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Autore: Name of fire    17/06/2014    1 recensioni
Siete sicuri che quella che vi circonda sia una razionale realtà?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mare.
Pianura di mare, vento di sale. Gabbiani che disegnano linee nel cielo, le stesse che traccio col dito sulla sabbia. Sola ma non sola su una spiaggia deserta. Conchiglie spezzate si lasciano guarire dalle onde.
Mi volto, la vedo, mi avvicino -piano, pianissimo- la guardo, le tocco la ruvida pelle, percorro con la mano tutto il suo braccio. Fisso i polpastrelli delle mie dita seguire una strada immaginaria sulla pelle di Anna.                                                                                                                                              
- Da quanto sei qui?                                                         
Le mie dita sono una barca, il braccio il mare da solcare.    
- Larissa!
Solco le onde sul suo braccio, veloce, sempre più veloce.
- Larissa! Guardami!      
La sua mano come tempesta distrugge la mia barca, afferrandomi le dita e stringendole troppo forte. Gli occhi di Anna quando sono arrabbiati hanno le pupille dilatate, immensi buchi neri immersi nel verde. Occhi verdi. L'unica cosa che abbiamo in comune.
- Te lo richiedo, da quanto sei qui, Larissa?
Fisso il sole per qualche secondo, torno su di lei. Una macchia nera le copre il viso, stringo gli occhi per farla andare via.
- Il sole quando sono arrivata era lì.
Indico un punto nel cielo senza nuvole.
- Ora invece è dove lo vedi! Quindi, visto che non si è spostato molto, non sono stata via a lungo. Giusto?
Le sorrido, fiera del mio ragionamento.
- Va bene, Lari. Ora torniamo a casa. Avanti, dammi la mano.
Mi aggrappo all'unica mano al mondo che non ho paura di stringere. Non la lascio fin quando non siamo a casa.
La nostra casa ha i muri bianchi, vorrei poterci scrivere sopra, come su un foglio. Ogni volta che rientrerei a casa prenderei un pennarello, scrivendo su una parte bianca di muro quel che ho fatto in quella giornata. Oggi, ad esempio, scriverei:                                                                                       

"Ciao mi chiamo Larissa, e nemmeno oggi sono riuscita ad entrare nel mare."

Quando entro trovo mia madre sul divano, che sfoglia una rivista senza leggerla. Resto a guardarla mentre Anna scioglie la sua mano dalla mia e si allontana. Quando mi vede in piedi sulla porta si alza e mi raggiunge.
-Ciao amore!
Mi abbraccia, ma la nausea dovuta al contatto è troppa e la respingo. Non sembra sorpresa ma abituata.
- Dove sei stata?
Fisso i quadri alle sue spalle, sono tre, quello al centro pende verso destra.
- Al mare. Anna è venuta a prendermi.
Abbassa lo sguardo.
- Capisco. Com'era?
- Non era arrabbiata, tranquilla. Mi ha tenuto la mano per tutto il ritorno, lei andava più veloce ma io la tiravo per farla andare più lentamente.
Dovrei rimettere bene il quadro. Nessuno vorrebbe pendere da una parte.
- Intendevo il mare, tesoro. Fa nulla. Preparo il pranzo, vatti a dare una rinfrescata.

Prima di salire le scale metto a posto il quadro, lo guardo per un pò, come se fosse la prima volta che lo vedo.                                                                                                       
Raffigura una donna fatta di fiori con un'ampia gonna che le arriva alle ginocchia. I fiori sono rosa, viola, bianchi e i tratti del suo viso scompaiono, sono assenti, riempiti da petali che delineano solo le linee del volto, lasciando spazio all'immaginazione per tutto il resto.
Prima di entrare in bagno passo di fronte alla stanza di Anna, non c'è. Il letto è rifatto, le coperte perfettamente distese. Come se nessuno ci dormisse da tempo.
Con le mani a coppa raccolgo l'acqua fredda che sgorga dal rubinetto. L'odore del mare sul mio viso scivola nello scarico del lavandino, perso per sempre.
Mentre mi immergo in questo pensiero sento mia madre urlare dalla cucina.
- Ho preparato un pò di pasta, con il sugo che ti piace. Va bene Lari?
Mi asciugo il volto, esco dal bagno, chiudo la porta delicatamente, scendo le scale e mi fermo sulla soglia della cucina. Mia madre è girata, intenta ad accendere il gas sotto la pentola piena d'acqua.                                                                                     
- Solo Anna mi chiama in quel modo. Solo Anna!
Le ultime parole le grido. Si perdono nel silenzio che segue, interrotto poi da una voce fragile, che potrebbe rompersi da un momento all'altro.
- Scusami tesoro, hai ragione. Ora vai a sederti, così mangiamo.
Mi guardo intorno.
- Anna dov'è?
- E' dovuta uscire, tornerà più tardi.
   
 
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