Capitolo Dodici
L'alba
sorprese Killian e Ariel stretti l'una all'altro, da
poco addormentati. Avevano trascorso l'intera notte a fare l'amore senza
esserne mai sazi, a baciarsi di continuo come se da quei baci dipendesse la
loro stessa sopravvivenza, a scoprirsi, con la paura che tutto potesse finire
da un momento all'altro.
Entrambi
erano consapevoli che era solo questione di tempo, del resto. Sapevano bene che
quello era solo un idillio momentaneo, destinato a concludersi ben presto.
Certo,
qualcosa tra loro era cambiato, ma quel qualcosa non bastava a definire il
rapporto che li legava, non era sufficiente a placare l'animo di Ariel dalla
paura di soffrire di nuovo né quello di Killian dalla
sete di vendetta. Il pirata sarebbe tornato nella Foresta Incantata non appena
avessero trovato un modo per farlo, e la sirena voleva fare tesoro di ogni
attimo trascorso insieme a lui.
Fu Ariel
la prima ad aprire gli occhi, nel momento in cui i raggi del sole che
penetravano nella cabina attraverso l'oblò la raggiunsero con il loro tepore.
Il suo capo era adagiato sul petto del pirata, che ancora dormiva. Sorrise fra
sé e sé e si strinse ancora di più a lui, per poi chiudere di nuovo gli occhi.
Avrebbe
tanto desiderato svegliarsi così ogni mattina, per il resto della propria vita:
tra le braccia dell'uomo che amava, pervasa da quel piacevole languore dovuto
alla notte di passione appena trascorsa. Sapeva bene però che prima o poi Killian avrebbe levato l'ancora da Neverland
e lei non avrebbe avuto la certezza di rivederlo. Non poteva sapere se la sete
di vendetta di Killian sarebbe stata soddisfatta o se
sarebbe morto nell'impresa, e questo la tormentava. La tediava anche solo
sapere che se fosse sopravvissuto Killian non sarebbe
stato più lo stesso, una volta raggiunto il proprio obiettivo. Sarebbe stato un
uomo cambiato. Sarebbe stato in grado di amarla? Sarebbe stata, lei, in grado di amarlo sapendo ciò che
aveva fatto per raggiungere la vendetta e la pace tanto agognate?
Le sfuggì
un sospiro e riaprì gli occhi, senza capire perché lo sconforto l'avesse
assalita di nuovo.
La sera
prima era stata così felice di sapere che Killian la
voleva al proprio fianco, pur non essendosi esposto più di tanto, ed ora che si
era svegliata accanto a lui si lasciava di nuovo pervadere da quei cupi
pensieri relativi alla sua sete di vendetta?
Tutto
quel rancore che Uncino provava nei confronti del Signore Oscuro si stava
riversando anche in lei, la stava contagiando in un modo diverso da come aveva fatto
con il pirata, ma ugualmente la stava accecando e non le permetteva di godersi
appieno quello che stava vivendo. Quei brevi momenti di gioia erano funestati
dalla presenza invisibile eppure così pregnante della vendetta.
Ariel si
mordicchiò un labbro e distrattamente iniziò a disegnare con le dita dei cerchi
immaginari sul petto di Killian, il quale all'inizio
mugugnò nel sonno, poi ridacchiò e infine le afferrò il polso con la mano sana.
– Mi fai
il solletico – dichiarò, prima di portarsi le dita della sirena alle labbra e
baciarle una per una. Non lo disse ad alta voce, ma era contento di essersi
svegliato e aver trovato Ariel accanto a sé. Una parte di lui temeva infatti
che lei se ne fosse andata proprio come aveva fatto la mattina precedente, ma
nel constatare che quella paura era infondata si sentì sollevato, anche se non preferiva
tenere quel pensiero per sé. Si era già esposto molto la sera prima, e non
poteva permettere ad Ariel di avvicinarsi a lui come aveva fatto con Baelfire.
Nel
momento stesso in cui quelle parole presero forma nella sua mente, tuttavia, si
rese conto che erano sbagliate. Era ormai troppo tardi per tenere Ariel a
distanza, siccome la sera prima le aveva detto di volerla al proprio fianco.
E non lo
aveva fatto a sproposito.
Sentiva
di non poter fare a meno della sua presenza, che lo rendeva così vivo. Anche
quella notte, come la precedente, aveva provato sensazioni che credeva perdute
da tempo, aveva stretto Ariel tra le proprie braccia come se fosse l’unica cosa
sensata da fare, e in quei momenti aveva pensato solo a lei e a nient’altro. La
sete di vendetta alla quale si aggrappava per dare un senso alle proprie
giornate era diventata una pallida ombra lontana e per un attimo era stata
sostituta da una sete di altro tipo, da un sete che avrebbe potuto essere
definita di vita, di amore, di serenità. Si era unito ad Ariel e per un istante
aveva creduto che quella sarebbe stata la soluzione a tutti i propri mali, ma
così non poteva essere.
L’unico
modo per lasciarsi tutto alle spalle e ricominciare da capo era uccidere Tremotino, e lo sapeva bene. In quel modo il Coccodrillo
non avrebbe più tormentato i suoi incubi e sarebbe stato solo un terribile
ricordo del passato.
Con un sospiro
carico di preoccupazione intrecciò le proprie dita a quelle della sirena,
ignaro che nella mente di lei albergassero pensieri altrettanto angoscianti.
Non poteva sapere che i propri demoni erano diventati anche i suoi, che il loro
legame si fosse tramutato in qualcosa di così profondo da portarli a
condividerli, seppure in modo diverso l’una dall’altro.
– Non
volevo svegliarti – si scusò Ariel, puntellandosi su un gomito per poter
guardare Killian negli occhi.
– Oh, non
preoccuparti – la liquidò Killian stringendosi nelle
spalle. – È stato un risveglio piacevole – ammiccò dunque, facendole
l’occhiolino. Certo, nella sua mente e nel suo cuore gravavano cupe angosce, ma
la gioia che aveva provato nell’aprire gli occhi e ritrovarsi la sirena tra le
braccia era stata autentica.
Ariel
sorrise, le gote leggermente imporporate. Killian
sapeva essere dolce, qualche volta, come quando la notte precedente l’aveva
cullata tra le proprie braccia dopo quel terribile incubo che aveva messo a
nudo tutte le sue paure. Quando il pirata le mostrava quel volto gentile,
quell’aspetto che nell’uomo con cui aveva trascorso del tempo nella Foresta
Incantata era stato predominante, la sirena capiva perché si fosse innamorata
di lui senza nemmeno rendersene conto, in modo quasi naturale. Capiva anche, tuttavia,
che quel suo lato veniva a galla sempre più raramente rispetto al passato e se
ne rammaricava, ma sperava di riuscire a farlo emergere con più frequenza, nel
lasso di tempo che avrebbe avuto a disposizione.
Gli diede
un fugace bacio sulle labbra e fece per alzarsi dal letto, ma Killian glielo impedì. Con un rapido movimento strinse più
forte le dita di Ariel tra le sue e fece leva su di esse per attirarla di nuovo
verso il letto e su di sé, dopodiché invertì le posizioni e la sovrastò con il
proprio corpo così da immobilizzarla.
– Dove
credi di andare? – le sussurrò all’orecchio, prima di iniziare a mordicchiarne
il lobo. Non voleva separarsi da lei, non ancora. Il giorno prima non aveva
potuto godere della sua compagnia e dunque ora che ne aveva la possibilità
voleva restare ancora un po’ con lei.
– A
palazzo – rispose Ariel per poi cercare le labbra di Killian
e unirle alle proprie in un lungo bacio.
– Ne sei
sicura? – domandò il pirata con voce roca, non appena si separarono per
riprendere fiato.
Ariel
annuì, leggermente ansimante. – È da lì che voglio iniziare ad aiutarti –
dichiarò con voce velata di malinconia. Distolse lo sguardo nel tentativo di
nascondere il dolore che quasi sicuramente doveva averlo offuscato, poiché il
solo pensiero che di lì a poco avrebbe dovuto dire addio a Killian,
forse per sempre, la intristiva.
Il pirata
tuttavia dovette notarlo, poiché le posò un delicato bacio prima sulla fronte e
poi sulle labbra. – Puoi anche farne a meno, per oggi – decretò quindi con
dolcezza, per quanto gli costasse fatica.
Era a Neverland ormai da mesi ed era venuto lì per guadagnare
tempo nella lotta contro una creatura immortale. Ora che sapeva come
sconfiggerla, doveva solo trovare un modo per tornare nella Foresta Incantata;
un giorno in più non avrebbe certo fatto la differenza. Si disse che lo faceva
per il bene di Ariel, ma in realtà lo faceva anche per se stesso, per quanto
gli costasse ammetterlo.
– Dici
davvero? – chiese conferma la sirena, titubante. Riportò il proprio sguardo sul
viso di Killian fino a incontrare i suoi occhi
azzurri messi in risalto dal contrasto con l’eye-liner nero e vide che era
sincero, così le venne spontaneo sorridere.
Forse
c’era ancora qualche speranza. Forse la vendetta non aveva ancora corroso
completamente il suo animo, non fino in fondo almeno. Doveva solo trovare il
modo di fare breccia in quel poco di incontaminato che ancora restava.
Killian annuì e
Ariel gli gettò le braccia al collo per attirarlo ancora più vicino a sé;
intuite le sue intenzioni, lui colmò la seppur breve distanza che li separava e
premette le proprie labbra sulla bocca di lei.
– E
perché potrei farne a meno, oggi? – domandò poco dopo Ariel, allacciando le
proprie gambe alla parte bassa della schiena di Killian.
– Te lo
dico dopo – la tenne sulle spine quest’ultimo, con tono malizioso.
La sirena
ridacchiò, per poi abbandonarsi completamente tra le braccia del pirata.
Qualche
ora dopo, quando il sole ormai era alto in cielo, Killian
si destò. Qualcuno aveva bussato alla porta della sua cabina, e in maniera
piuttosto insistente.
Il
capitano diede un rapido sguardo ad Ariel e vide che dormiva ancora,
un’espressione beata dipinta sul volto. Stando dunque bene attento a non svegliarla,
si alzò dal letto e recuperò dal pavimento i pantaloni che la sera prima si era
tolto senza troppe remore. Se li infilò ed andò alla porta della cabina, chiusa
a chiave, per poi aprirla quel tanto che bastava per vedere chi avesse bussato.
– Spugna
– constatò, schioccando la lingua.
–
Capitano – lo salutò il marinaio, con un sorriso imbarazzato. – Avete visto che
bella giornata? Mi chiedevo…
– Perché
hai bussato? – lo interruppe Killian, che voleva
arrivare dritto al punto.
– Perché… Uhm, perché volevo assicurarmi che voi steste bene.
Nessun membro dell’equipaggio vi ha più visto da ieri sera e…
Ormai è pomeriggio, e…
– Sì, sì,
Spugna, sto bene – lo liquidò il capitano, con un gesto dell’uncino. – C’è dell’altro?
– Ehm, sì
– borbottò Spugna. – Come ho detto ormai è pomeriggio, e sono venuto a
svegliarvi. La ciurma è di nuovo sobria e attende ordini, capitano.
– Oh,
certo – annuì Killian. Sotto un certo punto di vista,
Spugna aveva fatto bene a recarsi nella sua cabina. Gli aveva risparmiato un
viaggio sopracoperta. – Di’ a Hercules di prepararmi una scialuppa. Tra un’ora
mi servirà per fare un giro di perlustrazione. Sarò di ritorno entro domattina.
Fino ad allora… Beh, fino ad allora rimanete
ormeggiati a Pandora e date una bella sistemata alla nave – decretò dunque,
dato che la Jolly Roger era stata un po’ trascurata, in quelle ultime settimane
che aveva dedicato al salvataggio di Bae.
–
Riferirò, allora – affermò Spugna, e prima che potesse aggiungere altro Killian gli rivolse un sorriso sbrigativo e chiuse la porta
della cabina.
Tornò
verso il letto e vi si sedette sopra, accanto a dove era sdraiata Ariel. La
sirena continuava a dormire, beata, e a Killian venne
spontaneo sorridere nel vederla così tranquilla. Ricordava bene quando, diversi
anni prima nella Foresta Incantata, gli aveva confessato di non desiderare
altro che un po’ di pace.
Si chiese
se in quegli anni che avevano trascorso separati lei avesse trovato quella
tranquillità che tanto agognava e fu naturale domandarsi se lui con il suo
arrivo non avesse distrutto quell’equilibrio che la sirena aveva tanto
faticosamente trovato, se la sua presenza non fosse troppo destabilizzante, se
non dannosa.
Sospirò,
a quei pensieri.
Finché
non avesse ottenuto la propria vendetta, non avrebbe potuto offrire ad Ariel la
vita che desiderava. Provava per lei dei sentimenti forti, ma non abbastanza
potenti da offuscare il desiderio di rivalsa nei confronti del Coccodrillo. Doveva ucciderlo, lo doveva a se stesso e
lo doveva a Milah, al suo primo amore che gli era
stato portato via in modo così brutale.
Chinò il
proprio viso su quello di Ariel e le depositò un lieve bacio sulle labbra, poi
le posò la mano sana su una spalla e la scosse con dolcezza, nel tentativo di
svegliarla. Quasi subito la sirena aprì gli occhi con uno sbadiglio e si
stiracchiò, ancora intorpidita.
– Ben
svegliata – la salutò Killian, divertito.
Ariel
sorrise e si mise a sedere, coprendosi con il lenzuolo stropicciato come meglio
poté. – Devi tornare sopracoperta? – gli domandò, la testa inclinata di lato.
– Ad
essere onesto preferirei tornare sottocoperta
– rispose Killian, leccandosi le labbra allusivo.
Ariel arrossì e distolse lo sguardo, con una risatina imbarazzata. – Però non
farò né l’una né l’altra cosa – proseguì il pirata, per poi alzarsi dal letto e
recuperare dal pavimento la propria camicia. – Vestiti, ti porto in un posto –
le ordinò infine, prima di porgerle i suoi vestiti.
– Dove? –
tentò di indagare Ariel, sorpresa, mentre si rivestiva.
– È un
segreto – eluse la domanda Killian, facendole
l’occhiolino, per poi andare alla porta della cabina. – Ti aspetto sul ponte –
disse dunque, sull’uscio.
Ariel
sospirò. Quel pirata non smetteva mai di meravigliarla.
Quando
Ariel poco dopo emerse da sottocoperta e salì sul ponte, trovò Killian vicino a una scialuppa, intento a parlare con
Hercules. Fece per raggiungerlo, ma Leonard le si parò davanti, bloccandole la
strada.
– Tu! –
la apostrofò, in un tono misto tra l’incredulo e il rimprovero. – Cosa ci fai
qui? Da dove arrivi? Non dovresti essere in fondo al mar?
Ariel
arrossì e gli rivolse un sorriso imbarazzato, per poi distogliere lo sguardo
senza proferire verbo. Sarebbe stato inutile confermare ciò che di sicuro
doveva apparire ovvio.
– Oh –
disse semplicemente Leonard. – E così tu e il capitano…
– tentò di chiedere poi, lasciando la frase in sospeso.
– Già –
borbottò Ariel, tormentandosi una ciocca di capelli. – Più o meno – aggiunse
poi in tono cupo, per ricordare a se stessa che del resto quel che c’era tra
lei e Killian non aveva ancora una definizione ben
precisa. Non per entrambi, per lo meno.
– Più o
meno?! – ripeté Leonard, incredulo. – Ariel, sei appena uscita dalla sua cabina
dopo essere sparita con lui da ieri sera. Ora, sarò ancora l’ultimo arrivato
della ciurma, ma ho trascorso su questa nave tanto tempo quanto basta per comprendere
certe dinamiche e credo che la tua definizione sia un po’ riduttiva! – asserì poi
il ragazzo, convinto, e probabilmente avrebbe aggiunto dell’altro se il
capitano non gli avesse urlato di smetterla di smetterla di importunare Ariel
per andare ad aiutare Spugna con le vele.
– Agli
ordini, capitano! – obbedì dunque, rivolto a Uncino, dopodiché si volse di
nuovo verso Ariel. – Il dovere mi chiama, ma sappi che questa conversazione non
finisce qui! – decretò, prima di darle le spalle e raggiungere Spugna con poche
ampie falcate.
Perplessa
e imbarazzata, Ariel si diresse verso Killian e lo
raggiunse nel momento esatto in cui Hercules si congedò da lui. Nel passarle
davanti, il ragazzo le fece l’occhiolino, sorridendo malizioso, e l’imbarazzo
della sirena non fece che aumentare. Perché i membri della ciurma erano così
allusivi, e sotto un certo punto di vista persino infantili?
Pirati!, pensò Ariel con una nota di disappunto.
Poco dopo
lei e Killian salirono a bordo della scialuppa
preparata da Hercules e si allontanarono dalla Jolly Roger.
– Dove
stiamo andando? – domandò di nuovo Ariel, nella speranza di ottenere una
risposta.
–
Arrenditi, non ho proprio intenzione di dirtelo – ribatté Killian,
scuotendo la testa con un sorriso furbo.
Ariel
sbuffò e si sistemò meglio sulla scialuppa, mentre Killian
remava. Non poté fare a meno di ricordare quando tanti anni prima si era
trovata in una situazione pressoché identica con Eric, e un sorriso malinconico
le si dipinse in viso.
Mai
avrebbe creduto di potersi innamorare di nuovo, né tantomeno di un uomo come Killian Jones. Ancora non riusciva a capacitarsi di provare
di nuovo quelle sensazioni, e temeva che non ci sarebbe più riuscita, specie
quando il pirata sarebbe partito da Neverland da un
momento all’altro.
Di nuovo
la paura di perdere Killian nello stesso modo in cui
aveva perso Eric le attanagliò le viscere in una morsa dolorosa che quasi le
mozzò il respiro.
Eric era
stato assassinato dal fratello all’improvviso, pur conducendo una vita
tranquilla. Cosa ne sarebbe stato di Killian, un
pirata che aveva intenzione di sfidare l’Oscuro Signore in persona?
Ariel non
riusciva a fare a meno di chiederselo, nonostante sapesse che era inutile
farlo, perché gli scenari che le si prospettavano davanti erano davvero
desolanti.
Nel
frattempo, circumnavigando Pandora, Killian aveva
remato fino ad una piccola spiaggia situata in un’insenatura raggiungibile solo
via mare, a nuoto o tramite barca.
– Dove
siamo? – domandò Ariel, un po’ spiazzata, non appena scesero dalla scialuppa,
per poi trascinarla a riva. Fino a quel momento aveva creduto che Killian l’avrebbe portata in un luogo diverso dell’isola, da
qualcuno che avrebbe potuto aiutarli nella loro impresa. Non si aspettava certo
una spiaggia così appartata, circondata solo da alti scogli.
– In un
posto in cui negli ultimi tempi sono venuto spesso ma dal quale manco da un po’
– rispose enigmatico il pirata, con un sorriso malinconico. – Sono venuto qui
molte volte… con Bae. Qui
gli ho insegnato a orientarsi con le stelle (1) – spiegò quindi, la voce carica
di dolore e rammarico. Non poté fare a meno di ricordare l’entusiasmo che il
ragazzino aveva mostrato la prima volta che erano andati lì e come i suoi occhi
si erano illuminati, in quel modo che tanto gli ricordava Milah.
– Ti
manca, vero? – chiese Ariel, stringendogli la mano sana tra le proprie.
– Molto.
Più di quanto vorrei – rispose Killian in tono amaro,
volgendo lo sguardo all’orizzonte e restando in silenzio per qualche istante. –
Non è per parlare di lui che ti ho portato qui, però – riprese dunque, tornando
a rivolgere lo sguardo ad Ariel. Baelfire ormai era
uscito dalla sua vita ed era tornato dai Darling, e per lui era meglio così. Quella
famiglia gli avrebbe offerto molto più di quanto avrebbe potuto dargli lui, e Bae sarebbe stato finalmente felice. – Ieri sera mi hai
colto un po’ alla sprovvista, e non sono riuscito a dire tutto ciò che avrei
voluto, perciò siamo qui per poter continuare la conversazione in un posto
tranquillo.
–
Continuare la conversazione? – ripeté Ariel, poco convinta. – E perché mai
dovremmo? Sei stato fin troppo chiaro. Hai la tua vendetta da perseguire ma al
contempo mi vuoi al tuo fianco. Bisogna vedere un po’ come riuscire a
conciliare entrambe le cose, ma che altro c’è da aggiungere? – riassunse poi in
breve, lasciando andare la mano di Killian e
incrociando le braccia al petto, sulla difensiva. Che il pirata avesse cambiato
idea e la considerasse solo una distrazione? Era questo che voleva dirle?
– C’è
altro da dire, in effetti. Da precisare – ribatté il capitano. – Ti ho detto di
non sapere cosa provo per te, ma non è del tutto vero. Qualcosa so, Ariel.
Quando sono con te, quando ti ho accanto, quando sei tra le mie braccia… Io… Ritrovo un po’ di
serenità, e dopo Baelfire non lo credevo più
possibile. E…
– E allora lascia perdere la vendetta! – lo
interruppe Ariel con enfasi, il cuore che le batteva all’impazzata, dopo quella
confessione. Non credeva di essere così importante per lui. Certo, la sera
prima le aveva detto che non era un semplice passatempo, ma non immaginava
sentimenti di tale portata. Le parole che il pirata aveva appena detto celavano
un profondo significato. I sentimenti che entrambi provavano l’uno per l’altra
erano più simili di quanto pensasse. – Lasciala perdere e inizia una nuova
vita, con me! Potremmo essere felici, Killian, se
solo tu lo volessi.
– Non è
così semplice! – la contraddisse il pirata, alzando la voce. – Vorrei iniziare
una nuova vita, e vorrei farlo con te, ma prima devo uccidere il Coccodrillo!
Solo allora, sapendolo morto, potrei tirare un sospiro di sollievo e tornare da
te!
Killian doveva
scuoiare quel maledetto Coccodrillo per poter essere tranquillo, lo doveva a se
stesso ma ancora prima lo doveva a Milah. Lei aveva
rinunciato a tutto per seguirlo sulla Jolly Roger, per trascorrere insieme a
lui una vita vera e piena di avventure. Vendicarla era il minimo che potesse
fare, solo così sarebbe poi stato in grado di lasciarla andare e di ricordarla con
serenità senza avvertire quel senso di colpa opprimente che gli mozzava il
respiro.
Si
sentiva responsabile della sua morte, e solo vendicandola avrebbe potuto
alleviare quella sensazione.
Ariel
incrociò le braccia, frustrata.
Di nuovo Tremotino, di nuovo la vendetta. Di nuovo Milah. Davvero per Killian
l’unico modo per dimenticarla era uccidere l’uomo che l’aveva assassinata? La
sirena sospirò. Non era l’odio la soluzione ai suoi problemi, ma non sapeva più
come farglielo intendere.
– Certo,
avrei dovuto capirlo fin da subito. Cosa spreco fiato a fare? Di certo non
riuscirò a dissuaderti – borbottò, rassegnata. Fece una pausa e prese un
respiro profondo, conscia del peso delle parole che avrebbe pronunciato di lì a
poco. – Se proprio non riesci a rinunciare alla tua dannata vendetta,
permettimi almeno di venire con te nella Foresta Incantata – disse dunque
risoluta, puntando le mani sui fianchi e guardando Killian
dritto negli occhi. La sola idea di vederlo partire da Neverland
per quella missione suicida le spezzava il cuore e la riempiva d’ansia, perciò
seguirlo era l’unica soluzione possibile.
– Cosa? –
domandò Killian a denti stretti, non credendo alle
proprie orecchie. Una morsa gli serrò lo stomaco, e fu sorpreso nel constatare
quella sensazione di terrore.
– Voglio
venire con te nella Foresta Incantata – ripeté Ariel, determinata.
– Non se
ne parla nemmeno! – si rifiutò il capitano, senza battere ciglio. Se il
Coccodrillo avesse scoperto di Ariel e saputo che per lui rappresentava la
possibilità di avere di nuovo un lieto fine, la vita della sirena sarebbe stata
in pericolo. Avrebbe rischiato di incorrere nello stesso destino che era
toccato a Milah, e lui non poteva né voleva
permetterlo. Sarebbe stata più al sicuro a Neverland,
dove Tremotino non poteva raggiungerla e dove non
sarebbe mai venuto a conoscenza della sua esistenza.
Ariel
montò su tutte le furie. – Come sarebbe a dire?! – strillò, gli occhi ridotti a
due fessure. Perché Killian continuava ad
allontanarla a quel modo? – Sei stato tu a chiedere il mio aiuto e lo avrai,
fino in fondo. Verrò con te, così potrò saldare il mio debito nei tuoi
confronti per quello che hai fatto per me anni fa e…
– Non ce
n’è bisogno – la interruppe il capitano. – Quel debito, anche se di tale non si
tratta, sarà saldato quando avrai trovato un modo per farmi andare via da qui.
Non c’è bisogno che tu mi segua, sarebbe troppo pericoloso – statuì poi, nella
speranza che Ariel capisse. A volte sapeva essere davvero ostinata. Non poteva
permetterle di venire con lui, non poteva esporla così a quel pericolo, non
poteva farla diventare la sua debolezza. Doveva dimostrarsi invulnerabile, di
fronte a Tremotino. Non voleva dargli altre occasioni
di ferirlo e di rovinargli la vita.
– Credi
che non lo sappia? Ma so badare a me stessa, ormai! Come avrai notato non sono
più quella ragazza incauta e maldestra di tanti anni fa, io…
– Tu di
fronte all’Oscuro saresti in pericolo, in ogni caso. Non lo conosci, non hai
idea di cosa è capace. Ucciderlo è una cosa che devo fare da solo, non voglio
che né tu né alcun membro della mia ciurma veniate feriti o peggio. È una
questione tra me e lui, e nessun altro deve essere coinvolto – tagliò corto Killian, brutalmente, prima di voltarle le spalle e
iniziare a perlustrare la spiaggia alla ricerca di qualche pezzo di legno con
cui preparare un falò. Di lì a poco infatti il sole sarebbe scomparso oltre l’orizzonte
e sarebbe calata la notte.
Ariel si
passò una mano tra i capelli, mentre rimuginava sulle parole che aveva appena
udito, e comprese.
Killian non
voleva che nessun altro perisse per mano dell’Oscuro, facendo la stessa fine di
Milah.
Non
voleva che lei facesse quella fine.
Non voleva
perderla.
Le paure
del pirata non erano poi così diverse dalle proprie.
Perché
però lui non parlava chiaro? Perché non le rivelava i suoi dubbi e i suoi
timori? Perché si teneva tutto dentro, costruendo così una barriera
impenetrabile? Perché non le permetteva di stargli accanto in modo completo?
Perché permetteva alla vendetta di offuscare completamente il suo giudizio e di
allontanarlo da lei, che avrebbe potuto aiutarlo a lasciarsi tutto alle spalle?
Ariel non
capiva, e forse non ne sarebbe mai stata in grado. Forse lei e Killian non erano fatti per stare insieme, forse quello non
era il momento più adatto, forse la loro occasione si era presentata anni prima
nella Foresta Incantata e lei l’aveva sprecata, scatenando tutti gli eventi che
li avevano portati a quel punto, su quella spiaggia, separati da una distanza
fisica di pochi metri e dalla vendetta.
Eppure Ariel
non riusciva a stargli lontano, dentro di sé sentiva una forza che la spingeva
verso di lui, qualunque cosa succedesse.
Lentamente
raggiunse il capitano, che nel frattempo aveva acceso un fuoco e si era seduto
accanto a esso. Si inginocchiò di fronte a lui e gli prese il volto tra le
mani. – Capisco che tu non voglia coinvolgermi, Killian
– esordì, in tono calmo. Infervorarsi di nuovo era inutile, non avrebbe portato
a nulla se non altre discussioni che li avrebbero ulteriormente allontanati. –
È solo che… Non posso rimanere qui sapendo che tu sarai là,
in pericolo. Non credo di potercela fare – rivelò dunque, con un sospiro.
Killian le
sorrise dolcemente, inclinando la testa di lato, dopodiché poggiò la mano su
una delle sue, accarezzandola. – Sarò di ritorno ben prima che tu te ne
accorga, Ariel – le garantì in tono solenne, guardandola negli occhi. Voleva tranquillizzarla,
o almeno provarci. – Qui il tempo scorre diversamente, lo sai.
– E se
non tornassi? – domandò Ariel, esprimendo ad alta voce i propri timori. – Te
l’ho già detto e lo ripeto, Killian, io… Io non voglio perderti – proseguì poi, con voce
incrinata. Al solo pensiero di non poterlo vedere mai più, la disperazione si
era impadronita di lei, e non era riuscita a porvi freno.
– Tornerò
– promise Killian, prima di portare la mano sana
dietro la nuca di Ariel. Glielo doveva. Meritavano di avere un’occasione di
tutto rispetto, una volta che lui avesse ottenuto la propria vendetta. – Ho un
ottimo motivo per farlo. È per dirti questo che ti ho portata qui – le rivelò
infine, per poi avvicinarla a sé facendo pressione sulla nuca e baciarla,
ponendo così fine a quella discussione e a qualsiasi obiezione che la sirena
avrebbe potuto muovergli.
Tutto
ormai era deciso, almeno da parte sua. Avrebbe ucciso Tremotino e poi sarebbe
tornato da Ariel per rimettere insieme quegli aguzzi frammenti in cui il suo
cuore era ridotto e guarirlo, smettendo di farlo sanguinare.
Ariel chiuse
gli occhi e si abbandonò a quel bacio. Non appena le proprie labbra si unirono
a quelle di Killian tutto quello che si erano detti
perse importanza, tutti i pensieri e le preoccupazioni che la opprimevano
sparirono per essere sostituiti da una sensazione di completezza che avrebbe
desiderato provare ogni istante che trascorreva insieme al pirata, e non
soltanto quando i sentimenti prevalevano su tutto il resto.
Note
(1) Piccolo
riferimento privo di spoiler alla 3x16. Chi l’ha vista capirà, non dico altro
per non incorrere in spoiler.
Buonasera a
tutti!
Sì, sono
ancora viva.
Sì, ho ripreso
questa storia.
Sì, vi chiedo
scusa per aver fatto passare secoli dall’ultimo aggiornamento.
A mia discolpa,
come alcuni lettori già sanno, posso dire che tra Dicembre e fine Gennaio sono
stata impegnata a sostenere l’ultimo esame della laurea triennale e a finire di
scrivere la tesi.
Il capitolo 12
era già pronto, mi mancava solo un ultima scena, ed era completamente diverso
da quello che ho pubblicato ora. Il problema è che, dopo che miracolosamente
avevo appena trasferito la tesi dal mio fidato e ormai compianto netbook alla chiavetta usb per portarla a stampare, il pc ha fatto ciao e mi ha lasciato. Essendo molto in aria,
in quel periodo, su chiavetta avevo solo la tesi. I racconti e, peggio ancora,
tutti gli appunti del primo semestre sono rimasti sul pc
e non è stato più possibile recuperarli perché l’hard disk si era fottuto.
La laurea ha
portato con sé quello che ora è il mio amato portatile, ma sinceramente mi
sentivo un po’ frustata a dover riscrivere il capitolo 12, per cui ci ho messo
un po’ e ho fatto molte inversioni di rotta.
Alla fine ne è
uscito questo, un capitolo completamente diverso da quello originario e diciamo
un po’ di stallo, di passaggio, ma dovevo chiarire alcune cose rimaste sospese
nel precedente capitolo. Come avrete capito la situazione tra Ariel e Killian è ancora tesa, tra loro c’è la vendetta. Gestire Uncino
ancora pieno di rancore ma al contempo alle prese con i sentimento che prova
per Ariel non è semplice, il rischio di finire OOC è sempre in agguato e temo
che questo capitolo ne sia la prova. Spero però che risulti comunque credibile.
Spero anche
che il capitolo, nonostante il clamoroso ritardo, vi sia piaciuto e che abbiate
voglia di lasciarmi un commento per sapere cosa ne pensate.
L’ultima
speranza è infine quella di aggiornare presto, ma vi avviso già che sono in
piena sessione estiva e ho un sacco di esami della laurea magistrale da dare,
perciò i tempi saranno un po’ dilatati. Ma non temete, ormai mi sono messa in
testa di concludere questa storia e lo farò, anche se probabilmente ci metterò
secoli. Spero siate pazienti.
A presto^^
Sara