Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: Pikky    16/06/2014    4 recensioni
SPOILER di tutta la seconda stagione e lievi spoiler della TERZA
Capitan Uncino è già stato a Neverland, da ragazzino. Era un Ragazzo Sperduto che a differenza degli altri è riuscito a fuggire, anche grazie all'aiuto di una sirena, Ariel. Qualche anno dopo la ritrova nella Foresta Incantata e avrà modo di ricambiare il favore.
Tempo dopo, infine, quando torna a Neverland per trovare il modo di vendicare la morte di Milah, la ritrova per caso. Cosa succederà? Cosa li vedrà accomunati? Come potrà essergli utile nei suoi piani di vendetta contro il Coccodrillo?
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Ariel, Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo Dodici

 

L'alba sorprese Killian e Ariel stretti l'una all'altro, da poco addormentati. Avevano trascorso l'intera notte a fare l'amore senza esserne mai sazi, a baciarsi di continuo come se da quei baci dipendesse la loro stessa sopravvivenza, a scoprirsi, con la paura che tutto potesse finire da un momento all'altro.

Entrambi erano consapevoli che era solo questione di tempo, del resto. Sapevano bene che quello era solo un idillio momentaneo, destinato a concludersi ben presto.

Certo, qualcosa tra loro era cambiato, ma quel qualcosa non bastava a definire il rapporto che li legava, non era sufficiente a placare l'animo di Ariel dalla paura di soffrire di nuovo né quello di Killian dalla sete di vendetta. Il pirata sarebbe tornato nella Foresta Incantata non appena avessero trovato un modo per farlo, e la sirena voleva fare tesoro di ogni attimo trascorso insieme a lui.

Fu Ariel la prima ad aprire gli occhi, nel momento in cui i raggi del sole che penetravano nella cabina attraverso l'oblò la raggiunsero con il loro tepore. Il suo capo era adagiato sul petto del pirata, che ancora dormiva. Sorrise fra sé e sé e si strinse ancora di più a lui, per poi chiudere di nuovo gli occhi.

Avrebbe tanto desiderato svegliarsi così ogni mattina, per il resto della propria vita: tra le braccia dell'uomo che amava, pervasa da quel piacevole languore dovuto alla notte di passione appena trascorsa. Sapeva bene però che prima o poi Killian avrebbe levato l'ancora da Neverland e lei non avrebbe avuto la certezza di rivederlo. Non poteva sapere se la sete di vendetta di Killian sarebbe stata soddisfatta o se sarebbe morto nell'impresa, e questo la tormentava. La tediava anche solo sapere che se fosse sopravvissuto Killian non sarebbe stato più lo stesso, una volta raggiunto il proprio obiettivo. Sarebbe stato un uomo cambiato. Sarebbe stato in grado di amarla? Sarebbe stata, lei, in grado di amarlo sapendo ciò che aveva fatto per raggiungere la vendetta e la pace tanto agognate?

Le sfuggì un sospiro e riaprì gli occhi, senza capire perché lo sconforto l'avesse assalita di nuovo.

La sera prima era stata così felice di sapere che Killian la voleva al proprio fianco, pur non essendosi esposto più di tanto, ed ora che si era svegliata accanto a lui si lasciava di nuovo pervadere da quei cupi pensieri relativi alla sua sete di vendetta?

Tutto quel rancore che Uncino provava nei confronti del Signore Oscuro si stava riversando anche in lei, la stava contagiando in un modo diverso da come aveva fatto con il pirata, ma ugualmente la stava accecando e non le permetteva di godersi appieno quello che stava vivendo. Quei brevi momenti di gioia erano funestati dalla presenza invisibile eppure così pregnante della vendetta.

Ariel si mordicchiò un labbro e distrattamente iniziò a disegnare con le dita dei cerchi immaginari sul petto di Killian, il quale all'inizio mugugnò nel sonno, poi ridacchiò e infine le afferrò il polso con la mano sana.

– Mi fai il solletico – dichiarò, prima di portarsi le dita della sirena alle labbra e baciarle una per una. Non lo disse ad alta voce, ma era contento di essersi svegliato e aver trovato Ariel accanto a sé. Una parte di lui temeva infatti che lei se ne fosse andata proprio come aveva fatto la mattina precedente, ma nel constatare che quella paura era infondata si sentì sollevato, anche se non preferiva tenere quel pensiero per sé. Si era già esposto molto la sera prima, e non poteva permettere ad Ariel di avvicinarsi a lui come aveva fatto con Baelfire.

Nel momento stesso in cui quelle parole presero forma nella sua mente, tuttavia, si rese conto che erano sbagliate. Era ormai troppo tardi per tenere Ariel a distanza, siccome la sera prima le aveva detto di volerla al proprio fianco.

E non lo aveva fatto a sproposito.

Sentiva di non poter fare a meno della sua presenza, che lo rendeva così vivo. Anche quella notte, come la precedente, aveva provato sensazioni che credeva perdute da tempo, aveva stretto Ariel tra le proprie braccia come se fosse l’unica cosa sensata da fare, e in quei momenti aveva pensato solo a lei e a nient’altro. La sete di vendetta alla quale si aggrappava per dare un senso alle proprie giornate era diventata una pallida ombra lontana e per un attimo era stata sostituta da una sete di altro tipo, da un sete che avrebbe potuto essere definita di vita, di amore, di serenità. Si era unito ad Ariel e per un istante aveva creduto che quella sarebbe stata la soluzione a tutti i propri mali, ma così non poteva essere.

L’unico modo per lasciarsi tutto alle spalle e ricominciare da capo era uccidere Tremotino, e lo sapeva bene. In quel modo il Coccodrillo non avrebbe più tormentato i suoi incubi e sarebbe stato solo un terribile ricordo del passato.

Con un sospiro carico di preoccupazione intrecciò le proprie dita a quelle della sirena, ignaro che nella mente di lei albergassero pensieri altrettanto angoscianti. Non poteva sapere che i propri demoni erano diventati anche i suoi, che il loro legame si fosse tramutato in qualcosa di così profondo da portarli a condividerli, seppure in modo diverso l’una dall’altro.

– Non volevo svegliarti – si scusò Ariel, puntellandosi su un gomito per poter guardare Killian negli occhi.

– Oh, non preoccuparti – la liquidò Killian stringendosi nelle spalle. – È stato un risveglio piacevole – ammiccò dunque, facendole l’occhiolino. Certo, nella sua mente e nel suo cuore gravavano cupe angosce, ma la gioia che aveva provato nell’aprire gli occhi e ritrovarsi la sirena tra le braccia era stata autentica.

Ariel sorrise, le gote leggermente imporporate. Killian sapeva essere dolce, qualche volta, come quando la notte precedente l’aveva cullata tra le proprie braccia dopo quel terribile incubo che aveva messo a nudo tutte le sue paure. Quando il pirata le mostrava quel volto gentile, quell’aspetto che nell’uomo con cui aveva trascorso del tempo nella Foresta Incantata era stato predominante, la sirena capiva perché si fosse innamorata di lui senza nemmeno rendersene conto, in modo quasi naturale. Capiva anche, tuttavia, che quel suo lato veniva a galla sempre più raramente rispetto al passato e se ne rammaricava, ma sperava di riuscire a farlo emergere con più frequenza, nel lasso di tempo che avrebbe avuto a disposizione.

Gli diede un fugace bacio sulle labbra e fece per alzarsi dal letto, ma Killian glielo impedì. Con un rapido movimento strinse più forte le dita di Ariel tra le sue e fece leva su di esse per attirarla di nuovo verso il letto e su di sé, dopodiché invertì le posizioni e la sovrastò con il proprio corpo così da immobilizzarla.

– Dove credi di andare? – le sussurrò all’orecchio, prima di iniziare a mordicchiarne il lobo. Non voleva separarsi da lei, non ancora. Il giorno prima non aveva potuto godere della sua compagnia e dunque ora che ne aveva la possibilità voleva restare ancora un po’ con lei.

– A palazzo – rispose Ariel per poi cercare le labbra di Killian e unirle alle proprie in un lungo bacio.

– Ne sei sicura? – domandò il pirata con voce roca, non appena si separarono per riprendere fiato.

Ariel annuì, leggermente ansimante. – È da lì che voglio iniziare ad aiutarti – dichiarò con voce velata di malinconia. Distolse lo sguardo nel tentativo di nascondere il dolore che quasi sicuramente doveva averlo offuscato, poiché il solo pensiero che di lì a poco avrebbe dovuto dire addio a Killian, forse per sempre, la intristiva.

Il pirata tuttavia dovette notarlo, poiché le posò un delicato bacio prima sulla fronte e poi sulle labbra. – Puoi anche farne a meno, per oggi – decretò quindi con dolcezza, per quanto gli costasse fatica.

Era a Neverland ormai da mesi ed era venuto lì per guadagnare tempo nella lotta contro una creatura immortale. Ora che sapeva come sconfiggerla, doveva solo trovare un modo per tornare nella Foresta Incantata; un giorno in più non avrebbe certo fatto la differenza. Si disse che lo faceva per il bene di Ariel, ma in realtà lo faceva anche per se stesso, per quanto gli costasse ammetterlo.

– Dici davvero? – chiese conferma la sirena, titubante. Riportò il proprio sguardo sul viso di Killian fino a incontrare i suoi occhi azzurri messi in risalto dal contrasto con l’eye-liner nero e vide che era sincero, così le venne spontaneo sorridere.

Forse c’era ancora qualche speranza. Forse la vendetta non aveva ancora corroso completamente il suo animo, non fino in fondo almeno. Doveva solo trovare il modo di fare breccia in quel poco di incontaminato che ancora restava.

Killian annuì e Ariel gli gettò le braccia al collo per attirarlo ancora più vicino a sé; intuite le sue intenzioni, lui colmò la seppur breve distanza che li separava e premette le proprie labbra sulla bocca di lei.

– E perché potrei farne a meno, oggi? – domandò poco dopo Ariel, allacciando le proprie gambe alla parte bassa della schiena di Killian.

– Te lo dico dopo – la tenne sulle spine quest’ultimo, con tono malizioso.

La sirena ridacchiò, per poi abbandonarsi completamente tra le braccia del pirata.

 

 

Qualche ora dopo, quando il sole ormai era alto in cielo, Killian si destò. Qualcuno aveva bussato alla porta della sua cabina, e in maniera piuttosto insistente.

Il capitano diede un rapido sguardo ad Ariel e vide che dormiva ancora, un’espressione beata dipinta sul volto. Stando dunque bene attento a non svegliarla, si alzò dal letto e recuperò dal pavimento i pantaloni che la sera prima si era tolto senza troppe remore. Se li infilò ed andò alla porta della cabina, chiusa a chiave, per poi aprirla quel tanto che bastava per vedere chi avesse bussato.

– Spugna – constatò, schioccando la lingua.

– Capitano – lo salutò il marinaio, con un sorriso imbarazzato. – Avete visto che bella giornata? Mi chiedevo…

– Perché hai bussato? – lo interruppe Killian, che voleva arrivare dritto al punto.

Perché… Uhm, perché volevo assicurarmi che voi steste bene. Nessun membro dell’equipaggio vi ha più visto da ieri sera e… Ormai è pomeriggio, e…

– Sì, sì, Spugna, sto bene – lo liquidò il capitano, con un gesto dell’uncino. – C’è dell’altro?

– Ehm, sì – borbottò Spugna. – Come ho detto ormai è pomeriggio, e sono venuto a svegliarvi. La ciurma è di nuovo sobria e attende ordini, capitano.

– Oh, certo – annuì Killian. Sotto un certo punto di vista, Spugna aveva fatto bene a recarsi nella sua cabina. Gli aveva risparmiato un viaggio sopracoperta. – Di’ a Hercules di prepararmi una scialuppa. Tra un’ora mi servirà per fare un giro di perlustrazione. Sarò di ritorno entro domattina. Fino ad allora… Beh, fino ad allora rimanete ormeggiati a Pandora e date una bella sistemata alla nave – decretò dunque, dato che la Jolly Roger era stata un po’ trascurata, in quelle ultime settimane che aveva dedicato al salvataggio di Bae.

– Riferirò, allora – affermò Spugna, e prima che potesse aggiungere altro Killian gli rivolse un sorriso sbrigativo e chiuse la porta della cabina.

Tornò verso il letto e vi si sedette sopra, accanto a dove era sdraiata Ariel. La sirena continuava a dormire, beata, e a Killian venne spontaneo sorridere nel vederla così tranquilla. Ricordava bene quando, diversi anni prima nella Foresta Incantata, gli aveva confessato di non desiderare altro che un po’ di pace.

Si chiese se in quegli anni che avevano trascorso separati lei avesse trovato quella tranquillità che tanto agognava e fu naturale domandarsi se lui con il suo arrivo non avesse distrutto quell’equilibrio che la sirena aveva tanto faticosamente trovato, se la sua presenza non fosse troppo destabilizzante, se non dannosa.

Sospirò, a quei pensieri.

Finché non avesse ottenuto la propria vendetta, non avrebbe potuto offrire ad Ariel la vita che desiderava. Provava per lei dei sentimenti forti, ma non abbastanza potenti da offuscare il desiderio di rivalsa nei confronti del Coccodrillo. Doveva ucciderlo, lo doveva a se stesso e lo doveva a Milah, al suo primo amore che gli era stato portato via in modo così brutale.

Chinò il proprio viso su quello di Ariel e le depositò un lieve bacio sulle labbra, poi le posò la mano sana su una spalla e la scosse con dolcezza, nel tentativo di svegliarla. Quasi subito la sirena aprì gli occhi con uno sbadiglio e si stiracchiò, ancora intorpidita.

– Ben svegliata – la salutò Killian, divertito.

Ariel sorrise e si mise a sedere, coprendosi con il lenzuolo stropicciato come meglio poté. – Devi tornare sopracoperta? – gli domandò, la testa inclinata di lato.

– Ad essere onesto preferirei tornare sottocoperta – rispose Killian, leccandosi le labbra allusivo. Ariel arrossì e distolse lo sguardo, con una risatina imbarazzata. – Però non farò né l’una né l’altra cosa – proseguì il pirata, per poi alzarsi dal letto e recuperare dal pavimento la propria camicia. – Vestiti, ti porto in un posto – le ordinò infine, prima di porgerle i suoi vestiti.

– Dove? – tentò di indagare Ariel, sorpresa, mentre si rivestiva.

– È un segreto – eluse la domanda Killian, facendole l’occhiolino, per poi andare alla porta della cabina. – Ti aspetto sul ponte – disse dunque, sull’uscio.

Ariel sospirò. Quel pirata non smetteva mai di meravigliarla.

 

 

Quando Ariel poco dopo emerse da sottocoperta e salì sul ponte, trovò Killian vicino a una scialuppa, intento a parlare con Hercules. Fece per raggiungerlo, ma Leonard le si parò davanti, bloccandole la strada.

– Tu! – la apostrofò, in un tono misto tra l’incredulo e il rimprovero. – Cosa ci fai qui? Da dove arrivi? Non dovresti essere in fondo al mar?

Ariel arrossì e gli rivolse un sorriso imbarazzato, per poi distogliere lo sguardo senza proferire verbo. Sarebbe stato inutile confermare ciò che di sicuro doveva apparire ovvio.

– Oh – disse semplicemente Leonard. – E così tu e il capitano… – tentò di chiedere poi, lasciando la frase in sospeso.

– Già – borbottò Ariel, tormentandosi una ciocca di capelli. – Più o meno – aggiunse poi in tono cupo, per ricordare a se stessa che del resto quel che c’era tra lei e Killian non aveva ancora una definizione ben precisa. Non per entrambi, per lo meno.

– Più o meno?! – ripeté Leonard, incredulo. – Ariel, sei appena uscita dalla sua cabina dopo essere sparita con lui da ieri sera. Ora, sarò ancora l’ultimo arrivato della ciurma, ma ho trascorso su questa nave tanto tempo quanto basta per comprendere certe dinamiche e credo che la tua definizione sia un po’ riduttiva! – asserì poi il ragazzo, convinto, e probabilmente avrebbe aggiunto dell’altro se il capitano non gli avesse urlato di smetterla di smetterla di importunare Ariel per andare ad aiutare Spugna con le vele.

– Agli ordini, capitano! – obbedì dunque, rivolto a Uncino, dopodiché si volse di nuovo verso Ariel. – Il dovere mi chiama, ma sappi che questa conversazione non finisce qui! – decretò, prima di darle le spalle e raggiungere Spugna con poche ampie falcate.

Perplessa e imbarazzata, Ariel si diresse verso Killian e lo raggiunse nel momento esatto in cui Hercules si congedò da lui. Nel passarle davanti, il ragazzo le fece l’occhiolino, sorridendo malizioso, e l’imbarazzo della sirena non fece che aumentare. Perché i membri della ciurma erano così allusivi, e sotto un certo punto di vista persino infantili?

Pirati!, pensò Ariel con una nota di disappunto.

Poco dopo lei e Killian salirono a bordo della scialuppa preparata da Hercules e si allontanarono dalla Jolly Roger.

– Dove stiamo andando? – domandò di nuovo Ariel, nella speranza di ottenere una risposta.

– Arrenditi, non ho proprio intenzione di dirtelo – ribatté Killian, scuotendo la testa con un sorriso furbo.

Ariel sbuffò e si sistemò meglio sulla scialuppa, mentre Killian remava. Non poté fare a meno di ricordare quando tanti anni prima si era trovata in una situazione pressoché identica con Eric, e un sorriso malinconico le si dipinse in viso.

Mai avrebbe creduto di potersi innamorare di nuovo, né tantomeno di un uomo come Killian Jones. Ancora non riusciva a capacitarsi di provare di nuovo quelle sensazioni, e temeva che non ci sarebbe più riuscita, specie quando il pirata sarebbe partito da Neverland da un momento all’altro.

Di nuovo la paura di perdere Killian nello stesso modo in cui aveva perso Eric le attanagliò le viscere in una morsa dolorosa che quasi le mozzò il respiro.

Eric era stato assassinato dal fratello all’improvviso, pur conducendo una vita tranquilla. Cosa ne sarebbe stato di Killian, un pirata che aveva intenzione di sfidare l’Oscuro Signore in persona?

Ariel non riusciva a fare a meno di chiederselo, nonostante sapesse che era inutile farlo, perché gli scenari che le si prospettavano davanti erano davvero desolanti.

Nel frattempo, circumnavigando Pandora, Killian aveva remato fino ad una piccola spiaggia situata in un’insenatura raggiungibile solo via mare, a nuoto o tramite barca.

– Dove siamo? – domandò Ariel, un po’ spiazzata, non appena scesero dalla scialuppa, per poi trascinarla a riva. Fino a quel momento aveva creduto che Killian l’avrebbe portata in un luogo diverso dell’isola, da qualcuno che avrebbe potuto aiutarli nella loro impresa. Non si aspettava certo una spiaggia così appartata, circondata solo da alti scogli.

– In un posto in cui negli ultimi tempi sono venuto spesso ma dal quale manco da un po’ – rispose enigmatico il pirata, con un sorriso malinconico. – Sono venuto qui molte volte… con Bae. Qui gli ho insegnato a orientarsi con le stelle (1) – spiegò quindi, la voce carica di dolore e rammarico. Non poté fare a meno di ricordare l’entusiasmo che il ragazzino aveva mostrato la prima volta che erano andati lì e come i suoi occhi si erano illuminati, in quel modo che tanto gli ricordava Milah.

– Ti manca, vero? – chiese Ariel, stringendogli la mano sana tra le proprie.

– Molto. Più di quanto vorrei – rispose Killian in tono amaro, volgendo lo sguardo all’orizzonte e restando in silenzio per qualche istante. – Non è per parlare di lui che ti ho portato qui, però – riprese dunque, tornando a rivolgere lo sguardo ad Ariel. Baelfire ormai era uscito dalla sua vita ed era tornato dai Darling, e per lui era meglio così. Quella famiglia gli avrebbe offerto molto più di quanto avrebbe potuto dargli lui, e Bae sarebbe stato finalmente felice. – Ieri sera mi hai colto un po’ alla sprovvista, e non sono riuscito a dire tutto ciò che avrei voluto, perciò siamo qui per poter continuare la conversazione in un posto tranquillo.

– Continuare la conversazione? – ripeté Ariel, poco convinta. – E perché mai dovremmo? Sei stato fin troppo chiaro. Hai la tua vendetta da perseguire ma al contempo mi vuoi al tuo fianco. Bisogna vedere un po’ come riuscire a conciliare entrambe le cose, ma che altro c’è da aggiungere? – riassunse poi in breve, lasciando andare la mano di Killian e incrociando le braccia al petto, sulla difensiva. Che il pirata avesse cambiato idea e la considerasse solo una distrazione? Era questo che voleva dirle?

– C’è altro da dire, in effetti. Da precisare – ribatté il capitano. – Ti ho detto di non sapere cosa provo per te, ma non è del tutto vero. Qualcosa so, Ariel. Quando sono con te, quando ti ho accanto, quando sei tra le mie braccia… Io… Ritrovo un po’ di serenità, e dopo Baelfire non lo credevo più possibile. E…

  E allora lascia perdere la vendetta! – lo interruppe Ariel con enfasi, il cuore che le batteva all’impazzata, dopo quella confessione. Non credeva di essere così importante per lui. Certo, la sera prima le aveva detto che non era un semplice passatempo, ma non immaginava sentimenti di tale portata. Le parole che il pirata aveva appena detto celavano un profondo significato. I sentimenti che entrambi provavano l’uno per l’altra erano più simili di quanto pensasse. – Lasciala perdere e inizia una nuova vita, con me! Potremmo essere felici, Killian, se solo tu lo volessi.

– Non è così semplice! – la contraddisse il pirata, alzando la voce. – Vorrei iniziare una nuova vita, e vorrei farlo con te, ma prima devo uccidere il Coccodrillo! Solo allora, sapendolo morto, potrei tirare un sospiro di sollievo e tornare da te!

Killian doveva scuoiare quel maledetto Coccodrillo per poter essere tranquillo, lo doveva a se stesso ma ancora prima lo doveva a Milah. Lei aveva rinunciato a tutto per seguirlo sulla Jolly Roger, per trascorrere insieme a lui una vita vera e piena di avventure. Vendicarla era il minimo che potesse fare, solo così sarebbe poi stato in grado di lasciarla andare e di ricordarla con serenità senza avvertire quel senso di colpa opprimente che gli mozzava il respiro.

Si sentiva responsabile della sua morte, e solo vendicandola avrebbe potuto alleviare quella sensazione.

Ariel incrociò le braccia, frustrata.

Di nuovo Tremotino, di nuovo la vendetta. Di nuovo Milah. Davvero per Killian l’unico modo per dimenticarla era uccidere l’uomo che l’aveva assassinata? La sirena sospirò. Non era l’odio la soluzione ai suoi problemi, ma non sapeva più come farglielo intendere.

– Certo, avrei dovuto capirlo fin da subito. Cosa spreco fiato a fare? Di certo non riuscirò a dissuaderti – borbottò, rassegnata. Fece una pausa e prese un respiro profondo, conscia del peso delle parole che avrebbe pronunciato di lì a poco. – Se proprio non riesci a rinunciare alla tua dannata vendetta, permettimi almeno di venire con te nella Foresta Incantata – disse dunque risoluta, puntando le mani sui fianchi e guardando Killian dritto negli occhi. La sola idea di vederlo partire da Neverland per quella missione suicida le spezzava il cuore e la riempiva d’ansia, perciò seguirlo era l’unica soluzione possibile.

– Cosa? – domandò Killian a denti stretti, non credendo alle proprie orecchie. Una morsa gli serrò lo stomaco, e fu sorpreso nel constatare quella sensazione di terrore.

– Voglio venire con te nella Foresta Incantata – ripeté Ariel, determinata.

– Non se ne parla nemmeno! – si rifiutò il capitano, senza battere ciglio. Se il Coccodrillo avesse scoperto di Ariel e saputo che per lui rappresentava la possibilità di avere di nuovo un lieto fine, la vita della sirena sarebbe stata in pericolo. Avrebbe rischiato di incorrere nello stesso destino che era toccato a Milah, e lui non poteva né voleva permetterlo. Sarebbe stata più al sicuro a Neverland, dove Tremotino non poteva raggiungerla e dove non sarebbe mai venuto a conoscenza della sua esistenza.

Ariel montò su tutte le furie. – Come sarebbe a dire?! – strillò, gli occhi ridotti a due fessure. Perché Killian continuava ad allontanarla a quel modo? – Sei stato tu a chiedere il mio aiuto e lo avrai, fino in fondo. Verrò con te, così potrò saldare il mio debito nei tuoi confronti per quello che hai fatto per me anni fa e…

– Non ce n’è bisogno – la interruppe il capitano. – Quel debito, anche se di tale non si tratta, sarà saldato quando avrai trovato un modo per farmi andare via da qui. Non c’è bisogno che tu mi segua, sarebbe troppo pericoloso – statuì poi, nella speranza che Ariel capisse. A volte sapeva essere davvero ostinata. Non poteva permetterle di venire con lui, non poteva esporla così a quel pericolo, non poteva farla diventare la sua debolezza. Doveva dimostrarsi invulnerabile, di fronte a Tremotino. Non voleva dargli altre occasioni di ferirlo e di rovinargli la vita.

– Credi che non lo sappia? Ma so badare a me stessa, ormai! Come avrai notato non sono più quella ragazza incauta e maldestra di tanti anni fa, io…

– Tu di fronte all’Oscuro saresti in pericolo, in ogni caso. Non lo conosci, non hai idea di cosa è capace. Ucciderlo è una cosa che devo fare da solo, non voglio che né tu né alcun membro della mia ciurma veniate feriti o peggio. È una questione tra me e lui, e nessun altro deve essere coinvolto – tagliò corto Killian, brutalmente, prima di voltarle le spalle e iniziare a perlustrare la spiaggia alla ricerca di qualche pezzo di legno con cui preparare un falò. Di lì a poco infatti il sole sarebbe scomparso oltre l’orizzonte e sarebbe calata la notte.

Ariel si passò una mano tra i capelli, mentre rimuginava sulle parole che aveva appena udito, e comprese.

Killian non voleva che nessun altro perisse per mano dell’Oscuro, facendo la stessa fine di Milah.

Non voleva che lei facesse quella fine.

Non voleva perderla.

Le paure del pirata non erano poi così diverse dalle proprie.

Perché però lui non parlava chiaro? Perché non le rivelava i suoi dubbi e i suoi timori? Perché si teneva tutto dentro, costruendo così una barriera impenetrabile? Perché non le permetteva di stargli accanto in modo completo? Perché permetteva alla vendetta di offuscare completamente il suo giudizio e di allontanarlo da lei, che avrebbe potuto aiutarlo a lasciarsi tutto alle spalle?

Ariel non capiva, e forse non ne sarebbe mai stata in grado. Forse lei e Killian non erano fatti per stare insieme, forse quello non era il momento più adatto, forse la loro occasione si era presentata anni prima nella Foresta Incantata e lei l’aveva sprecata, scatenando tutti gli eventi che li avevano portati a quel punto, su quella spiaggia, separati da una distanza fisica di pochi metri e dalla vendetta.

Eppure Ariel non riusciva a stargli lontano, dentro di sé sentiva una forza che la spingeva verso di lui, qualunque cosa succedesse.

Lentamente raggiunse il capitano, che nel frattempo aveva acceso un fuoco e si era seduto accanto a esso. Si inginocchiò di fronte a lui e gli prese il volto tra le mani. – Capisco che tu non voglia coinvolgermi, Killian – esordì, in tono calmo. Infervorarsi di nuovo era inutile, non avrebbe portato a nulla se non altre discussioni che li avrebbero ulteriormente allontanati. – È solo che… Non posso rimanere qui sapendo che tu sarai , in pericolo. Non credo di potercela fare – rivelò dunque, con un sospiro.

Killian le sorrise dolcemente, inclinando la testa di lato, dopodiché poggiò la mano su una delle sue, accarezzandola. – Sarò di ritorno ben prima che tu te ne accorga, Ariel – le garantì in tono solenne, guardandola negli occhi. Voleva tranquillizzarla, o almeno provarci. – Qui il tempo scorre diversamente, lo sai.

– E se non tornassi? – domandò Ariel, esprimendo ad alta voce i propri timori. – Te l’ho già detto e lo ripeto, Killian, io… Io non voglio perderti – proseguì poi, con voce incrinata. Al solo pensiero di non poterlo vedere mai più, la disperazione si era impadronita di lei, e non era riuscita a porvi freno.

– Tornerò – promise Killian, prima di portare la mano sana dietro la nuca di Ariel. Glielo doveva. Meritavano di avere un’occasione di tutto rispetto, una volta che lui avesse ottenuto la propria vendetta. – Ho un ottimo motivo per farlo. È per dirti questo che ti ho portata qui – le rivelò infine, per poi avvicinarla a sé facendo pressione sulla nuca e baciarla, ponendo così fine a quella discussione e a qualsiasi obiezione che la sirena avrebbe potuto muovergli.

Tutto ormai era deciso, almeno da parte sua. Avrebbe ucciso Tremotino e poi sarebbe tornato da Ariel per rimettere insieme quegli aguzzi frammenti in cui il suo cuore era ridotto e guarirlo, smettendo di farlo sanguinare.

Ariel chiuse gli occhi e si abbandonò a quel bacio. Non appena le proprie labbra si unirono a quelle di Killian tutto quello che si erano detti perse importanza, tutti i pensieri e le preoccupazioni che la opprimevano sparirono per essere sostituiti da una sensazione di completezza che avrebbe desiderato provare ogni istante che trascorreva insieme al pirata, e non soltanto quando i sentimenti prevalevano su tutto il resto.

 

 

 

 

Note

(1)  Piccolo riferimento privo di spoiler alla 3x16. Chi l’ha vista capirà, non dico altro per non incorrere in spoiler.

 

 

Buonasera a tutti!

Sì, sono ancora viva.

Sì, ho ripreso questa storia.

Sì, vi chiedo scusa per aver fatto passare secoli dall’ultimo aggiornamento.

A mia discolpa, come alcuni lettori già sanno, posso dire che tra Dicembre e fine Gennaio sono stata impegnata a sostenere l’ultimo esame della laurea triennale e a finire di scrivere la tesi.

Il capitolo 12 era già pronto, mi mancava solo un ultima scena, ed era completamente diverso da quello che ho pubblicato ora. Il problema è che, dopo che miracolosamente avevo appena trasferito la tesi dal mio fidato e ormai compianto netbook alla chiavetta usb per portarla a stampare, il pc ha fatto ciao e mi ha lasciato. Essendo molto in aria, in quel periodo, su chiavetta avevo solo la tesi. I racconti e, peggio ancora, tutti gli appunti del primo semestre sono rimasti sul pc e non è stato più possibile recuperarli perché l’hard disk si era fottuto.

La laurea ha portato con sé quello che ora è il mio amato portatile, ma sinceramente mi sentivo un po’ frustata a dover riscrivere il capitolo 12, per cui ci ho messo un po’ e ho fatto molte inversioni di rotta.

Alla fine ne è uscito questo, un capitolo completamente diverso da quello originario e diciamo un po’ di stallo, di passaggio, ma dovevo chiarire alcune cose rimaste sospese nel precedente capitolo. Come avrete capito la situazione tra Ariel e Killian è ancora tesa, tra loro c’è la vendetta. Gestire Uncino ancora pieno di rancore ma al contempo alle prese con i sentimento che prova per Ariel non è semplice, il rischio di finire OOC è sempre in agguato e temo che questo capitolo ne sia la prova. Spero però che risulti comunque credibile.

Spero anche che il capitolo, nonostante il clamoroso ritardo, vi sia piaciuto e che abbiate voglia di lasciarmi un commento per sapere cosa ne pensate.

L’ultima speranza è infine quella di aggiornare presto, ma vi avviso già che sono in piena sessione estiva e ho un sacco di esami della laurea magistrale da dare, perciò i tempi saranno un po’ dilatati. Ma non temete, ormai mi sono messa in testa di concludere questa storia e lo farò, anche se probabilmente ci metterò secoli. Spero siate pazienti.

A presto^^

Sara

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: Pikky