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Autore: saitou catcher    15/06/2014    2 recensioni
Tutti gli ospiti di Nigger Island hanno ucciso qualcuno, questo lo sappiamo. Ma quali saranno stati i pensieri delle loro vittime? Quali i sogni stroncati dalla loro morte, per la quale i loro assassini non sono stati puniti?
Un viaggio nelle menti delle vittime dei Dieci Piccoli Indiani.
Finché non ne rimarrà nessuno.
Genere: Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dura legge, ma è la legge”

 

Nell'aula del tribunale faceva freddo. Edward Seton si strinse le braccia attorno al corpo, cercando di placare i brividi che lo scuotevano. Eppure era strano tutto quel gelo in quella che era, almeno al di fuori delle grandi finestre del Palazzo di Giustizia, una calda e soleggiata giornata di giugno.

Seton lasciò vagare lo sguardo fori dalla finestra, tra i banchi di nuvole sfilacciate che si rincorrevano con grazia nel cielo azzurro. Per qualche istante si distrasse ad immaginare la gente che percorreva le strade della città con animo spensierato, godendosi il sole e la brezza, incurante del fatto che, al di là di quelle massiccie pareti di pietra, si stava decidendo il destino di un uomo. Il suo destino. Un altro brivido lo scosse.

Eppure, Matthews si era dimostrato così ottimista, solamente ieri. “Vedrai, Edward” gli aveva assicurato con quel suo caldo sorriso gioviale, “Vedrai, ti assolveranno, non c'è il minimo dubbio. Un altro paio di ore e sei fuori, vedrai!”.

Edward ci credeva... fino a un certo punto. Non che dubitasse della bravura di Matthews come avvocato, tutt'altro. Però il pensiero che lui potesse in qualche modo uscirne pulito dopo quello che aveva fatto gli sembrava... non sbagliato, quanto improbabile.

Guardò di nuovo fuori dalla finestra. C'era stato il sole, quel giorno in cui aveva ucciso la signora Preston. Edward lo ricordava bene. Una giornata limpida, più primaverile che estiva, appena rinfrescata da un venticello leggero. Si era fermato qualche istante, fuori dalla porta di casa sua, assaporando quell'aria pulita e godendosi la sensazione del sole che gli riscaldava le spalle. Aveva avuto un attimo di esitazione, uno solo, però.

Non avrebbe voluto derubare la signora Preston. Era sempre stata gentile con lui, ed Edward ricordava ancora il sapore della sua torta di mele, caldo, fragrante, ricordava il sapore appena acido della marmellata all'arancia che la signora gli serviva accompagnata da una tazza di the nero. Era sempre gentile la signora Preston, ed aveva sempre un sorriso per lui, e anche se era un sorriso storto e i suoi denti erano pochi e sporchi, a Seton aveva sempre trasmesso una sensazione di calore.

“Se ne trovano pochi di giovanotti come lei” gli diceva sempre, quando lui si recava a casa sua per le ripararle le tubature e, perché no?, all'occorrenza anche pulirle il giardino e magari, ma solo se le va, sa com'è, sono una donna così sola, fermarsi a bere una tazza di the.

Non che Seton facesse tutto questo per gentilezza. Aveva bisogno di soldi, ed era disposto a qualsiasi cosa, pur di guadagnare. Ma i soldi non bastavano, non bastavano mai. Ed era stato così che si era ritrovato sulla soglia di casa della signora Preston, quel caldo mattino di appena pochi mesi prima. Era stato facile. Possedeva una copia delle chiavi che lei stessa gli aveva dato, qualora si fosse trovata fuori, come quel giorno era accaduto. Era entrato, e si era messo a frugare freneticamente tra i cassetti, aveva buttato tutto all'aria, divorato da una fretta impellente che non gli concedeva pause.

“Cosa sta facendo?”

Si era voltato di scatto, tra le mani ancora un gomitolo di lana che aveva afferrato per frugare nei cassetti e se l'era trovata lì, davanti.

 

“Entra il Giudice! Tutti in piedi!”

Edward Seton si riscosse dalle sue fantasticherie con una smorfia infastidita. Si alzò lentamente in piedi, sentendo ogni singolo osso del suo corpo protestare dopo le lunghe ore di immobilità. Quantomeno, presto si sarebbe trovato al di fuori di quel fetido palazzo. Sarebbe finito tutto entro poche ore, Matthews gliel'aveva assicurato.

Il Giudice Wargrave fece lentamente il suo ingresso nell'aula del Tribunale, ricambiando con pochi, freddi movimenti del capo, i cenni di saluto che gli venivano rivolti dalla platea. Si accomodò sulla sua poltrona con la lentezza e la maestosità di un re e girò lentamente lo sguardo sulla folla, gli occhi piccoli e freddi profondamente incassati sotto le folte sopracciglia grigie.

Seton alzò appena il capo e il suo sguardo parve affondare nell'iride penetrante e limpida degli occhi grigi del giudice. Wargrave lo fissò, e sul suo volto non apparve neppure un lieve segno d'emozione, neppure il più piccolo indice di turbamento. Rimase immobile, fissando Edward Seton come se non lo vedesse, o non gli importasse nulla di lui.

Ma lo vedeva, Seton poteva percepirlo, poteva percepirlo come percepiva il caldo sole di giugno che irrompeva nel gelo invernale dell'aula, fredda com'erano freddi gli occhi del giudice Wargrave. Wargrave lo fissava, e Seton poteva avvertire il suo sguardo come una sensazione fisica, simile a una lama di coltello che lentamente penetrasse fin dentro i suoi organi, tra cuore, fegato e polmoni, scendendo sempre più a fondo in cerca dell'anima.

E tutt'ad un tratto, senza nessun pretesto logico o razionale, Seton seppe che il giudice Wargrave vedeva. Vedeva tutto. Perché il suo era lo sguardo della Giustizia, lo sguardo della Legge, a cui non sfuggiva nulla. Wargrave vedeva, e per la prima volta nella sua vita, Edward Seton si sentì veramente nudo.

Nel mondo intorno a loro, gli avvocati incominciarono a parlare, esposero i fatti, sfoderando tutta la dialettica a loro disposizione per fare impressione sulla giuria. Ma Seton non udiva nulla. Dal fondo dell'aula di tribunale, dall'alto del suo immenso seggio da cui dominava ogni cosa, Wargrave lo fissava, e non c'era nessun luogo in cui Edward Seton avrebbe potuto sfuggirgli.

Come trascinato dalla forza di quello sguardo, l'uomo ritornò con i ricordi a quella calda giornata di appena pochi mesi prima, quel giorno maledetto in cui si era voltato, e aveva trovato la Signora Preston, ferma nella camera da letto con i grandi occhi sgranati e le mani convulsamente strette sulle borse della spesa. Come un pesce catturato dalla rete, che boccheggia in cerca dell'aria, Edward Seton si dibatté tra i lacci di quei ricordi, cercando una qualunque giustificazione, ma lo sguardo di Wargrave lo inchiodava, imprigionato al suo delitto senza vie di scampo.

 

Rimase immobile, inchiodato al suo posto, con il gomitolo di lana stretto tra le mani e gli occhi fissi sulla piccola figura della vecchia intorno a lui. Per qualche istante, nessuno dei due si mosse.

Cosa sta facendo?” ripeté la signora Preston.

 

Avresti potuto dirle la verità, no? Cosa ci avresti perso? In fondo, ti voleva bene.

 

Si levi dai piedi, signora Preston” udì la sua voce come se parlasse da una grande distanza.

Ma cosa sta succedendo?” ribatté lei, con quella sua vocina sottile, così pigolante. “Cosa vuole?”

Mi stia bene a sentire” la sua voce era diventata un ringhio, adesso, Si avvicinò a lei, incombendo con tutta la sua statura su quella vecchia minuta e fragile. “Lei adesso mi dice dove si trovano i soldi. E me li da'. ADESSO. Senza discutere.”

 

Forse, se le avessi chiesto aiuto, non avrebbe esitato ad accoglierti. Invece, era meglio ricorrere alla violenza e alla sopraffazione, vero? Le armi preferite di voi criminali.

 

La superò a grandi passi, diretto verso la cucina. Udì il suono dei suoi sandali che lo rincorrevano freneticamente, ma non vi prestò alcuna attenzione. Irruppe nella cucina come una furia, aprendo freneticamente tutti i cassetti, rovesciando a terra tutto quello che gli capitava sotto mano, e nel fragore della sua ricerca era più difficile udire le grida della signora Preston.

Si fermi, signor Seton, si fermi!”

 

Ma tu non potevi, vero, Edward? Voi criminali avete il vostro destino scritto nel sangue. Ladro una volta, sarai ladro di nuovo.

 

Le mani di lei, sottili, rugose, con il dorso picchiettato di macchie si strinsero debolmente sul suo braccio. Edward si voltò di scatto e le sferrò un sonoro spintone, mandandola a sbattere contro la parete della cucina. Poté quasi udire distintamente il suono delle sue ossa che si spezzavano.

Buttata in un angolo come un sacco di stracci, troppo debole perfino per fuggire, Michelle Preston cominciò ad urlare. E la sua voce non era debole, era stridula, acuta, e lanciava accuse ben chiare.

Il panico strinse le sue viscere in una morsa gelida. La sua mano, muovendosi lungo il piano cottura, incontrò, quasi per caso, il manico di un lungo coltello affilato. Le sue dita lo afferrarono, lo strinsero. Edward Seton avanzò a grandi passi verso la vecchia schiacciata contro il muro. Levò il coltello, lo calò.

Fu semplice. Bastò un colpo, e le urla si acquietarono.

Nel silenzio che era improvvisamente calato nella cucina, Edward Seton abbassò lentamente il coltello. Nessuno gridava più. La signora Preston giaceva ai suoi piedi, un mucchietto di ossa in un mare di sangue.

Non aveva voluto ucciderla.

 

Certo, è sempre questa la vostra giustificazione.

 

I suoi occhi seguirono, quasi incantati, il lento allargarsi del sangue sul pavimento. Era rosso, di un rosso così vivo da fargli sembrare che gli bruciasse gli occhi, imprimendosi a fuoco nel suo cervello.

E fu allora che tutto la realtà dell'atto da lui appena compiuto esplose con violenza nel suo cervello. La consapevolezza di quanto era appena successo gli si presentò alla mente in tutto il suo orrore.

Era un assassino.

 

Un assassino e un ladro, e per te non c'è via di scampo. Gente come te rappresenta la feccia dell'umanità, il cancro che ci portiamo dietro dal giorno del peccato originale, e spetta a noi, rappresentatanti e difensori della Legge, estirparvi dalla terra perché non possiate mai più ripetere i vostri atti criminali. Dura legge, ma è la legge.

 

Il giorno dell'esecuzione si presentò sotto un cielo limpido e terso, simile a quello che aveva illuminato il giorno della morte di Michelle Preston. Edward Seton fu scortato nell'aula di tribunale da due poliziotti massicci, che lo trascinarono con malagrazia fino al centro della stanza, lì dove gli occhi di tutti potevano ammirare la forca.

Era stato dichiarato colpevole. Tutti, tutti, ne erano rimasti sorpresi, perfino il pubblico ministero, ma non Edward Seton. Sapeva quale sarebbe stato il suo destino sin da quel disgraziato istante in cui i suoi occhi avevano incrociato quelli del giudice Wargrave e in quello sguardo Seton aveva compreso quale sarebbe stato il suo destino.

Venne fatto salire sulla pedana, gli fu messo il cappio al collo. Sentì la canapa grattare rudemente contro la sua pelle. Molti parlarono, ma lui non udì neppure una parola.

Il giudice Wargrave sedeva tranquillamente al suo posto, lì dove Edward Seton lo aveva visto per la prima volta. Ascoltò il verdetto senza apparente interesse, gli occhi da tartaruga calmi e distanti, un lieve accenno di sorriso sulle labbra.

Poi, la sua testa si volse appena, e i suoi occhi incrociarono quelli di Seton. E, nell'ultimo momento di lucidità che ancora gli era concesso, Seton vide brillare in essi un lampo di trionfo, e un piccolo sorriso inarcare le labbra del giudice.

Il cappuccio venne calato sul suo volto, la botola fu abbassata, il cappio si strinse. Edward Seton morì, e nel buio che lentamente lo avvolgeva, l'unica immagine che rimase distinta fu quella degli occhi di ghiaccio del Giudice Wargrave.

Dura legge, ma è la legge.

 

Ehilà!

Salve a voi tutti folli del mondo di EFP! A cosa è dovuto questo parto mentale? Molto semplice: circa tre anni fa, ho letto “Dieci Piccoli Indiani”, che si è poi affermato come il mio libro preferito della Christie. Caso vuole che questa estate io debba mettere in scena col mio gruppo scout proprio il capolavoro di Agatha, in cui io interpreto Emily Brent. Quindi, ho deciso di mettere finalmente su carta un'idea che mi frullava in testa da un po' di tempo: esprimere i pensieri delle vittime dei Dieci Piccoli Indiani.

Spero che questo mio primo capitolo sia venuto bene, e spero di ricevere tante recensioni! L'aggiornamento non sarà regolare, dipende dall'ispirazione!

Un bacio a tutti,

Saitou

 

 

 

 

 

 

 

  
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