– kanokido; new moon

Si dice che la luna nuova è una luna nascosta da un'ombra più grande di lei, e non si vede nonostante la si cerchi per ore e ore. Magari è anche davanti a tutti, ma nessuno riesce a notarla. Triste, non è così? Kano si gira, dà le spalle al cielo nero dietro la finestra spalancata e guarda un letto completamente sfatto, illuminato solo da quella pallida luce che emanano le stelle.
 Sorride, e si avvicina piano. «Eeh? Kido, dopo tutti questi anni ancora ti agiti così tanto nel sonno?» la sbeffeggia, sapendo bene che lei, di notte, non riesce mai a dormire e che quindi non l'ha svegliata. La vede muoversi ancora, fino a che, stufa, non butta via le coperte e lo fronteggia.
 «Chi ti ha detto di entrare in camera mia?». I suoi occhi sono assonnati, ma sanno minacciare calci e pugni anche in quelle condizioni. Nel buio della stanza, però, lui riesce a vedere ugualmente il sudore che le fa brillare la pelle e le dita strette in una presa tremante contro le lenzuola. Gli viene quasi voglia di andarle ancora più vicino e scompigliarle i capelli più di quanto lo siano già, giusto per farla arrabbiare e scambiare quel cipiglio stanco in uno più rilassato.
 Ma non lo fa, si limita ad alzare le spalle, chiudendo gli occhi e sorridendo ancora, «Camera tua ha la migliore vista al cielo di tutta la casa, e non è affatto giusto! Questa notte c'è persino la luna nuova, non potevo mica perdermela!».
 «La luna nuova non la vedi, idiota!». Gli lancia una pantofola, che evita per un soffio, «Se vuoi essere picchiato basta chiedere, non c'è bisogno di trovare tali inutili scuse».
 Kano scuote il capo. Aah, se non le spiega qual è la sua luna nuova, lei non ci arriverà mai da sola, «Non sto trovando scuse, sto dicendo il vero», si ferma. Si siede sul letto, lei lo lascia fare anche se lo guarda con un cipiglio minaccioso. «Io la luna nuova la vedo ancora».
 Si aspetta il lancio di qualcos'altro, magari di più pesante o più appuntito di una semplice pantofola, oppure direttamente un pugno sul sorrisino che continua a mostrarle, ma tutto ciò che ottiene è solo un silenzio che lo attrae come una calamita verso il suo viso. Chissà, perché non si è comportata come di solito fa quando la prende in giro? Perché invece si nasconde il volto, tremando un po'?
 «Eeh? Kido? Che c'è, sei per caso arrossita?» ridacchia imbarazzato, «Non avevo ancora specificato che mi riferivo a te, eh eh». Cerca di togliere quelle mani che le coprono il viso, piano, con gentilezza. Senza fretta. Bisogna avere pazienza con Kido, perché lei mostra quel che vuole nascondere solo quando si sente pronta – e lui vuole che sia lei di sua spontanea volontà a mostrarsi, non vuole costringerla.
 Le mani dal volto scivolano, e il rossore delle gote di lei riesce a vederle anche nonostante il buio che li circonda, come piccoli fuochi incandescenti che bruciano anche al contatto con la carezza che lui accenna a farle, per crederci davvero. È veramente da tanto che non la vedeva arrossire così tanto!
 «I-Idiota...!», lo spinge, evita il tocco delicato delle sue dita, ma non si nasconde. «È... è colpa tua!» borbotta leggera, appena udibile, gli occhi umidi che schizzano via da una parte all'altra, senza fermarsi su nulla in particolare.
 «Neh, Kido. Che ne dici se... se diventassi io la tua ombra?». La sente trattenere il respiro, e sorride a quelle reazioni così imbarazzate, così spontanee, così sue. «Quell'ombra che ti nasconde e ti aiuta a crescere senza essere vista, per poterti mostrare quando sarai una grande e maestosa luna piena, di quelle che illuminano anche le notti più bui–».
 «B–Basta!» lo interrompe, le sue improvvise mani a tappargli le labbra, «Piantala...!». La vede rossa, gli occhi umidi minacciosi, con un cipiglio che prospetta chissà quale punizione, ma nasconde soltanto un terribile imbarazzo.
 E allora Kano sorride ancora, contro le sue labbra. Cos'altro può fare, d'altronde? «Allora, allora? Posso esserlo? Eh?».
 Lei non risponde subito. Si stende di nuovo sulle lenzuola ora fresche, non stringe più i pugni contro di essa. Lascia le braccia abbandonate ai lati del volto, e non si nasconde – non è ancora una luna nuova, non lo sembra in quel momento – sta aspettando che sia lui a coprirla, ad oscurarla con la sua ombra. Kano allora non si tira indietro, e fa quel che è invitato a fare.
 «Fa' come ti pare, idiota».