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Autore: Fun_for_life_    13/06/2014    1 recensioni
La mia vita era perfetta, o almeno così credevo, finchè poi un giorno qualcosa cambiò.. eravamo rimasti solo in quattro, io, i miei migliori amici, e la musica dei Fun. a rendermi la vita migliore.
Stavo per partire per New York, il mio migliore amico mi aveva comprato dei biglietti per il concerto dei Fun., e quella sera successe qualcosa che cambiò la mia vita per sempre.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andrew Dost, Jack Antonoff, Nate Ruess, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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P.O.V. Nate

Entrai nella stanza, subito dopo il moro, fermandomi dietro le sue spalle. Zayn non aveva parlato, non aveva fatto alcun tipo di rumore che potesse farle capire che fosse qui. Eppure lei l'aveva sentito. Avevo visto chiaramente la sua schiena drizzarsi, dei brividi propagarsi sul suo corpo e il suo respiro fermarsi prima di aver sussurrato un flebile "Zayn" senza essersi ancora voltata. Fu questione di secondi, e finalmente aveva lasciato la sua posizione sotto la finestra, per rifugiarsi tra le braccia del moro. E fu in quel momento che lo vidi. Il sorriso della mia piccola era finalmente riapparso. Ed era splendente, più bello che mai. Strizzava ripetutamente gli occhi, mentre aveva avvolto le gambe al bacino di Zayn, lo teneva stretto, quasi come se non credesse fosse davvero lì. E, nel vedere quel quadretto, avrei quasi preferito che lui non fosse lì. Ero geloso marcio che lui fosse riuscita a renderla così gioiosa, e io non ero nemmeno riuscito a farle spiccicare qualche parola.
"Zayn! Zayn!" sussurrava solamente con voce più roca che mai, dovuto sicuramente al silenzio che aveva mantenuto per tutti quei giorni, e si aggrappava a lui sempre più, che non smetteva di ridere, e lei rideva di rimando.

"Ciao Syri" aveva semplicemente detto lui, con un tono davvero troppo dolce. E lasciandole baci sulla guancia. Lei gli baciava invece tutta la faccia, tranne le labbra, ovviamente. Gli avrà lasciato un centinaio di baci nell'arco di due secondi. E lui rideva, rideva e basta. E io ero geloso, sempre più. Zayn si era diretto al letto, sempre con lei tra le braccia, per farla accomodare quando finalmente lei sembrava essersi calmata. Ma non appena la stava per poggiare, i suoi occhi si sgranarono nuovamente, lasciò le braccia del moro e si diresse a salutare gli altri. Aveva riservato lo stesso trattamento a tutti, o almeno quasi. Quando si trovò Louis davanti era tornata improvvisamente seria, con uno sguardo severo, e indugiava un po' sul da farsi. Lui aveva un'espressione colpevole, e si sentiva a disagio sotto il suo sguardo, non si muoveva di un millimetro, non respirava nemmeno in attesa di una sua mossa. Lei apriva la bocca per parlare, ma la richiudeva subito dopo. Poi, decise che non servivano parole, e gli si appese addosso come un koala, riservando a Louis lo stesso trattamento di Zayn, e solo in quel momento il ragazzo prese un profondo respiro di sollievo, come se si fosse tolto un peso, e ricambiò la stretta. Abbracciò il riccio e Liam allo stesso modo, contenendo però, i baci, sicuramente perchè due delle sue migliori amiche, erano le loro fidanzate. Non potei fare a meno di sorridere, notando quel particolare. Poi però, il silenzio ripiombò nella stanza, la tensione alle stelle. Syria era ferma davanti a Niall, e nessuno dei due si muoveva. I loro sguardi entrarono in collisione, lasciandoli entrambi sorpresi. Lui era visibilmente arrossito, lei era impassibile. Si voltò un attimo cercando lo sguardo di Zayn, e lui annuì semplicemente. Non capii, ma lei sembrava aver ricevuto la risposta che desiderava, perchè nel momento in cui il biondo aveva iniziato una frase, lei l'aveva interrotto, abbracciandolo. Lui era rimasto sorpreso, a momenti la bocca gli arrivava al suolo, stringendo le braccia attorno al suo esile corpo, e chiudendo gli occhi, abbandonandosi a quel momento, che era chiaro lo rendesse euforico. E io storsi le labbra, infastidito. Quei due non si parlavano dal giorno del litigio. E tutto quell'affetto improvviso non potè che infastidirmi.

P.O.V. Syria

Ero così dannatamente felice, non solo perchè loro erano qui, ma perchè finalmente mi ritrovavo davanti dei visi familiari che ero certa, non mi avessero tradita. Eppure, appena le emozioni si risvegliarono di nuovo dentro di me, dopo giorni di letargo, non mi sentii più arrabbiata con nessuno. Sarà stata l'euforia del momento, ma anche se stavo ancora abbracciando quei ragazzi, sentii che non erano le braccia giuste quelle. Avevo leggermente freddo, freddo dentro. Mi voltai di poco, guardando Nate con la coda dell'occhio, e non potei fare a meno di notare quanto fosse abbattuto. Per colpa mia. Solo mia. Che idiota che ero stata. Decisi comunque, di non fare nulla in quel momento. Ma, appena i ragazzi uscirono dalla stanza per fare delle telefonate per avvisare che fossero arrivati, mi avvicinai lentamente a Nate, che mi dava le spalle. Era strano, dopo tutti quei giorni, fare quei passi verso di lui. Ma lo sapevo bene, che sforzo avesse fatto per chiamare i ragazzi. Sapevo quanto volesse tenerli lontani da me, eppure non ne aveva alcun motivo, ero talmente innamorata di lui, che anche un cieco l'avrebbe visto, anche un sordo lo avrebbe sentito e persino un muto avrebbe potuto raccontarlo a tutti. Feci scorrere lentamente le mie braccia lungo i suoi fianchi, abbracciandolo da dietro, facendo aderire la sua schiena al mio petto. Si irrigidì all'istante, e trattenne il fiato, sgranando gli occhi.
"I've given everyone I know
a good reason to go.
I was surprised you stuck around..."
iniziai a cantare meglio che potevo, le mie corde vocali non erano più abituate. Comunque non mi fece neppure terminare, che si voltò di scatto, prendendomi da sotto le cosce, incitandomi a legarle attorno al suo bacino, nascondendo il viso nell'incavo del mio collo e inspirando. Rimasi un'attimo bloccata da quel gesto fulmineo, ma mi ripresi quando sentii delle strisce bagnate scorrere lungo il petto.

"Mi dispiace.. m-mi dispiace.. io..io.."
"That it's all alright.
I guess it's all alright.
I got nothing left inside of my chest,
but it's all alright."
terminai, basta scuse. Mi strinse ancora di più, iniziando leggermente a singhiozzare. Gli accarezzai i capelli, cercando di calmarlo, rendendomi conto di esser stata ancora più stupida di lui, perchè davvero, il comportamento che avevo assunto nei giorni precedenti non aveva senso.

"Shh..Va tutto bene, sono qui" gli presi il viso tra le mani, concedendomi qualche secondo per osservarlo, per perdermi in quegli occhi che avevano il colore della felicità. Poi, dopo lunghi e interminabili giorni, le mie labbra furono di nuovo sulle sue. E Dio solo sa cosa provai in quel momento. Nate ci mise qualche secondo per metabolizzare, poi rispose al bacio, stringendomi ancora di più, se possibile, tre le sue braccia. Le lacrime continuavano a scendere dai suoi occhi, andandosi a depositare tra le nostre labbra, regalandoci un bacio salato. Le nostre lingue erano fameliche, tenute a digiuno per troppo tempo. Qualcuno tossicchiò sulla porta, per attirare l'attenzione. Sorridendo, interruppi il bacio, per voltarmi a guardare chi fosse arrivato. Andrew ci guardava felice, appoggiato sul ciglio della porta. Leggermente mortificata, mi avvicinai lentamente e lo abbracciai. Avevo trattato così male tutti quanti, me ne vergognavo davvero tanto.
"Come stai?" mi chiese continuando ad abbracciarmi.

"Bene" sorrisi timidamente. Mi staccai, mi avvicinai a Nate, e prendendolo per mano, lo trascinai da Miriam, Jack e Erick, dovevo chiedere scusa anche a loro.

P.O.V. Nate

E come un'oasi in mezzo al deserto, lei era riapparsa. Non mi sarei mai aspettato quel gesto, ed è inutile dire che ancora adesso, dopo ore ed ore che erano passate, ci stavo ancora pensando. Mi sentivo così dannatamente bene. L'avevo lasciata nella stanza di Miriam, con il piccolo e alcune amiche che si era fatta nell'ospedale, addirittura dottori ed infermiere si erano fermati nella stanza per sapere come stesse, poichè dopo il periodo di 'letargo' si erano tutti preoccupati per lei. Soprattutto Benedetta, quell'infermiera con cui passava davvero molto tempo. Le sentivo chiacchierare mentre mi allontanai con alcuni ragazzi. Avevo deciso di farmi aiutare per la sorpresa che le stavo organizzando. A momenti sarebbe arrivato anche Alessio, che era la persona più importante per lei, e sarebbe stato perfetto. La scatolina veniva girata e rigirata tra le mie mani, mentre cercavo le parole giuste da dire.
"Nate, la romperai quella scatolina se continui così" sospirai a lungo, d'accordo con il mio amico.
"Non sono mai stato così agitato in vita mia" sbuffai. Perchè Alessio ci metteva tanto? Doveva essere qui mezz'ora fa.
"Stai tranquillo, sta arrivando" mi comunicò Jack, aggiustandosi gli occhiali, come se mi leggesse nel pensiero. Sbuffai ancora, guardandomi velocemente allo specchio.
"Pensi che vada bene? - mi indicai- o dovrei cambiarmi? I capelli come stanno? E che dici.."
"Nate, Nate calmati!" mi zittì scuotendomi per le spalle. Respirai a fondo, cercando di fermare il tremolìo delle mani e il movimento oscillatorio della mia gamba.
"Sono calmo" okay, non ero calmo per niente. Ma dicono che l'autoconvinzione funziona. Il continuo tremare delle mie mani mi fece capire che erano tutte cazzate. Sbuffai ancora. Jack mi guardò male, come se avessi detto la più grande cavolata del mondo, e forse lo era.
"Si, e io mi chiamo Celine" ironizzò.
"Ciao Celine" scherzai, guadagnando un pungo sulla spalla. "Ahi" protestai massaggiando il punto colpito.
"Ragazzi è arrivato!" ci avvisò Louis entusiasta. In quel momento, tutto si immobilizzò. Avevo una fottuta paura del gesto che stavo per compiere. Guardai Jack insicuro, non più molto convinto di ciò che volevo fare. Lui mi sorrise, e mi abbracciò forte.
"Andrà tutto bene Nate" sospirai per l'ennesima volta quel giorno, maledicendo chi aveva deciso che era l'uomo a dover fare sempre il grande passo per primo. Ma che cavolo di pensieri facevo adesso?! Okay Nate, calma. Alessio entrò nella stanza con il fiatone.
"Scusate, il volo aveva fatto ritardo" si scusò, ma non ci badai, ero talmente tanto in ansia che credevo sarei svenuto da un momento all'altro. Gli occhi di Alessio si puntarono subito su di me.
"Oh no non pensarci nemmeno" mi indicò. I miei occhi si sgranarono ancora di più. Cazzo non un attacco di panico, no! Persi la cognizione delle cose attorno a me per qualche secondo, finchè Andrew non mi buttò un bicchiere d'acqua gelida in viso, dicendo parole confortanti.
"Nate, siamo qui, pensa a Syria okay? Lei ti ama, va tutto bene, ce la puoi fare" sbattei le palpebre più volte, mugolando per l'improvviso mal di testa. Il solito, che spariva quando mi calmavo. Mi alzai, rimanendo seduto sul materasso, respirando profondamente.
"Ecco, perfetto, così" mi incitarono ancora. Guardai Alessio, volendo parlare un attimo da solo con lui. E prima che potessi anche solo chiedere agli altri di uscire un attimo, ci ritrovammo da soli.
"Stai meglio?" chiese dolcemente, porgendomi un bicchiere d'acqua.
"Si" sussurrai flebilmente, strizzando gli occhi aspettando che il dolore sparisse.
"Bene, sputa il rospo" mi incitò. Tirai un profondo sospiro.
"Tu che ne pensi? Insomma... tu la conosci da sempre, che dovrei fare?"

"Una cosa molto semplice, sai che lei le ama così, poi.. uhm... devi dirglielo quando sarete soli, poi appena glielo dirai noi spunteremo fuori, per ottenere un bell'effetto forte" rise e mi aggiunsi subito. Era un'ottima idea, lei amava legare tante cose insieme. Bene era tutto deciso, mancava solo il consenso della mamma.

P.O.V. Syria

Avevo fatto preoccupare più persone di quanto pensassi. Mezzo ospedale era lì per me, anche solo passata per salutarmi. Ed ero così felice! Non potei fare a meno di notare che alcuni ragazzi erano scomparsi. Dovetti accantonare subito il pensiero perchè troppo occupata a rispondere al terzo grado che mi stavano facendo. In più il piccolo Erick non mi faceva alzare, voleva stare steso su di me.
"Ci hai fatto prendere un gran bello spavento, pensavamo che saresti rimasta così per sempre" confessò Benedetta, scappando subito dopo per rispondere al bip dell'aggeggio che portava nel taschino dell'uniforme, così come altre due infermiere e un dottore.
-
Ci erano volute due ore finchè mi lasciassero un po' di pace. Eravamo rimaste solo io, Miriam ed Erick, degli altri nessuna traccia. E fu in quel momento, che presi di nuovo coscienza di tutto. Ed era difficile. Era facile dirmi di combattere, di non arrendermi. Certo, non lo avrei fatto, non mi sarei arresa. Ma non potei fare altro che pensare a ciò che mi aveva detto Jack.
"Io lo so cosa stai passando. Cioè no, non lo so davvero ma lo immagino" aveva iniziato con i suoi modi goffi, quando ancora non parlavo con nessuno. "Ma ti prego, Nate non lo potrà reggere. Si lascerà andare. Sai come reagisce a queste cose. Lo so che ti sto chiedendo il sovrumano. E forse è anche una cosa orribile chiederti di non farti vedere così davanti a lui. Ma tu devi farlo, ti prego, Syria, ti prego" mi aveva implorato. Mi aveva davvero chiesto di non fargli vedere come soffrivo? Dovevo soffrire in silenzio, dopo quello che mi aveva fatto? Col cazzo. Come al solito non avevo nè accennato a rispondere, nè dato alcun segno di vita. E lui si era leggermente innervosito.

"Solo perchè tu hai deciso di arrenderti, non puoi far soffrire così tutte le persone che ti amano." aveva detto freddo, ferendomi leggermente. Ma ero talmente apatica, da non aver mosso un muscolo, in tutti i sensi. Ma ora, ripensandoci, dovevo farlo. Dovevo essere forte per tutti. Con me aveva funzionato. Quando mio padre morì, vedere mia mamma non così abbattuta mi faceva stare meglio. Finchè non realizzai che fingeva per me. Ma aveva funzionato, e io avrei finto fino a che avrei potuto. E in una frazione di secondo, i miei pensieri si erano spostati tutti sulla mia famiglia. Mi alzai di scatto, dando Erick a Miriam, e correndo a prendere il cellulare. Composi il numero velocemente, senza però ricevere alcuna risposta. Provai ancora e ancora, ma niente: era occupato. Speravo fosse almeno qualcuno di importante. Le lasciai un messaggio dicendole di richiamarmi al più presto. Dovevo dirle di venire qui, lei doveva sapere del tumore, e non potevo di certo farlo per telefono. Ero frustrata, dannata distanza. Lasciai anche un messaggio a Nate chiedendo dove diamine fossero finiti tutti quanti, ma nemmeno quello ricevette risposta. Sbuffai infastidita, tornando da Miriam. Iniziando a messaggiare con le mie migliori amiche, lontane chissà quanti chilometri da me. Mi mancavano terribilmente.

P.O.V. Nate

Aver dovuto alla mamma di Syria del tumore tramite telefono era stata una delle cose più tristi del mondo, ma era l'unico modo che avevo affinchè acconsentisse a darmi il permesso. Perchè all'inizio, come avevo immaginato, mi aveva preso per pazzo. Ma ora il permesso lo avevo, e lei avrebbe preso il primo aereo per raggiungerci. Il cellulare mi vibrò ancora, appena conclusa la telefonata, avvertendomi di un messaggio. La mia piccola mi chiedeva dove diamine fossimo finiti, ma non potevo risponderle per ora. L'avrebbe scoperto presto. Gesù, che ansia. Era quasi l'ora di cena, e avevo programmato di uscire per cena. Lei non vedeva l'ora di mettere piede fuori da quell'ospedale, e io non vedevo l'ora di accontentarla. Saremmo andati tutti a cena fuori, sperando di non essere disturbati, non troppo almeno. Avevo già prenotato il ristorante, chiedendo una sala privata, una bella grande, considerando che eravamo parecchi. Finiti i preparativi, raggiungemmo finalmente le ragazze. Tranne Alessio, lui tornò al suo albergo, Syria non doveva sapere che lui fosse qui, era una sorpresa.
"Dove cavolo eravate finiti?!" chiese Syria con sguardo assassino. Che però di intimidatorio aveva ben poco.
"Scusa mamma" scherzò Zayn, ricevendo uno schiaffo sul braccio, che non lo scalfì minimamente.
"Ringrazia che sia debole, perchè di solito i suoi schiaffi fanno male" confessò Jack.
"Già, ne sappiamo qualcosa" acconsentii.
"Vedo che siete molto spiritosi stasera" rispose lei, con aria offesa.
"Comunque, preparatevi, che si va fuori a cena!" si intromise Andrew, contento di dare una buona notizia. Syria spalancò gli occhi, che si illuminarono.
"Davvero uscirò da qui?" chiese speranzosa.
"Si" confermai, sorridendo nel vedere la sua reazione.
"Finalmente!" urlò, iniziando a saltellare per la gioia, facendoci ridere. Si dileguarono tutti, per andare a cambiarsi. Prima che i ragazzi potessero andare al loro albergo, fermai Zayn, perchè capii fosse quello con cui avesse legato di più.
"Zayn, potrei parlarti un attimo?" si voltò annuendo.
"Ragazzi voi andate, vi raggiungo fra poco" avvisò i ragazzi, raggiungendomi.
"Grazie... uhm.. credo sia meglio se ci sediamo" corrugò le sopracciglia, ma seguì il mio consiglio, sedendosi. Ci furono degli attimi di silenzio, in cui cercavo il modo migliore per dirglielo.
"Allora..?" mi incitò.
"Beh, non è semplice, e non è nemmeno bello" iniziai, nel modo peggiore possibile. Lui corrugò le sopracciglia ancora di più, guardandomi attentamente.
"Così mi spaventi"
"Forse dovresti.." ammisi, senza rendermi conto di ciò che avevo detto.
"Cosa?" iniziò a muoversi a disagio sulla sedia. Quando non risposi, mise una mano sul mio ginocchio, spronandomi a parlare.
"Ti sei chiesto come mai Syria è in ospedale?" ci pensò su un attimo.
"Beh ha detto che dovevano fare dei controlli per i malori che ha" annuii alla sua risposta.
"E sai qual è l'esito?" lo vidi negare col capo, leggermente spaventato adesso. Tirai un lungo sospiro, facendomi sfuggire delle lacrime.
"Ha un tumore, Zayn" ammisi alla fine, con un tono di voce molto incrinato. La mano che aveva posato sulla mia gamba strinse la presa, mentre stavo cercando di capire se stesse respirando. Poi il suo sguardo si posò sul mio.
"M-ma c-cosa.. no non può essere!" urlò, alzandosi di scatto. Mi alzai con lui, fermandolo per le spalle, insicuro nei movimenti. Non avevamo nessun tipo di rapporto, e non sapevo come comportarmi. Quando lo notai leggermente tremolante e col respiro affannato, lo abbracciai d'istinto.
"Lo so.. lo so.. ma non è detto niente, c'è ancora la chemioterapia" riprese il controllo di se stesso, annuendo a se stesso.
"Okay.. ora è tutto più chiaro, è questo il vero motivo per cui ci hai fatto venire qui" annuii in risposta.
"Avvisa anche gli altri, ma digli di stare calmi, questa sera deve distrarsi, ha passato giorni d'inferno, e sta ancora cercando un modo per dirvelo, quindi fate finta di nulla, finchè non sarà lei a dirvelo, va bene?"
"Va bene.." acconsentì, ma il suo morale era sceso sotto i piedi.
"Dai, va tutto bene, ce la farà" dissi, cercando di convincere anche me stesso.
"Si, hai ragione" sorrise leggermente " ora è meglio che vada, conoscendo gli altri ci metteranno un'eternità a preparasi" scherzò, facendomi ridere. Beh, infondo non era male come pensavo.

"A dopo" salutai con una pacca sulla spalla, andando anche io a prepararmi.

P.O.V. Syria

Finalmente sarei uscita da questo posto. Misi il vestito più carino che avevo per festeggiare quella fuga, anche se breve, dall'ospedale. Sarebbe stato tutto perfetto se solo ci fossero state anche le mie amiche. Misi su un piccolo broncio, che scomparve quando Nate entrò in stanza. Sorrise raggiante e mi baciò, andando poi a selezionare dei vestiti da indossare.
"Che ne pensi?" chiesi facendo una piccola giravolta per mostrare il mio vestito.
"Penso che saresti bellissima anche con un sacco della spazzatura" ammise facendomi arrossire leggermente.
"Grazie" sussurrai abbassando il capo.
"È da tanto che non arrossivi" mi fece notare, causandomi un rossore ancora più accentuato sulle guance.
"Già, forza preparati adesso" mi lasciò un bacio sul naso e si allontanò. "Vado da Miriam" avvertii, uscendo dalla stanza. Quando arrivai, notai che faticava un po' nel cercare di mettere la maglietta. Mi avvicinai e la aiutai, facendola sobbalzare per lo spavento. Risi sottovoce.
"Non pensavo di essere diventata così brutta" scherzai.
"Ma no, solo che non ti ho sentita arrivare" rise anche lei.
"Se vuoi tengo Erick finchè non ti prepari, tanto io sono già pronta" mi proposi, aggiudicandomi un bacio in fronte.
"Sei un angelo" mi disse mentre finiva di prepararsi.


Arrivammo al ristorante con alcune complicazioni, visto che già mezzo mondo sapeva che fossimo diretti in quel locale. Avevo notato i ragazzi leggermente tristi, ma non capii il perchè. Nonostante questo, la serata precedette nel migliore dei modi. Era da tanto che non ero così spensierata. Avrei voluto poter dire lo stesso per Nate, che invece sembrava stesse per andare incontro alla morte.
"Cosa c'è che non va?" chiesi allora.
"Mh?" era su un altro pianeta.
"Ho chiesto cosa c'è che non va" ripetei leggermente infastidita.
"Uhm no niente, va tutto bene"
"Che altro mi stai nascondendo? Mi devo preoccupare?"
"No, no assolutamente"
"Va bene.. allora dimmi qual è il problema"

"Non è niente, davvero" cercò appiglio negli sguardi dei ragazzi, ma l'unico che gli stava prestando attenzione era Louis, che infatti iniziò a parlarmi per farmi distrarre. Mh, qui gatta ci cova.

P.O.V. Nate

Ero un fascio di nervi, e un pessimo attore. Il mio nervosismo si poteva notare da km di distanza. Benedetto Louis che era venuto in mio soccorso. Mi accorsi improvvisamente di non avere alcun piano, alcuna idea valida. Mi ero dimenticato quel poco che avevo organizzato. Quando arrivò il momento della torta, a portarla fu Alessio, e Syria volò tra le sue braccia, lasciandomi un attimo per metabolizzare ciò che stavo per fare. Dopo un'altra ora, avevo gli sguardi di mezzo tavolo puntati addosso. Volevano dirmi che era il momento di agire, e io volevo dire che me la stavo per fare addosso. Facile per loro. Presi un respiro profondo, alzandomi dalla sedia. Syria puntò subito i suoi pozzi scuri su di me, mettendomi ancora più ansia. Mi schiarii la voce e improvvisai al meglio.
"Si dice che di amore vero ce ne sia solo uno, e io credo di averlo trovato. Se amare qualcuno significa non saper scindere più il sogno dalla realtà, il giorno dalla notte, il colore dei tuoi occhi dal mio, allora credo che quello che sento svolazzare nel petto intorno all'anima sia proprio quel bel sentimento di cui tutti parlano. E ora che ti ho trovata, non voglio lasciarti andare mai più" mi interruppi un attimo, per mettermi in ginocchio, ed estrarre quella scatolina rossa che avevo torturato per giorni e giorni. Syria sgranò gli occhi, e guardò gli altri, per accertarsi di non star sognando, ricevendo sorrisi e cenni del capo come risposta. Poi puntò di nuovo il suo sguardo su di me.
"Syria, vuoi sposarmi?" rimasi col fiato sospeso finchè non si mise a piangere e mi si fiondò addosso, baciandomi talmente tante volte da farmi perdere il conto.
"Questo è un si?" chiesi ridendo.
"No, è un assolutamente, si" rispose, marcando l'assolutamente. 


Salve mondo! Non è un miraggio, sono tornata e ho portato un po' di allegria in questa storia! Amatemi lol Allora, che ve ne pare? Le cosucce si sistemano! Non ho molto da dire sul capitolo, quindi lascio a voi la parola. L'unica cosa che vi chiedo è di lasciare una recensione, perchè mi dispiace vedere quante visualizzazioni ci sono, ma nessuna che lascia una piccola recenzioncina c.c fatelo per me, please! Alla prossima! 
Fun_for_life_ <3 
  
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