Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Ricorda la storia  |      
Autore: feenomeniall    14/06/2014    5 recensioni
«Uhm grazie» borbotto mettendolo nel carrello. Deglutisco e cerco di allontanarmi velocemente, quando mi blocca per un polso, portandosi vicino a me.
«Io sono Luke» mormora sorridendo.
«Ed io sono in ritardo» rispondo sorridendogli prima di passare oltre. Mentre mi allontano sento quella che deve essere la sua risata invadere l’intera corsia e non posso fare a meno di sorridere a mia volta.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




Seconda stella a destra


«Non fare tardi a leggere stanotte!». Sorrido e saluto Becca prima di uscire dalla biblioteca universitaria; sta sempre a preoccuparsi per me. Prendo un respiro profondo inalando l’aria primaverile, pregustando il momento esatto in cui metterò piede nel mio appartamento lasciandomi cadere a peso morto sul divano. Sono rintanata nella biblioteca principale dell’NYU da questa mattina e mi sento la testa scoppiare. Gli esami mi uccideranno e sono solo al primo anno! Durante la pausa pranzo mi sono permessa di andare a comprare dei romanzi che volevo leggere da tempo, come se i miei testi universitari non fossero abbastanza.
Devo arrivare a casa presto, quindi decido di prendere la scorciatoia attraverso lo skate park. Mi fermo un attimo ad osservare quei ragazzi fare straordinarie acrobazie su quella piccola tavola. Io – ne sono certa – non avrei nemmeno fatto in tempo a mettere un piede sopra che sarei già spalmata a terra come formaggio sul pane.
Uno di loro è dannatamente bravo e indugio sempre su di lui. Porta quella tavola così bene che a volte sembrano una cosa sola. La mascella dura e lo sguardo concentrato mentre calcola il percorso che deve fare. I capelli biondi sono sempre ben tenuti ed è quasi sempre vestito di nero – canotta o maglietta e skinny jeans. Lo sto ancora guardando, quando una voce mi risveglia dai miei pensieri.
«Shaylen!» urla Ashton alzando un braccio in segno di saluto. Mi volto completamente verso di lui e gli sorrido. Il mio migliore amico – nonché coinquilino – mi viene incontro aprendosi in un sorriso. Alcuni skater si sono voltati verso di noi per capire cosa fosse successo. Sorrido timidamente e noto che anche il ragazzo biondo si è fermato.
Faccio vagare lo sguardo lontano dal suo, prima che capisca che lo stavo fissando. Troppo tardi! Lo vedo ridacchiare per poi scuotere la testa. Che figuraccia.
«Tutto okay?» mi chiede Ashton posando una mano sulla mia spalla. Annuisco leggermente e cominciamo a camminare, parlando di quello che è rimasto per la sopravvivenza in casa.
«Andrò a fare la spesa domattina» si offre lui, andando a posare i libri nella sua stanza. Scuoto la testa guardando il calendario delle lezioni e sorrido leggermente.
«Hai lezione, furbetto – dico ammonendolo— vado io, tu scrivi la lista». Alza gli occhi al cielo ed annuisce sorridendo. Nel frattempo io ordino due pizze, dato che il frigo è completamente vuoto. Mi stupisce il fatto che proprio lui non si sia lamentato prima di questa cosa, solitamente è lui che se ne occupa.
«Ho bisogno di una doccia» annuncio andando in camera mia a prendere il cambio ed il pigiama. Vedo Ashton annuire mentre scrive su un piccolo block notes. Ridacchio ed occupo il bagno. Mi metto sotto il getto caldo, beandomi di quella sensazione di relax.
Prendo una noce di schiuma e cominciò a strofinare tutto il mio corpo. I miei muscoli sono completamente rilassati quando comincio a lavare i capelli. Faccio il più veloce possibile, prendo un asciugamano e poi mi vesto. Avvolgo i capelli all’interno dell’asciugamano ed esco dal bagno, raggiungendo la porta. Sorrido al fattorino che sembra fin troppo giovane. Ashton si avvicina con i soldi che avevo preparato prima.
«Oh mio dio – dico guardandolo meglio sotto il cappellino – amo il colore dei tuoi capelli». Arrossisce leggermente e mi ringrazia, dicendo che non a tutti piace quel viola.
«Beh a me si» ammetto sorridendo.
«Io sono Michael, comunque» aggiunge porgendomi la mano. Mi presento continuando a sorridere; sono felice di aver fatto una nuova conoscenza. «E’ un nome strano Shay – aggiunge sorridendo – ma mi piace».
Ridacchio leggermente ringraziandolo e lo invito al parti di sabato sera. Lui accetta volentieri e mi lascia il suo numero di telefono. Lo saluto con la mano mentre chiudo la porta. Il tutto accade sotto lo sguardo attonito di Ashton. Mi volto verso di lui e gli lascio un bacio sulla guancia, prima di raggiungere la cucina.
«Mi mancavano queste tue follie» ammette ridacchiando prima di raggiungermi.

 
***

«Sì, Ash – dico al telefono prima di entrare al supermercato – non te li compro i Pokemon, smettila. Vai a lezione!». Ridacchio scuotendo la testa, per poi mettere il telefono in borsa. Prendo la lista della spesa e comincio a riempire il carrello.
Arrivata alla corsia dei prodotti per il bagno, mi blocco nel vedere il ragazzo biondo dello skate park che sistema la merce. Fingo comunque di non averlo notato e guardo altrove, arrossendo completamente.
Comincio a cercare il bagnoschiuma sul solito scaffale fino a quando mi accorgo che non c’è. Ma che? E’ sempre stato qui! Niente panico. Riguardo un’altra volta e poi un’altra ancora, tanto per essere sicura di non essere diventata cieca nel frattempo. mi volto verso il ragazzo. Alzo gli occhi cielo, mordendomi l’interno guancia; perché?
«Scusami» mormoro avvicinandomi di poco tenendo lo sguardo sullo scaffale, pregando che il bagnoschiuma appaia magicamente. Lui mi risponde, voltandosi nello stesso momento in cui io mi giro verso di lui. per un attimo smetto di sentire il terreno sotto i piedi. Rimango sconvolta dal profondo colore dei suoi occhi. Un colore cristallino che mi fa vedere oltre le onde dell’oceano. Il mio cuore sta battendo troppo forte.
«Avevi bisogno?» mi chiede dopo poco facendo comparire un sorrisetto sul suo volto. Chissà che faccia ho in questo momento. Che figuraccia.
Annuisco. «Il bagnoschiuma al muschio bianco non lo avete più?» domando con l’unico filo di voce che mi è rimasto. Lui aggrotta la fronte prima di guardarsi attorno. Si avvicina a me, allungando un braccio fin dietro le mie spalle. Il suo profumo di tek e pulito m’invade i sensi. Cerco di non lasciarmi travolgere, ma non ci riesco.
«A te, piccola» soffia nel mio orecchio. Arrossisco mentre mi passa il prodotto. Noto un sorrisino compiaciuto comparire sul suo volto e mi viene voglia di tirargli uno schiaffo mentre si morde l’anello nero al labbro.
«Uhm grazie» borbotto mettendolo nel carrello. Deglutisco e cerco di allontanarmi velocemente, quando mi blocca per un polso, portandosi vicino a me.
«Io sono Luke» mormora sorridendo.
«Ed io sono in ritardo» rispondo sorridendogli prima di passare oltre. Mentre mi allontano sento quella che deve essere la sua risata invadere l’intera corsia e non posso fare a meno di sorridere a mia volta.

 
***
 
Esco di casa velocemente per raggiungere l’università. Perché la mia dannata sveglia non ha suonato? Le lezioni non aspettano di certo per me per iniziare. Stringo il labbro inferiore tra i denti; spero che Becca non sia troppo impegnata a fantasticare su Ashton e prenda appunti anche per me, almeno per una volta. Passo per lo skate park.
Non vedo Luke da un paio di giorni e questa cosa – per un certo verso – mi da un po’ di sollievo. Stanotte credo di averlo sognato. Mi sento un’adolescente in preda alla sua prima folle cotta. Ma non sono più una ragazzina ormai; ho vent’anni per l’amor del cielo!
Sono completamente immersa nei miei pensieri quando un ragazzo sullo skate mi da una spallata e finisco a terra. I libri che tenevo stretti al petto, ora sono sparpagliati sul sentiero in cemento. Alzo lo sguardo e lo vedo lontano. Prega Iddio affinché io non ti trovi di nuovo tra i piedi, ragazzo. Ritorno a guardare in basso.
«Stai bene?» chiede una voce dietro di me. Annuisco leggermente, mentre poso i palmi a terra e mi metto a sedere sui talloni. Prendo un respiro profondo. Il ragazzo corso in mio aiuto raccoglie i libri per me, prima di porgermi la mano per farmi alzare.
«Grazie» mormoro alzando lo sguardo. Rimango immobile, mentre il mio cuore prende a battere sempre più velocemente. «Luke» aggiungo sbattendo un paio di volte le palpebre.
«Tutto bene?» chiede ancora.
«Meglio» sussurro guardandolo negli occhi. Vedo un sorrisetto formarsi sul suo viso e ricordo di aver ancora la mano nella sua. La tolgo frettolosamente e afferro i libri, stringendomeli al pretto.
«Spero non sia qualcuno che conosco – dice lui – perché passerebbe dei brutti guai». Mi sono incantata a guardarlo per caso? Ma chi? Io? No, per niente. Scuoto la testa e mi allontano ricordandomi della lezione.
«Posso rivederti?» chiese lasciandomi completamente senza fiato. Sento il mio cuore perdere un paio di battiti e una mandria di elefanti calpestarmi lo stomaco.
Mi mordo il labbro e annuisco. «Sabato c’è un party – mormoro – il mio coinquilino mi ha costretta ad andare». Gli lascio le informazioni necessarie per arrivare al posto, l’orario e mi allontano, sorridendo proprio come una ragazzina alla sua prima cotta.

 
***
 
L’aria all’interno della casa è diventata irrespirabile. Devo raggiungere la porta e tornare ad avere aria pura all’interno dei polmoni. Mi faccio strada tra i corpi sudaticci degli altri universitari e amici raccattati per strada e vado. Ashton e Michael sono sul piano piscina a conquista qualche ragazza e preferisco non impicciarmi.
Riesco a raggiungere la porta d’ingresso – ovviamente già aperta – ed esco. Mi riempio i polmoni di aria nuova e mi viene in mente che ancora non ho visto Luke. Mordo l’interno guancia; probabilmente non è venuto, forse aveva di meglio da fare.
«Ciao piccola» dice una voce dietro di me. Sorrido chiudendo gli occhi per assimilare meglio quel suono e mi volto.
«Ciao» rispondo.
«Che ci facevi qui fuori? – chiede curioso – progettavi una fuga?».
«No, io stavo solo—».
«Cercando me*» mormora interrompendomi. Non riesco più a dire nulla e lo guardo arrossendo. Sento nuovamente gli elefanti passarmi sullo stomaco. Che mi sta facendo questo ragazzo?
«Vieni via con me» aggiunge avvicinandosi maggiormente. Respiro il suo profumo ed annuisco. Mi lascia un bacio sulla fronte sorridendo, mentre il mio corpo viene oltrepassato dai brividi.
Annuisco leggermente mentre le mie gambe cominciano a muoversi da sole. Mi prende per mano, trascinandomi lontana da quel rumore che non può minimamente essere definito musica. Camminiamo lungo la via degli alloggi offerti dal campus, mentre le mie dita sono intrecciate alle sue e infinite mandrie di elefanti passano sul mio stomaco.
 
Attraversiamo la città in lungo e in largo. Mi fanno male i piedi, ma mi costringo ad accettarlo pur di passare la serata con lui. La sua mano non ha lasciato la mia nemmeno per un secondo. Arriviamo sotto l’imponente Empire State Building che sembra più un albero di Natale che uno dei più importanti e famosi grattacieli di New York.
«Ci sei mai salita?» chiese seguendo il mio sguardo puntato verso l’alto. Scuoto la testa. Abito in questa città da quasi un anno e – me ne vergogno – non sono mai salita ad ammirare il panorama. «Conosco un’entrata» aggiunge poi.
Che cosa? Mi tira verso di lui e cominciamo a girare intorno all’edificio fino a raggiungere un vicolo. Si ferma davanti ad una porta che apre con una leggera spallata e siamo dentro. Mi guardo attorno in quest’ambiente privo di luce e sento la mano di Luke cercare nuovamente la mia. Mi avvicina nuovamente a se, guidandomi in un percorso che solo lui conosce.
«Ascensore per gli inservienti» mormora prendendo un pulsante. La porta si apre davanti a noi e saliamo. Il viaggio verso l’ultimo piano è silenzioso e quasi surreale. Appoggio la schiena contro una delle pareti e guardo il numero dei piani aumentare. Quando arriviamo, Luke mi sorride mordendosi il labbro e poi l’anello nero. Sento il mio stomaco fare i salti mortali e quando mi prende per mano, le mie gambe cedono sotto il peso del mio corpo.
«Stai bene?» chiede piegandosi verso di me.
Annuisco. «L’ascensore – mento – mi scombussola parecchio». Annuisce e lentamente mi aiuta a rimettermi in piedi. Se solo sapesse che è lui a farmi questo assurdo effetto, che mi manda in confusione. Gli rivolgo un sorriso di ringraziamento ed usciamo dalla stanzetta degli inservienti.
«Reggiti forte – dice lui mettendomi una mano sopra gli occhi – perché il panorama è mozzafiato». Toglie la mano e quello che mi appare davanti è uno degli spettacoli più belli che io abbia mai visto. Faccio un giro lungo l’intero perimetro, beandomi della vista quando un vento fresco mi colpisce e rabbrividisco.
«Tieni questa» dice Luke passandomi la sua camicia rossa a quadri. La indosso subito e mi riempio i polmoni del suo profumo. Mi stringo nelle spalle e gli sorrido. Come può un ragazzo così bello aver preso in considerazione me? Scuoto la testa per allontanare questi pensieri. Lo stomaco mi brucia non appena sul suo volto appare un sorriso e sto pensando di avvicinarmi quando è lui che fa un passo verso di me.
Mi prende una mano nella sua ed incrocia le nostre dita, disegnando cerchi invisibili sul mio dorso. Sorrido leggermente abbassando lo sguardo. Porta due dita sotto il mio mento e lo rialza, posando un bacio sulla mia guancia. Brucia al contatto con le sue labbra, ma non fa male.
«Shay – mormora provocandomi brividi ovunque – sei così bella». Sento ancora più calore nelle mie guancie e credo potrei esplodere da un momento all’altro se non lascio andare il respiro.
«G-grazie» mormoro voltando lo sguardo altrove. La situazione sta diventando imbarazzante e i suoi occhi sembrano volermi perforare l’anima. Mi riporta lo sguardo nel suo e torno ad affogare nei suoi pozzi blu.
«Shay--» mormora guardandomi intensamente prima di avvicinarsi ancora di più e far sfiorare i nostri nasi. Sento poi le sue morbide labbra – sognate fino allo sfinimento – posarsi sulle mie prima che possa dire o fare qualcosa. Il contrasto con il suo anello freddo mi manda completamente in tilt, facendomi capire che sta accadendo davvero. porto le mani tra i suoi capelli per trattenerlo più vicino, perché vorrei non finisse mai. Le nostre lingue si trovano e avvolgo le braccia attorno al suo collo, mentre le sue mi stringono a lui dalla vita. Mi scosto di poco per riprendere fiato e appoggio la fronte alla sua, mentre ci sorridiamo.
«Mi mandi completamente fuori di testa, Shay».

 
***
 
E’ passata una settimana dal mio bacio con Luke e sento le farfalle torturarmi lo stomaco ogni volta che attraverso lo skate park per tornane a casa. E lui è sempre lì. Si volta a guardarmi, sorride, saluta i suoi amici e mi riaccompagna a casa. Con una mano tiene lo skate e con l’altra la mia.
«Lukey!» sentiamo urlare. Mi si gela il sangue nelle vene mentre Luke strabuzza gli occhi e poi li chiude, prendendo un respiro profondo. Si volta, stringendo più forte la mia mano. Dietro di noi una ragazza visibilmente più piccola, ci sta raggiungendo. Probabilmente non ha nemmeno sedici anni. Inorridisco al pensiero che i suoi genitori la lascino uscire vestita in questo modo. Che poi vestita è davvero una grande parola in confronto ai pezzetti di stoffa che ha indosso.
«E questa chi è?» chiede alzando un sopracciglio mentre il suo sorriso si trasforma in un ghigno.
«Nessuno che possa interessarti, Crystal» dice subito Luke sbuffando leggermente. E se fosse sua sorella? La ragazza ha un diavolo per capello, letteralmente. Alza nuovamente il sopracciglio e rivolge l’attenzione su di me.
«Quanti anni hai?».
«Venti» rispondo. Il ghigno si forma di nuovo sulle sue labbra e quasi mi verrebbe da schiaffeggiarla se non fossimo in un luogo pubblico e ci fosse tutta questa gente.
«E non ti vergogni ad andare in giro con un ragazzo di diciassette anni?» domanda alzando le spalle. Con la coda dell’occhio vedo Luke chiudere gli occhi e stringere le labbra in una linea dura. Mi porto una mano alla bocca, mentre l’altra lascia quella di lui.
«Che cosa?» esclamo. Non è possibile. sento il terreno tremare sotto i piedi e la testa girare vorticosamente. Non è possibile.
«Ohw Lukey, non le hai detto la tua età come alle altre, eh?» domanda lei sorridendo allegramente. Le altre? Sono ancora più sconvolta e sento l’aria trattenuta bruciare nei polmoni. Non voglio più stare a sentire. Mi volto e – mentre le lacrime cominciando ad annebbiarmi la vista – cerco di scappare da quella che è la realtà. Una realtà a cui sono disposta a non credere, pur di tenerlo stretto a me. Ma è tutto sbagliato; così terribilmente sbagliato. Tutto questo non è possibile e io vorrei affondare la testa nel cuscino e piangere tutte le mie lacrime.
Infilo le chiavi nella serratura, faccio in tempo a chiudere la porta dietro di me, che scoppio in un pianto che non riesco a controllare.
Vorrei nascondermi e sparire dalla faccia della terra.
Vorrei non averlo mai incontrato.
Vorrei non averlo mai baciato.
Vorrei non avere ricordi di noi due.
Vorrei non essermi innamorata di lui.
***
 
«Calum – dico sorridendo mentre apro la porta – Ashton è in camera sua». Il compagno di corso del mio migliore amico è simpaticissimo e anche molto bello. I suoi tratti asiatici lo rendono ancora più attraente. Ricordo ancora di Benny, una mia amica, che era venuta a studiare a casa mia. Non dimenticherò mai la sua faccia.
Avverto Ash che vado nel nostro posto e mi raccomanda di non addormentarmi, perché non ha voglia di venire a prendermi in braccio per poi portarmi in giro per l’edificio. Alzo gli occhi al cielo e ridacchio. Non è nemmeno colpa mia se quel posto è rilassante.
Salgo in ascensore e raggiungo l’ultimo piano della palazzina. Salgo quei pochi scalini che mi dividono dal tetto ed esco, respirando profondamente l’aria di maggio.
Sono passate due settimane dall’ultima volta che l’ho visto. Due settimane infernali, a dir la verità. Ogni giorno ho evitato lo skate park, frequentando nuove strade pur di non incrociarlo nemmeno per sbaglio. Ho chiesto ad Ashton – dopo avergli spiegato la situazione – di andare a fare la spesa al posto mio. Mi rintano in biblioteca con Becca nei momenti in cui non ho lezione e poi torno a casa. E quando sono in camera mia rimango stesa sul letto a fissare il soffitto, aspettando che il tempo passi.
Vado verso il gazebo bianco, buttandomi poi a peso morto sul divano che io e Ashton abbiamo portato tempo fa per goderci il panorama. Nonostante io abbia Becca e Ashton, senza Luke mi sento terribilmente sola.
Non so più che cosa fare. La mia mente, il mio cuore: ho bisogno di lui? Che diavolo mi è preso? Dio, è più piccolo di me! Guardo il tramonto ricoperto dalle nuvole e desidero non aver mai incontrato Luke. I miei sentimenti contrastanti mi mandano completamente in tilt. Adoro i suoi occhi blu che mi fanno affogare e annaspare per un po’ d’aria; ma lo odio per il fatto di avermi tenuta nascosta la sua età. Però questo è in parte colpa mia; avrei potuto chiedergli. Sbuffo e sprofondo con la testa nel cuscino, tentando di trattenere le lacrime. Perché è così difficile reprimere l’amore?
«Ehi». Alzo di poco lo sguardo ed incontro gli occhi più belli che io abbia mai visto. Sarà che non li ho visti per due settimane, ma sono ancora più belli dell’ultima volta. Non riesco a spiegarmi nemmeno io come ho fatto a stare così lontana da loro, da lui.
«Ehi» mormoro a mia volta, mettendomi a sedere. Guardo altrove e mi asciugo le lacrime. «Che ci fai qui?» chiedo continuando a tenere gli occhi lontani dai suoi.
«Non lo so – ammette lui alzando le spalle – ma non riesco più a stare lontano da te». Il mio cuore prende a battere più velocemente. Per quanto io desideri urlargli che anche a me è mancato, che anch’io non riesco più a stare lontana da lui, rimango in silenzio. Mi mordo l’interno guancia.
«Lo so che ti vergogni di me--».
«Cosa? – esclamo guardandolo – io non mi vergogno affatto di te».
«Perché sei scappata allora? Perché non ti sei più fatta vedere, né sentire?».
«Perché è come se mi avessi mentito, Luke – dico alzandomi dal divano – mi hai mentito. Sei una delle persone più belle che io conosca; mi sono innamorata di tutto di te e vorrei che la nostra differenza di età non contasse proprio nulla--».
«T-tu mi ami?» domanda lui. Porto una mano sul petto e una sulla bocca. Il mio cuore sta per scappare e mi mordo la lingua per non aver pensato a quel che ho appena detto.
«Io – tanto il danno ormai è fatto – sì» mormoro poi guardando altrove. Deglutisco e mi viene voglia di scappare lontano dal suo silenzio perché fa male, da morire. Non esito un secondo di più e m’incammino verso la porta per rientrare.
Mi blocca un polso, facendomi voltare verso di lui, mentre la pioggia comincia a cadere sopra di noi. Lo avevano detto questa mattina ai notiziari, ma ormai ho smesso di credere a quello che mi circonda.
E mentre sto immobile davanti a lui, le sue mani incorniciano il mio colto, costringendomi ad alzarlo.
«Shay – mormora facendomi esplorare ancora una volta i suoi occhi tempesta – ti amo anch’io».




Here I am!
Ma perché quando faccio un benedetto spazio autrice non so mai cosa dire?
Cioè mi preparo il discorso e - come da copione ormai - me lo dimentico, rimanendo senza idee.
E' la prima volta che scrivo qualcosa nel fandom dei 5 Seconds of Summer e uhm - la senilità precoce - spero che vi sia piaciuta perché ciò messo un bel pò a metterla giù e ancora di più a copiarla a computer (ahaha idiota). Mi farebbe tanto piacere se mi faceste sapere se vi è piaciuta (sempre se siete arrivati a leggere fin qui lol). L'asterisco (*) che trovate dove c'è un dialogo, l'ho messo per dirvi che quella frase è presa da "Panthom" di seasidestyles, storia che trovate su Wattpad (forse la conoscete per essere l'autrice di "Hidden"). Ciao Giorgia! Deheheh.
Alla prossima,
much love ♥
 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: feenomeniall