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Autore: _ems    17/06/2014    1 recensioni
«Sono solo preoccupato per Hunter!» aveva esordito Jeff.
«Tutte le volte che ti preoccupi è un disastro, Jeffie» aveva replicato Thad.
«Preoccuparti ti fa male» aveva cercato di controbattere Nick.
«Ignora questi due, Sterling, e di' tutto a zio Sebastian» l’interesse nella voce di Sebastian era oltremodo palpabile.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Hunter Clarington, Jeff Sterling, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Nick/Jeff, Sebastian/Thad
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Quella volta in cui Hunter Clarington saltò sul letto

(e Jeff e Sebastian si fecero male) ”.


Hunter amava la cena. 
Per lui era il pasto più importante della giornata, al diavolo chiunque sostenesse, chissà perché poi, che fosse la colazione il pasto più importante.
“È un dannato salutista del cazzo,” lo apostrofò, una volta, un più che arrabbiato Sebastian. 
Dieta equilibrata (e mortalmente e noiosamente sana, aggiunge Jeff), corse mattutine, ginnastica pomeridiana. 
Il suo “elevato intelletto” - cosa che, per capirsi, sosteneva solo lui - lo portava ad eccellere in quasi tutte le materie.
Ora, come si e detto poc'anzi, Hunter appariva quasi disumano agli occhi degli altri Warblers - che non solo svolgeva quotidianamente tutto il necessario per vivere la sua vita il più salutare possibile, ma amava farlo (anche se affermava che non era lui ad amare quello stile di vita, era quello stile di vita ad amare lui) - e per questo,  alcuni di loro, si sentono in dovere di affermare tutt'ora di essere ancora leggermente sconvolti da ciò che capitò (giacché Hunter era il loro sergente senza cuore).

«Sono solo preoccupato per Hunter!» aveva esordito Jeff.

«Tutte le volte che ti preoccupi è un disastro, Jeffie» aveva replicato Thad. 

«Preoccuparti ti fa male» aveva cercato di controbattere Nick.

«Ignora questi due, Sterling, e di' tutto a zio Sebastian» l’interesse nella voce di Sebastian era oltremodo palpabile.

 

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Le cose andarono più o meno così: Jeff era intenzionato a tutti i costi a scoprire cosa costringesse l’altro a saltare la cena – perché nessuno riusciva a credere che l’altro saltasse volontariamente il pasto – e Sebastian aveva troppo amor proprio per prendere anche solo in considerazione l'ipotesi che l’altro gli stesse nascondendo, di sua spontanea volontà, informazioni importanti sulla sua persona. Nick e Thad erano delle povere vittime, quasi quanto Hunter. 
Il biondino aveva fatto leva sul miglior broncio che avesse mai collaudato e una buona cronaca di sensi di colpa che avrebbero invaso Nick se solo si fosse azzardato a lasciare il proprio ragazzo tra le mani di quel sergente senza cuore mentre Sebastian, che mai si sarebbe abbassato a simili sotterfugi, aveva semplicemente trascinato un ignaro Thad in aula canto.
Fu così che in un giorno non molto chiaro della settimana quei quattro si trovarono in aula canto, davanti a sé un Hunter più confuso che mai. 
Sebastian aveva architettato quel geniale piano secondo cui qualcuno di non tanto definito, che si sapeva semplicemente non essere lui, avrebbe dovuto rapire Clarence mentre qualcun altro – che continuava a non essere lui – avrebbe lasciato un biglietto anonimo sotto il naso di Hunter affinché questi, in preda al panico, non fosse corso in aula canto pronto a riprendersi il proprio bambino. 
Aveva funzionato. 
Thad si stava ancora chiedendo come diamine fosse stato possibile mentre cercava, inutilmente, di ignorare il ghigno soddisfatto del proprio ragazzo. 
Alla fine era toccato a Jeff scrivere il biglietto anonimo e Nick, quel povero ragazzo, aveva dovuto occuparsi di Clarence. Ora Sebastian si limitava ad ammirare la propria opera in silenzio, spostando lo sguardo più volte tra i suoi compagni finché Thad – con un pizzicotto sul sedere a cui Sebastian avrebbe davvero voluto rispondere a modo suo – non l’aveva richiamato alla realtà e con un cenno del capo in direzione di Hunter gli aveva fatto intuire che, diamine, era davvero il caso che dicesse qualcosa. 
Hunter dal canto suo aveva posato prima i propri occhi su Nick, che si era limitato a voltare il capo in un chiaro tentativo di tirarsene fuori, ed in seguito su Jeff che ancora non era riuscito a trovare la giusta dose di coraggio per guardarlo negli occhi ed allora aveva semplicemente chinato il capo in avanti. Non era ancora arrivato a posare i propri occhi su Thad giacché quest’ultimo aveva già pizzicato Sebastian sul sedere ottenendo tutta la sua attenzione; poiché sembrava l’unico a sapere che diamine ci facesse lì.
«Avrei una certa fretta, Smythe» le sopracciglia di Hunter si erano sollevate, in una chiara espressione scocciata. «Tra poco c’è la cena».
La goccia che fece traboccare quel piccolo vaso, chiamatasi anche curiosità di Jeff, fu proprio quella; il biondino alzò la testa di scatto, più agguerrito che mai, e puntando un dito contro Hunter iniziò quella che l’altro avrebbe definito – un'ora dopo – la conversazione più inutile della sua intera esistenza (che per fortuna era durata ben poco).
«È quasi due settimane che salti la cena».
A quelle parole Nick aveva voltato di nuovo il capo verso Hunter, una mano poggiata sulla gamba del proprio ragazzo. Thad era indeciso se fischiettare e continuare a far finta di nulla o portare la sua attenzione sul volto di Hunter, Sebastian invece amava decidere per gli altri e allora aveva ricambiato quel pizzicotto di poco prima, costringendolo ad immischiarsi nella faccenda fino al collo. Hunter aveva sollevato entrambe le sopracciglia e assottigliato lo sguardo, raggelato Jeff con un’occhiata – che aveva regalato anche agli altri prima di andare via – e si era alzato dalla poltrona (Clarence tra le braccia).
«Questi, campo di grano, non sono affari tuoi».
La voce di Hunter era tagliente e, chiaramente, infastidita: gli affari suoi gli appartenevano strettamente, indipendentemente dalla loro natura, e di certo non aveva voglia di star lì a spiegare a quei quattro perché saltasse le cene; affari suoi, per l’appunto.
Jeff non ci stava. Non avrebbe di certo lasciato perdere solo perché Hunter si era comportato da Hunter! C’era immediatamente bisogno di un nuovo piano e, giacché quello di Sebastian tanto male non era… stava giusto per voltarsi verso il ragazzo appena citato, con una moina o due magari avrebbe ceduto, quando una mano gli si era posata sulla spalla.
«Non ci pensare neanche lontanamente, Jeff» a quella voce – la voce di Thad! – Jeff aveva corrugato la fronte. «Lo sai» stava dicendo, ora, con una nota di panico nella voce. «Più proseguiremo con questa storia più i piani di Sebastian saranno folli».
Sebastian in quel momento si chiese perché Thad si ostinasse a parlare di lui fingendo che non ci fosse. Per lui era quasi un affronto personale, quello! Ora, proprio perché Thad aveva parlato, non poteva di certo starsene lì buono buono e dargliela vinta. Sebastian poggiò le mani sulla spalla di Thad, facendo giusto un po’ di pressione per fargliela pagare, e mise in scena il suo miglior sorriso malandrino. 
«Per vostra fortuna» iniziò, proseguendo solo una volta che tutti gli occhi erano puntati su di lui. «Ho un piano B».
Il verso strozzato (e terrorizzato) di Thad venne ignorato dagli altri. 

 

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Quando Thad si era recato da Trent, con la speranza di poter evitare il “grande piano B”, si era aspettato quasi tutto ma non quello. Quando Trent gli aveva sorriso (fin qui tutto okay, Thad se l’aspettava) non aveva potuto far a meno di alimentare in cuor suo quella piccola speranza che, scioccamente, gli diceva che almeno questa volta non avrebbero dovuto ascoltare Sebastian. Il punto è che quando Trent, dopo avergli sorriso, aveva confermato i sospetti di Sebastian, lui non aveva di certo potuto evitare di sbiancare (facendo preoccupare l’amico non poco). Dirlo a Sebastian, poi, non aveva fatto altro che aumentare l’ego di quest’ultimo e l’entusiasmo di Jeff – che già da solo era pericoloso,  affiancato ai piani di Sebastian può essere considerato solo letale. Nick non appariva neanche più tanto tranquillo, ormai, e Thad iniziava a chiedersi vagamente se forse – forse – non stesse esagerando; la risposta gli arrivò un'ora dopo: Thad e Nick si trovavano sotto il letto di Trent, entrambi in una posizione che poteva essere considerata tutto fuorché comoda. 
«Perché sono sotto questo letto con te» iniziò Thad, una smorfia sul volto mentre tentava un cambio posizione. «E non sotto quello di Hunter con Sebastian?» chiese, cercando di trattenere lo scontento. Nick era pur sempre un suo amico, non voleva di certo offenderlo facendogli capire, neanche tanto velatamente, che se proprio gli toccava tutto quello che almeno Sebastian condividesse le pene con lui! 
«Perché Sebastian ha uno strano feticismo per i luoghi stretti e piccoli» controbatté Nick e Thad è proprio pronto a rispondergli (dicendo che sì, diamine, ha ragione) ma l'altro lo intima di fare silenzio e lui non può far altro che guardare dritto davanti a sé, sotto il letto di Hunter.
Sebastian ha gli occhi fissi su Thad, mentre Jeff blatera di qualcosa a cui comunque non ha prestato attenzione fin dall'inizio. Non ha bisogno di chiedersi perché non si trova sotto lo stesso letto di Thad, quello proprio no, ma non riesce a non chiedersi se quella non fosse una pessima idea. Okay, era un suo piano e i piani di Sebastian Smythe non falliscono mai... ma nascondersi sotto il letto di Hunter per scoprire che diamine facesse, ormai da due settimane, all'ora di cena? Gli importava davvero così tanto? Jeff non demordeva nell'affermare che qualcosa di strano stava accadendo ad Hunter, negli ultimi tempi, e Sebastian non ne era ancora tanto sicuro... almeno finché il tanto atteso ragazzo non varcò la porta. 

Hunter aveva l'aria circospetta quando entrò in camera, lo sguardo che non la smetteva di vagare per la stanza – mentre le mani andavano a chiudere la porta a chiavi – tenendo il cellulare tra la scapola e l'orecchio.
«Ho detto aspetta un attimo» sbuffa, allontanandosi dalla porta, e dirigendosi verso il bagno. Hunter poggia il cellulare sulla scrivania subito dopo aver premuto un tasto ed una voce fuoriesce dall'aggeggio.
«Dio, Hunter, è possibile che tu debba sempre andare in bagno mentre sei al telefono con me?» la voce è lamentosa, forse contrariata ma dalla loro postazione sotto al letto i ragazzi riescono a stento a captare le parole che la persona – una femmina? - sta pronunciando. «Non voglio neanche sapere cosa stai facendo» ora che riescono a sentire la voce chiaramente (perché, cavolo, Hunter aveva appena alzato il volume audio!) poterono confermare che diamine, stava parlando al telefono con una ragazza. Una ragazza piuttosto divertita da quella situazione. 
Il ragazzo uscì dal bagno – il rumore dello scarico arrivava attutito dalla porta del bagno – e si fermò poggiando il sedere contro la scrivania, le mani incrociate davanti al petto. Aveva ruotato gli occhi al cielo prima di sbuffare e dirigersi verso l'armadio.
«Lo sai» aveva detto semplicemente, aprendo l'anta. «Sono tutti quei dannati litri di tè che sto bevendo-»
«Da quando non ci sono io, dolcezza?»
«E continuo ad odiare il fatto che tu ponga le domande quando sai già le risposte».

Fu nel momento in cui Sebastian riuscì a vedere chiaramente se stesso sotto quel dannato letto che capì di essere fregato; ovviamente quel dannato aveva un fottuto specchio dentro l'armadio, armadio che si trovava perfettamente di fianco al letto in cui Jeff e Sebastian erano nascosti. Seppe che l'altro aveva visto il loro riflesso quando spalancò appena gli occhi, allargando le narici mentre la mascella andava ad immobilizzarsi.
«Sei davvero così arrabbiato?» chiese la ragazza dall'altro capo del telefono chiaramente sorpresa. «Credevo fossimo andati oltre, Hunter!» sbuffò.
«Ti richiamo dopo» era stata la semplice replica del ragazzo che, con uno scatto, aveva chiuso l'armadio. Hunter aveva appena allungato la mano verso il cellulare per interrompere la chiamata quando la voce della ragazza si fece sentire ancora.
«No» a quella sillaba Sebastian aveva leggermente sporto la testa da sotto al letto (tanto ormai era stato scoperto, no?) e aveva puntato gli occhi sul profilo del viso di Hunter. «Ci vediamo domani».

Jeff capì di essere fregato quando sentì chiaramente la chiamata interrompersi, ma a sua discolpa Sebastian sembrava davvero sconvolto da quello che aveva appena visto: Hunter aveva uno stupido sorriso sulle labbra, mentre scuoteva leggermente la testa, e per una volta sembrava tutto tranne che macchinalmente soddisfatto (di aver attuato un piano malvagio alla conquista dei Glee Club). Hunter stava sorridendo davvero e Sebastian – diamine – aveva davvero bisogno di tempo per metabolizzare quello; cosa che, in realtà, non ebbe assolutamente modo di fare: con un salto ben calibrato Hunter era saltato sul letto, un ghigno sulle labbra (così diverso dal sorriso di poco prima!) e senza pensarci due volte iniziò a saltare sul letto, i gemiti doloranti di Jeff e Sebastian furono solo una piacevole conseguenza.

 

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«Cos'è successo ieri sera?» 
Hunter lancia un'occhiata veloce accanto a sé, stringendosi nelle spalle, mentre con un gesto della mano mette in chiaro un semplice “niente, vai oltre” che l'altra proprio non ha intenzione di assecondare. Lancia un'occhiata al ragazzo seduto sul posto del passeggero, un sorriso sul volto, e tutta la sua attenzione è rivolta verso di lui. Hunter sposta solo per un attimo lo sguardo su di lei, per poi riportarlo velocemente sulla strada, prima di alzare gli occhi al cielo e ammonirla con un “guarda la strada”.
«E tu dimmi cosa è successo» contratta l'altra come se fosse davvero sulla posizione di poter contrattare e Hunter si lascia sfuggire solo una piccola imprecazione prima di accontentarla:
«Degli idioti si sono nascosti sotto al mio letto» aveva detto, sentendosi costretto a proseguire quando l'altra lo guardò vagamente confusa. «Per scoprire cosa mi portasse a saltare la cena nelle ultime due settimane» il timbro della voce è così basso e le parole escono in un mormorio tale che la ragazza non può fare altro che ridere perché Hunter sta chiaramente esprimendo un sentimento attraverso quelle parole, qualcosa che somiglia vagamente a “saltavo le cene per poter parlare con te perché tu, dannata, mi mancavi” e non può non continuare a ridere udendo la fine del racconto.
«Così per vendicarmi sono saltato sul letto sotto il quale erano nascosti».
Hunter aveva subito voltato la testa verso il finestrino una volta finito il proprio racconto chiaramente intenzionato a non mostrare nulla di più. 
«Oh, Hunter» esclama la ragazza al volante, scuotendo appena la testa, e alle orecchie dell'altro suona così chiaramente come un “mi sei mancato anche tu”.

 

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«Complimenti, Smythe!»
«E tutto questo sarcasmo, Barbie?».

«Sebastian, il tuo piano “b” era-»
«Sta' zitto, Thad».

«E tu non dici niente, Duval?»
«Un giorno morirò per colpa dei tuoi piani, Smythe».

 

 

Piccola Nota: La storia fa parte di una serie di one-shot che prevede la coppia HunterxOCDonna come coppia principale, fino ad ora questa è solo la seconda one shot pubblicata, ma potrei scriverne altre.

(Come capita spesso ultimamente ringrazio Plotti per la betatura <3)

   
 
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