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Autore: kori    15/06/2014    3 recensioni
Un incontro all' entrata di una grotta. Una bambina con una richiesta d' acquisto particolare rivolta ad un ragazzo particolare. Due passati. Due nomi con la stessa provenienza. Un dialogo interno per spiegare qualcosa di troppo cattivo a una bambina troppo piccola e innocente.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Roronoa Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NON SI VENDONO I PAPÀ 

<< Vuoi comprare il mio papà? >>

Una bambina di circa otto anni, seduta su una roccia, vicino alla caverna che aveva scelto come dimora provvisoria, fissava Zoro. Lui scosse la testa, convinto di aver capito male.

<< Vuoi comprare il mio papà? >>

Ripeté lei, con maggior insistenza. Il verde le chiese come fosse riuscita ad arrivare sin lì. La bambina non rispose, ripetendo per la terza volta l’ offerta d’ acquisto. Il ragazzo le intimò di sparire e di tornare a casa. La bambina sembrò spazientirsi e sbottò

<< Non ci voglio andare a casa dal mio papà. Lo vuoi comprare sì o no?! Guarda che è un buon affare. >>

Lo stuzzicò, con fare intrigante.

<< È un fabbro. >>

Indicò le tre spade.

<< Potrebbe aiutarti a curare le tue spade, sai. >>

<< Alle mie spade ci penso io e basto. Non lo ripeto un’ altra volta, ragazzina: torna a casa. Non mi interessa comprare tuo padre. >>

Ghignò, piegandosi su di lei e sovrastandola con la propria mole.

<< E poi non puoi vendere tuo padre. Semmai potrebbe accadere il contrario. >>

Concluse, dandole un pizzico? sulla fronte. La piccola si imbronciò e sospirò tristemente. Zoro sbuffò, roteando le iridi nere. Sapeva che si sarebbe pentito di quella scelta; Sapeva che non avrebbe dovuto farlo, per la sua propria incolumità; Sapeva che questa decisione avrebbe condotto a conseguenze spiacevoli, tra le quali: noia, fastidio, esasperazione, scocciamenti, rotture di ****. Eppure…

<< Quanto costa tuo padre? >>

Domandò, guardandola negli occhi. Lei aprì la bocca, poi alzò le spalle.

<< Non lo so. >>

Ammise, poi arrossì quando il suo stomaco brontolò sonoramente. Zoro sospirò pesantemente, incoraggiandosi a mantenere la calma.

<< Muoviti, vieni con me. >>

Le indicò l’ interno della grotta, dove ad aspettarli c’ era un bisonte dalle dimensioni notevoli e inusuali. L’ aveva catturato poche ore prima; dopo averlo abbattuto, lo aveva trascinato fin lì. Poi, era andato in città, dove aveva trovato ( e sconfitto ) un ricercato con una taglia abbastanza alta. Lo aveva condotto alla base dei Marines dell’ isola e aveva intascato la ricompensa. Ovviamente quei soldi erano stati spesi bene, con l’ acquisto di varie bottiglie di sakè, rhum e alcolici simili. Aveva creduto che, dato che la giornata era iniziata così bene, sarebbe finita nello stesso modo. Invece no. Al ritorno, aveva trovato quella irritante bambina. Se lui avesse anche solo pensato una cosa simile, molto probabilmente sarebbe finito diversi centimetri sotto terra. Non che alla fine non ci fosse finito, però… Scosse la testa, scacciando quei pensieri e fece sedere la bambina, imponendole di restare ferma lì.

<< Io non mi chiamo bambina. >>

Si crucciò in tono lamentoso.

<< Non mi hai detto il tuo nome, dunque… >>

<< Mi chiamo Kyriake. >>

Esclamò, con gli occhi luccicanti. Gli spiegò che era di provenienza greca.

<< Invece tu sei Zoro, il Demone Cacciatore di Pirati. >>

Un ringhiò gli nacque nella gola sentendo quel nome. Demone. Cacciatore. Lo represse, deglutendo. Si morse il labbro, ma non disse nulla a riguardo. Preferì il silenzio. Stranamente anche Kyriake rimase in silenzio. Solo il crepitio debole del fuoco osava rompere quell’ assenza di rumori e bruciava il buio della grotta. Dopo aver mangiato, le chiese se volesse restare a dormire lì oppure tornare a casa. Di nuovo ottenne un rifiuto da parte della bambina.

<< Ti ho già detto che non voglio tornare da papà. >>

<< Non ti senti in pericolo restando con un … >>

Si fermò prima di usare parole troppo dure per una bambina così piccola e disse

<< … una persona come me? >>

Lei scosse con veemenza la testa e disse

<< Io non ho paura di te, perché tanto già so che non mi farai del male. >>

Sorrise. Zoro rimase stupito. Mai nessuno aveva detto una cosa simile. Notando la sua meraviglia, Kyriake gli spiegò che, se avesse voluto, avrebbe potuto ucciderla fin da subito. Invece non l’ aveva fatto, anzi. Era stato molto gentile. Le aveva dato da mangiare, l’ aveva riscaldata e le aveva addirittura offerto un posto al caldo e al coperto dove passare la notte. E poi, con lui accanto, era sicura che nessun animale feroce si sarebbe avvicinato!

<< Non sono un animale feroce anche io? >>

Le domandò, voltando lo sguardo.

<< Tu? No! Tu sei buono, perché dai la caccia ai pirati cattivi! In fondo anche tu sei un po' un Marine, però tu i pirati li catturi per davvero! >>

Sorrise, soddisfatto di sentirsi definire così. Accidenti, la prima volta che qualcuno apprezzava il suo operato! Scosse la testa, poi si ricordò del perché fossero finiti col cenare insieme e le domandò perché volesse vendere suo padre. Lei si oscurò in volto e sussurrò piano

<< Perché è un bugiardo. >>

Aspettò che continuasse. Sapeva che era meglio non forzarla.

<< Non è vero che sono sua figlia. Mi ha solo adottato. >>

Voltò la testa, eppure lui riuscì a vedere le lacrime rigarle le guance.

<< Sono figlia di altri. >>

Singhiozzò. Zoro deglutì e si accucciò davanti a lei, prendendole dolcemente il mento per poterla guardare negli occhi.

<< E con ciò? >>

Chiese, cercando di soffocare le sue lacrime.

<< Se ti ha adottata significa che l’ ha fatto perché ti vuole bene. E sono sicuro che te ne vuole ancora. >>

<< E allora perché non me l’ ha detto prima?! >>

<< Prima quando, Kyriake? Sei ancora piccola. Dirti una cosa simile quando eri ancora più giovane avrebbe potuto traumatizzarti molto più di adesso. Per questo tuo padre non ti ha detto nulla. >>

Le asciugò le lacrime, deglutendo di nuovo. Si costrinse a non piangere e inspirò profondamente. Le promise che il giorno dopo l’ avrebbe riportata a casa, dal suo papà. Questo sembrò calmarla. Tanto che lo abbracciò, sorridendo. Senza rendersene conto, sorrise anche lui.

<< Ora hai sonno? >>

Le domandò, sperando in una risposta positiva. Quando l’ ottenne, il sollievo fu tale che dalla gola gli sfuggì un sospiro. La abbracciò, avvolgendo il suo piccolo corpicino nella sua giacca decisamente enorme. Lei si accoccolò contro il suo petto, e gli sussurrò

<<  Quando domani vedo il mio papà voglio abbracciarlo forte e dirgli che gli voglio tanto tanto bene. >>

Lo guardò per un istante e gli chiese

<< Il tuo papà ti vuole bene? >>

Non attese la sua risposta ( che comunque non sarebbe arrivata ) e si addormentò. Zoro chiuse gli occhi e tentò di addormentarsi anch’ egli, invano. Quando capì che avrebbe passato la notte in bianco, si girò piano a pancia in su e fissò lo sguardo alla volta della grotta, dove i pipistrelli iniziavano i loro viaggi notturni alla ricerca di cibo per se stessi e per i loro cuccioli. La domanda di Kyriake continuava a torturarlo.

<< Il tuo papà ti vuole bene? >>

<< Il tuo papà ti vuole bene? >>

… No, piccola Kyriake. Il papà di Zoro non vuole bene a Zoro. Se gli avesse voluto bene, non lo avrebbe venduto solo per guadagnare soldi; soldi che gli servivano per pagare i servigi delle donne con le quali tradiva la moglie. Ovvero, la mamma di Zoro. Nemmeno lei voleva bene a Zoro. Perché anche lei voleva i soldi; a lei questi soldi servivano per pagare le spese con le quali aumentava il proprio guardaroba. Perché dunque, avevano generato un figlio, se poi non lo volevano? Perché altrimenti le persone non avrebbero creduto che il loro era stato un matrimonio d’ amore, piuttosto di soldi! Come hanno giustificato la scomparsa di Zoro? Dicendo che chissà chi e chissà come, lo avevano rapito. Il movente? Ricatto, soldi. E poi? Poi niente… dopo un po' nessuno si ricordava di Nikolaos. Perché Zoro non è il vero nome di Zoro. È Nikolaos. Sai che anche questo nome è di origine greca? Sì, piccola Kyriake, proprio come il tuo. A chi hanno venduto Zoro? L’ hanno venduto a delle persone cattive. Vuoi davvero saperlo? È una storia brutta… ma se vuoi, te la racconto, piccola Kyriake. Queste persone usano i bambini per i lavori degli adulti. In realtà, sono pochi. Perché solo gli indifferenti e i disperati vendono i propri figli. E gli altri? Gli altri preferiscono vendere se stessi piuttosto che condannare i propri bambini. Ma a che età Zoro è stato venduto? … Vorrei non dirtelo, piccola Kyriake, ma oramai ti sto rivelando tutto, dunque non fa differenza darti anche quest’ informazione. Zoro è stato venduto a quattro anni. Proprio quattro, il numero della morte. Forse i genitori di Zoro speravano proprio che Zoro morisse, quando lo hanno venduto. Del resto, se nemmeno ai suoi genitori interessano le sorti di un bambino, chi vuoi che se ne importi? È così che è cresciuto Zoro. Ha fatto diversi lavori, sai? Il muratore, quando costruiva case abusive; La guardia, quando controllava che i Signori fossero coperti mentre lavoravano la droga; L’ addestratore, quando allenava i cani al combattimento. Questo era il lavoro che meno gli piaceva. Lo odiava. Non capiva perché si dovessero istruire i cuccioli a sbranarsi gli uni gli altri. E se erano fratelli? Perché capitava. E tu dovevi dire a quel cane che non importava chi fosse il cane dall’ altra parte del recinto. Lui doveva ucciderlo e basta. Questa era la regola. Uccidi oppure sei ucciso. Se perdi e non muori a causa delle ferite, ci pensano i Domatori a farlo. Perché un cane può perdere una ed una sola volta. Questo Zoro non riusciva a concepirlo. Lo considerava non giusto. Una volta lo ha detto, all’ uomo che lo possedeva. Aveva ricevuto delle botte, era stato picchiato molte volte prima di allora, spesso uscendone alquanto malconcio; ma mai come quella volta; quella notte aveva creduto seriamente di morire. Infatti era mezzo morto quando l’ uomo si era fermato, ansimante e sporco di sangue. Il suo. Si era asciugato il sudore dalla fronte e aveva gettato la cintura accanto al corpo immobile di Zoro. Gli aveva intimato di non azzardarsi mai più a dire o a fare cazzate simili; perché la prossima volta sarebbe stata l’ ultima; perché lui non ha potere; lui deve obbedire e basta. Zoro ha capito? Sì, Zoro ha capito. Molto bene. E non lo farà mai più. A quanto è stato venduto Zoro? … Non lo sa, Zoro. Una volta, forse, l’ uomo che lo aveva comprato glielo aveva detto, ma non ricordava bene. Mezzo milione, forse. È costato tanto! Oh, sì. Era comunque figlio di ricchi. Non voluto, ma pur sempre di discendenza benestante. I figli dei facoltosi costano sempre tanto. Sai quando ha iniziato a uccidere degli uomini, Zoro? No. Quando? A dieci anni. Alternava i vari lavori; oramai era diventato un esperto e diversi uomini lo volevano al proprio servizio. Anche per prestanze passionali… Era muscoloso e formato Zoro, rispetto agli altri bambini suoi coetanei. Ma quello l’ uomo non lo prestava; diceva che era deplorevole e poi il bambino gli serviva. Se poi lo concedeva a uno, sarebbe stato costretto a concederlo a tutti! Però per le altre attività sì. Il prestito era dispendioso, eppure erano in numerosi a richiederlo. Ma il primo omicidio di Zoro è avvenuto per volere dell’ uomo che lo aveva comprato. Doveva trucidare un ricco (a loro dire, però Zoro non era sicuro fosse così…) commerciante che si era indebitato con loro e non li aveva risarciti. E il tempo era scaduto. Cosa fare? Avevano Zoro, dunque perché sprecare quest’ occasione? Se poi cambia idea e si presenta con i soldi… Invece si era presentato senza soldi e Zoro lo aveva dovuto uccidere. Da quella notte aveva iniziato a soffrire di incubi. Non appena si addormentava, sognava brutte cose. E più uccideva, più gli incubi divenivano più brutti. Come ha fatto Zoro a liberarsi? … Pioveva. Lampi. Tuoni. Fulmini. Toc toc… Chi è? Voi aprite… Che facciamo, apriamo? Facciamo aprire a Zoro! Zoro, muoviti, vai ad aprire! Zoro aprì e vide divise blu, nere, rosse. E targhette. Non sapeva leggere bene, Zoro. E comunque, non ne ebbe tempo. Ciò che vide bene furono i fucili, le pistole, i manganelli e le manette. Avevano toccato tutti, ma lui no. Non capiva perché. Un uomo di circa quaranta anni (ancora il numero quattro…) gli aveva sfiorato la spalla. E Zoro è scappato. Zoro sta ancora scappando. Zoro non è libero. Sta solo scappando. Perché Zoro scappa? … Perché Zoro ha paura.

E ha paura perché è solo.

Si svegliò di soprassalto. Non ricordava di essersi addormentato. Riprese fiato, rendendosi conto di star ansimando come un cane. Cane… Cosa gli ricordava? Scosse la testa e guardò fuori. Il sole doveva essersi levato già da un paio d’ ore, considerando l’ intensità con la quale la luce illuminava l’ esterno. Piano, senza svegliare la bambina, si alzò e andò a raccogliere un po' di frutta per la colazione. Quando tornò, svegliò Kyriake e la fece mangiare. Poi si diressero verso la casa del papà di Kyriake. Quella mattina scoprì che lei aveva otto anni e che viveva in un cottage vicino alla città ma non troppo. Era più vicino al bosco e questo era bello. Perché si stava molto tranquilli. Scoprì che la madre di Kyriake non c’era più, però lei la avvertiva sempre accanto a sé. Lei c’era lo stesso, anche se loro non la vedevano. Lo diceva spesso anche il papà. Quando arrivarono e bussarono alla porta, Zoro istintivamente indietreggiò di qualche passo. Non appena il papà di Kyriake aprì vide solo la figlia. Non si accorse che anche il Cacciatore di Pirati era lì. Era caduto in ginocchio e aveva stretto forte la bambina a sé. Erano rimasti così per un paio di minuti. Aveva alzato gli occhi pieni di lacrime su di lui e aveva mormorato diversi ringraziamenti. Parole spezzate da emozioni e sentimenti dettati dall’ affetto e dall’ amore che li legava. Qualcosa che lui non avrebbe mai potuto capire né provare. Con un gesto della mano aveva fatto intendere che era tutto a posto. Si voltò e iniziò un lento ritorno alla caverna. Kyriake lo aveva salutato urlandogli un GRAZIE, ZORO!!! che gli aveva strappato un sorriso malinconico, ma sincero.

Oh, piccola Kyriake! Ricordati che il tuo papà ti vuole davvero tanto bene. E so che anche tu gliene vuoi. Adesso, hai capito che le persone non si possono vendere. Te l’ho detto, e ricordatelo per sempre.

Non si vendono i papà

 

                                   E non si vendono nemmeno i figli.

THE END

Angolo dell' Autrice:

 

Ok, sono tornata dopo un' assenza eccessivamente lunga; posso essere scusata dal fatto che ho passato un periodo terribile, causato da problemi familiari? Forse no... In ogni caso, mi scuso con tutti e colgo l' occasione per annunciare prossimi aggiornamenti della storia ' Father '. Grazie a tutti e buona notte!

  
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