Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Harley Sparrow    12/06/2014    11 recensioni
Un giorno. Forse un giorno la regina di Arendelle si deciderà a guardarsi le spalle.
Ma non oggi.
*
Breve One-Shot ispirata (come sempre) alla long "Bring me to Life".
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa, Hans
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Bring me to Life'
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Nota iniziale: mi sento un po’ come la fatina della Bella Addormentata, Serenella, che saltella per la casetta nel bosco canticchiando “Che sia blu!”. Io invece canticchio “Che sia Helsa!”
Breve qualcosa partorito in aula studio durante uno sclero pre-esame. Compatitemi.
Ancora una volta non è direttamente collegata con Bring Me To Life (che trovate sul mio accout), ma vi consiglio di leggerla per capire meglio il mio concetto di Helsa.

 
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DI STATUE DI GHIACCIO
E LAVORI LASCIATI A METÀ
 
 
 
Elsa mantiene lo sguardo fisso sulle carte che sta esaminando – che deve esaminare prima che arrivino i dignitari di un regno vicino –, e non ha né tempo né voglia di verificare che il rumore avvertito alle sue spalle provenga da quello pensa – da chi pensa –.
«Non dovresti essere qui.» esordisce in tono contrariato, mentre afferra la piuma d’oca con decisione, come per far notare che la sua occupazione non ammette distrazioni di nessun genere.
Come immaginava, sente i suoi passi avvicinarsi alla sedia, e senza avere il tempo per voltarsi – non che voglia farlo – sente una voce calda parlarle all’orecchio – la sua voce –.
«Finalmente ti sei accorta di me.»

La regina ha due secondi di tempo per rendersi conto che quel rumore sentito venti minuti prima non era una tenda mossa dal vento. Due secondi per voltarsi di scatto e guardare con occhi smarriti quell’insopportabile uomo che ama tanto.
(E che non dovrebbe entrare nella sua stanza in pieno giorno perché non è appropriato).

Le sono concessi altri due secondi per alzarsi in piedi e balbettare qualche debole protesta, prima di essere sollevata con forza e messa a sedere sulla scrivania, prima di sentire le sue labbra estremamente calde sul collo.

«Non dovresti essere qui…» ripete, sentendosi abbandonare da quella sicurezza con cui glielo ha detto la prima volta.
«Se vuoi ti lascio il tempo per scappare.» sussurra Hans contro la pelle della regina, stringendola più forte a sé.
«Dovrei fuggire dalla mia stanza?!» protesta Elsa, divertita da quella soluzione assurda.
«Conterò fino a tre...» le risponde  il principe
con un ghigno, staccando la bocca dalla spalla della donna, ma tenendo le mani ben salde sui suoi fianchi.
«Uno...»
Elsa porta le mani a stringere i polsi di lui, indecisa se allontanarsi oppure no.
«E se–» comincia in tono incerto.
«–Due.» taglia corto Hans, e, in tono di sfida, scandisce bene le parole, perché sa che a breve le mani di Elsa andranno a percorrergli le braccia fino a cingergli il collo. Perché non è facile resistere alla prospettiva di fare una pausa.
Ed Elsa, quando incontra i suoi occhi – quegli occhi – lo fa davvero.
«Tre.» sussurra, sconfitta, poco prima di chiudergli la bocca con un bacio.
 
Ma quando è convinta di averlo in pugno – quando si è convinta di star facendo la cosa giusta –, il principe si stacca improvvisamente e si siede dove poco prima era seduta la regina, lasciandola seduta sul tavolo, interdetta.

«A dire il vero, ero venuto qui per chiederti se avevi bisogno di aiuto con questi documenti.»
Una leggerissima sfumatura di rosa – dopotutto, lei è la Regina delle Nevi – colora le guance di lei, colma di imbarazzo per esserci cascata. Di nuovo.

«Questa» inizia, sentendo la rabbia crescere dentro di sé «è la volta buona che ti ammazzo.» conclude, alzandosi in piedi con l’unico fine di allontanarsi da lui.
«Ah sì?» risponde svogliato il principe, tenendo lo sguardo chino sulle carte sparse sullo scrittoio della regina. Fa fatica a trattenere un sorriso, ma alla fine ci riesce, perché lui è più bravo di lei a fingere.
«Diventerai una bella statua di ghiaccio da mettere in giardino.» afferma la regina con risolutezza, avvicinandosi irritata alla finestra, indecisa se andarsene oppure no. Lo meriterebbe.
Gli dà le spalle Elsa, ancora una volta, e quando sente una mano afferrarle i capelli con forza, realizza che non imparerà mai dai suoi errori, errori come quello di non guardarsi mai le spalle quando Hans è nei paraggi, e da qualche mese a quella parte, lui è sempre nei paraggi.
 
«L’importante è che sia bella.» conclude Hans prima di premere le labbra su quelle della regina.
(Che si rende conto che forse le va bene anche così.)

 






 
 
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Questa immagine è stupenda, ammettiamolo.
Io, se fossi Elsa, non mi siederei mai dando le spalle alla porta (ho dei seri problemi, lo so), ma non sono Elsa, quindi lasciamole fare quello che vuole.
Non so per quale motivo continui a pensare a Frozen, forse sarà questo caldo asfissiante che mi sta uccidendo.
(Quanto vorrei essere al posto dell’Elsa della foto!)
Prometto che se scriverò una nuova fanfiction su questi due, la renderò più angst
.
   
 
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