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Autore: Alex96_    15/06/2014    2 recensioni
Seguito di "Me and You Against the World" e "You're a Fuc*ing Idiot!"
Finale conclusivo della mia mini-raccolta di tre OS AU su come ho immaginato il percorso di Mickey e Ian nella season 4.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Fiona Gallagher, Ian Gallagher, Mandy Milkovich, Mickey Milkovich, Un po' tutti
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Family Is Everything'
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Storia seguito di "Me and You Against the World" e "You're a Fuc*ing Idiot!"

Mickey Milkovich stava camminando a passo spedito verso casa Gallagher – quando avrebbe iniziato a considerarla casa sua? Da quando lui e Mandy erano rimasti da soli dopo l’arresto di suo padre e i suoi fratelli erano passati quasi due mesi e dire che se la cavavano male era un eufemismo. Aveva perso il suo lavoro all’officina appena suo zio aveva scoperto che era per colpa sua se Terry era finito in galera e, anche se era riuscito a farsi ridare il suo lavoro al Kash ‘n Grab, riuscivano a malapena a pagare per le sigarette, la birra e i loro telefoni. Gli avevano staccato il gas già due volte e il loro frigo era costantemente vuoto. Avevano iniziato a cenare sempre più spesso dai Gallagher per questo e il più delle volte si fermavano entrambi fino a colazione. Le prime volte per lui era stato dannatamente strano essere seduto a un tavolo dove avvenivano delle conversazioni reali, dove alle persone interessava sapere com’era andata a scuola o al lavoro, dove volevano avere notizie sulla vita degli altri e provano un reale interesse. Del resto dopo poco si era ritrovato anche lui a far parte delle conversazioni e aveva iniziato a chiedere a Debbie del suo ragazzo Matt – al quale aveva promesso di spezzare le gambe con la sua mazza da baseball se avesse fatto piangere la piccoletta un’altra volta –, a quel sociopatico di Carl se aveva schiacciato le dita di qualcuno dentro l’armadietti a scuola. Ormai gli veniva naturale mettere Liam nel suo seggiolone quando erano tutti talmente intenti a preparare la cena da dimenticarlo nel box. La sua sorpresa più grande era stata però la strana relazione che aveva instaurato con la maggiore dei Gallagher – beh, la secondogenita a dire il vero visto che a quanto pare quel disgraziato di Frank aveva avuto un’altra figlia prima di Fiona, una tipa di nome Samantha a cui sembrava mancare più di una rotella.


Era rimasto a dormire con Ian nella vecchia stanza di Lip mentre Mandy era incosciente nel letto di Firecrotch dopo aver bevuto troppo alcol. Anche Gallagher era praticamente svenuto dopo il loro terzo round di sesso e lui gli si sarebbe schiacciato volentieri addosso – gli faceva ancora strano pensare che dormivano accoccolati l’uno all’altro, ma da quando erano tornati insieme non sembravano essere in grado togliersi le mani di dosso neanche quando erano incoscienti – ma aveva dannatamente sete. Non si era disturbato a vestirsi per scendere in cucina, si era infilato soltanto un paio di boxer che erano buttati sul pavimento e aveva sceso le scale il più silenziosamente possibile. Si era attaccato al collo della bottiglia e aveva svuotato più di mezza canna di birra quando, richiudendo la porta del frigo, si era ritrovato davanti Fiona Gallagher.
“Cristo! Stavi cercando di farmi venire un di infarto?”
Fiona gli aveva sorriso e, facendogli cenno di passarle la bottiglia, si era andata a sedere su uno sgabello. Lui, mezzo intontito di sonno e confuso da cosa potesse volere da lui la ragazza alle tre di notte, l’aveva seguita in silenzio mordendosi un labbro.
“Bel succhiotto.”
Si era portato istintivamente una mano a coprire il collo dove sapeva che Ian aveva succhiato la pelle più del dovuto. Gli aveva detto dozzine di volte che non voleva trovarsi marchi addosso ma a Firecrotch non sembrava importare e, del resto, perché avrebbe dovuto astenersi dal marchiarlo quando lui stesso lo ricopriva di impronte di denti e lunghe unghiate sulla schiena? Si era costretto a tornare al presente quando aveva notato che Fiona non aveva la più minima voglia di aprire la bocca, così le aveva praticamente abbaiato – un modo
affettuoso che usavano Mandy e Ian per descrivere il suo solito modo incazzato di parlare – contro.
“Dobbiamo stare qui a fissarci tutta la notte? Se hai qualcosa da dire dilla.”
Fiona gli aveva rivolto un sorriso stanco ma, del resto, lei sembrava sempre stanca e aveva parlato non prima di aver ingollato un lungo sorso di birra.
“So che non sei un tipo che parla dei propri sentimenti Mickey, ma vedo il modo in cui ti guarda mio fratello. È completamente innamorato di te.”
Era arrossito leggermente e si era grattato la nuca limitandosi a biascicare un “lo so” mentre Fiona riprendeva la parola.
“Ho visto anche come lo guardi tu. So che è amore.”
Non era riuscito a tenere a freno la sua lingua e si era messo sulla difensiva come faceva sempre quando qualcuno sembrava essere in grado di vedere oltre la sua maschera.
“Dove cazzo vuoi andare a parare con questo?”
La donna davanti a lui non era sembrata affatto turbata dal suo scatto improvviso e aveva posato una mano sopra la sua abbandonata sul ripiano della cucina, un sorriso caustico sulle labbra.
“Sta’ tranquillo Mickey. Volevo solo dirti che sono felice per voi due e che, se hai bisogno di qualcosa, puoi venire da me. Tu hai appena diciott’anni e devi essere responsabile per Mandy ma io mi occupo dei miei fratelli da quando ne ho quindici. Bado già a un’armata di ragazzi, due in più non fanno differenza. Conosci le mie regole: non fare niente di troppo illegale, non dare armi a Carl, niente sesso con minorenni nella stanza, contribuisci con quello che puoi per la quota settimanale se vivi qui.”
Non gli aveva detto altro ma non serviva. Aveva capito il significato dietro le parole di quella ragazza/donna che ammirava segretamente: gli stava porgendo la mano, di nuovo. Gli stava offrendo il suo aiuto e lui non era tanto stupido da rifiutarlo.
“Grazie.”




Da quella chiacchierata nel cuore della notte erano passati poco più di dieci giorni nei quali lui e Mandy si erano trasferiti nel seminterrato – Fiona aveva detto qualcosa come: tanto siete abituati all’odore della metamfetamina voi Milkovich, vero? Non ve la mischiano nel latte o qualcosa del genere? – di casa Gallagher perché non riuscivano più a permettersi di pagare la luce, il gas e la tassa di proprietà di cui nessuno gli aveva mai detto nulla.


“Si può sapere come cazzo hai potuto dimenticarti di dirmelo Mandy?”
Sua sorella l’aveva guardato con gli occhi spalancati e, se non l’avesse dovuta trascinare per i capelli in salone staccandola dal cazzo di Lip – tornato a casa per le vacanze di Pasqua –, avrebbe detto che era persino dispiaciuta e non incazzata quanto voleva far credere.
“Non lo so! Mi sono semplicemente dimenticata dalla tassa di proprietà della casa, non è un problema vero Mick?”
Lui aveva alzato le braccia al cielo, furioso come davvero poche volte nella sua vita.
“Non è un problema? NON E’ UN PROBLEMA? Certo che è un problema ritardata del cazzo! Sono appena stato a casa nostra e c’erano già i sigilli alle porte! Dobbiamo tornare lì oggi stesso, romperli, prendere la nostra merda e trovarci un altro posto dove stare perché da domani quella casa sarà riassegnata a qualche famiglia disagiata peggio della nostra.”
Aveva visto sua sorella oscillare pericolosamente quasi stesse per svenire e Lip afferrarla saldamente per le spalle da dietro, dandole equilibrio. L’avrebbe fatto lui stesso se non fosse stato troppo incazzato: ora avrebbero dovuto trovare una nuova casa e in fretta ma era piuttosto sicuro che nessuno avrebbe mai affittato niente a due Milkovich. Fottutamente sicuro. Per questo era rimasto sorpreso quando aveva sentito la voce di Fiona venire in suo soccorso.
“Potete stare qui. Non abbiamo stanze vuote al piano di sopra, ma c’è sempre il seminterrato.”
La sua attenzione era stata catalizzata da Ian che, alle spalle di Fiona con il marmocchio bilanciato su un fianco, lo stava guardando con una luce particolare che lui non riusciva ad interpretare. Si era morso un labbro prima di parlare, senza azzardarsi ad interrompere il contatto visivo.
“A te sta bene se veniamo a stare un po’ qui?”
Ian si era aperto in quel suo sorriso gigante da ebete che l’aveva sempre fatto capitolare e aveva annuito vigorosamente.
“Certo Mick, tu e Mandy potete stare qui quanto volete.”
Aveva accennato un sorriso nella sua direzione ripromettendosi di ringraziare dopo il suo Gallagher preferito per l’accoglienza, al momento però doveva tornare in quella casa che aveva imparato ad odiare.

***

Era così che, dopo neanche venti minuti, si era ritrovato con una tenaglia in mano seguito da sua sorella e dall’intero clan Gallagher. Si erano tutti divisi per le varie stanze della casa e avevano preso solo quello che i due Milkovich avevano ordinato loro con tono fermo: “prendete fumo, soldi se ne trovate, vestiti della nostra taglia e alcol”. Avevano anche detto loro di prendere tutto ciò di valore che avrebbero potuto rivendere e non ci avevano messo più di due ore a ripulire la casa da cima a fondo. Si stavano rilassando sul divano quando Mandy era emersa dalla stanza di loro padre – in cui lui si era categoricamente rifiutato di andare – con delle carte in mano.
“Ehi Mick guarda cos’abbiamo trovato io e Lip nella camera di Terry!”
Dallo sguardo divertito che gli aveva rivolto quell’idiota di un Gallagher non sembrava niente di buono ma aveva permesso lo stesso a sua sorella di stravaccarsi sul divano accanto a lui seguita presto dagli altri Gallagher. Mandy gli aveva passato le carte e, quando lui le aveva voltate, si era accorto di cos’erano: fotografie. Aveva trattenuto il respiro quando aveva visto la figura familiare nella foto e quasi non aveva sentito Debbie domandare chi era la donna, troppo era intento a fissarla.
“Era mia madre. Qui era molto giovane, credo che fosse prima di avere Joey e Iggy. Probabilmente è l’unica foto dove non ha lividi addosso o non sembra fatta.”
In effetti la donna bionda con gli occhi azzurri sembrava estremamente rilassata e felice mentre sorrideva alla fotocamera mostrando la dentatura perfetta. Non era di sicuro la donna che lui ricordava, la donna senza spina dorsale che permetta a Terry di picchiarla quando era ubriaco e di prendersela con tutti loro dopo. Non pensava quasi mai a sua madre, ma vederla lì sulla pellicola l’aveva davvero scosso. Aveva sfogliato rapidamente le altre tre foto: lui con i suoi fratelli e dei fucili in mano, una foto dei suoi genitori al loro matrimonio, una foto dei loro zii e cugini. L’ultima foto però, gli aveva portato subito un sorriso alle labbra. Aveva scambiato uno sguardo intenso con sua sorella e le aveva dato una spallata leggera, presto ricambiata.
“Chi sono?”
Mickey aveva guardato interrogativo Ian che, alle sue spalle, si era sporto per vedere i due bambini che ridevano mentre si dondolavano su delle altalene rovinate.
“Chi cazzo credi che siano Gallagher?”
Mandy, al suo fianco, aveva riso e così aveva fatto Debbie che non si era trattenuta dal sottolineare l’ovvio.
“Tu e Mandy siete entrambi biondi nella foto.”
Aveva annuito alla rossa ma quando aveva incontrato gli sguardi confusi dei fratelli Gallagher si era ritrovato a sbuffare prima di degnargli di una risposta.
“Avete mai visto due Milkovich con gli occhi azzurri e i capelli biondi che siano intimidatori? In più siamo quelli che le assomigliavamo di più e per questo eravamo quelli a prenderle da Terry quando era davvero ubriaco. Non potevamo mica fornirgli altre scuse per incazzarsi con noi, o no?”
Nessuno aveva replicato per molti secondi, probabilmente leggermente sorpresi dal sapere che né i suoi né quelli di sua sorella erano capelli naturali. Poi, dal nulla, Ian era scoppiato in una fragorosa risata che l’aveva portato a tenersi una mano sulla pancia per il dolore.
“È per questo che odori di ammoniaca ogni certo periodo del mese!”
Gli aveva tirato un cuscino in faccia ma non aveva potuto fare a meno di ridere anche lui, seguito immediatamente dagli altri.





Mickey era troppo immerso nei ricordi di quelle che erano state settimane davvero frenetiche per rendersi conto di essere già arrivato di fronte alla casa nella periferia di Chicago che gli era diventata dannatamente familiare. Era preoccupato, non poteva negarlo. Lui e Ian si sarebbero dovuti vedere più di mezz’ora fa ai campi da baseball ma il ragazzo non si era fatto vedere e quando aveva provato a chiamarlo non gli aveva risposto. Non era da lui e, per quanto gay potesse suonare – non che prenderlo tutte le sere nel culo non lo rendesse già abbastanza finocchio – sentiva dentro di sé che c’era qualcosa che non andava. Così quando era entrato dalla porta sul retro e aveva visto cosa stava accadendo dentro casa Gallagher non aveva potuto fare a meno di imprecare a voce alta.
Dalla cucina riusciva ad avere una panoramica perfetta sul salotto dove c’era Ian – il suo Ian – con la faccia ricoperta di sangue immobile a terra e Fiona che faceva scudo con il suo corpo a Debbie e urlava contro il vecchio ubriacone che avevano come padre. Quando le sorelle Gallagher l’avevano notato aveva potuto scorgere il sollievo farsi largo sui loro volti. Non aveva detto loro niente, aveva seguito soltanto i suoi piedi che l’avevano portato al capezzale di Ian, dove gli aveva scosso una spalla.
“Gallagher? Gallagher sei vivo?”
Il ragazzo per qualche secondo era rimasto immobile facendo aumentare esponenzialmente i battiti del suo cuore, ma poi aveva iniziato a tossire sangue e lui si era ritrovato a esalare un respiro che non si era reso conto di aver trattenuto. Con la consapevolezza che Ian era ancora vivo si era alzato di nuovo in piedi ed era andato verso Frank che, invece, sembrava estremamente divertito dalla sua reazione.
“Sei andato a controllare il tuo fidanzatino, Mick?”
Il tono beffardo di quella sottospecie di essere umano l’aveva fatto incazzare ancora di più e non era riuscito a trattenersi. Erano mesi che non picchiava qualcuno e quel giorno si sarebbe rifatto per il tempo perso. Aveva sentito l’adrenalina iniziare a pompare più velocemente il sangue nelle sue vene e si era scrocchiato il collo un paio di volte prima di sferrare con tutta la sua forza un pugno che aveva mandato Frank k.o. L’uomo era caduto a terra a peso morto e lui ci si era accanito contro, riempiendolo di calci e cazzotti.
“Questo è per aver picchiato tuo figlio razza di pezzo di merda!”
Un altro pugno. Altro sangue a sgorgare dalla faccia di Frank, altro dolore sulle sue nocche dove la scritta FUCK sembrava luminescente.
“Questo è per aver alzato una mano addosso alle tue figlie. A Debbie che è l’unica sulla faccia della Terra alla quale importa ancora qualcosa di te. A Fiona che cresce la tua famiglia da quando era una ragazzina e che ha sacrificato tutto per far vivere al meglio i suoi fratelli. Fottutissimo ingrato!”
Aveva continuato a calciare le costole di Frank e aveva riso quando aveva avvertito il familiare ‘crack’. Rimpiangeva che la mazza di Carl fosse al piano superiore o avrebbe rotto tutte e due le rotule delle ginocchia di quell’essere infimo. Era pronto ad andare avanti all’infinito quando una mano leggera si era posata sul suo braccio già teso. Si era voltato e aveva visto la faccia di Fiona Gallagher – tumefatta dall’occhio nero che andava già formarsi – tremendamente preoccupata. Che volesse ancora proteggere il ‘padre’ dopo quello che le aveva fatto?
“Basta Mickey, fermati. Se lo ammazzi dovrai andare in prigione. Pensa a Mandy, a Ian e a tutti noi.”
I suoi occhi si erano allargati dalla sorpresa: Fiona stava proteggendo lui. Non voleva che lui finisse nei guai. L’aveva fissata per un minuto intero e aveva avuto una conversazione silenziosa con lei dalla quale era uscito sconfitto: per quanto avrebbe ammazzato volentieri Frank, non poteva farlo. Doveva salvaguardare se stesso. Così aveva annuito e quando la ragazza gli aveva lasciato il braccio si era piegato sul semi incosciente Frank Gallagher e l’aveva tirato su in piedi in un’unica mossa.
“Vattene adesso o ti prometto che ti ammazzerò con le mie stesse mani Frank.”
L’ubriacone aveva annuito un paio di volte e tentennando e inciampando era passato oltre le sue figlie – senza mostrare alcun segno di pentimento per quello che aveva fatto loro – ed era uscito dalla porta principale sbattendosela alle spalle.
Aveva sentito Fiona trarre un sospiro di sollievo e si era voltato a esaminare anche la più piccola delle sorelle Gallagher che guardava con le lacrime agli occhi suo fratello mentre si massaggiava la guancia ferita.
“Stai bene rossa?”
Debbie aveva annuito e l’aveva inchiodato sul posto con i suoi grandi occhi nocciola.
“Sì. Lo stava picchiando così forte che quando io e Fiona siamo scese Ian era già a terra. Ho provato a fermarlo ma mi ha dato un forte schiaffo, poi Fì ha cercato di difendermi e lui le ha dato un pugno. Grazie per averci salvate Mickey.”
Lui aveva annuito una sola volta e si era avvicinato a Ian quando la porta sul retro si era spalancata lasciando entrare sua sorella e Lip mano per la mano.
“Guardate chi è tornato?”
Aveva alzato gli occhi al cielo; Lip non gli sarebbe mai andato a genio e tra tutte le sue peggiori qualità a quanto sembrava aveva anche un tempismo di merda.
“Già, aspettavamo tutti il tuo ritorno mentre Frank si divertiva a scegliere quale dei suoi figli picchiare di più. Bentornato a casa però!”
Il suo tono trasudava veleno e sarcasmo e aveva visto Lip, Mandy e Carl – che fosse appena tornato dalla casa di quel ragazzino cresciuto dai lupi? – precipitarsi nel salone per guardare meglio Ian. Fiona vedendo tutti immobili aveva preso le redini della situazione com’era abituata a fare da sempre: a Carl era stato ordinato di andare a chiamare quella ninfomane di Vì, a lui e Lip il compito di trasportare Ian sul divano cercando di farlo muovere il meno possibile, a Debbie e Mandy di prendere tutto il ghiaccio che avevano in casa e di tirare fuori bende, disinfettanti e pomate dai kit di pronto intervento in bagno e cucina.




Era così che si era ritrovato dieci minuti dopo seduto sul tavolino da caffè con la faccia al livello di quella di Firecrotch mentre la vicina tettona che non riusciva a farsi andare a genio lo medicava e gli puliva il sangue dal viso.
“Ha due costole incrinate ma il naso non sembra rotto. È una buona notizia. Sopravvivrà: è un Gallagher.”
Lui aveva tirato un sospiro di sollievo ma quando aveva visto il volto tumefatto di Ian con gli occhi semi chiusi, il labbro spaccato e la testa con un grande bernoccolo viola, si era morso un labbro a sangue.
“Sicura? Non si è ancora ripreso.”
Veronica gli aveva dedicato solo un’occhiata compassionevole e poi aveva preso un batuffolo imbevuto di ammoniaca e gliel’aveva strofinato sotto al naso. Mickey era rimasto in attesa finché aveva visto Gallagher stringere le narici e iniziare ad aprire, per quanto possibile, gli occhi.
“Che diavolo…?”
Debbie e Fiona l’avevano aiutato a sedersi sul divano e gli avevano raccontato di come quando erano scese avevano trovato Frank ubriaco che gliele suonava di santa ragione. Quando erano arrivate alla parte dove lui era entrato in casa e aveva per poco ammazzato il capostipite della loro famiglia, gli occhi di Firecrotch erano scattati nei suoi facendolo imbarazzare per l’intensità con la quale lo stava studiando.
“L’hai davvero quasi ucciso?”
Aveva annuito e si era passato il pollice sul labbro inferiore prima di parlare.
“Come ti senti Ian?”
Il ragazzo aveva alzato un sopracciglio e nonostante l’occhio nero e la faccia tumefatta era chiara la sorpresa e il divertimento nei suoi lineamenti.
“Devo stare proprio di merda se tu mi chiami Ian.”
Tutti erano scoppiati a ridere e lui non aveva potuto impedire alle sue guance di colorarsi di rosso. Era mai possibile che quei Gallagher dovevano sempre fare di tutto per metterlo in imbarazzo?
Senza degnare nessuno di un’occhiata se l’era svignata in cucina dove aveva preso una birra per lui e Ian – anche se dubitava fortemente che il ragazzo l’avrebbe voluta. Stava per richiudere la porta del frigo quando si era accorto di un pacco di piselli surgelati e l’aveva afferrato senza pensarci due volte. Quando era tornato nel salone ormai strapieno di gente l’aveva gettato sulle gambe di Fiona che, troppo preoccupata per i suoi fratelli minori, non si era neanche resa conto di come il suo occhio stesse già diventando gonfio e violaceo.
In testa gli risuonavano le parole che dicevano sempre Firecrotch e Debbie: ‘Fiona si prende cura di tutti ma nessuno si prende mai cura di Fiona’. La diretta interessata gli aveva sorriso in cenno di ringraziamento e dopo che lui aveva passato la birra a Ian si era alzata in piedi, probabilmente attirata dalle urla di Liam al piano di sopra. Si aspettava che si muovesse dalla sua traiettoria, invece la mora era rimasta a fissarlo dall’alto in basso.
“Che diavolo hai da guardare?”
L’aveva vista sorridere e piegarsi per dargli un bacio sulla guancia e una pacca sulla spalla.
“Grazie Mickey, te ne devo una!”
Senza altre parole era andata al piano di sopra lasciandolo decisamente destabilizzato: da quando lui permetteva alle persone di invadere il suo spazio personale? E soprattutto da quando non le puniva per averlo fatto e ne sorrideva? Le sue domande non avevano ricevuto risposte perché si era ritrovato con le braccia di Debbie avvolte intorno alla vita e la sua testa rossa – così simile a quella di Ian che, nel frattempo, lo guardava divertito – poggiata sul petto.
“Grazie Mick per non aver ucciso Frank. Sarebbe stato davvero uno schifo vederti andare in prigione.”
La ragazzina gli si era staccata di dosso quando lui le aveva dato due pacche impacciate sulla schiena, ancora più confuso di prima. Che diavolo prendeva a tutti i Gallagher con i loro ringraziamenti? Poteva giurare di aver visto perfino quel sociopatico di Carl sorridergli in maniera gentile!
Pensava che almeno per la giornata la parata in onore di Mickey Milkovich fosse terminata invece sua sorella gli aveva dato un pugno giocoso sulla spalla e si era avvicinata per baciargli una guancia.
“Sei stato davvero grande Mick. Rimani una testa di cazzo ma sono orgogliosa di te.”
Aveva spintonato sua sorella lontano e aveva alzato gli occhi al cielo: ora ci si metteva anche lei ad essere smielata e a ringraziarlo? Che diavolo si aspettavano che avrebbe fatto un tipo come lui entrando in casa e trovando quel bastardo di Frank? Era logico che l’avrebbe picchiato a sangue! Aveva intercettato con la coda dell’occhio lo sguardo serio di Mandy e si era dato dell’idiota per non aver capito prima il significato nascosto nella sua frase: lei era felice perché lui, picchiando Frank, si era riscattato per tutte le volte che era rimasto impassibile a guardare mentre Terry picchiava lei. Non essere mai stato abbastanza coraggioso da affrontare suo padre era qualcosa che non si sarebbe mai perdonato.
Si era lasciato distogliere dai suoi pensieri quando la mano di Lip si era poggiata sulla sua spalla. Il biondo gli stava dedicando un sorriso che per una volta non era di scherno o derisione ma assomigliava più a rispetto.
“Grazie per quello che hai fatto. Sarebbe dovuto essere compito mio, ma sono contento che c’era qualcuno a fare le mie veci.”
Lui aveva riso brevemente e aveva alzato gli occhi al cielo quando aveva visto in quelli da triglia del genietto dipingersi la confusione.
“Cristo Gallagher se pensi che l’abbia fatto per te sei più idiota di quanto pensassi. Ho solo fatto quello che chiunque altro avrebbe fatto al mio posto, tutto qui. Ora potete finirla tutti con questa cazzo di parata?”
Le sue parole probabilmente dovevano essere suonate piuttosto divertenti, perché improvvisamente tutti erano scoppiati a ridere facendolo infervorare ancora di più.
“Che cazzo vi ridere eh?!”




“Puoi smetterla ora con la facciata da duro Firecrotch, non ti si addice.”
Aveva da poco aiutato Ian a sedersi comodo nel suo letto dopo che tutti quanti si erano decisi a lasciarli andare a dormire in pace. Ormai il rosso aveva già bevuto più di tre birre e aveva preso gli antidolorifici che V gli aveva lasciato, eppure continuava a mantenere quell’espressione impassibile e stoica sul volto che gli faceva venir voglia di dargli un altro pugno da aggiungere alla collezione.
“Non so di che parli Mick.”
Si era seduto al suo fianco con solo i boxer indosso e aveva sbuffato sonoramente.
“Andiamo Ian ho avuto anch’io la mia dose di costole incrinate o rotte. So che fa male anche solo respirare, figurarci parlare, ridere e scherzare. Puoi buttare giù la maschera adesso, non c’è nessun altro qui.”
Le sue parole sembravano averlo fatto crollare, perché da un momento all’altro il suo volto si era aperto in una smorfia di dolore e l’aveva visto abbandonarsi contro i cuscini reprimendo a stento un gemito. Lui era rimasto a guardarlo prendere respiri brevi e leggeri nel tentativo di provare meno dolore. Dio, avrebbe preferito mille volte essere lui al posto di Ian: lui era abituato al dolore fisico, lo sopportava bene. Firecrotch no e non avrebbe mai dovuto aumentare la sua tolleranza.
“Vuoi una birra?”
Ian aveva scosso la testa e con gli occhi chiusi e la bocca contratta dal dolore gli aveva afferrato una mano e lui si era sorpreso a non ritrarla. Era vero che da quando si era trasferito a casa sua era migliorato con il contatto fisico, ma non era ancora abituato a cose come tenersi per mano o guardarsi negli occhi mentre scopavano. Non era nella sua natura.
“No ma grazie Mick. Per tutto.”
Aveva annuito e per far capire al ragazzo che era tutto okay gli aveva dato una strizzata sulla mano. Si era sdraiato al suo fianco attento a non toccarlo ed era rimasto a guardare mentre gli antidolorifici di Ian facevano pieno effetto e lo guidavano verso il sonno.
Si stava abbandonando anche lui nelle braccia confortevoli di quel cazzone di Morfeo quando aveva sentito Firecrotch biascicare qualcosa nel sonno che assomigliava spaventosamente a un “ti amo Mickey”.
Quelle parole gli avevano fatto nascere un sorriso genuino sulle labbra e avevano aumentato i battiti del suo cuore. Aveva già sentito Gallagher dire che teneva a lui e gli bastava guardarlo negli occhi per sapere cosa provava, ma mai Ian si era spinto a confessare il suo amore per lui. Mickey sapeva che il rosso non era neanche lontanamente lucido, ma pensare che mentre dormiva dedicava comunque a lui i suoi pensieri lo rendeva davvero felice – per quanto gay potesse essere pensare una cosa del genere, ovviamente. Si era addormentato poco dopo ancora sorridente con un braccio avvolto delicatamente intorno alla vita del suo Ian e un unico pensiero nella sua mente.
Ti amo anch’io.





Angolino Autrice:

Oggi mi sono impegnata e prima di decidere di far finire nel dimenticatoio anche questa OS ho deciso di rileggerla e postarla per farmi perdonare per l'enorme ritardo con cui sto postando. Spero di essere rimasta abbastanza IC con i caratteri dei personaggi, ho amato scrivere di Mickey e Fiona e so che Ian non è molto presente, ma a dire il vero seppur ami il suo personaggio noto come rimane sempre sullo sfondo di fronte a Fiona o Lip e non riesco a immedesimarmi abbastanza in lui da scriverne di più. Mi auguro che chiunque legga questa storia e le due precedenti abbia voglia di farmi sapere cosa gliene pare, grazie in anticipo.
Alex

Link utili: Pagina Autrice FB - Profilo FB - Profilo EFP - ASK
   
 
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