mente perfettamente folle. Lo so, estremamente folle.
Un abbraccio!
VerdeIrlanda 


"Portateli via." ordinò il conte Riario. 
Zoroastro serrò la mascella dalla rabbia, lui e Nico erano saliti sulla nave per chiedere al capitano di attendere l'arrivo di Leonardo prima di partire, e si erano trovati faccia a faccia con il conte Girolamo Riario. Aveva saputo che Da Vinci avrebbe preso quella nave dalla sua spia, Lucrezia Donati, la quale era a sua volta prigioniera del conte.
Zoroastro ipotizzò che lei lo avesse tradito, per questo si trovava nella loro stessa situazione.
All'ordine del conte i soldati afferrarono per le braccia i prigionieri per portarli nella stiva del Basilisco, ma Girolamo precisò: "Il bastardo rimane qui." riferendosi, ovviamente, a Zoroastro "Legategli i polsi dietro la schiena e poi lasciateci."
Nico guardò stupito l'amico mentre veniva trascinato via, temeva per la sua sorte, si chiese cosa volesse il conte da lui.
Una volta rimasti soli il conte disse: "Mossa piuttosto stupida la vostra, non trovate?"
"Non immaginavamo che Voi foste qui." Zoroastro fece spallucce.
"Il Vostro artista è stato così stupido da rivelare le sue intenzioni alla Donati." sorrise "Credevo che avrei trovato lui sulla nave, non voi due. Ma in fondo ciò che volevo erano le mappe." 
"Non arriverete mai alla Volta senza Leonardo."
"Oh, non ci vuole il suo genio per decifrarle e trovare la rotta." risponde soddisfatto il conte.
"E noi? Ci porterete con Voi, diventeremo parte della ciurma?" chiese Zoroastro.
"Nico rimarrà con me, ma di Voi e della Donati non so più che farmene." si avvicinò a lui "Voi due farete un bel tuffo dalla nave, incatenati insieme."
Zo deglutì a quelle parole, tuttavia rispose: "Non mi aspettavo nulla di diverso in effetti. È da quando ci siamo rivisti che cercate di uccidermi."
"E oggi riuscirò nel mio intento."
"Chissà che liberazione deve essere per Voi." ironizzò Zoroastro "Come se uccidere me potesse eliminare i Vostri demoni."
Riario si morse le labbra: "Io non ho demoni. Sono un uomo di Dio."
Zoroastro rise in modo sguaiato: "Come no! Quattro anni fa a Roma eravate davvero un santo!"
Riario gli diede un forte malrovescio, guardandolo con disprezzo: "Non osate giudicarmi!"
Zoroastro si leccò il labbro inferiore sentendo il sapore del suo sangue, sorrise: "Vi giudicate già abbastanza da solo..." e ricevette un secondo schiaffo.
Riario era paonazzo, arrabbiato, fissava Zoroastro negli occhi, poi, improvvisamente, lo baciò. Premette le sue labbra contro quelle del moro tenendogli il viso con entrambe le mani, gli diede un bacio disperato e profondo. Zo ricambiò quel bacio, lo fece non per desiderio ma solo per mettere più in difficoltà il conte.
Riario si staccò ansimante, era visibilmente sconvolto ed eccitato, Zoroastro ridacchiò guardando il rigonfiamento dei suoi pantaloni.
"Forse non sono io il problema." commentò il moro ridendo.
Riario gli diede un pugno, poi lo afferrò per la camicia: "Io non ho nessun problema!" gridò.
"E allora perché Vi detestate tanto Girolamo?" mormorò Zoroastro dolorante, anche se sapeva perché lui di odiasse tanto.
Girolamo si odiava per quello che era successo anni prima a Roma, quando aveva ceduto ai suoi istinti più profondi, quelli di cui si vergognava talmente tanto da non essere capace di rivelarli nemmeno in confessione. 
All'epoca Zoroastro viveva nella città eterna, si arrangiava facendo piccoli furti e prostituendosi in locali particolari, quelli dei quartieri più malfamati. Non era insolito trovare nobili e cardinali in quei luoghi, quindi quando il conte Girolamo Riario si era presentato dalla tenutaria del bordello chiedendo di poter passare la notte con un uomo lei non aveva battuto  ciglio, gli aveva semplicemente chiesto se avesse delle preferenze.
Riario, a voce bassa, aveva risposto di volere qualcuno con esperienza, di bell'aspetto, e che non voleva un effeminato. La tenutaria aveva sorriso e gli aveva indicato la stanza di Zoroastro, il quale era divertito dall'imbarazzo del conte.
"Così è la Vostra prima volta." commentò.
"Sì." aveva risposto semplicemente Riario.
Zoroastro aveva sorriso malizioso: "Da tanto non vedevo un verginello."
"Non sono certo un neofita!" protestò Riario "Ho giaciuto con molte donne."
"Ma con nessun uomo." sorrise Zoroastro "E credetemi, c'è una notevole differenza tra i due sessi, fidateVi, io li conosco bene entrambi."
Girolamo decise di concludere quegli spiacevoli convenevoli "Quanto?" chiese.
"Dipende da cosa volete fare." 
"Se io volessi che Voi...ecco, se io volessi venire nella Vostra bocca..." ipotizzò Girolamo, sentendosi a disagio.
"Cinque monete per un bocchino." rispose Zoroastro sorridendo.
Riario era inorridito da tale  linguaggio, tuttavia rispose: "Molto bene. D'accordo."
"Come vuole sua signoria." Zoroastro si era alzato dal letto, aveva fatto appoggiare la schiena del conte contro il muro, gli aveva aperto la camicia e i pantaloni "Non siate nervoso." gli disse baciandolo sulla bocca, suo collo, sul torace, per poi scendere più in basso, lasciando il conte senza fiato.
Una volta finito Riario si rivestì, lasciò frettolosamente i soldi nella mano di Zoroastro e senza parlare lasciò la stanza e il bordello.
Per giorni il conte fu tormentato da quello che era successo nel bordello, si era sentito colpevole del piacere provato, si era punito digiunando, pregando che quell'istinto non si facesse più vivo. Ma le sue preghiere non vennero esaudite, infatti per molte altre notti andò a trovare Zoroastro affinché soddisfasse quel desiderio che lo tormentava.
Nella bocca e nelle mani di Zoroastro Girolamo trovava non solo il piacere, ma anche un senso di sollievo per aver soddisfatto quella passione così proibita. E poi, tornato a casa, ripiombava nel senso di colpa, era un circolo vizioso che non riusciva a spezzare.
Non riusciva a smettere quegli incontri, era piacevole passare il tempo in quella stanza, con quell'uomo così volgare ed onesto, e così indifferente alle regole della decenza e della moralità. 
Fino a che, una notte, ormai consumato dal desiderio, decise di oltrepassare quel limite che si era imposto, e di cedere a quel peccato che nelle Sacre Scritture era severamente vietato.
Aveva lasciato che Zoroastro penetrasse la sua carne con vigore, godendo di ogni singolo istante, di ogni affondo, di ogni bacio appassionato e di ogni morso che il moro aveva dato al suo collo bianco prima di svuotarsi in lui. Aveva perfino lasciato che dopo Zoroastro lo baciasse e accarezzasse a lungo prima di pagare il prezzo pattuito ed andarsene.
Non era più tornato nel bordello, credeva che quel rapporto così estremo avrebbe eliminato ogni cosa, e invece la colpa che provava era diventata più grande. E decise di prendersela con l'uomo che gli aveva istillato ancora di più quel desiderio. 
Mandò i suoi soldati ad arrestare Zoroastro, voleva uccidere l'uomo che aveva iniziato a desiderare ogni notte.
Ma il moro aveva lasciato Roma da giorni, e Riario aveva dovuto rassegnarsi, e aveva soffocato le sue tendenze con la preghiera e le missioni papali.
Rivedere Zoroastro molti anni dopo a Firenze era stato scioccante, aveva ricominciato a provare quel desiderio, ma non lo aveva soddisfatto per non ricadere in quel vortice.
E ora, sul Basilisco, avrebbe solo voluto vedere morto l'uomo che tanto desiderava sentire ancora nella sua carne.
Zoroastro ridacchiò: "Vi scaldate tanto solo per averlo preso nel..." Riario lo colpì di nuovo al volto.
"Io non sono come...non sono un lurido sodomita!" gridò.
"Oh, no è vero, a differenza mia Voi siete patetico e ipocrita. Date del sodomita ad altri quando anche Voi..." 
"Zitto!" gli gridò il conte.
Ma Zoroastro continuò, ignorando il sangue che gli colava dal naso: "Perché Vi punite così per qualcosa che Vi ha dato tanto piacere? È per questo che odiate tanto Leonardo, non è vero? Perché lui non si vergogna di quello che è, di quello che fa. Mentre Voi vi disperate nel senso di colpa..."
Riario gli afferrò il collo: "Io non ho colpa! È Vostra la colpa! Mi avete sedotto anni fa, insidioso come un diavolo tentatore!"
Zoroastro lo guardò negli occhi: "E qualcosa mi dice che potrei farlo facilmente anche adesso."
Girolamo deglutì, dalla sua bocca uscì un singulto, e bacio di nuovo Zoroastro con passione, intrecciando la sua lingua con quella del moro, stringendo il corpo contro il suo.
Per alcuni istanti dimenticò tutto, si perse completamente in quella tentazione allettante, ma poi si staccò in preda alla rabbia e alla vergogna. 
Zoroastro respirò profondamente un paio di volte: "Potete uccidere me Girolamo. Ma quel Vostro istinto, quel desiderio...non morirà con me."
Riario si appoggiò al tavolo con i palmi, tremando leggermente: "Devo almeno provarci."
Chiamò a gran voce i suoi soldati, e quando questi furono entrati ordinò loro di portare via Zoroastro e di incatenarlo insieme alla Donati, affinché affogassero negli abissi più profondi.
Quando li vide saltare dal trampolino e udì il tonfo dei loro corpi tra i flutti pregò che anche il suo peccato fosse sprofondato con loro in fondo al mare.

  



  
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