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Autore: Tomocchi    17/06/2014    4 recensioni
Melania e Linda sono migliori amiche da sempre, ma la loro amicizia è mutata in amore.
Come è successo?
Melania ripercorre con la mente i punti salienti della loro relazione, con il rossore sulle guance e un sorriso a fior di labbra.
[Partecipante dal contest "Ad ognuno il suo genere indetto da LedyEFP sul forum fi EFP]
Genere: Erotico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Dieci anni

Nome autore sul forum: Tomocchan
Nome autore su efp: Tomocchan
Numeri scelti e conseguenti generi: 3- Erotico
Avvertimenti: Lime
Coppia: 3- Yuri
Note autore: Questi personaggi derivano da un fumetto/manga che scrissi e disegnai quasi undici anni fa, quando avevo undici anni… nel corso del tempo le ho disegnate ogni anno, facendole crescere, quando due anni fa ho scoperto dei loro sentimenti e ho voluto descriverli! Ho scelto la coppia yuri proprio per questo :D Melania e Linda sono state tra i primi personaggi che ho creato e per questo ci sono molto affezionata. Questo contest mi è piaciuto molto e spero di aver fatto un buon lavoro :D

 

 

DIECI ANNI

 

 

Il sole stava ormai calando, tingendo il cielo di rosa, arancio e rosso chiaro, proprio mentre Melania  osservava questo piccolo spettacolo quotidiano dalla finestra del proprio appartamento a Verona.
Melania aveva quasi ventun anni, i capelli castano scuro, lunghi oltre le spalle, con una frangetta sfilata che, però, non copriva i suoi grandi occhi marroni, occhi che fino a qualche momento prima erano stati fissi su un libro di testo dell’università di Lettere.
Nel guardare quei colori così naturali del cielo, le venne un moto di nostalgia.
Quasi dieci anni prima aveva scoperto di possedere il potere di controllare la pioggia, di farla scendere o smettere a suo piacimento, entro una zona limitata che era il suo piccolo paese di provincia.


A quei tempi, un terribile golem composto da rocce e sassi portava panico e scompiglio per il mondo, Italia compresa, guidato da un mago oscuro che lei e altre quattro ragazzine avevano scovato solo un anno dopo aver distrutto quel mostro con le loro soprannaturali capacità.
Lei, Melania, controllava la pioggia; Linda, una americana, controllava il vento; Sakiko, una giapponese, controllava la neve; Sarah, una africana, controllava l’acqua e infine Aliksa, una islandese, controllava il ghiaccio.
I cronisti dell’epoca, per quei loro formidabili poteri, le avevano denominate “La squadra dell’erosione” e ricordava che sua nonna, orgogliosa, le aveva regalato una felpa rossa con la cerniera munita di una piccola E cucita con del filo nero proprio sul petto destro.
Conservava ancora quella felpa, seppur piccola, dello stesso rosso di quel cielo.
Degli scienziati avevano voluto esaminarle, ma essendo minorenni e sotto ancora la custodia dei loro genitori, le bambine erano state salve: si erano trasferite lontane dai propri paesi di origine e col tempo tutti si erano dimenticati di loro o ne avevano solo un vago ricordo.
Nonostante tutto, nessuna di esse si era mai dimenticata delle altre. C’erano state lettere, e-mail, sms e incontri di persona una volta divenute adolescenti mature.
La prima volta che si erano riviste, a sedici anni, Linda le era saltata al collo, stringendola in un abbraccio talmente forte che, se fosse stato possibile, avrebbe potuto spezzarle le ossa.
Con l’americana c’era sempre stata una forte intesa, un’amicizia più profonda che con le altre compagne.
Forse perché l’aveva incontrata per prima, forse perché parlare inglese era più semplice o forse perché quando sembrava che il golem l’avesse schiacciata -e per fortuna non era stato così!- Linda era stata la prima a piangere e a scatenare potenti uragani contro quel mostro, usando tutto il potere di cui era capace. Incitate da quella forza, anche Sakiko, Sarah e Aliksa si erano unite a lei, sconfiggendo quell’essere malvagio anche con l’aiuto di Melania, che nel frattempo si era ripresa e si era aggiunta a quell’attacco.
Era passato così tanto tempo...

 

Arrossì al pensiero di ciò che era accaduto molti anni dopo.
Aveva solo diciannove anni quando, in una di quelle piccole rimpatriate, durante l’estate, Linda le aveva confessato il desiderio di voler venire a vivere in Italia per poter studiare con lei.
A quella notizia il suo cuore aveva fatto una piccola capriola, felice di poter stare a contatto con l’amica tutti i giorni, e così, dopo aver sistemato le varie pratiche burocratiche, visti, permessi e altro, l’americana si era trasferita nel suo piccolo appartamento in affitto, un grazioso bilocale perfetto per due persone che avrebbero passato la vita tra casa e scuola.
La convivenza all’inizio era stata difficile: abitudini diverse, culture diverse, un anno di differenza –perché Linda era più grande- e il carattere forte della sua amica avevano messo a dura prova la loro amicizia, ma alla fine ne erano uscite indenni, scendendo a compromessi e correggendo ognuna, nel suo piccolo, i propri maggior difetti, come la pigrizia dell’italiana o il disordine dell’americana.
L’università era iniziata e tutto era filato liscio, finché, una sera, non era accaduto l’impensabile.
Linda era sempre stata bella fin da quando l’aveva incontrata quasi dieci anni prima.
Alta, lunghi capelli biondi, occhi azzurri, un fisico praticamente perfetto e una quarta di seno, attirava i ragazzi come il miele con le mosche.
Eppure lei non si era mostrata interessata a nessuno, stava sempre in sua compagnia e non mancava di invitarla ad uscire almeno una volta a settimana per staccare un po’ la spina da tutto quello studio.
Proprio in una di quelle sere di fine Maggio la bionda aveva alzato un po’ troppo il gomito ed era toccato a Melania starle dietro come si faceva con una bambina, ma non le era pesato: dopotutto erano amiche e si erano promesse di aiutarsi a vicenda.
Una volta rientrate in casa, Linda, con una forza presa da chissà dove, l’aveva messa contro il muro, vicino alla porta e, dopo averle preso il viso con entrambe le mani, l’aveva guardata divertita.
Aveva sentito il suo corpo morbido strusciarsi contro di lei, il fiato prima sul collo e poi sulle sue labbra, un odore dolciastro e vagamente alcolico; quegli occhi azzurri, intensi, persi nei suoi, pieni di desiderio e quasi consapevoli nonostante il cervello fosse sembrato vertere per altri lidi.
Melania ci si perse, trattenendo il fiato nel sentire quello sguardo su di sé, tanto da renderla impacciata e confusa oltre ogni dire.
Le gambe la reggevano a mala pena, mentre Linda le accarezzava la guancia, scendendo via via sempre più in basso fino a raggiungerle la coscia coperta dai jeans aderenti in un tocco deciso e pungente, ma semplicemente piacevole.
Non si era nemmeno resa conto di aver desiderato quel gesto; di sapere, nel profondo del proprio io, che non le dava affatto fastidio…
“Posso baciarti?” aveva domandato Linda in un sussurro suadente e caldo, ma, senza attendere oltre, l’attimo dopo le labbra della ragazza aveva premuto sulle sue con prepotenza.
La giovane italiana era rimasta a dir poco sorpresa, totalmente spiazzata da quel gesto improvviso.
Aveva sentito le sue labbra, le aveva trovate morbide e calde nonostante il soffio inebriante e un brivido di piacere le era corso lungo la schiena, lasciandola, se possibile, ancora più confusa.
Confusa, ma felice, con un miscuglio di sentimenti forti e improvvisi che non era riuscita a spiegare.
Non aveva avuto la forza di spostarla, ma quando la biondina si era staccata, ansante e soddisfatta, Melania l’aveva accompagnata a letto e si era recata in cucina a farsi una camomilla per riprendersi e assimilare la cosa.
Linda l’aveva baciata.
Linda l’aveva baciata sulla bocca!
E a lei era piaciuto, le era piaciuto sentirla su di sé, sentirla così passionale e forte, come, in fondo, era sempre stata.
Ricordava quel momento come se fosse stato il giorno prima…

 

La mattina Melania si era presentata davanti al letto dell’amica con una tazza di caffè nero e un analgesico per il forte mal di testa di cui, sicuramente, era fornita per aver bevuto troppo alcool.
La bionda si era svegliata con un verso lamentoso, ma, una volta messa a sedere, con la schiena appoggiata al cuscino posto sulla testa del letto singolo, aveva preso quello che la castana le aveva portato, sentendosi meglio rispetto a una mezz’ora prima.
“Grazie, Mel.” aveva biascicato, stropicciandosi gli occhi ancora sporchi di trucco, tanto da ritrovarsi la mano nera per colpa del mascara, dell’ombretto e della matita.
Mel. Usava spesso quel diminutivo, o anche Melany quando voleva essere dolce. Amava da impazzire quei nomignoli e sentirlo ancora pronunciare le faceva piacere.
“Prego.” la risposta era giunta meccanica, non voluta, perché il suo animo premeva per sapere se qualcosa era cambiato. Se sarebbe cambiato.
“Ricordi... nulla di ieri sera?” aveva domandato titubante, così nervosa da ritrovarsi a torturare le proprie dita tra di loro.
“Qualcosina.” Linda era sembrata sincera e perciò era stato più difficile esternare il tutto.
“Perché... ecco... vedi... tu...” sempre più esitante, aveva deciso di sputare quel groppo che aveva: “... mi hai baciata.”
L’americana aveva sgranato gli occhi azzurri e si era portata le mani alla bocca, arrossendo furiosamente e regalando un colore rosso ciliegia alle sue guance.
“L’ho fatto davvero, allora...” il suo sussurro era stato quasi impercettibile, ma Melania, vicina com’era, aveva sentito bene e ci era rimasta male.
Era sembrata pentita del suo gesto.
In fondo, aveva sperato che fosse stato qualcosa di più, ma quel tono affranto l’aveva fatta ricredere.
Era stato solo... un gesto dettato dall’alcool. C’era solo una profonda amicizia tra loro due e così sempre sarebbe stato, purtroppo.

Melania aveva stretto le labbra e si era irrigidita.
“Già, l’hai fatto.” le era uscita quella frase dura, quasi accusatoria, anche se non era stata sua intenzione. Ma si era sentita ferita. Molto.
“Mel, io...”
“Non fa nulla. Davvero.” No, non era vero e lei ci era stata male, malissimo. Come avrebbe potuto guardarla in faccia?
Come avrebbero potuto convivere ancora, se lei aveva quel peso sul cuore dopo quella notte?
La sua mente le aveva suggerito di fare i bagagli e mettere le cose in chiaro prima che fosse troppo tardi, troppo tardi per andarsene o prima di combinare qualche pasticcio.
Era la scelta migliore, aveva pensato. Perciò aveva preso fiato e l’aveva guardata, seria.
“Linda, io non...”
Non aveva concluso la frase perché la bionda le aveva preso il viso tra le mani per baciarla di nuovo. Dietro di loro, la finestra si era spalancata a causa di una forte folata di vento, probabilmente Linda aveva perso il controllo dei propri poteri.
Melania aveva ancora sgranato gli occhi, sorpresa da quel gesto, e non aveva potuto far altro che lasciarsi andare, trovandolo troppo piacevole per distaccarsene.
Era stata Linda a interrompere quel contatto, rimanendo a pochi centimetri dalle sue labbra, prima di guardarla negli occhi.
“Mel... prima che tu possa dire qualcosa... io...” sembrava esitante, ma alla fine si era morsa il labbro inferiore e aveva parlato, liberatoria: “Io ho una maledettissima cotta per te da anni! Non sai da quanto! Ieri sera ero... fuori controllo e ho desiderato baciarti, ecco. Come ora.” le lasciò il viso, raccogliendo le mani in grembo, ansiosa. “Ora... ora che lo sai, scusami se l’ho fatto... spero che tu possa dimenticare e... non so, ricominciare. Non voglio perdere la tua amicizia.” Aveva supplicato, con un filo di voce.
Melania si era presa la testa tra le mani, traendo un profondo respiro per mettere in ordine i propri pensieri, di nuovo scombussolati da quell’ultimo gesto e da quelle parole.
Una fitta pioggerellina aveva iniziato a scendere, mentre l’odore del bagnato invadeva la stanza.
“E se io... non volessi dimenticare? E se a me piacesse... poter avere quel… qualcosa di più?” era arrossita, ne era certa, nell’aver pronunciato quelle frasi, a testa bassa, ma l’altra aveva cercato il suo sguardo, chinandosi per guardarla, curiosa.
“Stai dicendo che... non ti è dispiaciuto?” aveva domandato la bionda, per esserne sicura, prima di sentire quell’odore umido e voltarsi, notando quella pioggia.
Era rimasta a bocca aperta, cogliendo così i sentimenti dell’amica. Quella pioggia era stata lacrime non versate, era stata qualcosa che esprimeva la tristezza del suo cuore.
“Mel, tu…?”
L’amica aveva stretto le labbra e annuito impercettibilmente con un cenno del capo, sentendo un calore incredibile sulle guance e sulle orecchie, come un formicolio piacevole.
Allora Linda aveva sorriso dolcemente, prima di abbracciarla e baciarla ancora, accarezzando la sua guancia con delicatezza, quasi avesse temuto di romperla e le nuvole pian piano erano sparite, lasciando il cielo di nuovo limpido.
Quella mattina, il sole le era sembrato più luminoso del solito...

 

Si erano ufficialmente messe insieme solo un paio di mesi dopo, quando, tra un bacio e l’altro, lei aveva affermato con sicurezza di essere innamorata dell’amica.
Aveva temporeggiato, lo ammetteva, ma dopo averci rimuginato era giunta alla conclusione che la sua non era un’infatuazione, ma un sentimento nato col tempo.
I baci erano una splendida cornice, così come le carezze e le coccole scambiate durante la notte, nello stesso letto, ma senza mai sfociare in qualcosa di più profondo di cui entrambe non erano ancora pronte.
Era successo l’anno dopo, in una calda sera d’estate, quando i loro animi si erano accesi, desiderosi di volere qualcosa di più e di compiere quel passo, insieme.
La carezze erano diventate maliziose, i baci si erano spostati su altre parti del corpo, facendo provare piccoli scoppi di felicità per ogni tocco dato da quel rapporto atteso e giunto.
Era stato bellissimo, doloroso ma anche dolce. Un turbinio di emozioni che l’avevano portata all’apice del piacere in poco tempo, desiderando di ripeterlo ancora nei giorni seguenti e con l’approvazione di Linda, che sembrava non averne mai abbastanza.
Anche all’università avevano iniziato a tenersi per mano, mentre giravano per i corridoi in cerca delle aule giuste e non mancavano di scambiarsi qualche bacio quando erano sole, lontano da occhi indiscreti; quei baci rubati a sorpresa dalla bionda, che con quel sorriso sicuro di sé la conquistava ogni volta.
Era stato, ora che ci ripensava, una cosa naturale, un evolversi piano piano di quel rapporto che dalla semplice e innocente amicizia era sfociato in qualcosa di più grande, in qualcosa che era l’amore.
Sorrise, senza poterselo impedire, prima di tornare a fissare i libri, cercando di concentrarsi.
Non poteva permettersi altre distrazioni, l’esame era alle porte, ma un rumore di tacchi e un allegro “Sono tornata!” la fece desistere subito, con uno sbuffo divertito.
Linda era rientrata dallo shopping, sentiva il rumore delle borse di plastica abbandonate sul pavimento di legno e poi il rumore delle chiavi che giravano nella serratura: non era la prima volta che qualcuno del condominio passava e cercava di entrare… la prima volta avevano preso paura e da allora avevano sempre chiuso ogni volta che entravano e uscivano.
“Tutto bene?” domandò Melania, sporgendosi dalla sedia per guardare la sua ragazza venirle incontro con un sorriso entusiasta e qualche borsetta ancora tra le mani.
“Certo! Ho trovato tanta di quella roba da rifarmi l’armadio, vedrai, sono certa che ti piacerà...” rispose, con una punta di malizia e un’occhiata d’intesa, mentre spariva nella camera che era oramai matrimoniale.
L’italiana arrossì appena a quelle provocazioni, sapendo bene dove andavano a parare e ringraziò che l’altra non la avesse vista.
“Per esempio?” chiese ancora, sinceramente curiosa, mentre l’altra la invitava a raggiungerla nella stanza per vedere i suoi acquisti.
Non appena mise piede nel locale, la temperatura sembrò passare dai normali venti gradi a quaranta, se non anche di più.
Di fronte a lei, Linda indossava un succinto completino intimo bianco, ornato di pizzo e con qualche fiocco non troppo esagerato, ma che la rendevano graziosa e non volgare, in una posa che la invitava ad avvicinarsi, a braccia aperte, per poter accoglierla e trascinarla, come sempre, in quel momento di pura intimità solo loro.
Melania, come ipnotizzata, passo dopo passo, senza rendersene conto le aveva messo le mani sui fianchi e l’aveva baciata, desiderosa di poter unire il proprio corpo con l’altra.
“Linda…” sussurrò sulle sue labbra, con il fiato corto, passando alla guancia, sulla linea della mascella, sul collo, fino a raggiungere la clavicola, lasciando una umida scia dietro di sé.
“La mia Mel…” la voce della bionda le giunse come ovattata, possessiva, mentre le sfilava la maglietta azzurra e le slacciava i jeans, lentamente, come a prolungare quel desiderio il più possibile.
Le mani della più piccola risalirono lungo quei fianchi per giungere al seno, sodo e morbido, per accarezzarlo e stuzzicarne i capezzoli turgidi, ben evidenti dalla stoffa tirata dell’intimo, mentre accompagnava la ragazza più grande al letto, facendola stendere con delicatezza.
Iniziò a strusciare il proprio bacino contro quello dell’altra, in cerca di soddisfazione per la già presente eccitazione del proprio bassoventre e Linda insinuò una mano proprio nei suoi slip per andare a darle sollievo.
Le bocche tornarono ad incontrarsi, le loro lingue ad intrecciarsi, gli ansiti a fare da cornice in quel momento di puro amore, che si consumò sotto le lenzuola più di una volta.
Quel cielo rosso aveva tinto dello stesso colore anche le pareti della camera, rendendo l’ambiente ancora più languido di quanto già non fosse.

 

L’orgasmo l’aveva lasciata soddisfatta.
Melania stava ancora cercando di regolarizzare il respiro quando Linda la abbracciò ancora, all’improvviso, miagolandole un “Auguri!” all’orecchio, divertita.
“Auguri? Che auguri…?” domandò confusa l’italiana, cercando di fare mente locale della data.
Non era il loro anniversario… nemmeno il suo compleanno… oh, cielo, cosa poteva essere?
Linda si puntellò sul gomiti per guardarla dall’alto con un sorrisetto di superiorità.
“Non ti ricordi? Davvero?” Melania mostrò un’espressione colpevole e vergognosa.
Non ricordava proprio. Avrebbe voluto sotterrarsi sotto le coperte e non riemergere più, ma la risata improvvisa dell’amante la face sentire sciocca.
“Perché? E cosa ridi?”
“Sciocchina…” la bionda le rubò l’ennesimo bacio e sorrise ancora, con dolcezza.
“Oggi è lo stesso giorno di quando ci siamo incontrate… Oggi sono ben dieci anni che ci conosciamo!”

   
 
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