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Autore: Lady R Of Rage    15/06/2014    7 recensioni
Il matrimonio... una gioia senza pari.
Ma quante volte capita che lo sposo faccia firmare la propria ombra come testimone, la sposa assomigli alla nonna brutta di Dracula, e il celebrante voglia immolare una vittima umana per propiziare alla coppia "un lungo e felice futuro"?
Quante volte capita che gli invitati scatenino risse e duelli magici nel bel mezzo del buffet?
Risposta esatta: una volta sola.
[Wedding!AU | Pairing Facilier/Yzma, Jafar/Malefica, Ade/Eris, accenni Hexxus/Spring Sprite | Commedia ai limiti dell'assurdo]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Finchè morte non ci separi
 
 
-Piantala, Kronk! Mi fai male!-
Yzma sbottò seccata, mentre l’assistente ritraeva la mano con espressione desolata. Nella mano sinistra stringeva un portacipria di un improponibile colore rosa acceso, e nella destra un pennellino per il trucco.
-Ehm… scusami tanto, Yzma.- disse il ragazzone, evidentemente imbarazzato. –Al corso di trucco ho saltato la lezione sulla cipria.-
La vecchia agitò nell’aria una mano scheletrica e unghiuta, decisamente poco propensa ad ascoltare la storia del corso di make-up cui Kronk aveva preso parte prima di diventare suo assistente.
-Smettila di parlare, e finisci di applicarmi la cipria.- quasi strillò Yzma. –Nel caso te ne sia dimenticato, tra mezz’ora mi sposo. Perciò gradirei non fare tardi per colpa tua. Sono stata chiara?-
Nel pronunciare l’ultima frase, il tono dell’alchimista si era alzato di almeno cinque decibel. Perciò Kronk, cui cinque anni di lavoro assieme a Yzma avevano acuito (almeno in parte) il buonsenso, scelse saggiamente di non replicare. Si limitò  a riprendere in mano il pennellino, e a cospargere manciate di cipria fucsia sulle guance rugose della donna.
-Ancora non posso crederci.- esclamò estatico mentre lavorava. –Tu vai a sposarti… oggi… e io ti farò da testimone!- Si interruppe, e tirò su col naso. –Quanto mi piacciono i matrimoni!-
L’espressione tirata di Yzma si fece più morbida. –Già…- esalò, con in viso un’espressione imbambolata.
Kronk posò il portacipria, ormai vuoto, e con uno scopino cominciò a ripulire il piano della toeletta dalla polvere di cipria che vi si era copiosamente posata. –E poi, ci sarà il buffet, e io servirò i miei famosi sformatini di spinaci… sono certo che…-
-No, Kronk.- disse Yzma con tono secco. –Ho detto niente sformatini di spinaci. Sai bene che mi fanno schifo.- qui prese un secondo di pausa prima di ribadire, più forte -Schifo!-
Il ragazzone si bloccò, con aria ferita, lo scopino inerte in una mano. Yzma lo ignorò, e si alzò di scatto dalla sedia, facendola cadere a terra con un tonfo.
-Allora!- quasi pigolò, tornata improvvisamente all’espressione estatica di poco prima –Come sto?-
Kronk squadrò rapidamente il corpo mingherlino della donna. Yzma portava sul capo, per nascondere il fatto che le mancavano quasi tutti i capelli, un copricapo piumato ampio più del suo braccio, con una sfumatura che variava dal rosa ciclamino all’indaco, passando per lilla, magenta, e ogni altra sfumatura di viola esistente sulla terra. Le ciglia finte erano spesse come ramoscelli, e la cipria era spessa più di un dito. Alle orecchie pendevano due orecchini tondi grandi come piatti. L’abito viola acceso, dalla scollatura che le arrivava quasi all’ombelico, era talmente pieno di strass da essere rigido come una cotta di maglia. Le scarpe avevano tacchi a spillo talmente alti e sottili che Kronk sentì i suoi piedi dolere alla sola idea.
-Perfetta. – disse il ragazzone. –Sei perfetta.-
 
La sala, dapprima vuota, si stava lentamente riempiendo. All’ingresso del tempio, una coppia di omoni a torso nudo, dalla pelle dipinta per metà di rosso e per metà di blu, controllavano che nessuno entrando portasse con sé un’arma. La loro padrona, a quanto pareva, non voleva nessun contrattempo, specialmente nessuna delle risse per le quali i suoi invitati erano famosi, che potesse guastare il suo matrimonio.
Malefica porse di malavoglia il suo lungo bastone a una delle guardie, poi si incamminò a passi lenti lungo il tappeto rosso che percorreva la navata del tempio. Diablo, il fedele corvo nero, stava appollaiato come sempre sulla sua spalla. Tutti i presenti le cedevano il passo con rispetto: sapevano che la potenza della Signora di Ogni Male era seconda solo alla sua proverbiale crudeltà, e superava di gran lunga persino quella dei più potenti stregoni e incantatori.
Malefica raggiunse la prima fila e sorrise soddisfatta: a differenza di quello sfacciato di un re, gli sposi non solo avevano avuto la decenza di invitarla alla cerimonia, ma le avevano riservato uno dei posti d’onore, in prima fila. Ecco qualcuno che sapeva riconoscere i meriti.
-Malefica.- una strascicata voce maschile fece voltare il capo alla strega. Al posto d’onore di fianco al suo, Jafar le sorrideva con aria compiaciuta. Indossava la sua tunica migliore, di autentica seta persiana, un vero rubino adornava il suo copricapo, e nonostante avesse dovuto depositare il suo inseparabile bastone d’oro a forma di cobra nelle mani delle guardie, la sua vista incuteva ancora timore.
Certo, non a lei.
-Jafar.- rispose quella, in tono rilassato. Prese posto di fianco al visir e squadrò la sala, ancora semivuota. Enormi torce ardevano alle pareti, decine di grottesche maschere e immagini tribali circondavano la sala fissando gli invitati con il loro sguardo spento, e strane ombre cupe danzavano sui muri e tra i presenti.
-Pare che sarà una cerimonia alquanto imponente.- disse l’uomo, sistemandosi le pieghe della tunica.
Lui, ad Agrabah, aveva assistito a ogni sorta di spettacolo, parata e manifestazione, alcune delle quali erano a dir poco spettacolari. Ma le cerimonie migliori erano e restavano quelle organizzate dai suoi cosiddetti compagni.
-E lo sarà.- rispose placida Malefica. –Non è mancato nessuno di noi.-
-In realtà, non è così.- soggiunse Jafar. Malefica gli lanciò un’occhiata vagamente interrogativa.
-Frollo non verrà. Ha detto che disapprova queste cerimonie “pagane e peccaminose”.-
-Ah.- Malefica aveva un’espressione annoiata dipinta sul viso. Non le era mai piaciuto quel giudice: si credeva una specie di santo, quando in realtà i suoi desideri pruriginosi avevano trista fama anche presso la loro comunità.
Se dovevi servire il male, non dovevi provarne vergogna.
-Neanche Ratcliffe verrà.- Jafar proseguiva imperterrito il suo discorso. –Pare che non riesca a tollerare che sia un “selvaggio” a celebrare la cerimonia.-
Malefica alzò gli occhi al cielo. Nemmeno il governatore le era mai piaciuto.
-Quell’uomo ha i paraocchi.- soggiunse –Sarà anche un “selvaggio”, ma ha saputo costruirsi una fama assai superiore della sua.-
Jafar strinse stizzito un lembo della tunica. Mai avrebbe dovuto condurre il discorso sul celebrante della cerimonia (di cui, peraltro, nemmeno ricordava il nome esatto): aveva distolto l’attenzione di Malefica da sé stesso.
-Comunque, sarà lo stesso una grande cerimonia.- riprese Jafar. Poi puntò lo sguardo più fissamente negli occhi della strega. –Dovrebbero essercene di più, da queste parti.-
-I matrimoni, dici?- domandò Malefica. Perché, perché Jafar si metteva a parlare di celebrare nozze? Le uniche nozze cui si era mai dimostrato interessato erano quelle con la principessa Jasmine. Che, peraltro, non era nemmeno favorevole.
-Certamente.- rispose il visir. La sua mano scura e unghiuta si mosse impercettibilmente verso il sedile della strega. –Dovrebbero esserci più matrimoni, da queste parti.-
Gli occhi scuri della strega fissavano da svariati minuti la figura alta e cupa del visir. Jafar sogghignò interiormente, poi aprì la bocca di nuovo, come per dire qualcosa di importante.
Ma fu interrotto da uno stridulo gracchiare, che fece voltare di scatto lui e Malefica.
Iago, il pappagallo parlante di Jafar, aveva iniziato una violenta rissa aerea con Diablo, il corvo di Malefica. I versi striduli degli uccelli si propagavano per tutto il tempio, e piume rosse e nere piovevano verso il suolo come foglie morte.
E nel frattempo, l’importantissima proposta di Jafar era ormai sfumata: Diablo era riuscito a liberarsi dagli artigli del rivale, e si era nuovamente appollaiato sulla spalla di Malefica, che lo accarezzava soddisfatta.
-Iago!- imprecò Jafar, infastidito doppiamente –Piantala di fare chiasso.-
-Ma ha cominciato lui, Jaf…- provò a giustificarsi Iago gracchiando stizzito.
Ma la stretta poderosa della mano del visir attorno al suo collo lo fece desistere da ulteriori proteste.
 
Ormai, il tempio si stava rapidamente riempiendo. Pochi minuti dopo l’ingresso di Jafar, si presentò Capitan Uncino, nella sua miglior giacca di seta, attorniato da una chiassosa ciurma di pirati, che si affrettarono a prendere posto. Gaston, tutto impomatato e pettinato, appoggiò con malagrazia i piedi sullo schienale della sedia accanto, e cominciò a squadrare la sala in cerca di qualche signorina, forse una damigella, da abbordare. In un angolo della sala, Rasputin stava appoggiato alla parete con aria annoiata, stringendo il reliquiario nella mano scarna. Non gli erano mai piaciuti i matrimoni, ma si sarebbe dovuto presentare comunque, volente o nolente: i due sposi erano potenti, e tenerseli buoni sarebbe sempre potuto servire. Sul fondo della stanza, Clayton e McLeach presero posto su due sedie nell’ultima fila, e diedero inizio a un’accesa discussione sul modello dei loro fucili da caccia, sulla qualità e sulla quantità delle prede abbattute, non degnando di un solo sguardo la cerimonia. Il faraone Ramses II varcò la porta della stanza accompagnato dai suoi Gran Sacerdoti, Hotep e Huy, emozionati anche se un po’ infastiditi per non aver potuto celebrare loro stessi l’imminente cerimonia.
-Non ci posso credere, hanno invitato anche lei.- sussurrò un’infastidita Ursula alla sua vicina di posto, guardando l’odiata sorellina Morgana attraversare la navata ancheggiando.
-Si vede di tutto in giro, oggi.- fu il commento di quest’ultima. –Certo, non ha la classe e l’eleganza che tu e io possiamo vantare.-
-Ben detto, Grimilde, ben detto.- rispose infiammata Ursula. E Grimilde sogghignò, consapevole che nemmeno la strega del mare avrebbe mai superato la sua bellezza.
Ruber aveva avuto il suo bel daffare a convincere i guardiani all’ingresso a farlo passare, per quanto quei due bestioni ottusi insistevano che lui e i suoi scagnozzi, in quanto costituiti almeno in parte da armi, non potevano entrare nella sala. Alla fine l’aveva avuta vinta, e una volta preso posto aveva subito attratto l’attenzione di Shan Yu, che sembrava quasi ammaliato dalla spada che sostituiva la sua mano destra, e dalle mazze chiodate che fungevano da braccia per il suo guerriero prediletto. L’austera Lady Tremaine avanzò a passi lenti lungo la navata, accarezzando l’inseparabile gatto Lucifero. Gli occhi del micio squadravano vogliosi il pavimento (chissà che anche il professor Rattigan avesse deciso di venire?); alle spalle della nobildonna avanzavano impettite le sue brutte figlie, Anastasia e Genoveffa, agghindate come due elefanti da circo. Al fianco delle file di sedie presero posto Scar, il grande leone nero, assieme alla compagna Zira, e ai figli Nuka e Vitani, seguiti poco dopo dalla feroce tigre Shere Khan. Prima di sedersi, i felini si guardarono intorno circospetti, accertandosi che Crudelia DeMon fosse il più lontano possibile da loro. Non che la temessero, certo, ma conoscendo la sua proverbiale ossessione per le pellicce, era meglio starle alla larga. Ma per loro fortuna la donna, avvolta in un ampio cappotto di ghepardo, sembrava disinteressarsi di tigre e leoni, presa com’era dalla vista di una vecchia amica.
-Medusa, tesoro, anche tu qui?-
-Crudelia, cara, che coincidenza! Non ci vedevamo dai tempi della scuola di guida.-
Per ultima si presentò la Regina di Cuori, seguita da una schiera di carte che si ammassavano caoticamente in giro per la sala. Non sembrò darsi pena del ritardo, limitandosi a sedersi senza salutare su una delle poche sedie libere, che subito prese a scricchiolare per il peso.
 
Quando fu certo che tutti fossero presenti, e avessero preso posto, in un angolo della stanza si diffuse una fiammata rosso acceso, che lentamente mutò in un blu oltremare. All’angolo opposto, un fumo violaceo prese a esalare dal suolo.
Fiamma e fumo si sollevarono verso il soffitto, e presero lentamente forme solide, quasi umane. L’una si trasformò, lentamente, in una figura di uomo, dalla pelle bluastra e dai capelli come fiamme; l’altro prese la forma di una donna, snella e flessuosa, dai lunghi capelli neri e fluenti
Erano Ade e Eris, il Dio della Morte e la Dea del Caos. Per i loro immensi poteri, erano ospiti d’onore.
Ade lanciò alla dea un sorrisetto complice, che quella ricambiò con uno sguardo ammiccante; poi i due avanzarono ai lati della sala, prendendo posto l’uno alla destra, l’altra alla sinistra dell’altare.
Nello stesso momento, una colossale e cupa montagna in lontananza prese a tremare, come se qualcosa da dentro stesse cercando di uscirne. Si udì un rumore come di tuono, poi il picco roccioso prese a mutare, trasformandosi in una figura muscolosa, cupa, dalle ampie ali palmate e dal volto demoniaco e crudele, con lunghe corna bovine.
Chernabog, il Signore dell’Inferno.
Lui doveva presenziare a tutte  le loro cerimonie. Nozze incluse.
 
Mentre tutti i presenti fissavano attoniti la scena, la porta della sala si spalancò, e Yzma fece la sua comparsa sulla soglia, nel suo spettacolare abito viola.
Forte, l’organo a canne dotato di vita propria, prese a suonare la marcia nuziale senza che nessuno premesse alcun tasto; nel frattempo Yzma, scortata dal fido Kronk, attraversava la navata tutta impettita.
Di fianco all’altare, era arrivato non visto anche lo sposo.  Facilier indossava il suo miglior frac, e stringeva nella mano l’inseparabile bastone dal pomolo viola. La sua ombra diede una rapida sistemata alle code della giacca, mentre Yzma arrivava quasi correndo fino all’altare. Come si trovò davanti a Facilier, il suo viso scarno si contorse in un sorriso talmente ampio da deformarle la faccia.
-E’ il momento, è il momento!- pigolò eccitata.
-Sì, mia cara- rispose suadente lo stregone. –Stiamo per sposarci.-
Una terza voce ruppe il silenzio. –Molto bene, ora vi invito a prendere posto.- disse in tono imperioso. –Ci apprestiamo a iniziare.-
Dietro all’altare era comparso un terzo uomo. Aveva la pelle olivastra, i capelli neri legati in un codino, e la parte superiore del volto era coperta da una maschera d’osso inciso. Indossava un corpetto con disegni tribali, e una specie di perizoma con simili motivi. Stringeva nelle mani un libro di rituali nuziali.
Il celebrante sollevò entrambe le mani al cielo con gesto teatrale: -Io, Tzekel Kan, Gran Sacerdote di El Dorado, ho l’onore di dare inizio al matrimonio tra il dottor Facilier di New Orlean e Yzma dell’Impero del Sole. Sedetevi, per favore.-
 
La cerimonia non fu lunga. Il pubblico, poco abituato alle cerimonie sedentarie, quanto piuttosto all’azione e al pericolo, aveva preso a rumoreggiare dopo neanche quindici minuti; e alcuni dei presenti, tra cui Ruber e Jafar, provavano un crescente fastidio a doversi continuamente alzare e sedere. Oltre a questo, l’eccitazione della novella sposa, che saltellava euforica da un piede all’altro, le ombre danzanti dello sposo, che non volevano stare ferme un secondo,  e i continui movimenti teatrali con le braccia del celebrante, che sembrava aspettare con ansia qualcosa, non facevano che aumentare la tensione nell’aria.
Fu così che, dopo nemmeno mezz’ora di rituale, Tzekel Kan fu costretto suo malgrado, nonostante la sua fedeltà incondizionata alle prassi cerimoniali, a passare subito al “sì”.
-Vuoi tu, Dottor Facilier, prendere la qui presente Yzma come tua legittima sposa?-
-Con sommo piacere.- rispose lo stregone, circondando col braccio la spalla della vecchia.
-E tu, Yzma- prosegui Tzekel Kan rivolto a Yzma –vuoi pren…-
-Assolutamente.- lo interruppe Yzma.
Tzekel Kan apparve scandalizzato. –Per favore, non interrompere il rituale.-
-Ma quale rituale?-  Yzma lo guardò come se fosse un completo imbecille. –Abbiamo già parlato anche troppo! Dammi qua!-
E nonostante le proteste del sacerdote, Yzma si impossessò del libro e afferrata febbrilmente una penna scribacchiò il suo nome su una riga. Facilier, un attimo dopo, fece altrettanto.
Tzekel Kan alzò gli occhi al cielo. –Visto che… la sposa sembra non volersi attenere alle procedure rituali, ritengo che sia necessario proseguire da qui. Che firmino i testimoni.-
Facilier porse soddisfatto la penna alla sua ombra, che guizzò rapida sulle pagine e tracciò una firma. Poi, porse la penna a Kronk.
-Come si scrive Kronk?- domandò il ragazzone?
Yzma si battè con irritazione una mano sulla fronte.
 
Ripresosi il libro, Tzekel Kan sollevò entrambe le mani, e proclamò:
-E così, alla presenza del Sovrano dell’Inferno Chernabog, nel giorno suddetto…-
-Tzekel, ne hai ancora per molto?- Lo sguardo di Yzma lasciava presumere che avrebbe potuto strangolare il sacerdote con le sue stesse mani e in quel preciso istante. Dopotutto, aveva ucciso anche per molto meno!
Tzekel Kan alzò nuovamente gli occhi al cielo, ma un attimo dopo ricomparve il suo sorrisetto compiaciuto. Era ora, effettivamente, che la cerimonia finisse. E per Yzma e Facilier, per i quali nonostante tutto provava un immenso rispetto (come facevano a trasformare la gente in animali? Lui al massimo poteva trasformare dei topi in pere, e il sapore restava invariato), poteva benissimo lasciarsi alle spalle una formuletta o due. Tanto, il meglio sarebbe venuto dopo…
Così estrasse dalla cintura il coltello che portava sempre con sé, e sfiorate le teste di entrambi con il rovescio della lama proclamò: -Vi dichiaro… Marito e moglie!-
 
Il caos esplose. Yzma si lanciò letteralmente addosso allo stregone, e gli strinse i fianchi in un abbraccio da boa constrictor. Faciler sorrise soddisfatto, mentre il pubblico era letteralmente fuori controllo. Alcuni, certo, come Malefica e Re Cornelius, seppero limitarsi a un dignitoso e pacato applauso, ma non tutti ne furono capaci. Alcuni pirati si erano messi a sparare in aria con le pistole, mentre gli Unni agitavano sciabole e scimitarre verso il cielo, ululando come ubriachi. Certo, le guardie all’esterno avevano fatto un ottimo lavoro nel prelevare ogni arma dagli ospiti. Chernabog, dall’alto del suo cratere, sollevò le mani verso il cielo pieno di nuvole, scatenando un rumore tonante e continuo, accompagnato da ogni sorta di versi: gracchi, ululati, stridii, voci umane e animalesche. Erano i demoni dell’Inferno che celebravano l’unione dei due cattivi.
In un angolo del tempio, Kronk si asciugò una lacrima:-È così commovente…-
Persino Tzekel Kan, appollaiato sull’altare, applaudiva silenziosamente. Dopotutto, gli andava anche bene.
Ma c’era ancora una cosa da fare. La più importante.
-E ora…- qui il sorrisetto compiaciuto del sacerdote si trasformò in un ghigno sardonico e sanguinario –Per siglare in eterno la vostra unione, e propiziare alla vostra coppia un lungo e felice futuro… verrà immolata una vittima umana!-
Il caos si placò d’improvviso, lasciando il posto a un brusio sottile. Certo, tutti conoscevano l’ossessione di Tzekel Kan per i sacrifici umani, ma nessuno aveva mai avuto l’onore di assistere.  Jafar sghignazzò sotto i baffi, e persino Rasputin si fece improvvisamente interessato. Tutti gli scagnozzi, invece, si guardarono tra di loro terrorizzati: sapevano di essere le vittime più papabili.
Il sacerdote si calcò sul viso la maschera d’osso, e stringendo con forza l’impugnatura del coltello, squadrò la sala in cerca di una vittima appropriata e…
-Non provarci nemmeno, Tzekel Kan.- intervenne improvvisamente Yzma
L’altro si bloccò, totalmente colto di sorpresa. –C-come sarebbe?-
 
-No, Tzekel.- intervenne improvvisamente Yzma. –Ti ho già detto di no.-
Il sacerdote la fissò contrariato. –No cosa?-
-Niente sacrifici, Tzekel. Niente. Niente sacrifici!- il viso dell’alchimista si era fatto rosso e teso. Strappò il coltello sacrificale dalle mani dell’attonito sacerdote e lo piegò su sé stesso con estrema facilità.
“Amo questa donna.” Pensò Facilier. “È così indomabile…”
Tzekel Kan si lasciò cadere seduto sull’altare come se le gambe avessero perso ogni solidità. Yzma gli rilanciò il coltello piegato e inservibile, e lui lo strinse febbrilmente con mani tremanti.
-Ma non… ma non…- ripeteva come una litania.
-Molto bene.- riprese Yzma. –Se non ci sono altri, hmmm, contrattempi… direi che possiamo uscire.-
Facilier le prese con grazia il braccio, e assieme si incamminarono lungo la navata, sotto lo sguardo vigile dei loro illustri ospiti che avevano ripreso ad applaudire
-Davvero ti preoccupi tanto di quella gente, Yzma?- domandò a bassa voce lo stregone.
-Certo che no!- rispose scandalizzata Yzma -Ma non vorrai mica che il sangue mi macchi l’abito nuovo?-
 
In pochi minuti, il tempio fu vuoto.  Tutti quanti, maghi e pirati, guerrieri o semplici criminali, si riversarono come un fiume in piena fuori dal tempio.
Il colossale edificio di pietra era circondato da un ampio cortile, a sua volta cinto da un muro. All’esterno del portone del cortile, vi era una lunga scalinata, alla base della quale erano disposti in modo totalmente caotico ogni genere di mezzi di trasporto: cocchi, automobili di ogni genere, cavalli, e in uno specchio d’acqua nelle vicinanze era ormeggiato un enorme veliero, dalla bandiera nera con tanto di teschio e tibie incrociate.
-Avete già programmato per il viaggio di nozze?- domandò Gaston a Facilier.
-Non ancora.- rispose placidamente lo stregone, riempiendosi il piatto di biscotti dal dubbio aspetto. –Abbiamo un business da mandare avanti, io e Yzma. Pianificavamo di unire i nostri due esercizi commerciali.-
-Voodoo e alchimia… succulento, oserei dire.- si intromise Jafar. Si infilò in bocca dei datteri e afferrò il braccio di Facilier. –Se vi va di passare dalle mie parti, sappiate che sarete i benvenuti.-
Facilier alzò un sopracciglio:-Cosa c’è sotto, Jafar?-
-Oh, niente…- rispose falso il visir. –Assolutamente niente.-
-Non starai ancora pianificando la tua vendetta, spero. Perché sarebbe veramente sciocco, anche per i tuoi standard.- disse malignamente Gaston, addentando un croissant.  
Facilier scoppiò a ridere sdegnosamente. Jafar sibilò tra i denti, lasciando fuoriuscire una lingua biforcuta.
-Non mi provocare, inutile umano… altrimenti…-
-Andiamo, signori…- Facilier si era intromesso tra i due litiganti con un sorriso teso in modo inverosimile. –Vi prego, placate i vostri spiriti, non c’è assolutamente bisogno di altre discussioni.-
Qui, lo stregone accennò con il capo verso le altre estremità del cortile, dove urla, clangori di armi e raggi luminosi lasciavano presumere che, nemmeno stavolta, sarebbero riusciti a evitare le consuete risse.
Ruber si era lanciato come un toro verso Shan Yu, che si difendeva a spada tratta, entrambi totalmente dimentichi dei precedenti progetti di alleanza, Scar e Shere Khan avevano barricato Clayton e McLeach contro una parete, e Rothbart aveva appena mandato la Regina di Cuori gambe all’aria con uno sgambetto magico.
-Decisamente una bella festa, non trovate?- domandò soddisfatto quest’ultimo, dirigendosi verso i tre con in mano un piatto pieno.
-Vedo che non hai perso l’abitudine di infastidire le signore, Rothbart.- proclamò Facilier, mentre Jafar, senza nemmeno avvertire, aveva voltato la schiena e si era diretto da qualche altra parte.
-Andiamo, non essere fiscale. Quella non la chiamerei “signora”, tanto per cominciare.- disse Gaston, dando un cinque al mago. Facilier ritrasse le labbra all’indietro, e strinse la presa sul pomolo del bastone.
-Che razza di festa è, se non ci si può divertire un po’?- domandò intanto Rothbart. –Ora Mister Simpatia non c’è più… io ho voglia di essere molesto, fastidioso e… AAARGH!-
Rothbart aveva interrotto la frase con un urlo, perché improvvisamente un piatto pieno di zuppa d’aglio e cipolle si era magicamente sollevato in aria e gli si era rovesciato in testa.
-Anch’io ho voglia di divertirmi.- ridacchiò una vocetta stridula. Maga Magò si era appollaiata sul tavolo del buffet, e il brillio che emanava dalla punta delle dita rendeva decisamente più chiaro chi fosse l’artefice del magico scherzo.
Gaston prese a rotolarsi dalle risate, e persino Facilier si fece scappare un sorriso.
Mentre Rothbart inseguiva Maga Magò per tutto il cortile, lanciandole contro ogni sorta di maleficio, che puntualmente finiva per colpire qualche malcapitato di passaggio, lo stregone si versò soddisfatto un bicchiere di champagne. Erano strani, i suoi ospiti. Erano rissosi, violenti, imprevedibili e immaturi. Ma non li avrebbe cambiati nemmeno per tutto l’oro del mondo.
 
-Simpatica, la signorina.- diceva intanto una terza voce. Un individuo cupo e imponente, che indossava un lungo soprabito grigio, si era materializzato alle spalle di Facilier e Gaston, e aveva infilzato un crostino con un lungo artiglio luminescente che partiva dal suo indice.
Gaston si voltò di scatto e prese ad arretrare:-Io ci tengo al mio corpo.-
-Oh, su, smettila.- lo motteggiò Facilier. –Il mio amico è in pausa, adesso. Dico bene Thrax?-
-Senz’altro. – rispose il virus con tutta calma. –Ma ti avviso, resto solo per poco. Ho un record da battere, io. Non ho tempo per dedicarmi alle donne.-
-Non sottovalutarti.- fece Facilier. –Sappiamo entrambi che alle signorine fai effetto.-
-Pure troppo.- rispose Thrax. –Letteralmente, si surriscaldano al solo contatto.  Alla fine, ci cascano tutti. Lui, per esempio…- Thrax indicò quella che sembrava una colossale figura umana composta esclusivamente da fumo nero –Hexxus è innamorato di una che non può toccare. Se lo facesse, si distruggerebbero a vicenda. Jafar fa tanto il serio, ma anche lui ci è cascato come un frutto maturo. E anche Ade… tanto dice, ma ho visto come guardava la dea del caos.-
Sogghignò estatico.- È come la più letale tra le malattie.-
Thrax allungò la mano verso la bocca, e inorridì: il crostino che aveva infilzato, a contatto con l’artiglio velenoso, si era orrendamente squagliato in una pappa verdognola, inconsistente e maleodorante.
-Oh… dannazione!-
 
-E questo, da parte di chi arriva?-
In una delle stanze laterali del tempio svettava una torre di pacchi regalo alta minimo due metri. Alla vetta della montagna Yzma troneggiava come la statua di una dea, scartando uno dopo l’altro gli innumerevoli regali di nozze.
-Ahhh… ma guarda qui!- l’alchimista lacerò a unghiate un pacco, facendo piovere coriandoli di carta sui presenti. –E’ esattamente quello che mi serviva!-
-Ne sono lieta, cara.- rispose flemmatica Grimilde. –Se non ci si aiuta tra colleghe…-
-Kronk, tesoro, mettile da parte.- disse Yzma consegnando all’assistente i sedici barattoli di erbe di dubbia natura che costituivano il regalo della regina. Poi si rivolse nuovamente a Grimilde. –E grazie ancora, cara, oggigiorno non si trovano più.-
-Fai bene a tenertela buona, Yzma.- sghignazzò Ursula. –Sappiamo tutte che Grimilde compra sempre i prodotti di bellezza nel tuo laboratorio.-
-Taci, strega!- intimò la regina, puntando il dito contro l’interlocutrice. –Non sai con chi hai a che fare.-
-Signore, signore care, un po’ di contegno.- intervenne Malefica, avvicinandosi alla torre dei pacchi. Di lassù Yzma, tutta eccitata, aveva divelto un altro pacco, che si era rivelato contenere quello che sembrava uno scheletro.
-I soliti regali di Rasputin… Kronk, buttalo via.- disse sdegnosa la vecchia, lanciando l’orrido regalo a un Kronk più inorridito che mai. Poi tornò a guardare Malefica. –Voi, invece… sento che avete qualcosa di speciale.-
-Ed è così, amica cara.- rispose Malefica. Sollevò lo scettro nero e ammiccò a Diablo, come sempre appollaiato sulla sua spalla.
-Posso assicurare a te e al tuo sposo un felice futuro, solo tramite la mia magia.-
Yzma impallidì. Alcune delle donne presenti si fecero improvvisamente attente. L’esperienza suggeriva loro che non era il caso di accettare i regali di Malefica, che per quanto potente, restava sempre la Signora del Male.
-Beh…- Yzma riuscì ad articolare nuovamente le parole dopo almeno cinque secondi. –Apprezzo molto il regalo, davvero, ma… - -Ma cosa?- domandò interdetta Malefica.
-Ma quello che Yzma stava per dire è che non lo vuole, il tuo regalo.- si intromise Ursula, mettendo le mani sui fianchi.
-Non lo…- Malefica si bloccò per un attimo, portando la mano alla bocca. Yzma guardò la strega del mare con aria omicida, mentre la diretta interessata, tormentandosi un tentacolo con le dita, arretrava verso la parete.
-Forse lo preferisci tu un regalo, Ursula?- domandò Malefica avanzando nella sua direzione.
-Ma certo che no.- rispose dopo un attimo l’altra. -Mica sono io, che mi sposo.-
-Oh, già…- intervenne a questo punto la voce stridula di Morgana –A mia sorella piacciono davvero tanto i matrimoni, vero? Specialmente quelli con i principi, dove lei può fare la sposa.-
-Sta’ zitta, Morgana.- imprecò Ursula, voltandosi di scatto verso la sorellina. –Nessuno ti ha interpellata.-
-Andiamo, non ti scaldare.- disse beffarda Morgana. –Ti fa male alla salute.-
Qui, Ursula non ci vide più. Si lanciò come un treno in corsa verso la sorella, e le si gettò contro mulinando i tentacoli. Entrambe ruzzolarono verso l’ingresso della stanza e rotolarono fuori, tra le risate più o meno palesi del pubblico.
-Che ambiente volgare.- sbottò Lady Tremaine, alzandosi in piedi stizzita. –Genoveffa, Anastasia, ce ne andiamo.-
La nobildonna infilò rapida la porta, seguita dalle figlie, l’una tallonata dall’orrido Rasputin, che aveva sentito il nome “Anastasia” e non voleva perdersi quella che credeva essere l’occasione adatta alla vendetta, l’altra con la gonna impiastrata di inchiostro nero che le streghe marine avevano spruzzato in giro durante la lotta.
-Non ci mancherà affatto, quell’orrida vecchia.- soggiunse Grimilde sistemandosi la gonna. Nel frattempo, Yzma aveva aperto un altro pacco, dal quale era fuoriuscita una pelliccia di visone albino che lasciava presumere l’identità del mittente, e la rissa fu dimenticata.
 
 
-Ade, caro, vai già via?-
Eris si materializzò alle spalle del dio dei morti. I capelli fumosi, neri e fluenti erano mossi dal vento come spuma di nuvola. Ade si voltò. Un sorriso gli incurvò le labbra nel vedere la dea del caos alle sue spalle.
-Eris.. tesoro, come stai? Ti vedo bene.- disse fluttuando verso la compagna. –Hai un nuovo taglio di capelli?-
Eris ridacchiò. –No, niente del genere? Già te ne vai? Abbiamo appena cominciato?-
Ade si strinse nelle spalle. –Mi farebbe veramente piacere restare, sai, tra questa brava gente, e queste…- sfiorò con le dita le braccia di Eris –Gentili e affascinanti signorine, ma vedi… il mio caro fratellone Zeus ha avuto la gentilezza di affibbiarmi un compituccio a tempo pieno, in un bel posticino pieno di gente morta, quindi… temo proprio di non poter restare.-
-Ade…- la voce di Eris non era che un sussurro –Dovresti rilassarti, una volta tanto. Lascia stare quelle lorde anime, e vieni a Tartaro a farmi una visitina… ci divertiamo, noi due… da soli…-
I capelli fiammeggianti del dio dei morti ebbero un guizzo improvviso – Oh… cara, mi piacerebbe tanto. Magari al mio prossimo giorno libero…-
-Non c’è fretta.- disse Eris –Tanto… sai dove trovarmi.-
-Anche tu.- rispose l’altro sogghignando. Inutile cercare di nasconderlo: la dea del caos era decisamente provocante. E anche carina…
Ade materializzò dal nulla un cocchio nero come l’onice, trainato da un cupo grifone. Vi si avvicinò, e fece per salirvi sopra, quand’ecco che…
-Aspettate! Aspettate!-
I due dei si voltarono all’unisono. Una figura umana stava correndo a tutta velocità giù dalla scalinata del tempio come se avesse avuto un incendio alle calcagna. Mentre si avvicinava, ne distinsero la fisionomia: era Tzekel Kan. Appariva decisamente slavato senza la maschera d’osso, ed era anche parecchio bruttino, con quel naso così sproporzionato. Ma lui non sembrava curarsene, preso com’era a correre lungo la scalinata come se ne andasse della sua stessa vita.
Quando fu a poca distanza dai due dei, piombò improvvisamente sulle ginocchia. Per un attimo parve che avesse avuto un malore improvviso (non che Ade o Eris fossero disturbati dalla cosa); pochi attimi dopo, però, fu chiaro cosa stesse effettivamente facendo: si stava prostrando.
Mentre i due dei si guardavano l’uno con l’altra con aria interrogativa, il sacerdote parlò: -O miei signori, ditemi, vi prego: avete gradito i sacrifici da me compiuti per tutti questi anni?-
Ade rimase ancora per svariati secondi nella stessa identica posizione; Eris, invece, comprese, e iniziò a ridacchiare tra sé e sé.
-Che ne pensi, glielo diciamo?- sussurrò la dea al compagno. –Beh…- Ade parve pensieroso. Poi decise:-D’accordo, d’accordo. Ma se se la prende non guardare me.-
Ade fluttuò in direzione del sacerdote, che nel frattempo si era rialzato da terra e si sistemava il codino con la punta delle dita. Vedendo i capelli infuocati di Ade, la sua tunica nera che sembrava fatta di materia aerea, e la natura stessa di Eris, che sembrava essere ovunque allo stesso tempo, ogni suo dubbio era evaporato come neve al sole: quelli erano dei, lo erano per davvero. Ne aveva avuto ufficialmente abbastanza di esperienze disastrose, con falsi dei che, uno dopo l’altro, avevano portato via il suo orgoglio e il suo potere. No, quei due erano dei autentici, potenti e letali, e lui, come sacerdote, aveva il compito di servirli fino alla fine. Anche se questo implicava una vittima ogni tanto.
-Allora…-iniziò Ade. –Sì, mio signore.- rispose Tzekel Kan con un sorriso suadente in faccia.
-Allora, ascoltami bene, Tze… oh, cavolaccio, posso chiamarti Tze?- -Come preferite, mio signore.-
-Ascoltami bene, Tze… capisco che per te darà uno shock, e potresti anche restarci parecchio male, anzi, più che parecchio, ma vedi…- -Avete brutte notizie da comunicarmi, mio signore? Forse gradite qualche altro sacrificio?- domandò ansiosamente l’altro.
-NO.- rispose precipitosamente Ade. –Certo che no. Vedi, simpaticone, il punto è che… noi non ci nutriamo di sacrifici umani.-
E detto questo, si bloccò, guardando divertito l’espressione del suo interlocutore. Nei tre secondi che seguirono la rivelazione, mille espressioni diverse avevano attraversato il volto di Tzekel Kan. Il quale, ritrovato finalmente l’uso del linguaggio, si portò le dita alla fronte ed esalò un: -M-ma allora… per tutto questo tempo… io ho…-
-Sprecato una quantità non trascurabile di vite innocenti? Beh, se vuoi metterla così… sì.- rispose Ade, con aria indifferente. -Certo, hai rifornito l’Oltretomba di una bella dose di anime, ma per il resto… è stato tutto inutile. Vuoto. Uno spreco immane, diciamo.-
-Andiamo, non farla così brutta.- intervenne Eris, fluttuando leggera attorno al corpo di Tzekel Kan. –Dopotutto, è grazie a te che la tua città è precipitata per tutti questi anni in un periodo di glorioso caos.-
Il sacerdote la ignorò. –Perché non me l’avete detto prima?- domandò stringendosi nelle braccia.
-Beh, ci avevamo anche pensato.- rispose flemmatico Ade. –Ma sai com’è, avevamo parecchie incombenze divine da espletare, anime da tenere d’occhio, mortali da trasformare in cosiddetti “eroi”. Diciamo che non avevamo tempo.- fece una pausa. –E guarda caso, anche adesso devo proprio andare. Ho un gradevole compituccio da portare a termine giù negli Inferi, una piccola scalata al potere, mettiamola così. Quindi…- svanì in una nuvola di fumo grigio e un istante dopo era salito sul suo cocchio nero –temo di dover proprio andare. E’ stato un vero piacere conoscerti, simpaticone!-
Fece un rapido cenno di saluto a Eris, che ammiccò in risposta, poi agitò le redini, e decollò verso il cielo. Pochi attimi dopo era già svanito dietro alle nubi.
-Anche a me farebbe molto piacere restare, ma devo urgentemente fare ritorno a Tartaro.- disse nel frattempo Eris. - Sai, ho posti dove andare… cose da distruggere… roba da rubare. Immagino che tu capisca.-
Si sollevò spontaneamente verso il cielo, e un attimo dopo svanì, lasciandosi alle spalle un’esplosione che illuminò il cielo come una nova.
Nell’atrio vuoto del tempio, rimase solo Tzekel Kan. Che continuava a stringersi nelle braccia e a mormorare frasi slegate in lingua azteca. Cosicchè non si accorse che alle sue spalle erano comparsi Faciler e Yzma.
-Andiamo, Tzekel , cos’è questa faccia da funerale?- domandò Facilier afferrando la spalla del sacerdote e scuotendola vigorosamente. –C’è qualcosa che ti turba, amico? Qualcosa che posso risolvere per te, magari con un po’ di magia nera? Chiedimi qualunque cosa, e io te la posso dare. Posso realizzare i tuoi sogni più profondi… ma tieni a mente che c’è sempre un prezzo per tutto.- concluse sfiorando con le dita gli orecchini d’oro massiccio del suo interlocutore.
-Stammi lontano.- rispose l’altro acidamente. Svicolò la spalla dalla stretta dello stregone e fece per dirigersi verso l’uscita. Non vi riuscì: un secondo dopo la mano di Yzma aveva afferrato il suo braccio e aveva, letteralmente, girato il suo corpo di modo che Tzekel Kan dovesse per forza guardarli in faccia.
-Senti un po’… io non permetto di vedere gente con questa espressione da morto vivente al MIO matrimonio.- quasi strillò l’alchimista. –Perciò ora mi dici cosa è successo, oppure giuro che ti trasformo in uno scarafaggio e ti spiaccico con una pedata.-
E con una simile minaccia, seguita poi da molte altre non dissimili dalla prima, Tzekel Kan dovette confessare per forza ai due novelli sposi il suo dialogo con Eris e Ade.
-Io dico che stai esagerando.- disse Facilier al termine del racconto. –Cosa importa di quelle persone? Non avevano certo il potere che…- -Quelli? Ma non me ne importa nulla, di quelli.- lo interruppe il sacerdote.
-Quella gente è… viscida… come dei serpenti. Sono crudeli, come dei ragni velenosi. Alla fine hanno avuto quello che meritavano. Però…- e qui non si trattenne dal sospirare. –Sapere che per tutto questo tempo ho sprecato la mia vita non mi fa piacere, se permetti.-
Aveva un’aria così confusa e sconfortata che Facilier non resistette dal venirgli in soccorso a modo suo.
-Su con la vita, amico.- riprese afferrandogli di nuovo la spalla. –Posso insegnarti il voodoo, se ti va.-
-Davvero lo faresti?- domandò Tzekel Kan. In una frazione di secondo aveva perso la sua aria derelitta, ed era ricomparso il suo solito sorrisetto compiaciuto.
-Ma certo!- rispose Facilier. –Certo, è parecchio complicato, e richiede una certa predisposizione… e non dimentichiamoci di quello che succede se dimentichi di pagare il tuo debito… ma sono sicuro che saprai gestirla bene.-
-Io posso darti qualche ripetizione di alchimia, nel mio laboratorio, se preferisci.- intervenne Yzma. –Basta non fare confusione con le pozioni- pronunciò a denti stretti “confusione”, memore di esperienze passate. –E in un attimo tutti i tuoi nemici sono svaniti nel nulla. Puoi senz’altro avvertirne il nero potere.-
-Lo avverto, lo avverto.- rispose calmo Tzekel Kan. –Ne sarei felice, certamente. Per ricambiare, potrei insegnarvi a evocare i giaguari di pietra.-
La parola “giaguari” ebbe uno strano effetto sui due novelli sposi. Yzma spalancò la bocca, e sorrise in modo quasi inquietante; Facilier, invece, sogghignò sotto i baffi, ammiccando verso la sua ombra.
Entrambi stavano pensando alla stessa cosa: vendetta. Facile, rapida vendetta. Vendetta che, da coppia affiatata qual’erano, avrebbero compiuto insieme, per la prima volta.
-Per quelli servono veramente dei sacrifici umani.- stava dicendo intanto Tzekel Kan. –Ma non credo che per voi sarà un problema.-
E Yzma e Facilier, da coppia affiatata qual’erano, risposero all’unisono.
-Ma certo che no.-

Angolo della Cuin
Tanto love, ce l'ho fatta. Finalmente tutti i miei sforzi sono stati premiati, e posso pubblicare il mio caro crossover sulle nozze della Yzcilier!
Ahh, sono fiera di me stessa! Sono tornata in vita, amori miei. E non vi lascerò mai più. *lancia in aria coriandoli*
Era da un secolo buono che l'idea di scrivere una OS sui miei amatissimi Schizzati che coinvolano a giuste nozze e finalmente le stelle ci sono state propizie! Vi voglio bene *abbraccia i recensori*
Allora, anzitutto alcune precisazioni necessarie:

1. Le coppie. Allora, shippo beatamente Facilier/Yzma perchè sono l'amore, e perchè sono troppo carini. Poi shippo felicemente anche Jafar/Malefica (e ipotizzo anche che avendo visto la tutina di latex nero che Malefica indossa in "Maleficent" il nostro caro visir impazzirà e basta), e anche Ade/Eris, perchè si completano a vicenda, e anche Hexxus/Spring Sprite per la stessa ragione (se avete visto "Fantasia 2000 capirete di cosa parlo... in quanto a Hexxus, poi vi dico chi è).
2. La grafica. Come forse avrete notato, ho inserito solo cattivi in 2D. Questo non perchè quelli in 3D non mi piacciano (anzi, molti di loro sono anche più simpatici di quelli in 2D), ma perchè sennò non c'era spazio, e anche perchè... diciamolo, mi seccava l'idea di mischiare diverse tecniche di animazione. Scusami tanto Randall, ti adoro lo stesso (e se ci fate caso, la battuta "Ho un record da battere, io" era destinata originariamente a lui. Ve ne eravate già accorti, credo...)
3. Tzekel Kan che sposa i due Schizzati. Ecco, questo è il mio headcanon numero 1. Non ditemi che non vale, perchè è un sacerdote. Non cattolico, ma è SEMPRE un sacerdote. I sacerdoti celebrano i matrimoni. Anche quelli aztechi. Poi loro tre sono l'ammore, dai. L'am-mo-re.
4. Ma chi è quello? Okay, a me divertiva inserire gente mai vista nei crossover, OKAY? E se c'è qualcuno che non sapete chi sia, non avete che da chiedermelo. Intanto, io vi darò qualche doverosa spiegazione. Anzitutto, per coloro che non avessero visto la Strada Per Eldorado e si chiedessero chi cacchio è quel tipo che celebra le nozze dei due, bene... ecco da dove proviene Tzekel Kan (aka. Tzekomesikiama). Poi, Hexxus. Conoscete quel film della 20 Century Fox chiamato "Ferngully - le avventure di Zak e Chrysta"? Bene, ecco. Nero, fatto di fumo, inquinante, assolutamente incompatibile con lo Spirito della Primavera (ecco perchè non possono toccarsi secondo me... ehh, l'amore). Ecco, lui. Poi, Thrax. Il film si chiama Osmosis Jones, è ambientato dentro un corpo umano, dove Thrax è un letale virus che tenta di uccidere il proprietario del corpo con il suo letale artiglio velenoso. Figo, no? Poi se c'è qualcun altro che non sapete chi è, chiedete pure.
Per il resto, grazie per essere arrivato fin qui, e a presto.
MiticaBEP97







 
  
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