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Autore: Defiance    14/06/2014    1 recensioni
Ambientata durante il periodo delle amnesie di Emily.
Dal testo:
"Emily non aveva mai avuto così paura che i suoi piani potessero andare a rotoli.
Continuava a perdere coscienza per diverse ore delle sue giornate e a risvegliarsi in luoghi disparati senza aver cognizione di come e perché ci era andata, cosa aveva fatto, con chi aveva parlato.
E questo poteva essere un problema. Anzi, senza dubbio lo era, visto che da quanto avevano capito, la Emily dei Blackout non sapeva tenere la bocca chiusa."
Nemily, of course.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emily Thorne, Nolan Ross
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi non mi appartengono, la storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.





 

Blackout Em




 
 
 

 
“Quindi, la Emily dei blackout dice la verità?”
“Ne sono consapevole, Nolan”
Emily non aveva mai avuto così paura che i suoi piani potessero andare a rotoli.
Continuava a perdere coscienza per diverse ore delle sue giornate e a risvegliarsi in luoghi disparati senza aver cognizione di come e perché ci era andata, cosa aveva fatto, con chi aveva parlato.
E questo poteva essere un problema. Anzi, senza dubbio lo era, visto che da quanto avevano capito, la Emily dei Blackout non sapeva tenere la bocca chiusa.
“E vuoi davvero continuare a vivere con il tuo nemico, in un posto dove la verità potrebbe costarti la vita? Forse la tua mente...”
Emily chiuse gli occhi.
Sentì di nuovo quell’assordante rumore che le riscuoteva i timpani, ma quando gli riaprì fu come se non fosse mai accaduto.
“Ems! Ems? Mi stai ascoltando?” la richiamò il biondo, scuotendole una mano davanti agli occhi.
“Va tutto bene, Nolan. Sistemerò tutto” gli assicurò lei, entrando in casa e uscendone con una borsa.
“Ems, dove stai andando?”
“Non sono fatti tuoi, Nolan”
“Emily, questa non sei tu, devi restare in casa!” insistette l’amico, afferrandole il braccio.
“Perché non te ne torni dietro allo schermo di un PC, a nasconderti dietro la tua amata tecnologia, perché è l’unica cosa che sai fare e mi lasci stare, ah?” ribatté acidamente la donna, strattonandolo per liberarsi della sua presa e correndo via come una furia.
Nolan rimase immobile a guardarla allontanarsi, boccheggiando mortificato.
Se la Ems dei blackout diceva la verità, allora era questo che pensava di lui? Era solo un accessorio da utilizzare quando si rendeva necessario qualche supporto tecnologico, per lei?
Ovviamente, quando Emily sarebbe tornata in sé, non le avrebbe mostrato quanto quelle parole lo avessero ferito, magari non le avrebbe neanche dette se non fosse stato per le sue amnesie.
Ma restava il fatto che quelle cose, le credeva davvero.
Scosse la testa, come per scacciare quelle frasi dalla sua mente, poi afferrò il suo laptop, - con il quale aveva ripreso tutta la scena, consapevole che il modo in cui l’amica era entrata in casa, ignorando deliberatamente le sue considerazioni, fosse alquanto sospetto -, e si incamminò verso casa sua, dove avrebbe atteso il ritorno della sua Ems.
Sua.
Perché continuava a definirla così? Anzi, perché aveva iniziato a considerarla tale? Con quale diritto poi?
Restò apatico, spoltronito sul divano, a rimuginarci sopra, finché il rumore di incessanti colpi sulla porta non lo ridestarono dai suoi pensieri.
Si precipitò immediatamente ad aprire, trovandosi davanti un’Emily sconvolta più che mai.
“Nolan” ansimò, lo sguardo vacuo e gli occhi lucidi.
“Ems, va tutto bene. Va tutto bene” tentò di tranquillizzarla, stringendola in un abbraccio.
“Non so cosa ho fatto. L’ultima cosa che ricordo è di essere sul portico con te e... poi il buio”
“Sapevo che c’era qualcosa che non andava” asserì l’uomo, voltando il pc verso la donna e premendo play su quel video, che in segreto aveva visto e rivisto almeno venti volte ormai e ogni volta faceva più male.
“N-Nolan... Io... Mi dispiace, io...”
“Tranquilla, Ems. Sto bene”
“No, Nolan. Davvero, io non penso quelle cose...” proseguì lei, scrutando preoccupata l’amico.
“Davvero?” chiese il biondo, con uno di quei finti sorrisi cui si lasciava andare quando voleva mascherare il suo essere rimasto male per qualcosa.
Nolan Ross poteva a volte essere arrogante e sicuro di sé, ma quando si trattava dei rapporti umani, - quelli che contavano -, era pressoché volubile e bastava un nonnulla per ferirlo, quindi Emily capì subito che quella domanda era a metà tra il sincero e il sarcastico.
“Nolan, in cuor tuo lo sai che non è quella l’opinione che ho di te” ribadì la donna, abbandonando per un attimo le sue difese e accorrendo ad abbracciare l’amico.
“Tu sei...”
Chiuse gli occhi, per ricacciare dentro le sue lacrime, perché Emily Thorne non poteva permettersi di piangere neanche in quel momento, ma il rumore ricomparve nuovamente.
“Tu sei l’uomo più buono, gentile e disponibile del mondo, Nolan, anche se a volte sei un po’ rompiscatole. Ti ho detto quelle cose solo per costringermi a lasciarmi andare, mi dispiace.”
Nolan corrugò la fronte: non credeva a ciò che stava ascoltando; quelle parole... nemmeno quelle erano da Emily.
Ti ho detto quelle cose solo per costringermi a lasciarmi andare.
Come faceva a saperlo? A meno che non stesse parlando per ipotesi, o peggio...
“Ems...”
“Tu sei sempre stato carino e ti ho sempre ripagato con una valanga di freddezza e superficialità. Non è colpa mia, me ne rendo conto troppo tardi... so di non essere una buona amica ma...”
“Ems... fermati”
“Ma sei la persona senza la quale non potrei vivere, Nolan Ross, credimi non volevo ferirti” terminò la donna, sollevandosi poi sulle punte e posando le labbra su quelle dell’uomo.
Nolan si affettò ad allontanarla da sé, poi restò a guardarla immobile, sbattendo ripetutamente le palpebre, incredulo per ciò che l’amica aveva appena fatto.
Quella reazione non era normale, affatto. Cominciò a credere che la Emily dei Blackout non dicesse alcuna verità, che fosse semplicemente fuori controllo.
“Andiamo, Nolan, davvero non lo vuoi anche tu?” chiese con uno sguardo malizioso e il biondo dovette posare i suoi occhi su qualcos’altro perché non riusciva nemmeno a guardarla comportarsi così.
Si sentiva peggio di quando, molti anni prima, l’aveva trovata ubriaca in un locale.
“Vorrei poterti chiudere qui finché la luna piena non sarà passata” mormorò preoccupato, girandosi e appoggiando le mani sul tavolo.
Se con lui stava agendo in quella maniera, non voleva pensare a cosa potesse fare con altri, né tanto mano cosa gli altri potessero fare a lei.
Non tutti l’amavano e si preoccupavano della sua incolumità o del suo stato di coscienza; era incredibilmente bella ed erano molti quelli che si sarebbero volentieri approfittati di lei, se solo ne avessero avuto l’occasione e lui doveva proteggerla.
La donna gli posò la sua delicata mano sulla schiena, per costringerlo a voltarsi, ma quando lo fece, Nolan desiderò di aver deciso altrimenti.
Emily si era sfilata via il vestito e ora se ne stava lì, con un sorrisetto divertito sul volto, a sbattere gli occhi con finta aria innocente.
“Allora fallo”
“Dio, Ems!” tuonò coprendosi gli occhi con una mano, “rimettiti quel vestito!”
“Ma... hai ditto...”
“Non intendevo in questo senso!” si difese l’uomo, sospirando esasperato.
Cosa doveva fare per tenerla a freno? Lui era bisessuale, non gay! Era difficile sopportare certe cose e non voleva testare il suo limite proprio in quel momento, ma non poteva nemmeno permetterle di andar via.
“D’accordo, Nolan. Messaggio ricevuto” borbottò lei, dirigendosi verso i suoi abiti con aria imbronciata.
Neanche fosse un’adolescente viziata!
“Dove vai ora?”
“Credevo mi volessi fuori dai piedi” commentò sarcastica, aprendo con foga la porta.
Nolan le afferrò un braccio, ed Emily chiuse di nuovo gli occhi.
Era di nuovo se stessa.
“Nolan! Co-cos’è successo? Sono andata da qualche parte?”
“Oh grazie al cielo, Ems!” esclamò sollevato lui, arrossendo immediatamente.
“Sei... sei sempre stata qui”
“Non ricordo... hai ripreso anche questa volta?” chiese subito lei, ansiosa di scoprire se aveva ancora una volta ferito il suo amico.
“Ehm... si, Ems. Ma non sono sicuro tu voglia vedere...”
“Nolan. Fammi vedere. Subito!”
 
Più le immagini proseguivano, più Emily spalancava bocca e occhi.
E Nolan Ross poteva ufficialmente dire di essere l’unica persona ad aver mai visto Emily Thorne arrossire.
“Mi dispiace, Ems, non mi aspettavo che...”
“N-non preoccuparti, non è colpa tua” boccheggiò in tutta risposta lei, ricadendo nello stato catatonico in cui era caduta nei dieci minuti successivi alla fine del video.
“Vuoi... vuoi parlane?” domandò cautamente l’uomo, evitando di proposito di incrociare il suo sguardo.
Per quanto ne sapeva, avrebbe potuto ucciderlo all’istante anche solo per aver supposto una cosa del genere.
“No, Nolan. Non ne voglio parlare”
 
Se ci ripensava, Emily poteva sentire ancora l’acqua comprimerle violentemente il volto.
Per carità, Aiden aveva avuto un’ottima idea, aveva finalmente riottenuto il ricordo che le causava le amnesie, - di fatti non ne aveva una da due giorni -, ma i metodi rudi di Takeda cominciavano a non fare più tanto per lei.
Però, effettivamente, continuavano ad essere l’unico modo per salvarle la pelle.
Sapeva benissimo che era stato Nolan a convincere Aiden a darle una mano, ma non aveva ancora trovato il coraggio di farsi viva con lui.
Se la Emily dei Blackout diceva la verità, allora aveva un problema.
E anche bello grosso.
Non aveva mai pensato a Ross come qualcuno che potesse essere più di un amico, anzi, pur non avendoglielo mai detto, lo considerava come una sorta di fratello maggiore.
Infondo, le qualità le aveva tutte, inclusa un’eccellente capacità di esasperarla, eppure quegli avvenimenti l’avevano turbata più di quanto desiderasse dare a vedere.
Fermamente decisa a far luce su quella storia, Emily afferrò una bottiglia di champagne e si diresse sparata verso casa dell’amico, che abbozzò un sorriso non appena la vide.
“Vengo per festeggiare” annunciò, scuotendo l’oggetto per rendere la sua frase più veritiera.
“E così Mathis ce l’ha fatta? Niente più ‘Blackout Em’?”
“Già” confermò lei, accomodandosi sul divano.
“A proposito, grazie per averlo persuaso a darmi una mano”
“Non c’è di che, è quello che faccio sempre, Ems. Cercare di aiutarti”
“Grazie anche per quello”
“Ehm... siamo sicuri che non hai più le tue amnesie? O che ora non ne vivi una costantemente?” indagò il biondo, perplesso da tutta quella dimostrazione di gratitudine.
Emily ridacchiò.
“Sono io, Nolan. E dimmi che hai cancellato quel video, o giuro che ti torturerò finché non rimpiangerai quella frazione di secondo in cui mi hai vista in mutande”
“Sì, sei proprio tornata in te” constatò lui, “certo che l’ho cancellato. Non era esattamente il genere di video che uno conserva per i compleanni o occasioni varie. Tutta quella situazione è stata...”
“Credo che il termine che stai cercando sia: imbarazzante” concluse la donna, sorridendo suo malgrado.
“Già. Allora, brindiamo a...”
“Alla mia integrità mentale ritrovata”
“Alla tua integrità mentale ritrovata”
Nolan aveva appena riappoggiato il bicchiere sul tavolino, quando improvvisamente Emily si sporse verso di lui e lo baciò.
Quando si staccarono, diversi secondi dopo, l’uomo la fissava esterrefatto.
“A che gioco stai giocando, Ems?”
Non poteva giocare con i suoi sentimenti in quel modo.
D’accordo, magari non pensava che andassero più affondo di quanto normalmente dimostrava, ma il fatto che non l’aveva abbandonata neanche in quei momenti in cui il peso della sua vendetta gli gravava troppo, avrebbe dovuto farle venire qualche sospetto.
Non aveva mai preteso nulla più dell’amicizia da lei e per ottenere quel poco aveva faticato tanto, ma ciò non voleva dire che fosse libera di illuderlo in quel modo.
“Mi dispiace, Nolan. Dovevo capire” si giustificò la donna, alzandosi e precipitandosi verso la porta.
“Emily aspetta! Emily!” le urlò dietro, accingendosi a seguirla.
Quella reazione era stata strana: la Emily che conosceva avrebbe tranquillamente detto qualcosa tipo ‘niente, volevo capire se provo qualcosa per te e la risposta è no’.
O forse, cosa più probabile, stava viaggiando troppo con la mente ed Ems era corsa via perché non aveva nient’altro da fare da lui.
Tuttavia, la raggiunse comunque, quando era a metà strada dalla sua villa.
L’aria cominciava a farsi più fredda, simbolo che l’estate stesse per finire.
Nolan si tolse la giacca e la posò sulle spalle della ragazza, la cui pelle d’oca era visibile anche alla flebile luce lunare.
“Ems, che succede?” chiese con un filo di voce, era ancora affannato per quell’inseguimento spasmodico.
La bionda si voltò lentamente verso di lui, mostrando le sue guance rigate da silenziose lacrime.
“La Emily dei Blackout diceva la verità, ricordi?” mormorò lei, con la voce incrinata.
Gli occhi di Nolan si inumidirono, sorpreso da quelle parole e dal loro significato intrinseco; prese il suo volto tra le mani, accarezzandole dolcemente le gote e cancellando le tracce di quel pianto silenzioso.
“Oh, Ems” mormorò prima di posare, non senza un attimo di esitazione, le sue labbra su quelle della donna.
“Ti amo, te l’ho sempre detto, ma non ne mai capito il senso”
“Ti amo anche io, Nolan. Ora lo so” confessò Emily, permettendo all’uomo di cingerle la vita e di condurla nuovamente in casa sua.
Dovevano parlarne per forza, a quel punto.
Ci erano voluti anni, un rapimento, un arresto, una sparatoria e un’amnesia affinché Nolan Ross ed Emily Thorne trovassero il coraggio di ammettere, - sia a sé stessi che tra di loro -, ciò che provavano l’uno per l’altra.
Erano quasi giunti alla villa di Nolan, quando la donna si fermò, prese un bastoncino e incise qualcosa sulla sabbia, che il biondo fece appena in tempo a scorgere, prima che le onde lo portassero via.
“Doppio infinito?” sussurrò, riaccogliendo la giovane tra le sue braccia.
“L’oceano lo custodirà per noi” rispose lei, scoccandogli un lieve bacio.
“Queste sono parole di tuo padre, non è vero?”
Emily sorrise.
“Sono sicura che approverebbe il prestito”








Angolo Dell'Autrice.
Okay. Giuro che questa è l'ultima.
Penserete che sono malata, a questo
punto, ma vabbè.
Ho lasciato in corsivo le frasi prese dal telefilm,
in realtà tradotte dall'inglese, quindi non so se 
la versione italiana le ha riportate nello stesso modo.
Anche il titolo, Blackout Em, è preso dalla versione 
originale, Nolan la chiama così.
Spero tanto che la storia vi sia piaciuta,
lasciatemi una recensione se vi va (anche perchè
comincio a pensare che le mie fic facciano davvero schifo).
Bell.

 
  
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