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Autore: IlQuokkaDaWonderland    15/06/2014    2 recensioni
“Non devi dirlo a nessuno! Soprattutto a papà o a Jace. Deve rimanere un segreto tra di noi.” La prega con lo sguardo. Lui non è forte. Lui ha paura. Questa storia gli sembra più inquietante della caduta delle torri di Alicante sotto un attacco demoniaco – cosa che per uno shadowhunter era quasi paragonabile all’Apocalisse.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alec Lightwood, Izzy Lightwood
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- About a beautiful nightmare -

How to be brother and sister




Brother and sister,
together as friends,

Ready to face
whatever life sends.

Joy and laughters or
tears and strife,

Holding hands
tightly as we dance
throught life.

By Suzie Huitt








A volte capita nella vita di svegliarsi all’improvviso a causa di un incubo: ci sembra di sobbalzare, siamo quasi certi di aver urlato, il fiato sembra marcarci e il respiro corre al galoppo e a braccetto con il cuore verso chissà quali mondi lontani.

Insomma, può capitare a tutti di fare un brutto sogno.

C’è chi sostiene che possa capitare più spesso a persone come lui che ogni giorno aveva a che fare con creature così spaventose, inquietanti e pericolose da ritrovarle anche nei momenti più sereni nella propria mente.

Di contro c’è anche ci sostiene che proprio le persone come lui – cacciatori di ombra, cazadores de sombras, shadowhunters – non debbano o non possano avere incubi di quel tipo poiché non c’è nulla di solito o normale che possa spaventarli.

Un bambino mondano poteva essere spaventato dai vampiri, dai licantropi, dai demoni fangosi o dai fantasmi. Loro no. Li vedevano tutti i giorni.
Ma lui, lui non aveva fatto un incubo, anche se i “sintomi” – non sapeva bene come chiamarli in questo caso – sono tutti presenti.

Sta seduto sul letto, avvolto nel lenzuolo, tremante e sudato a rimuginare su quello che ha visto.

Le mani e i corpi che si cercano, le bocche che si toccano, le lingue che s’incontrano, i brividi sulla schiena che ha anche il quel momento.

E il piacere…Quel piacere puro mai provato che lo scuoteva fino nel profondo e gli annebbiava la vista.

Si rannicchia con la testa sulle ginocchia – quel suo corpo di ragazzino sedicenne è già troppo adulto, pieno di cicatrici e segni grigi o neri di cui solo le persone come lui conoscono il significato – gli occhi azzurri spalancati come due fari nel buio e i capelli scurissimi che sembra null’altro che ombre sulla sua testa.

Forse, per qualcuno diverso da lui, per qualche ragazzino mondano, quel sogno non sarebbe stato così terribile. Ma per lui era grave, molto grave.
Non puoi fare un sogno simile e svegliarti eccitato ed euforico – il suo fisico lo dimostra chiaramente in quel momento – se sei un cacciatore di demoni.

Il Conclave può cacciarti, mandarti via. Non approva.

E lui, poi, è il maggiore dei fratelli! Avrebbe dovuto essere un esempio! Un buon esempio.

Non può aver sognato il proprio compagno e amico ed essersi svegliato con un’erezione – per l’Angelo quanto faceva male – per ciò che la sua mente ha concepito e gli ha mostrato.

Eppure è un sole così luminoso, un guerriero eccellente, forse uno dei migliori, quegli occhi così spavaldi e arroganti che – “No!” Urla nel silenzio e nel profondo nero della stanza chiusa.

Si alza di scatto, andando in bagno. Si guarda allo specchio, rosso in viso e con i capelli così in disordine da godere quasi di vita propria.

Apre l’acqua fredda, gelida e ci si fionda sotto, lanciando l’ennesimo urlo per il dolore che gli provoca.

Come faceva suo padre a lavarsi così?


La doccia dura poco. Quel tanto che serve per abbassare il livello di euforia.

Non fa in tempo a trovare un paio di mutande che qualcuno bussa alla porta, suono seguito immediatamente dalla soave voce della sorella minore.

“Stai bene?” Strilla, convinta che lui non ci senta evidentemente.

“Sì, un momento!” Apre la finestra della camera, per fare più luce con quel sole che entra imperioso e impaziente a scoprire il disordine della stanza. Trovate un paio di mutande, una maglietta che No, non puzza, è utilizzabile ancora e un paio di pantaloni va ad aprire, rischiando di inciampare con la grazia tipica degli shadowhunters su una palla pelosa con due occhi gialli e rabbiosi.

“Scusa Church!” Spalanca l’ingresso della stanza e sua sorella appare in tutto il suo splendore alle sei del mattino. A qualcun altro sarebbe sembrata quasi fastidiosa, così bella e perfetta.
“Buongiorno.” Biascica, mentre lei entra e si siede sul letto, padrona di ogni cosa.

“Devo chiederti una cosa importante.” Isabelle si fa seria, guardando poi per un attimo il luogo in cui è appena entrata. “Ti sei appena svegliato? Dovresti mettere in ordine.”

“Lo so, scusami.” Esita per un secondo. “Anch’io devo parlarti.”

“Prima tu.” Dicono assieme i due ma Izzy non si lascia pregare e, facendo spallucce, inizia a parlare.

“Ok, inizio io. Ti sembra che le mie tette siano più grandi?”.

Il ragazzo sbianca, cercando subito una via di fuga. “Co-cosa? Iz non puoi chiederlo a qualcun altro?” Borbotta, imbarazzato, fissandosi i piedi nudi.

“No, Jace mi riderebbe in faccia, Max è piccolo e mamma e papà non ci sono, lo sai.”

Lanciarsi dalla finestra? No, meglio di no, doveva passarle accanto. Uscire dalla porta? Church ci stava dormendo davanti e se lo avesse toccato di nuovo, lo avrebbe scorticato.
Alexander Gideon Lightwood le doveva una risposta. E soddisfacente. E in fretta magari, vista l’espressione della sorella.

“Isabelle io…” Gli sembra quasi che il fiato manchi di nuovo.

“Ti ho solo chiesto se il mio seno è più grosso! Va bene, lasciamo stare. Domanderò a mamma quando tornerà. Tanto tu non me lo diresti, vero?” Parla muovendosi sinuosa nella stanza e andando verso la porta, spostando Church con delicatezza.

Spera che si sia dimenticata di lui.

“Che cosa dovevi dirmi fratellone?”

Speranza vana.

“Non fa niente, è tutto ok. Scusami per…Beh.” Raccoglie delle cose da terra, buttandole sul letto sfatto e ritrovandosi il viso della sorella a pochi centimetri dal proprio.

“Dimmelo Alexander.” Isabelle è così risoluta. Così perfetta. Non come lui. Lei è come Jace. Forte, senza paura.

“Ho solo…Ho solo fatto un brutto sogno.” Arrossisce di nuovo, stringendo le gambe.

Spera che quel gesto non sia così chiaro, come il suo imbarazzo.

Speranza vana parte seconda.

Ha dimenticato una caratteristica di Isabelle. Lei è forte, senza paura e maledettamente matura per la sua età. Più di lui e poco ci voleva.

“Non mi sembra un brutto sogno.” Ammicca lei, facendolo arrossire ancora, e sorride. Un momento! Quella è malizia?

“Isabelle!” Alza la voce esasperato.

“Che problema c’è? Insomma sei un uomo quasi, è normale no? Sono sicura che anche Jace faccia questi brutti sogni”. Calca "brutti" con ironia, alzando le braccia al cielo.

“Isabelle non si tratta del sogno in sé, ma di chi c’era!”

Lei lo fissa con aria perplessa. Lui si sente braccato. Avrebbe preferito buttarsi tra i mille tentacoli di un demone superiore. Con le spine. Spine avvelenate.

“Io…” Coraggio, Alec, coraggio! “Non devi dirlo a nessuno! Soprattutto a papà o a Jace. Deve rimanere un segreto tra di noi.” La prega con lo sguardo. Lui non è forte. Lui ha paura. Questa storia gli sembra più inquietante della caduta delle torri di Alicante sotto un attacco demoniaco – cosa che per uno shadowhunter era quasi paragonabile all’Apocalisse.

Isabelle annuisce e promette sull’Angelo che non accadrà, non lo dirà a nessuno.

“Ho sognato che…Che facevo delle cose imbarazzanti.” La ferma prima che possa parlare. “Con Jace.”

“Con una ragazza e Jace? Beh, non è così ma-.”

“Solo con Jace, Isabelle.” Il suo silenzio non lo aiuta. Per nulla. “Penso…Credo di essere gay. E che Jace mi piaccia in…In quel senso.”

Isabelle rimane ferma per qualche secondo. Ha bisogno di assimilare la notizia.

“Come faccio ora Izzy? Se qualcuno lo scoprisse, sarebbe un problema! Non puoi innamorarti del tuo parabatai! Non puoi-.”

L’abbraccio fraterno lo interrompe e lo fa rimanere senza parole. Isabelle sorride, sistemandogli lievemente i capelli. Abbassa la testa e quando torna a guardarlo la sua espressione è fiera, seria e risoluta.

“Lo affronteremo insieme Alec. Non c’è nulla di male. E tu rimani sempre mio fratello.”













Note.

Ok, alla fine ho scritto questa oneshot che mi girava per la testa da giorni. Non è venuta esattamente come volevo, anche perché è da una vita che non scrivo di lui.
Di loro.

La poesia non mi appartiene, l'ho trovata su internet e non l'ho citata a scopo di lucro.

Non ci sono spoiler, ovviamente. O forse sì? Da "Città di Ossa" in cui Isabelle e Clary parlano di Alec. Tanto ormai è tutto spoiler!

Detto ciò, mi dileguo.

Se volete recensire, bene, vi ringrazio, vi mando bacini e cioccolatini.
Se non volete farlo...Beh ovviamente non vi costringo.

Il Quokka.
   
 
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