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Autore: Nadie    14/06/2014    4 recensioni
«Figliolo, sono il capitan Jack Sparrow, comprendi?» l’uomo lo guardò speranzoso, lui incurvò le sopracciglia confuso.
«Il tuo volto mi sembra familiare… ti ho minacciato altre volte?»
«Ne dubito, non sono di qua.»
«E allora da dove vieni, straniero, e qual è il tuo nome?»
Abbassò lo sguardo, poi prese un profondo respiro e raddrizzò la schiena.
«Sono Caspian X, Re di Narnia.»

[SyrenaXCaspian]
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Syrena, Un po' tutti
Note: Cross-over, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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 Le Cronache dei Caraibi

I
 

C’è un audace marinaio che attendo dentro al cuore,
non so niente di quell’uomo ma ho bisogno del suo amore.
 
Sentiva un terribile sapore metallico in bocca e la testa gli faceva dannatamente male, il suo corpo ondeggiava nel buio e un’irresistibile voce femminile gli riempiva le orecchie.
 
C’è un audace marinaio che attendo dentro al cuore,
non conosco il suo nome ma ho bisogno del suo amore.
 
Aprì piano gli occhi e una forte luce proveniente da un faro lo accecò.
Si alzò facendo leva sui gomiti e scoprì di trovarsi su una barchetta persa tra acque scure.
 
Voi fanciulle innamorate, venite tutte qua!
L’allegro audace marinaio un giorno arriverà.
 
Qualcosa o qualcuno si avvicinò alla sua barchetta.
Si strofinò gli occhi intontito e mise a fuoco ciò che gli stava attorno.
Splendide fanciulle intorno alla sua barchetta.
Occhi luminosi e ipnotici lo scrutavano in modo così invadente da farlo sentire nudo.
Una delle fanciulle alla sua sinistra si protese verso di lui e ricominciò il suo canto.
 
Solo lui può consolare questo cuore spezzato a metà,
il mio audace marinaio prima o poi arriverà.
 
Non riuscì, non riuscì assolutamente a frenarsi mentre avvicinava il suo volto a quello della fanciulla, il suo odore un po’ salmastro gli dava alla testa.
Lei allungò le mani bagnate sulle sue spalle e, a poco a poco, lo trascinò giù, giù verso l’acqua scura.
 
C’è un audace marinaio che attendo dentro al cuore,
non conosco il suo nome ma ho bisogno del suo amore.
 
 
Fece giusto in tempo a riaprire gli occhi per vedere, da sotto l’acqua scura, lo splendido volto della fanciulla che si tramutava in qualcosa di terribile e disgustoso.
Si divincolò con fatica dalle mani dell’incantevole mostro che premevano ancora sulle sue spalle e balzò celermente in piedi.
Che succede? Dove mi trovo? Cosa mi è accaduto? Cosa sono queste creature?
Un turbinio confuso di domande gli vorticava nella testa.
Poi una terribile certezza andò espandendosi nella sua mente confusa: questo posto non è Narnia.
Non è Narnia.
Non sono più a Narnia.
Non fece in tempo a credere ai suoi stessi pensieri che uno degli incantevoli mostri strisciò sulla sua barchetta.
Non aveva gambe ma una bellissima, grossa e lunga coda splendente.
Sirene.
Erano tutte sirene.
E non sembravano affatto amichevoli come quelle che aveva avuto modo di vedere e conoscere a Narnia.
Una sirena dai capelli biondi stava per scaraventarlo giù dalla sua barchetta, lui sguainò la sua spada dal fodero e la trafisse, ed ecco che un’altra sirena si aggrappava alla sua caviglia e lo trascinava giù.
Sirene, sirene.
Continuavano ad arrivare, continuavano a risalire dagli abissi su, su fino alla sua barchetta.
Si guardò attorno scoraggiato: non sarebbe mai riuscito a fronteggiarle tutte quante.
Ma ad un tratto qualcosa, da sotto l’acqua scura, esplose.
L’acqua esplodeva e le sirene balzavano in aria e ricadevano giù, con violenza.
Piovevano sirene sulla sua barchetta.
Le loro code maestose volavano alte e poi ripiombavano in acqua.
La loro pelle luminosa incontrava la luna e poi tornava a bagnarsi.
Sentì pressione e vento alle sue spalle, si voltò e vide un’enorme nave scura avanzare tra le acque buie.
La nave fece fuoco e la sua barchetta si ribaltò, lui finì tra le sirene, code, c’erano milioni di code attorno a lui.
Nuotò, provò a tornare a galla, a raggiungere la luce, usò tutta la forza che aveva nelle braccia per allontanarsi dalle sirene.
Nuotava, nuotava, nuotava, c’era quasi, era ad un soffio dal riemergere, ma delle braccia sottili gli cinsero la vita e lo trascinarono via.
Lottò in fondo alle acque scure, tentò di divincolarsi da quelle braccia che sembravano troppo belle e delicate per poterlo uccidere, ma qualcosa, dentro lui, smise di funzionare.
Erano forse i polmoni?
Non ne aveva idea, non sapeva nemmeno dove si trovassero, i polmoni.
L’interiorità del suo corpo gli era piuttosto sconosciuta.
Ma c’era un grosso macigno dentro di lui che gli toglieva la forza.
Polmoni, decise.
Erano i polmoni.
Perché lui stava annegando, e annegava, e tutti dicevano che quando una persona annega l’acqua gli entra nei polmoni e gli toglie il respiro, e allora la persona muore, in silenzio.
E proprio mentre pensava a come sarebbe stato morire, le braccia sconosciute allentarono la morsa attorno alla sua vita e lo spinsero in alto, lo fecero riemergere.
Aprì la bocca e rubò tutta l’aria che poté, la ridiede ai suoi polmoni bagnati.
Si guardò intorno, era vicino alla riva, vide degli scogli e uomini con grosse reti e spade che lottavano contro le sirene.
Lui scappò via dall’acqua, salì su uno scoglio piuttosto basso situato proprio sotto al faro, e qualcuno, dietro di lui, lo aiutò.
Si voltò, voleva vedere chi lo aveva portato fin là.
Una bellissima sirena, forse la più bella tra le sirene, lo osservava con i suoi grandi occhi verdi.
«Tu… tu mi hai… perché mi hai…» la sirena accennò un sorriso, poi alzò gli occhi e sembrò spaventarsi.
«Attento!» indicò qualcosa, lui si voltò e vide il faro prendere fuoco e cadere a pezzi.
Si tuffò in fretta in acqua e la sirena lo trascinò su un altro scoglio.
Vide un uomo riemergere dall’acqua e tornare stancamente a riva, aveva capelli lunghi e scuri dai quali pendevano strani fronzoli e quella che, da lontano, sembrava essere una moneta, portava un cappello a tricorno e camminava in modo strano.
«Avete visto bene tutti? Perché col cavolo che lo faccio un’altra volta!» urlò l’uomo, qualcuno ridacchiò.
«Devo andare.» disse la sirena, poi si voltò e fece per immergersi ma una grossa rete la imprigionò, lei tentò di liberarsi ma fu inutile.
«Ne abbiamo presa una! Ne abbiamo presa una!»
Gli uomini si avvicinarono per vedere la scena, lui non sapeva cosa fare o cosa dire.
«Ben fatto, ciurma.» a parlare fu un uomo con una folta barba e un aspetto minaccioso.
Decise di seguire l’istinto e si fece avanti.
«Aspettate! Lasciatela andare, non ha fatto nulla.» l’uomo voltò il capo e, appena il suo sguardo incrociò quello del ragazzo che aveva parlato, boccheggiò.
«E lui da dove salta fuori?» molti lo indicarono con fare poco amichevole.
Poi qualcuno si schiarì la voce.
Era l’uomo con il cappello a tricorno e la camminata strana, si avvicinò e si schiarì nuovamente la voce.
«Figliolo, sono il capitan Jack Sparrow, comprendi?» l’uomo lo guardò speranzoso, lui incurvò le sopracciglia confuso.
«Il tuo volto mi sembra familiare… ti ho minacciato altre volte?»
«Ne dubito, non sono di qua.»
«E allora da dove vieni, straniero, e qual è il tuo nome?»
Abbassò lo sguardo, poi prese un profondo respiro e raddrizzò la schiena.
«Sono Caspian X, Re di Narnia.»
 
 
 
 
 
 

Hola!
E dopo una breve(forse troppo breve) pausa da efp, ritorno ad inquinare un nuovissimo fandom con questo crossover folle.
Ma la domanda è: perché questo crossover folle?
Ebbene è da molto, troppo tempo che shippo Astrid Bergès-Frisbey e Ben Barnes(rispettivamente Syrena e Caspian X) e durante questi giorni di caldo, noia e sconforto è nata questa idea di crossoverare(?) queste due saghe.
Che dire? Sono parecchio devota alla saga dei Pirati dei Caraibi e per questo vi prego, se doveste accorgervi che comincio a scrivere boiate, tiratemi in testa una bottiglia di rum e fermatemi!
Spero comunque di riuscire a scrivere qualcosina di buono,
un grazie già da adesso a chi seguirà questa follia,
a presto,
C.
  
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