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Autore: Blooming    18/06/2014    1 recensioni
Joe è il tipico ragazzo sfigato, gioca a giochi online e si chiude spesso in casa, a scuola è preso di mira dai bulli, lui è il più semplice obbiettivo su cui si concentrano. A suo favore si schiera Scott, il nuovo arrivato, lui è bello, ha un fisico da urlo e le ragazzine lo guardano ridacchiando in corridoio. I due fanno amicizia e cominciano a dipendere l'uno dall'altro come veri e propri amici. Parte importante della vita dei due è la madre single e trentenne di Scott che si tira dietro gli sguardi d'odio delle altre madri e gli sguardi 'eccitati' dei ragazzi.
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Entrato in aula abbassai la testa per non incrociare lo sguardo del professor Whang. Dopo quello che mi aveva detto solo qualche giorno fa non volevo che notasse che ancora stavo male. Quando mi chiese come stavo gli risposi con un sorriso ma dentro pensavo -non posso fargli vedere che quello che mi ha detto è stato inutile, deve pensare che vada tutto bene. Va tutto bene Joe. Tutto bene.- quando invece tutto crollava.
Certo averne parlato mi faceva stare un po’, ma solo un po’, meglio. Dovevo ancora risolvere la questione di Jan, non potevo veramente essermi preso una cotta per una mia amica; e non potevo essermi preso una cotta per la mamma del mio migliore amico!
Mi sedetti al banco accanto a Scott e il professore, dopo aver aspettato alcuni minuti, cominciò la lezione; ci riconsegnò le verifiche “a sorpresa” nella quale avevo preso una B+ notando così che le parole che mi erano state dette avevano funzionato, mi stavo riprendendo. Scotty aveva preso una B- ed era tutto felice.
Non gli piaceva studiare, l’aveva sempre ammesso. Quello che gli piaceva fare era nuotare e guardare le partite di qualsiasi sport.
Guardai il mio compito cercando di capire gli errori commessi che non erano altro che errori di distrazione dovuti al vortice di problemi che mi affliggevano. Scott gongolava per il suo voto e sorrisi nel vederlo vantarsi di aver presto una B-, aveva già dimenticato di essere stato ‘scaricato’ da una ragazza omosessuale del quale era perdutamente innamorato.
Tirai fuori dalla tasca laterale della cartella un’agendina e ne strappai una pagina, scrissi alcune parole e passai il bigliettino a Scott
-Hai poi risolto quella cosa con tuo padre e tua madre?- Scott lesse velocemente e scrisse con un pastello azzurro, mi ripassò il foglietto
-Sì, ci vediamo a NY il 23 pomeriggio io e lui, a mamma va bene anche se non lo vuole vedere.-  non riuscii neanche a rispondere che mi strappò il biglietto di mano e poi me lo ripassò dopo aver aggiunto una frase –Il 24 parto per andare dai miei nonni, vuoi venire anche tu, so che non è andata bene l’anno scorso da te…- sorrisi e gli risposi che ne avrei parlato ai miei
Il professor Whang si alzò e schiarendosi la voce ci richiamò tutti all’attenzione
“Perché non iniziamo con qualcosa di divertente oggi,” tutta la classe lo guardò perplessa “non ho voglia di spiegare né tanto meno di interrogare. Mancano quattro giorni all’inizio delle vacanze invernali e visto che la valutazione che avete appena ricevuto sul vostro compito comparirà sulla vostra pagella di metà anno… che ne dite di un gioco?”
Un ragazzo in fondo  all’aula alzò la mano, non l’avevo mai visto, tutti ci voltammo a guardarlo
“Di che gioco si tratta?” aveva una voce flebile e quasi inesistente
Era magrolino e con una carnagione scura, indossava una giacca borgogna e un paio di jeans stretti, le creepers nere a suola alta. I capelli erano bruni e legati in piccole e strette treccine, notai dopo che la maglietta che indossava cadeva stranamente su petto… quelli nascosti là sotto erano seni?!
Io e Scott ci guardammo perplessi e la ragazza, perché a questo punto era una ragazza, ci sorrise e ripetè la sua domanda, il professore ci parve confuso
“Si, tu saresti?” non l’aveva notata neanche lui eppure era lì dall’inizio della lezione
La ragazza sorrise e un po’ in imbarazzo si presentò
“Sono AnaClaudia Perez, mi sono appena trasferita dal Brasile.” Ancora quella voce sottile ma per niente fastidiosa
Whang sfogliò il registro e controllò un paio di cose
“Ah sì, vero. Perdonami, mi sono dimenticato di presentarti.” Le sorrise “Allora ragazzi, lei è AnaClaudia, viene dal Brasile, si è trasferita qui con la sua famiglia e sarà una vostra compagna a partire dal prossimo semestre.” Poi si rivolse solo a lei “Credo che la tua vecchia scuola abbia mandato le tue valutazioni per questo semestre, nel caso non fosse così ti farò qualche domanda e ti valuterò io stesso.”
AnaClaudia annuì e Whang riprese il suo gioco, dovevamo semplicemente collegare date storiche a eventi che lui ci avrebbe chiesto e sembrava che la nuova ragazza non fosse interessata.
Scott mi diede una gomitata e mi fece un cenno, entrambi comparimmo al fianco della ragazza che ci guardò decisamente preoccupata
“Ciao.” Ci disse abbozzando un sorriso
“Scott.” Si indicò il biondo “E Joe.” Indicò me, feci un cenno con la mano “Come va?”
Aveva un aspetto androgino e credo che quasi tutti l’avessero scambiata per un ragazzo
“Bene, grazie. Qua su fa molto più freddo di quanto potessi immaginare.” Incrociò le braccia sul petto, si capiva dall’accento che proveniva dal Sud America
“Da quanto sei arrivata?” chiesi abbassando la voce per non farmi sentire dall’insegnante che sgridava Genevieve perché non ricordava neanche una data
“Da tre giorni, potevo iniziare a Gennaio ma volevo vedere com’era qua.” rispose gentile
Scott guardò il professore e si abbassò appoggiando il mento sul banco
“Come mai ti sei trasferita?” chiese
“Per lavoro di mio padre, fa il diplomatico e gli hanno offerto un lavoro a New York, per tranquillità abbiamo preso casa in Connecticut e quindi sono qui, non volevo più frequentare scuole private. Sono piene di stronzi.” Sorrise prima me e poi a Scott “Vi state chiedendo perché mi vesti così, vero?”
Nessuno di noi rispose e rimanemmo in un imbarazzante silenzio, quando il professore ci fece una domanda
“Joe! Battaglia di Little Big Horne?”
“1878?” chiesi in risposta
“NO!” gridò fintamente arrabbiato “1876 è la risposta giusta.” Mi guardò con finto disappunto e andò avanti
AnaClaudia soffocò una risata
“Non sono lesbica, e non mi vesto un po’ maschile perché voglio essere un uomo ma perché odio profondamente i vestiti da donna e gli improponibili stereotipi che vedono coinvolte il sesso femminile.” Ci spiegò
Nella mia mente pulsava un unico grande –COSA-, non avevo capito fino in fondo quello che pensava.
Al cambio dell’ora le chiedemmo se voleva stare con noi a pranzo e le avremmo presentato i nostri due amici, ci seguì e le mostrammo la scuola, ci fece qualche domanda e non potei non notare che alcune ragazze la prendevano fortemente in giro ma lei, elegantemente, non ci faceva caso.
Nel locale della mensa notammo Chris che discuteva animatamente con Jan, erano in disparte e poi lui la lasciò sola venendo nella nostra direzione. Mi sentii un po’ felice per quella litigata e sentii una parte della mia anima diventare oscura. Giuro che non sono una cattiva persona ma Janelle mi piaceva e se succedeva qualcosa per far sì che io avessi una possibilità, mi sentivo un po’ felice.
Vidi Janelle andarsene stizzita e Chris si avvicinò a noi
“Ciao ragazzi.” Osservò AnaClaudia “Ciao.” Disse distaccato
“Lei è AnaClaudia, viene dal Brasile.” La presentai
Chris la guardò e fece un cenno di saluto col capo
“Cos’è successo?” chiese Scott
Sospirò stanco di quella situazione con la sua ragazza
“Non lo so, le ho detto che ci sarà uno stage per il college e lei si è arrabbiata perché non vuole che ci vada. È pazza quella ragazza!” sbuffò e guardò verso la direzione di dove pochi minuti prima avevano litigato “Perché fa così?” ma nessuno aveva la risposta “Andiamo a mangiare qualcosa?” e andammo a prendere il vassoio
Verso la fine del pranzo notai una infuriata Janelle entrare dalla porta principale e a grandi passi venire verso di noi, Chris alzò gli occhi al cielo e scosse la testa. Jan sbattè i palmi delle mani sul tavolo e si piegò verso di lui
“Sei un bastardo! Te ne stai qua con i tuoi amici mentre io sono di là come una scema e penso di perdonarti ancora una volta. Sai cosa ti dico, vaffanculo!” gridò e tutta la mensa si voltò verso di noi
Noi del tavolo guardammo Jan, rossa dalla rabbia. Chris scosse la testa
“Va bene, vuoi mandarmi a fanculo? Fallo. Per quanto mi riguarda questa storia è durata fin troppo.” Aveva un tono di voce triste “Non riesci neanche a credermi e ti inventi un sacco di bugie per farmi sembrare quello cattivo, sono stanco di questi tuoi scatti.”
Su una guancia di Janelle scivolò una lacrima
“Okay.” E uscì di nuovo
“Cristo.” Mormorò Chris guardandola uscire, si alzò “Scusate.” La raggiunse e l’afferrò per il braccio e la baciò intensamente
Aggrottai la fronte guardandoli e mi chiedevo perché a me fosse precluso quel bacio dalle labbra di quella ragazza.
Mi misi a giocare con la paste nel vassoio e a rimuginare su cosa mi stava succedendo e su quello che provavo. Sentii delle risate gracchiate e vidi Luca Lockart e un gruppo di suoi amici sedersi al nostro tavolo, rise guardandomi
“Noto che vi siete fatti l’amica lesbica eh.” Disse rivolto a AnaClaudia
“Come scusa?” chiese lei sostenuta, ma Luca non le diede retta continuò invece a insultarci indiscriminatamente
Scott sopportò qualche insulto personale ma quando Luca fece notare volgarmente che sua madre era una bella donna, il biondo caricò sul bullo dandogli un pugno sul naso. AnaClaudia si allontanò di scatto mentre io fui travolto dalla rissa. Nessuno degli amici di Luca si aspettava una mia reazione ma in quel momento era più carico di adrenalina di chiunque altro e con una forza che non avrei mai immaginato di avere, risposi con un pugno sullo zigomo.
Potei notare che nessuno dei presenti interveniva, neanche le addette alla mensa e io e Scott eravamo gli unici in questa ribellione contro i bulli. Mai mi sarei sognato di riuscire a colpire un’altra persona ma riuscii a difendermi discretamente e a procurare qualche livido, l’unico ad agire fu Chris che cominciò a picchiare gli altri e ad aiutarci.
D’improvviso sentimmo la sirena dell’allarme anti-incendio echeggiare per tutta la sala e ci fermammo. Ero disteso a terra sotto il peso di un bullo e quando riuscii a vedere chi avesse fatto partire l’allarme, vidi sottosopra il preside dell’istituto in piedi vicino al pulsante rosso; ci guardava severamente
“Muovetevi, tutti e nove nel mio ufficio.” Tre di noi e quattro di loro
Sbuffai e spostai il peso del bullo da me.
Una ribellione finita male, ma almeno ora sapevano che non mi sarei fatto mettere i piedi in testa da nessuno di loro. Ora il problema era risolvere con il Preside prima che scoprissero qualcosa i miei genitori, o quelli di Chris, o la mamma si Scott. 
   
 
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