Erano le 22:00 e il capitano Tommasi era ancora in caserma. Aveva mille cose da fare e non si era accorto che si era fatto tardi. Gli squillò il telefono. 
"Papa', quando torni a casa?"
Era la piccola Martina che voleva il suo papa'.
Il capitano riattaccò, prese il capello e i guanti e si diresse all'uscita; in quel momento vide Lia che rideva con un collega.
Il capitano si fece notare da tutti e due.
"Lia, non dovevi essere di servizio sulla volante?" 
"Sì, capitano! ma è voluto andare Severino." 
"Lia, nel mio ufficio subito!" 
"Agli ordini".
Il capitano tornò nel suo ufficio, arrabbiato. Dopo qualche attimo, Lia bussò alla porta. 
"Avanti, disse il capitano.
La ragazza entrò. "Dimmi, Giulio, cosa c'è?" 
Il capitano la fulminò con lo sguardo. " Per prima cosa mi tratti come un superiore, visto che lo sono! 
"Per seconda che ci facevi con lui a ridere? Vi siete messi insieme? 
"E terzo chi vi ha dato il permesso di cambiare turno? io non di certo! dovevi esserci tu di volante, non Severino!" 
Lia boccheggiava, non sapendo che dire. "ma- Ma..." 
"Ma nulla! La prossima volta voglio essere in formato dei cambiamenti delle squadre!"
Squillò di nuovo il cellulare e Giulio senza nemmeno guardare lo schermo. "Sì, amore arrivo!" 
Dall'altra parte una donna si mise a ridere."Giugiu, sono la mamma." 
"Scusa mamma. Credevo che fosse Martina." 
"In fatti ti chiamavo per dirti che lei ti vuole a casa." 
"Sì, mamma, arrivo." Riattaccò e guardò Lia. "Noi dobbiamo parlare, domani. Ora vado da mia figlia." 
Riprese il capello e i guanti e usci dall'ufficio. 
Lia rimase pietrificata dal comportamento di Giulio. "E' pazzo, ha bisogno di una vacanza", disse tra sé e sé.