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Autore: Rosalie97    14/06/2014    6 recensioni
Cosa avrebbe detto Mike se l'avesse vista? Zoey era sicura che l'avrebbe odiata, guardata per sempre con disprezzo. Ma ora Mike non c'era più, ed a lei non restava che il suo peggior nemico.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Gwen, Heather, Mal, Zoey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Heather socchiuse molto piano gli occhi. Le palpebre erano talmente pesanti da farle male, e non appena guardò la luce soffusa della piccola candela posta sul comodino di legno accanto al letto, cominciarono a farle male. Bruciavano, come se fossero rimasti chiusi per settimane, come se non avesse visto altro che buio per un tempo immane. E, pensandoci, si rese conto che effettivamente era così.
Il silenzio che regnava nella casa era inquietante. Non si sentivano suoni di nessun genere, niente voci, niente passi, niente pianti, nessun tuono… nulla. Il vuoto di quel nuovo mondo era terribile, la terrorizzava. Le immagini di quei mostri avevano inquietato i suoi sogni da quando aveva poggiato la testa su quel cuscino e non l’aveva più mossa.
Si tirò su a sedere, guardandosi attorno. Man mano che gli occhi si abituarono colse sempre più ciò che la circondava. La finestra era ancora bloccata dalle assi di legno, l’unica luce proveniva dalla candela sul comodino, che dava alla stanza un aspetto sinistro quanto accogliente. Immaginò che la paura che provava nel profondo del suo cuore dipendesse ancora dallo spavento che si era presa nel vedere quelle creature.
Rise tra sé, amaramente. La grande Heather, colei che non aveva timore di nulla, che anziché lo incuteva il timore, aveva provato per la prima volta il terrore vero. Ricordava di aver delirato per giorni, mentre dormiva, e ricordava di aver sentito la voce ci Alejandro dire:
<< Ha la febbre, sta male. >>
La voce di lui era preoccupata, la poteva ancora sentire nella sua mente. Mal aveva replicato con un grugnito ed aveva detto al latino-americano di essere spaventato.
<< Pure Zoey sta male >> aveva detto, sospirando. Ma ciò era tutto quello che Heather ricordava del tempo che aveva trascorso dormiente e malata su quel letto.
Scostò le coperte e notò, alla luce aranciata della fiamma viva della candela, che i suoi vestiti non erano quelli con cui si era rifugiata in quel letto. “Sarà stato Alejandro” pensò tra sé, poggiando a terra i piedi. Non le importava, anzi, il ragazzo si era preoccupato per lei, si era occupato di lei. “Cosa molto strana conoscendolo” pensò tra sé con un sorriso. Si, era alquanto strano, eppure non poteva che sentirsi orgogliosa e piena d’amore nei suoi confronti. Lui non era così cattivo come voleva far vedere, così come non lo era lei. La loro era soltanto una corazza in cui si erano avvolti, che permetteva loro di proteggersi dal dolore che già avevano provato e non volevano riaffrontare.
Si alzò in piedi, instabile sulle gambe. Era passato talmente tanto tempo dall’ultima volta che aveva camminato, in cui semplicemente aveva fatto qualcosa, che temeva di essersi dimenticata le basilari conoscenze di vita. Dovette poggiare la mano destra al materasso, piegandosi. Sentì i muscoli tirare, per troppo tempo rimasti immobili ed un’espressione piena di dolore distorse il suo viso.
Piano piano, lentamente, riprese a camminare, fino ad arrivare alla porta, a cui si poggiò. Il legno liscio e lucido era freddo contro la pelle chiara della sua fronte, i capelli neri che le circondavano il capo, lunghissimi, invece le facevano caldo. Le ciocche sfioravano le sue spalle nude, non coperte dalle spalline della canotta marrone, e le facevano il solletico. Ma Heather ignorò tutto. Con una forza incredibile, scattò, aprì la porta ed uscì fuori della stanza. Il corridoio era talmente buio che i suoi occhi neri ci misero qualche secondo ad abituarsi. Continuò a camminare imperterrita fino a raggiungere le scale.
La casa era silenziosa come non mai, sembrava essere completamente sola. Dove erano finiti tutti? Si voltò ed invece di scendere gli scalini raggiunse la porta della stanza di Zoey e Mal, la aprì ed il suo cuore saltò un battito quando dentro non vide nessuno, aguzzando la vista. Facendosi forza la richiuse e cominciò a scendere le scale, stringendo la mano sinistra sul corrimano di legno.
Continuò senza fermarsi finché non giunse in cucina, dove tirò un sospiro di sollievo, trovando tutti i suoi amici. Erano seduti a tavola, gli occhi bassi ed i volti vuoti, senza espressioni. Sembrava stessero aspettando qualcuno, o qualcosa.
<< Heather! Chica! >> Scattò in piedi Alejandro e correndo da lei, che sorrise nel vedere i suoi occhi verdi di nuovo espressivi e pieni di felicità. << Scusa se non mi hai trovato con te quando ti sei svegliata, ma… >>
<< Ho voluto che tutti ci riunissimo qui >> lo interruppe Magda freddamente. La donna teneva le mani una stretta nell’altra, davanti al viso, i gomiti poggiati sulla superficie del tavolo. Indossava una maglia di lana blu che le donava molto, i capelli biondi sciolti intorno al viso.
<< Per cosa? >> Domandò guardandola negli occhi, mentre Alejandro le passava un braccio attorno al fianco a la stringeva a sé sorridendo.
<< Non possiamo più rimanere qui, siamo in pericolo. >>
<< Pericolo? >> Scattò lei, allarmata. << Cosa è successo? >>
Fu Zoey a risponderle, << Quelle creature… >> aveva la voce rotta dal pianto, << Stanno diventando più forti. Ne stanno arrivando troppe, tra un po’ saremo sommersi. >>
<< No! >> trasalì, ed Al la portò al tavolo. Si sedette sulla sedia e la strinse a sé, mentre lei si poggiava sulle sue gambe forti.
<< Stavamo decidendo il da farsi, o meglio, volevamo deciderlo. >> Intervenne Dakota. << Ma pensare a… tutto quello che sta accadendo… >>
<< È terribile >> disse Sam, sorridendo triste e stringendo a sé la ragazza.
<< Cosa avete intenzione di fare? >>
<< Beh, non possiamo più rimanere qui, rischiamo troppo. >>
<< E cosa facciamo? >> ripeté lei ostinata. Non poteva essere tutto finito, non aveva intenzione di farsi prendere da quelle cose, no, mai. La sua vita non sarebbe finita in quel modo.
<< Sono rimasta per giorni appostata, ad osservare quelle creature, a capire il loro comportamento >> le rispose Magda, guardandola negli occhi. Il suo spirito da guerriera si faceva vedere, ora Heather capiva come mai la donna era stata una grande agente seppur fosse stata così giovane.
<< E? >>
<< Ho scoperto che nelle prime ore dell’alba, quando il sole si alza, sono meno forti. Anche se i raggi non possono attraversare lo spesso strato di nubi del ciclone, quei mostri si indeboliscono. >>
Heather annuì silenziosa, poi disse: << Quando partiamo? >>
Magda la guardò, << L’alba ci sarà tra sei ore >> disse lanciando un’occhiata all’orologio che portava al polso, l’unico ancora funzionante.
<< Partiremo >> replicò con voce sicura la ragazza.
<< Ma chica, ti sei appena svegliata, non hai le forze per… >> cominciò Alejandro, ma lei lo bloccò.
<< Al, se resteremo qui per un’altra giornata, può darsi che non ce la faremo a sopravvivere. >>
<< Ha ragione, Alejandro. Stanno diventando sempre più, convergono verso di noi. >>
Il ragazzo parve pensarci su, << Sei sicura di potercela fare? >>
<< Si >> assicurò lei, << sono solo un po’ instabile sulle gambe, ma ho sei ore per allenarmi. >>
<< Giusto >> Magda le sorrise come avrebbe fatto una madre, orgogliosa della figlia, << ma prima di tutto, devi mettere qualcosa sotto i denti. >>
 
<< Spero sul serio che vada tutto bene >> sospirò preoccupata.
<< Vedrai, andrà tutto bene >> la rassicurò lui, sorridendole mentre afferrava una maglia da sopra il letto per piegarla.
<< Come fai ad essere così positivo? Proprio tu poi >> sbuffò la rossa.
<< Non lo sono affatto, ma lo dico così che tu non scleri completamente, perché Zoey, sul serio, non ci serve un’altra pazza. >>
<< Un’altra pazza? >> lo squadrò con un’occhiataccia, poggiandosi i pugni chiusi ai fianchi stretti.
<< Si, ci basta Heather >> Mal scoppiò a ridere e lei scosse la testa. A volte era proprio stupido.
Dopodiché continuarono in silenzio a piegare e far entrare negli zaini quante più cose potevano. Sistemarono sul fondo i vestiti, alcune maglie a maniche lunghe e calde ed alcuni pantaloni che Magda era riuscita a trovare in alcuni scatoloni. I nonni di Zoey, da giovani, avevano posseduto un negozio di vestiario, e gli indumenti che non avevano venduto li avevano tenuti in casa come ricordo di quel passato lontano.
<< Questi vestiti fanno schifo, ma almeno sono della nostra taglia >> disse Mal. Negli scatoloni avevano trovato anche qualche indumento moderno, ma erano pochi e se li erano dovuti spartire tra loro.
<< Si, ma almeno ce ne sono di decenti, no? >> rise la ragazza.
<< Tu stai zitta, che a te sta bene ogni cosa, soprattutto quelle specie di cose anni cinquanta piene di fiori. >>
<< Ehi, i fiori sono belli! >>
<< Si, ma a tutto c’è un limite >> replicò lui e la rossa mise il broncio, cosa che lo fece scoppiare a ridere. << Va bene… e se ti dicessi che tu sei molto carina con anche uno qualsiasi di quegli abiti? Mi perdoneresti? >>
<< Sono carina? >> chiese lei, guardandolo con gli occhi marroni spalancati.
Mal scoppiò a ridere di gusto, << Si, lo sei >> non fece nemmeno in tempo a finire la frase che si ritrovò Zoey tra le braccia.
<< Vedi che se vuoi sei gentile? >>
<< Si, ed è solo merito tuo. >>
 
<< Chica >> la chiamò Alejandro, ed Heather voltò il capo per guardarlo, con un sorriso. La sua voce era calda e gentile, lei sapeva che in quel momento lui era felice di vederla sveglia ed in perfetta salute. << Mi hai fatto spaventare. Non farlo mai più, ci siamo intesi? >>
Si avvicinò a lei con un sorriso stampato sul viso e la circondò con le sue braccia forti.
<< Scusami, Al >> disse lei, stringendolo forte a sé, le labbra poggiate contro la spalla di lui.
<< Ehi >> il ragazzo si scostò, << tu che chiedi scusa? >> Inarcò un sopracciglio. << Si, è proprio la fine del mondo. >>
<< Stupido >> disse lei colpendolo alla spalla, cosa che lo fece scoppiare a ridere. Heather scosse la testa, alzando gli occhi al cielo.
Per il resto del tempo rimasero in silenzio, sistemando le loro cose negli zaini, prima i vestiti e sopra quante più bottiglie d’acqua o bevande potevano e quanto più cibo riuscirono.
<< Al >> lo chiamò poi, e si guardarono.
<< Si? >> ora era serio, forse per il modo in cui lei aveva parlato.
<< Mi sei mancato nel tempo che sono rimasta svenuta, febbricitante. Sognavo di quelle creature, che ci prendevano e ti perdevo… >> abbassò lo sguardo. << È stato orribile. >>
<< Ehi >> disse lui raggiungendola e posandole un dito sotto il mento. Le alzò il viso, in modo che i loro occhi potessero incontrarsi, verdi e neri. << Non succederà. Quei mostri non prenderanno nessuno dei due, perché io non ho intenzione di lasciarti, chica. >> Fece una pausa, << E se mai dovessimo perderci, dividerci, sappi che io muoverò mari e monti per trovarti, perché io ti amo, Heather, e niente mi fermerà o mi impedirà di svolgere il mio ruolo e proteggerti. >>
  
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