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Autore: Stars Trail    14/06/2014    5 recensioni
“Mi farai andare fuori di testa, Tetsu.”
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daiki Aomine, Tetsuya Kuroko
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Si è sempre sentito sporco, Aomine, rendendosi conto che fissare Tetsu in quel modo non fosse una cosa normale. Eppure, riuscire a distogliere lo sguardo dal suo corpo magro e pallido gli sembra ogni volta un’impresa sempre più difficile, qualcosa che esula totalmente dalle sue capacità. Durante gli allenamenti è facile riuscire a dissimulare, a concentrare la propria attenzione sulla palla piuttosto che su di lui, ma basta un niente perché i suoi occhi si incollino al suo collo sudato, ai capelli scompigliati sulla nuca, o sulla fronte.
È difficile mandare giù il groppo che gli si forma in gola; a volte è la voce fastidiosa di Kise a riportarlo alla realtà, altre una pacca sulla spalla da parte di Murasakibara.
Non serve a molto, comunque.
Non serve proprio a niente, poi, se Tetsu allunga il pugno verso di lui e sorride complimentandosi per il buon tiro con le guance calde e sudate per la fatica.
Non serve proprio a niente.

*

Non sa se sia una concessione divina, una tregua breve e clemente che gli impedisce di perdere il controllo o solo una coincidenza troppo frequente, ma quando tornano a casa insieme Tetsu gli sta sempre dietro, come se volesse concedergli dodici minuti per ritrovarsi, prima di prendere strade diverse.
Non è sempre efficace, comunque.
A volte vorrebbe poterlo portare a casa con sé, chiuderlo in camera e nasconderlo al resto del mondo; altre semplicemente baciarlo, non importa dove.
Vorrebbe solo sapere che sapore ha.
Sono i dodici minuti peggiori della giornata, perché lui non ha davvero idea di che forma abbia la clemenza. Lui la respinge.
Tetsu è più forte di una tregua.
“Tetsu.”
Si fermano di fronte all’incrocio che decreta ogni pomeriggio la fine della frustrazione e l’inizio della sofferenza. È stanco.
“Dimmi, Aomine-kun.”
Si volta a guardarlo e niente, non riesce a non incartarsi sui suoi occhi azzurri. Apre e chiude la bocca a vuoto, grattandosi il collo. Sa che Tetsu può leggere il disagio nei suoi gesti, e lo ringrazia di cuore per non renderlo partecipe dei suoi pensieri.
“Ti… andrebbe di stare da me, stanotte? Anche a mamma farebbe piacere un po’ di compagnia.”
Non lo guarda, ma sente comunque il suo sorriso bruciargli la pelle.
“Volentieri.”

*

A volte riesce a non pensarci troppo. A volte il pensiero scivola via, vuoi contro una finestra bagnata di pioggia, vuoi su una rivista che nemmeno dovrebbe essere tra le sue mani, vista l’età.
A volte.
Oggi non è a volte.
Tetsu è dalla parte opposta del letto che si infila la maglia di un vecchio pigiama che a lui ormai sta piccolo. Tetsu dentro quella maglia potrebbe perdercisi. Lo scollo è largo, lascia il collo totalmente esposto, bianco come la neve.
Non sa resistere. Lui non è davvero nato per resistere.
Si ritrova a gattonare sul materasso prima che possa impedirsi di fare una stronzata; vorrebbe fermarsi, sul serio, ma quando realizza cosa sta facendo le sue labbra sono già sul collo di Tetsu, e il suo sapore ha già invaso la sua bocca e mandato in corto circuito il cervello. Sospira contro la sua pelle più che sollievo che per piacere.
“Aomine-ku-”
“Solo un attimo. Ti prego,” sussurra, senza staccare le labbra dal suo collo, un braccio che stringe Tetsu in vita. Non si aspetta niente, davvero. Vuole soltanto che gli vengano concessi cinque minuti di silenzio prima di morire di vergogna.
Tetsu glieli dà.
Tetsu fa di più.
Le sue dita scottano contro il dorso della sua mano.
“Aomine-kun, va tutto bene.”
Vorrebbe piangere. Si limita a stringerlo più forte, a baciargli la nuca, a leccarla per prendere quanto più sapore possibile.
Si sente benedetto. Tetsu è un angelo e lui si sente graziato, il peso delle sue emozioni che diventa così leggero che se saltasse fuori dalla finestra è sicuro che potrebbe volare. Sfrega coi denti contro la pelle, si allontana soltanto per vederla diventare rossa, tre secondi in cui si sente come se lo avesse violato.
Ha il cuore stretto al petto. Si siede sulle sue gambe, trascinando Tetsu con sé. Riesce a vedere il profilo dei suoi pettorali dallo scollo della maglia, e lo ammira come se fosse qualcosa di irraggiungibile. Tetsu sorride, abbandona il suo braccio per affondare le dita tra i suoi capelli.
“Va tutto bene.”
Qualcosa ruggisce in fondo allo stomaco, e la sua vista si annebbia, persa nel candore della pelle di Tetsu. Non resiste, non riesce a tenere i denti lontani dal suo collo esposto, la testa dell’altro piegata come se si stesse offrendo in dono. Morde così forte che quando se ne rende conto è troppo tardi, e la pelle è già rotta e macchiata di un colore nuovo, scuro, una goccia di tempera porpora su una tela bianca.
“Scusa. Io non-”
“Va tutto bene. Non scusarti. Puoi continuare, se vuoi.”
Non risponde, incapace di articolare mezza parola. Si incanta a guardare la macchia sul collo di Tetsu. Vorrebbe farla sparire, ma quando prova a passarci un dito, premendo con insistenza, il sibilo che sfugge dalle labbra dell’altro gli fa capire che non è così semplice.
Sembra un livido.
Ci passa sopra con la lingua, preme finché non sente di nuovo la voce di Tetsu incrinarsi. Continuerebbe per tutta la notte, se Tetsu glielo permettesse. Ha talmente tante cose nella testa che si sente come se qualcuno avesse liberato lo scarico dei suoi pensieri accumulatisi in quei dodici minuti che segnano il passaggio tra il reale e l’immaginario, e tutti stessero venendo allo scoperto, anche quelli di cui non sapeva l’esistenza.
Vorrebbe stringerlo così forte da lasciare il segno delle sue dita sulle braccia, sui polsi, sui fianchi. Vorrebbe macchiare le sue cosce di morsi e impronte, vorrebbe vedere i lividi diventare da rossi a viola, e poi gialli, prima di ridare alla pelle il suo candore naturale.
… si sente instabile, come se qualcuno gli avesse appena tolto la terra da sotto i piedi. Desidera con così tanta intensità che si spaventa di se stesso.
Allontana Tetsu di colpo, guardandolo con gli occhi sbarrati, totalmente incapace di non notare quella macchia sul collo - non sparirà mai più, e lui avrà rovinato Tetsu per sempre. Apre la bocca - per scusarsi, per dirgli di non avvicinarsi, per urlargli addosso tutto l’amore che è rimasto ad aleggiare tra cuore e stomaco per troppo tempo - ma Tetsu gli prende il viso, Tetsu lo guarda con i suoi occhi chiari e meravigliosi e sorride, sorride, Cristo, e lui sente il petto frantumarsi in mille pezzi.
La sua bocca è morbida. I suoi canini che premono contro il labbro inferiore fanno male e sono un piacere infinito. Se sanguinasse, gli andrebbe bene, sarebbe uno scambio equo. Ma lui non sanguina, e Tetsu non gli fa male.
Non riuscirebbe a fargliene nemmeno volendo.
“Aomine-kun,” sospira, e lui gli stringe le spalle e lo obbliga contro il materasso.
Sorride.
“Mi farai andare fuori di testa, Tetsu.”
La sua bocca non si apre. I suoi occhi invece sono così eloquenti da far paura. Lo so, sembrano dirgli è quello che voglio.
Lo bacia, lo bacia così forte che forse anche le sue labbra diventeranno viola entro pochi secondi. Si sente come se avesse tutto il tempo del mondo per vedere i lividi crearsi e sparire sulla sua pelle.
Forse, in fondo è davvero così.

   
 
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