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Autore: Philly123    12/06/2014    2 recensioni
Tutto è nato da un sogno che ho fatto realmente:
Valentina è una ragazza che vive nel sud Italia, con una piccola villa fuori città che non le piace perché la costringe a staccarsi dagli eventi mondani e dagli amici. Proprio mentre pensava che anche quell'estate sarebbe stata dedicata allo studio e alla lettura incontra un nuovo vicino, che la introdurrà a un nuovo, incredibile mondo.
Una trama tutta estiva per la stagione che è già arrivata. In sintesi un crossover tra uno dei miei attori preferiti, Benedict Cumberbatch, e la serie che amo, Doctor Who, come? Da scoprire. Nel primo capitolo non saranno ancora introdotti molti argomenti che si svilupperanno successivamente.
Genere: Avventura, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Doctor - 11
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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L’appartamento disabitato si era appena riempito di gente. Molti addetti ai lavori correvano per le scale con pacchi grandi e piccoli, l’aria cominciava a riscaldarsi nel giardino ma delle piccole gocce di pioggia guastavano la giornata.
Attraversai il cancello mentre un tipo sudato mi schizzava accanto, lo evitai ma un lembo del mio cardigan si scontrò con il suo ginocchio. Mia madre assisteva inerme alla ressa, urlando qualche volta contro uno degli uomini, che si limitavano ad assentire distrattamente.
-Che succede, mamma?- chiesi, aspettando la risposta per molto tempo, mentre lei osservava un uomo che lasciava fango a terra a ogni passo.
-Abbiamo affittato l’appartamento al piano di sopra, lo sapevi.-
Era vero. Avevo sentito quella storia, anche se non ci avevo fatto attenzione. Una volta, qualche mese prima, aveva detto a un'amica al telefono che un uomo di circa trent’anni avrebbe affittato l’appartamento al piano superiore della nostra villa al mare, in Sicilia, che da tanto tempo era vuoto e disabitato. L’uomo però aveva rimandato per molto tempo a causa di un lavoro che lo portava in giro per il mondo. Questo era tutto quello che conoscevo della vicenda.
    Era ormai estate, il momento in cui lasciavo la città e mi preparavo a vivere un noioso periodo lontano da tutti i miei amici e oberata dagli impegni universitari. Non mi piaceva andare al mare, anche se la mia pelle era naturalmente olivastra, per questo mi annoiavo in quella villa, che molti avrebbero invidiato.
Pensavo, per quell’anno, di avere la possibilità di trovare un amico, un ragazzo trentenne mi avrebbe di sicuro fatto compagnia, nonostante io ne avessi ventidue; questo però non successe, il coinquilino non comparve mai, non lo vide nessuno, nonostante pagasse tutte le rate. Io, invece, passai un mese intero a chiedermi perché, davvero perché, non avessi dato due esami alla sessione di Giugno, lasciandoli per Settembre.
    Possiamo dire, insomma, che non successe niente fino al momento in cui conobbi il misterioso coinquilino.
La vita sedentaria, passata dietro la scrivania, e la mia innata insonnia erano un cattivo miscuglio che provocava in me l'impossibilità di dormire. Le notti estive per me erano come eterne domeniche pomeriggio, quando non sai cosa fare e le ore si dilatano. Di solito prediligevo stare in giardino, su una sdraio, a leggere mentre ascoltavo i rumori della notte, che in città non si possono sentire. Il giardino era in parte unicamente mio, in parte condiviso con l’appartamento del piano di sopra, l’appartamento fantasma del coinquilino fantasma.
Quella sera leggevo Les fleurs du mal di Baudelaire in francese, e per mio piacere personale recitavo le poesie ad alta voce, essendo sicura che nessuno mi potesse sentire. Declamavo da un po’ quando vidi accendersi una luce del giardino con la coda dell’occhio. Mi zittii pensando che fosse mia madre, mi vergognavo quando capitava che mi sentisse leggere, ma molto probabilmente era venuta per dirmi di fare silenzio, poiché si sentiva dalla sua camera da letto con finestra sul giardino. Prima che potessi dire qualsiasi cosa, però, una voce interruppe i miei pensieri.
-Oh no, ti prego continua. Non volevo disturbarti, mi è piaciuto molto sentirti leggere-
Non era di certo la voce di mia madre! Era piuttosto quella di un uomo, cavernosa, sembrava arrivasse dal diaframma e nello stesso tempo era come se l’uomo parlasse senza sfruttare l’aria che passa dal naso. Avevo già sentito quella voce. Quel qualcuno aveva anche un’ottima conoscenza della lingua italiana ma comunque un fortissimo accento inglese. Mi girai.
L’uomo stava dritto in una posa impeccabile, era alto e il suo profilo si stagliava in contro luce davanti il faretto da giardino. Mi ricordava incredibilmente l’attore Benedict Cumberbatch ma non riuscivo a focalizzare il volto, e comunque ero certa che non fosse minimamente possibile.
-Chi sei?- chiesi all’uomo senza volto e senza nome.
Quello si avvicinò, si girò lievemente e io ne scorsi la faccia.
-Benedict Cumberbatch?!-
Sentii un balzo al cuore.
-Ehm..- cercai di parlare ma dalla bocca mi uscì solo il suono che facevo al liceo quando, da interrogata, non sapevo una risposta. Era comunque la cosa migliore che fossi riuscita a dire in quel momento.
Lui sorrise con quelle labbra stranissime e innaturalmente gonfie, mentre la luce giocava con le sfumature del colore dei suoi occhi. Mi sentivo strana, come se le farfalle che mi infestavano lo stomaco stessero cercando di fuggire, noncuranti che ci fosse la mia pancia tra loro e la libertà. Era una sensazione strana.
Prese un ceppo d’albero che stava a qualche metro da lui, lo posizionò di fronte a me e si sedette. Doveva essere incredibilmente forte poiché io riuscivo a mala pena a trascinarlo per qualche centimetro.
-Non ti preoccupare, sono una persona comune anche io, sai? Ci sono solo tante persone che mi inseguono-
-Cosa? Tu? Qua?- Ero confusa, non riuscivo ancora a capire se quello che stava succedendo fosse reale e comunque riuscivo solo a balbettare.
Lui si mise a ridere, come divertito dal mio stato di confusione mentale e fisica.
-Ho sempre amato l'Italia, vengo spesso di nascosto per..- si bloccò per un istante, guardò una zanzara che volava con uno sguardo grave, poi esclamò -..riposare! Rest!-
-Quindi è per questo che sai l'italiano?- Sembrava quasi una critica dopo ciò che aveva detto. Ero finalmente riuscita a parlare ed ero sicura di aver sbagliato. Lui, in ogni caso, non lo notò o forse ignorò la mia gaffe.
-Ho studiato. Parlo bene?- Chiese con un tono inglese.
-Perfetto! Molto bravo!- e completai la frase con un sorriso e una risata, tutto parecchio goffo.
-Sono scappato qui perché pensavo di non essere riconosciuto, ma tu mi conosci. Non mi torturi, vero?-
-Sul serio, giuro, sarò una brava vicina!- risposi con veemenza.
Lui sorrise di sbieco, aveva un viso dolce e delle rughette gli si diramavano dai lati degli occhi.
Ci scambiammo qualche altra parola ma, a un certo punto, se ne andò come era arrivato: scomparendo nell'oscurità del giardino. Io mi ritirai in casa e continuai a rimuginare sull'accaduto, che da subito mi sembrò altamente irreale.
La mattina dopo, l'appartamento sembrava deserto come sempre, finestre e porta sbarrate e nemmeno un rumore dall'interno. Passarono alcuni giorni, ma del famoso inquilino non se ne vide nemmeno l'ombra. La settimana successiva cominciai a pensare di aver immaginato tutto, cosa che mi pareva verosimile, vista l'improbabilità dell'evento.
Un pomeriggio, mentre facevo giardinaggio, notai una finestra aperta e la porta socchiusa al piano di sopra. Mi illuminai, ero davvero curiosa di scoprire se ciò che era successo quella notte fosse vero e, in caso, di rivedere Benedict. Non ero vestita in modo elegante ma salii ugualmente le scale che portavano al terrazzo da cui si entrava a casa sua.
-Ehi? C'è qualcuno? Posso?-gridai, ma nessuno rispose, così mi avvicinai alla porta e bussai. Ancora niente. Ero decisa ad andarmene quando, con un ultimo colpo forse troppo poderoso, la porta si scostò dall'infisso e si schiuse.
Prima che potessi girarmi notai l'aggeggio più impensabile che avrei creduto di trovare in casa di un attore che scappava dalla mondanità: una cabina telefonica inglese. Blu.
  
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