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Autore: missA_suzy    15/06/2014    3 recensioni
Dopo il matrimonio fallito, Akane è distrutta. Quelle tre pazze di Shampoo, Ukyo e Kodachi avevano non solo distrutto il suo sogno più grande, ma anche la sua casa. Per di più, la situazione non era affatto cambiata e Ranma non si era nemmeno preoccupato di andare a chiederle se stesse bene. Così, aveva preso ad evitarlo e per un po’ di tempo funzionò. Ma quando una mattina, Kasumi comunicò a tutti che Ranma e suo padre erano andati via, ad Akane crollò il mondo addosso. Dopo un iniziale momento di sconforto, ritornò la stessa ragazza di sempre. La stessa ragazza di tre anni prima.
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
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Non ho mai smesso di amarti.
Capitolo sei: la proposta.


Da un mese a questa parte Ranma non era più lo stesso. Si sapeva che Akane gli mancava e la botta di grazia gli fu servita dal padre che gli mostrò una foto, trovata per caso, della famiglia Saotome-Tendo al mare. Il ragazzo aveva strappato dalle mani del padre la fotografia ed era corso in camera sua.
Restò lì per tanto tempo, steso sul letto mentre guardava la figura di Akane che sorrideva debolmente. Era stato uno sciocco a farle credere di essere innamorato di lei, poi però aveva spinto il vecchio in acqua e aveva permesso che lo guardasse. In fondo quella situazione non gli era dispiaciuta affatto, pensò sorridendo. Da lì cominciò a viaggiare con la fantasia, chiedendosi se fosse ancora così carina da fargli tremare le gambe e se, finalmente, avesse imparato a cucinare. Trovò il suo pensiero così ridicolo che si mise a ridere da solo e, Genma che passava di lì per caso, guardò il figlio e si allontanò borbottando cos’avesse fatto di male per meritarsi quella sciagura.
Ranma si riprese e guardò nuovamente la fotografia. Gli si dipinse un sorriso sul volto, uno di quei sorrisi che non faceva da circa un anno.
-  Papà!
-  Che vuoi figlio degenere? Ridere da solo, che umiliazione per la nostra scuola di arti marziali!
Lui non ci pensò due volte e gli diede un calcio nello stomaco – mi stai a sentire?!
L’uomo lo guardò in cagnesco e annuì – torniamo a Nerima.
Strabuzzò gli occhi un paio di volte, poi fece una capriola su se stesso – potrò mangiare i pasti cucinati da Kasumi!
-  Ma pensi solo a questo?
-  Figliolo, tua madre è un’ottima cuoca ma..
-  Ma cosa? – fu interrotto dalla moglie che lo minacciava con la katana e uno sguardo poco rassicurante. Nodoka era arrivata un mese prima, dopo tre settimane che non vedeva il figlio, e si era stabilita in casa loro.
-  T-tesoro eri qui – recitò lui, mentre sulla testa di Ranma scendeva un gocciolone – non dicevo sul serio, mi conosci.
-  Ah no? Vieni qui che t’insegno a cucinare! – esclamò furibonda rincorrendolo
Ranma guardava lo spettacolino ridacchiando, sperando in cuor suo che sua madre lo facesse nero. Gli avrebbe dato lui il colpo di grazia. Poi sorrise felice – Akane sto arrivando.
 
-  Sono tornata!
-  Akane, com’è andata a scuola?
-  Tutto bene, grazie Kasumi. Ora vado a cambiarmi e mi alleno un po’, chiamami quand’è pronto in tavola. – disse salendo le scale. La sorella annuì e tornò in cucina canticchiando un canzoncina che aveva sentito alla radio quella mattina.
Nel dojo intanto un ragazzo si stava allenando, sferrando calci e pugni da circa mezz’ora. Si fermò solo quando sentì la porta scorrevole aprirsi e Akane sulla soglia. – ciao, tutto bene?
Shinnosuke si asciugò la fronte con l’asciugamano posto a terra e le si avvicinò – non mi lamento. Tu a scuola?
-  Tutto bene. Ci alleniamo? Così ti aiuto a migliorare la velocità. Se non erro pecchi in quella, no?
-  Vediamo che sai fare signorina – la provocò lui. Lei non se lo fece ripetere e prese ad attaccarlo. Si allenarono per due ore piene, poi lei implorò di fermarsi. Aveva il fiato corto.
-  Non mi dire che sei già stanca!
-  Vuoi offendere?
-  Veramente sì – disse lui ridendo e avvicinandosi
-  Stupido – lo apostrofò lei – mi manchi – disse poi facendosi seria.
-  Non riusciamo mai a trovare un po’ di tempo per starcene da soli, ti capisco.
-  Già – aveva abbassato il capo lasciando che la frangetta scura le coprisse gli occhi – è triste.
-  Ho un’idea – la ragazza sollevò di scatto la testa, interessata – questa sera dopo cena aspettami sul tetto, ci vediamo lì. Ora vado a fare un bagno caldo, a dopo. – esclamò allontanandosi.
Akane rimase da sola e prese a guardare il pavimento in legno, poi si sedette e indirizzò lo sguardo in aria.
Il tetto era…il posto preferito di Ranma.
 
La cena fu abbastanza tranquilla. Certo era più comodo mangiare senza individui che litigavano per il cibo, pensò la ragazza. Poi però sorrise teneramente. Il fidanzato, posto al suo fianco, la scrutò e sorrise, credendo che stesse pensando al loro appuntamento. Purtroppo per lui non era così.
-  Sorellina, dove vai?
-  Ah, a letto. Devi perdonarmi Nabiki ma sono stanca morta.
-  Non vuoi rimanere a guardare un horror con me?
-  Ma sei impazzita? Buonanotte. – esclamò procedendo a passo spedito verso le scale.
Nabiki rise mangiando un biscotto, poi sentì lo sguardo della maggiore su di sé – non sta bene ciò che hai fatto.
-  Le ho fatto solo una domanda, suvvia.
Kasumi parve pensarci, in effetti non era tanto grave – vuoi farmi compagnia tu?
-  D’accordo, tanto le scodelle le ho già lavate – disse sedendosi accanto alla sorella.
 
-  Beh, di cosa volevi parlarmi? – era irritata. Tutti sapevano che i film horror la spaventavano a morte ma Nabiki glielo aveva proposto lo stesso.
 -  Che hai?
 -  Niente. Scusa, è che sono irritata perché Nabiki voleva farmi vedere un film horror.
 -  Avresti potuto chiamarmi, così lo avremmo guardato insieme abbracciati. – Akane fece una smorfia. Le sembrò tutto così smielato e romantico che pensò di vomitare la cena di poc’anzi – ti ho chiesto di venire qui perché devo dirti una cosa importante e non voglio che orecchie indiscrete sentano. Siediti.
 Lei obbedì e lui le si sedette accanto. Non seppe il motivo, ma ad un tratto la gola diventò secca. Aveva uno strano presentimento.
-  Noi stiamo insieme da nove mesi, giusto? – lei annuì – e durante questi mesi siamo stati molto bene insieme, ma adesso voglio sapere una cosa. – fece una pausa e poi continuò – tu mi ami?
Inutile dire che Akane rimase di sasso, non si aspettava una domanda simile. In quei nove mesi gli aveva dimostrato affetto con baci sulla guancia e dei “ti voglio bene”, perché voleva una conferma?
La verità era che lei aveva amato un solo uomo in vita sua, e l’uomo che le stava dinnanzi non era quello giusto. Sapeva di non essere stata una buona fidanzata, dopotutto aveva accettato la sua proposta di fidanzamento per dimenticare Ranma. Di questo, però, soffriva in silenzio. Non se la sentiva di illudere una persona dicendole di amarla se non era la verità, e poi lei non lo aveva mai detto a nessuno. Le sarebbe piaciuto dirlo per la prima volta ad un ragazzo con una buffa treccina, ma lui non era lì adesso. Alzò lo sguardo e lo incatenò al suo – ti serve una conferma?
-  Io so che mi ami, solo che voglio sentirtelo dire. Stiamo insieme da quasi un anno dopotutto.
-  Tu non hai fiducia in me! Credi che io non.. – si bloccò spaventata da una cosciente consapevolezza, in fondo era la verità. Si sentì un mostro.
Lui vedendola con lo sguardo basso l’abbracciò – hey, va tutto bene. Se non te la senti non importa.
-  Io ti voglio davvero bene – aveva replicato lei stringendosi di più a lui.
-  Lo so, e proprio per questo che ti amo – lo aveva detto. Lo aveva detto a lei. Si sentì tanto felice, allora era davvero importante per qualcuno. Qualcuno che la trattava come una principessa, con gentilezza. Eppure le mancava sentirsi insultata. Scacciò via questo pensiero e si concentrò sul fidanzato – Mi rendo conto che è azzardato, però devo farlo lo stesso.
-  Cosa? – chiese lei allontanandosi di poco.
-  Akane, vuoi sposarmi?
 
Gli uccellini annunciavano l’alba di un nuovo giorno. Akane quella mattina si svegliò tardi e posando una mano sulla fronte si chiese se la sua decisione della sera prima fosse stata corretta. Decise di fare un bagno caldo per dimenticare gli ultimi avvenimenti. Entrò in bagno, si spogliò e s’immerse nella vasca aspettando che i suoi muscoli, tesissimi, si sciogliessero. Sentì una sensazione di pace e benessere. Prese a torturarsi una ciocca di capelli irritata, non poteva credere a ciò che aveva fatto. Dopo un’abbondante mezz’ora uscì e si coprì con un asciugamano. La casa era silenziosa per cui la ragazza pensò che non ci fosse nessuno. Così, credendo di esser sola, si avviò in soggiorno per mangiare dei biscotti. Dopotutto non aveva ancora fatto colazione. Mai sbaglio più grande. Non solo c’era tutta la famiglia, ma anche due persone che non vedeva da un anno – Ranma.
Lui si girò di scatto, aveva riconosciuto quella voce. Ma non appena abbassò lo sguardo se ne pentì subito, vedendo una ragazza coperta solo da una stoffa e, Dio, era ancora più bella di come la ricordava. Vita larga? Senza sex appeal? All’improvviso si chiese come per tutti quegli anni le avesse detto cose così…false.
Rimasero a guardarsi a lungo, poi Shinnosuke le si parò davanti e la coprì con la sua felpa. – ti sembra il modo di andare in giro?
-  C’era silenzio, credevo non ci fosse nessuno. Scusami.
-  T-tu cosa ci fai in questa casa?
-  E’ naturale che io sia qui Ranma, sto per diventare il marito di Akane.
-  C-cosa? – boccheggiò per qualche minuto. Solo in quell’istante aveva realizzato che stava per perderla davvero. La guardò di scatto, come per accertarsi che lui stesse bleffando, ma la ragazza portò lo sguardo a terra. Era vero. Il cuore gli si fermò e il sangue gli si gelò nelle vene. Non poteva permettere una cosa del genere, era tornato solo per lei e la rivoleva nella sua vita. Akane, dal canto suo, sperò che Ranma non facesse nulla di avventato. Lo conosceva bene e sapeva che avrebbe reagito a questa notizia. Difatti, attaccò Shinnosuke con tutta la sua forza facendolo finire nel laghetto.
-  A noi due, idiota.
  
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