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Autore: DaisyBuch    18/06/2014    1 recensioni
Quanto è sottile il confine tra realtà e fantasia?
La vita di Camilla è cambiata velocemente, aveva tutto quello che si poteva desiderare. Eppure non va tutto liscio, qualcosa si rompe, lei si rompe. Camilla è appesa ad un filo, eppure non se ne accorge.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Non vedevo niente, all’inizio. Poi macchie di colore sono apparse a ritmi irregolari. Sapevo che mi stavo muovendo, lo sentivo adesso. Potevo percepire diverse voci, voci femminili e voci maschili. Una donna urlava il mio nome.  –Camilla! Camilla!- Ma le urla erano come un’eco, a volte scomparivano, poi le sentivo dentro la testa. Camilla. Io mi chiamavo Camilla. Dico mi chiamavo perché sto morendo, giusto? Non mi chiamo più Camilla oramai. Le macchie di colore talvolta aumentavano, sentivo un bruciore intenso sulle braccia, le mie mani erano tutte appiccicose, muoverle mi faceva male. Volevo capire dove mi trovassi, perché urlavano il mio nome, chi urlava il mio nome, ma sarebbe stato inutile. Io stavo morendo e niente importava più. Perché preoccuparsi di una cosa, quando non puoi fare niente per cambiarla? Io non posso più cambiare niente della mia vita perché una vita non ce l’ho più, non riesco neanche a vedere. Sbattei gli occhi più volte, o almeno credetti di farlo. I colori si affievolivano, adesso era un miscuglio di rosso verde e giallo. Sbattei di nuovo le palpebre, niente. Ma le mie braccia bruciavano ancora e la testa mi girava, avevo immaginato la morte molto più tranquilla. Me l’ero immaginata così tante volte, avevo passato più tempo a fantasticare su questa piuttosto che sulla vita, mi ero sempre detta di non aver paura della morte. E’ della vita, invece, che ho paura.
La morte è semplice, lasci la presa e ti abbandoni, decidi di non alzarti più la mattina, decidi di non soffrire, di non vedere più la tua famiglia, i tuoi amici.. te stesso.  La vita no. La vita continua a buttarti giù, continua a farti soffrire senza un’apparente motivo, vuole vederti a terra sconfitto per sentirsi superiore. E io glielo lascio fare, a me non frega niente di lei come a lei non frega niente di me, il destino con me si è arreso. L’universo ha partorito un minuscolo pezzo di merda come me e se ne vergogna, così vuole farmi sparire. E io mi sento così umiliata, anche io vorrei sparire. Forse Dio mi ha graziata. Forse esiste veramente e la professoressa di Francese si sbagliava, Dio esiste e mi ha salvata da questa vita del cazzo. Scusa allora Dio, se esisti. Ma fammi morire velocemente, tutti questi pensieri mi fanno male alla testa, e anche queste fastidiose voci. Adesso erano più forti, più vicine. La morte fa un gran rumore. Aprii un’altra volta gli occhi. Per un breve secondo fui accecata da una luce, capii che ero sdraiata da qualche parte, e quello davanti a me era il soffitto. Sbattei di nuovo gli occhi per vedere meglio, ma le voci gradualmente scomparvero e i miei occhi si chiusero.

 
   
 
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