“Mettiamo fine a questo finto amore.
D’altronde è sempre stato solamente un obbligo impostoci. Sono sicuro che i nostri genitori capiranno una volta spiegato loro la situazione.”
 
Raku sentiva il viso bruciargli ma, non d’imbarazzo, quello che provava in quel momento era dolore.
Chitoge, dopo essere rimasta in silenzio ad ascoltare ogni dolorosissima parola che veniva pronunciata dalle sue labbra, gli aveva tirato uno schiaffo.
La sua mano, fino a quel momento chiusa in un pugno tremante dalla fin troppa rabbia trattenuta, si era aperta per posarsi con violenza sulla guancia sinistra del ragazzo.
Con gli occhi quasi sul punto di riempirsi di lacrime si voltò e, senza dire una parola, nemmeno un insulto, se ne andò lontano da lui e dagli sguardi esterrefatti dei suoi compagni di classe.
Raku, silenzioso, restò a fissare un punto indefinito del pavimento. Il tempo sembrava essersi fermato nell’esatto istante in cui la ragazza l’aveva colpito.
“I-Ichijo-Kun…?”
La voce della sua tanto amata Onodera arrivò alle sue orecchie quasi come un sussurro, lontano ed indefinito, non gli fece provare quella piacevole sensazione che sentiva ogni volta che la ragazza lo chiamava.
Il suo cuore era invaso da un profondo senso di dolore e di tristezza.
“Scusa Onodera…mi prendo una pausa…”
Si voltò e, portando le mani nelle tasche della tuta, si allontanò ignorando la voce tinta di una leggera preoccupazione di Shu, la voce furente di Tachibana, irritata come non mai per quello che Kirisaki aveva osato fare al suo amato Raku-Sama e di Tsugumi, preoccupata più che altro che il ragazzo avesse detto qualcosa di terribile alla sua Ojou-Sama.
La testa, piena di domande senza risposta, gli pulsava fortemente.
“A dire la verità…mi sono abituato alle sue botte…tuttavia…”
“Uno schiaffo fa molto più male…”
Sussurrò portando le dita a toccare la guancia offesa.
Il dolore che provava ogni volta che riceveva un pugno o un calcio da Chitoge sembrava nulla in confronto a quello procuratogli dallo schiaffo.
Forse avrebbe fatto meno male se non fosse stato anticipato dalle parole furiose della giovane Kirisaki.
Davvero non riusciva a capirci niente.
Arrivato fuori dall’edificio scolastico si sedette per terra appoggiando la schiena contro la fredda superficie del muro.
“Non voglio avere alcun legame con te.”
“Non voglio rivolgerti la parola e non voglio stare insieme a te.”
“Noi due siamo dei perfetti estranei!”
Si portò una mano al petto sentendo una dolorosa fitta colpirlo.
Ogni frase piena d’odio che gli tornava alla mente pareva una pugnalata dritta al cuore.
Scosse la testa e batté un pugno contro la parete.
“Non m’importa un cavolo di quello che dice quella stupida gorilla!”
 Eppure non riusciva a non sentirsi male nel ricordare l’espressione sofferente e la voce arrabbiata, come mai prima d’ora, di Chitoge.
Avevano già litigato in molte altre occasioni in precedenza ma sentiva che quella volta non sarebbe stato così facile risolvere il tutto.
Chiuse gli occhi e si lasciò colpire da alcune gocce di pioggia che, lentamente, avevano iniziato a scendere dal cielo, nero come il suo umore.
“Anche tu stai dai schifo, eh cielo?”
Per quanto odiasse ammetterlo le azioni della ragazza, da un po’ di tempo, avevano iniziato ad incidere molto sul suo umore.
Se sorrideva stranamente si sentiva motivato a fare lo stesso.
Se piangeva si sentiva spinto a preoccuparsi e a fare di tutto pur di consolarla.
Se aveva bisogno di aiuto, anche per la più piccola cosa, si sentiva in obbligo ad aiutarla.
Ancora non se ne era reso conto ma, ormai, quella bionda tanto manesca e scorbutica era diventata importante, quasi necessaria, nella sua vita.
Davvero, non riusciva ad immaginare come sarebbe stato passare un giorno senza sentire intorno la sua presenza.
Scosse di nuovo la testa per eliminare quegli insoliti e fin troppi strani pensieri. Quelle cose non avrebbe dovuto pensarle immaginando due profondi occhi azzurri.
“Che cavolo penso? A me piace Onodera.”
Eppure era stata la giovane Kirisaki a spezzargli il cuore in mille pezzi e non Onodera.
Raku voleva solo continuare a mentire a sé stesso. Non voleva ammettere per nulla al mondo che in un angolo del suo cuore stava nascendo qualcosa di nuovo e mai provato prima; un piccolo calore che continuava a crescere ogni volta che osservava il viso di Chitoge.
Sospirando si alzò e si pulì la tuta sporca di fango.
“Ora come ora devo solo concentrarmi sulla recita…”
Si promise di parlarle il prima possibile e di chiederle almeno una spiegazione per il suo comportamento strano ed improvviso. Non era certo di riuscirci, in fondo aveva quasi un po’ di timore ad avvicinarsi a lei dopo aver visto quanto lo odiava.
Di una cosa però era certo. Il cuore gli sarebbe rimasto spezzato fino a quando non avrebbe visto il sorriso ritornarle sul viso.
 

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Angolo dell'autrice:
L'ho scritta, riscritta e riscritta ancora ma niente, ancora non riesco ad essere convinta di quello che ho scritto. E' la mia prima fic su Nisekoi e sono tremendamente insicura >_< Ho voluto parlare di quello che succede dopo lo schiaffo di Chitoge perchè è una delle mie scene preferite e un po' mi scocciava non avere un punto di vista psicologico di Raku. Ho inserito l'avvertimento 'Spoiler!' per avvertire chi segue le uscite del manga. Spero che vi piaccia ^_^
Alla prossima,
Darkdan.