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Autore: Polaris_Nicole    19/06/2014    3 recensioni
gli angeli oscuri sono creature della notte capaci di arrecare solo dolore a chi è intorno a loro.
Si mischiano agli esseri umani per cercare delle vittime e rovinargli la giornata o, se particolarmente annoiati, la vita.
Gli angeli oscuri non conoscono l'amore, per loro esiste solo l'odio e le persone troppo deboli per poterlo provare.
Nico è un angelo oscuro, Percy un semplice umano: cosa succederà?
[Pernico] [AU]
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ade, Ethan Nakamura, Nico di Angelo, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prefazione: in questa storia, pur essendo una AU, ho mantenuto alcune caratteristiche dei personaggi e adattato anche parte della loro storia e, per mantenere il collegamento con la mitologia greca, ho descritto gli angeli oscuri come una specie di “esercito” comandato dal dio Ade (nella religione, gli angeli oscuri appartengono a Lucifero, per questo ho sottolineato questo dettaglio).
 
Perché mi stai seguendo?
 
La strada era semivuota e illuminata solo dalla luce della luna e delle pallide stelle, le poche persone che la attraversavano viaggiavano per lo più in coppia stretti nelle giacche per proteggersi dal freddo innaturale di quella notte d’estate.
I passanti conversavano tra di loro con calma e circospezione, come se stessero aspettando un segnale o uno strano fenomeno meteorologico che tardava a rendersi visibile.
Infondo, le strade di New York non sono famose per la sicurezza e non sono estranee a scandali di qualsiasi tipo o genere, ma nessuno conosceva il vero motivo per cui avvenivano tali disastri.
La risposta non era lontana, l’unico problema, era che si nascondeva tra i vicoli delle vie poco frequentate, se qualcuno avesse anche solo accennato ad un’idea del genere, sarebbe stato sbattuto con non troppa grazia nel primo manicomio in circolazione.
La domanda è: voi ci credete agli angeli oscuri?
Angeli dannati che non conoscono l’amore con le ali tinte del colore della pece e gli occhi profondi di chi ha visto la morte e le ha riso in faccia senza pensarci troppo.
Sono angeli che si divertono a mischiarsi con le persone comuni e rovinare loro la giornata, quando si annoiano sono disposti a rovinarle anche la vita, sono come gli angeli custodi, solo che fanno il lavoro inverso.
Hanno tutti lo stesso padrone, si dice che sia un dio e che vi abbiano giurato fedeltà eterna, è l’unica figura che riconoscano come “degna di rispetto” convinti un giorno di essere ripagati per i loro servigi.
Ma non sono altro che anime impure, anime che si sono macchiate d’odio e di rancore senza pensarci troppo, sono state scelte per questo, sono diventati demoni solo per loro colpa.
Sono cattivi, il punto è, lo sono tutti?
Si avverte uno scricchiolio, un uomo si volta e rimane confuso dal non trovare altro se non un vecchio sentiero di ghiaia completamente vuoto.
L’uomo torna nella posa di prima, una figura avvolta nell’ombra si muove silenziosamente alle sue spalle, l’uomo si volta nuovamente e la figura lo colpisce quasi decapitandolo brandendo la ascia da mietitore da mietitore che teneva stretta tra le mani con precisione innaturale.
“uccidere un uomo … francamente non la trovo un’impresa tanto impossibile” affermò la figura uscendo allo scoperto: indossava un jeans e delle scarpe da ginnastica tenendo il petto scoperto, i capelli erano scuri e portava una vecchia benda sull’occhio ma, la cosa che più stupiva, erano le possenti e folte ali nere che gli spuntavano da due profonde cicatrici che portava sulla schiena.
“cos’è questa, Ethan? Falsa modestia o istinto di superiorità?” chiese con tono sarcastico una voce alle sue spalle.
Dietro di lui, infatti, vi era un altro ragazzo dalle ali nere e lo sguardo truce coronato da due iridi nere e profonde come solo l’odio sa essere.
“se non ti sta bene il mio modo di cacciare, Nico, allora va a cercare le tue vittime da solo ma, soprattutto, non chiamarmi mai più Ethan, sai cosa pensa lui per quanto riguarda i nomi …” sbottò Ethan sistemandosi l’ascia da mietitore dietro le spalle con fare esperto, Nico si accorse subito dell’enfasi da lui utilizzata nel pronunciare il suo nome.
“lui pensa tante cose, secondo te sono tutte giuste?” sbottò Nico, sapeva che Ethan era uno degli angeli oscuri più legati alle tradizioni, ma gli piaceva provocare il suo unico punto debole.
“se lo dice lui allora è giusto, buona caccia Nico, ricordati chi sei e non fare cazzate” disse con rabbia alzandosi in volo e lasciando l’altro ragazzo solo in quella landa desolata.
Nico non era un angelo oscuro come gli altri, era sempre stato quello più giovane poiché morto a soli quattordici anni, ma anche quello con maggiore esperienza dato che era morto negli anni quaranta, durante la seconda guerra mondiale.
A guardarlo poteva sembrare un ragazzo innocente con la sua bassa statura, i capelli troppo lunghi perennemente legati da un codino sul capo e il volto dalle fattezze delicate.
Ma l’apparenza, la maggior parte delle volte, inganna nel peggiore dei modi mostrando luce laddove vi è solo oscurità. Questo era il caso di Nico, l’unico problema, era che sarebbe potuto essere benissimo anche il contrario.
Nico emise un respiro profondo assaporando l’aria gelida, si sarebbe dovuto nascondere, sarebbe potuto benissimo essere scoperto accanto al cadavere di quell’uomo sconosciuto, ma non gli importava nulla delle conseguenze.
Guardò per un secondo l’uomo osservando i vestiti che indossava: un vecchio paio di pantaloni, dei mocassini con le suole consumate, una vecchia camicia scambiata e una giacca da aviatore.
Non ci pensò due volte, prese la giacca del tizio e se la infilò facendo attenzione a chiudere completamente la zip: come aveva supposto, era abbastanza grande da nascondere le ali e permettergli di passare inosservato per la città.
Prese la lunga ascia da mietitore che teneva attaccata alla schiena e la rimpicciolì fino a farla sembrare un inquietante portachiavi e se la infilò in tasca.
Adesso sembrava solo un semplice ragazzo con addosso una giacca decisamente troppo grande per lui.
A Nico piaceva “cacciare” in questo modo, mimetizzandosi tra la folla di viandanti che infestavano la notturna New York e lanciando maledizioni  le prime persone che gli capitavano sotto tiro.
Non uccideva quasi mai, lo trovava tremendamente noioso, per uccidere qualcuno ci vuole un attimo, Nico preferiva divertirsi con le sue vittime.
Faceva avere loro delle visioni, lo convinceva dell’impossibile, li faceva dubitare del normale, li faceva impazzire lentamente, … spesso erano proprio loro a chiedergli la morte o a soddisfare da soli questo desiderio.
Ethan non lo capiva, lui era sempre veloce e Nico dubitava che le sue vittime provassero anche solo un minimo di dolore.
Era quasi sicuro che Ethan la vedesse solo come una sfida “a chi fa prima”.
Proprio in quell’istante, Nico arrivò all’inizio di una delle vie più affollate di tutta New York e cominciò ad attraversarla osservando con la coda dell’occhio i vari passanti che superavano la sua andatura lenta ma, allo stesso tempo, decisa.
Stava per girarsi e infilarsi in un’altra via, quando vide qualcosa che lo incuriosì e che gli fece mancare il respiro per un secondo.
Era un ragazzo di diciassette anni, non molto differente da quelli della sua età, ma con quei capelli scuri, quegli occhi verdi e quel sorriso dolce e accecante … era bellissimo, solo un bugiardo avrebbe potuto affermare il contrario.
Era quasi tentato di andare là, chiedergli il suo nome e magari fare una passeggiata con lui, ma non riuscì neanche a formulare quell’assurdo pensiero che gli martellava nella testa, che si rese conto di non poterlo fare e il motivo era abbastanza ovvio.
Era sempre la stessa storia, Ethan glielo ripeteva di continuo, “ricordati chi sei” era questa la sua frase ricorrente e Nico la odiava.
Gli era sempre sembrato grandioso essere un angelo oscuro, ma da qualche anno si era stancato di quella “vita” se così si poteva definire.
Se la prendeva soprattutto con i ragazzi per questo motivo, loro avevano tutta la vita davanti agli occhi con la certezza che tutti i loro sogni e le loro speranze un giorno si sarebbero realizzati … certezza che Nico mai aveva avuto l’opportunità di provare.
In quel momento si rese conto che il ragazzo che aveva adocchiato era in compagnia di una ragazza, era bionda con gli occhi grigi, indossava un vestito blu con intarsi di raso ed anche lei era molto carina, probabilmente era un appuntamento e questo fece arrabbiare ancora di più Nico: di sicuro aveva trovato una vittima per quella notte.
Non se la sarebbe mai presa con una ragazza, quindi ripiegò sul ragazzo sorridente e gli appiccò un incendio sulla giacca, gli angeli oscuri erano capaci di maledirti anche solo con uno sguardo, facendo accadere cose orribili e spaventose.
Il ragazzo butto a terra la giacca e la strattonò per un po’ urlante, ma Nico tenne gli occhi fissi su di lui facendo divampare ulteriormente l’incendio: il risultato? Un ragazzo coi vestiti ridotti a brandelli e una ragazza con gli occhi rivolti al cielo.
A Nico venne da ridere per quella scena, ma anche allora il ragazzo non smise di sorridere, anche quando l’incendio aveva trasformato la sua camicia in uno straccio bruciacchiato lui aveva riso.
 Continuò a seguire i due ragazzi per tutta la serata.
Prima al ristorante (dove Nico aveva fatto esplodere la pizza del ragazzo in faccia alla ragazza e rovesciato del vino sui pantaloni del ragazzo).
Poi una passeggiata in spiaggia (dove, casualmente, un esercito di granchi aveva cominciato a inseguire i due ragazzi punzecchiandogli le caviglie).
Infine il ragazzo accompagnò la ragazza a casa (qui non servì l’intervento dell’angelo, la ragazza stava facendo tutto da sola facendo sghignazzare Nico).
Alla fine Nico tornò sulla sua strada, sebbene non fosse riuscito a far morire di pazzia nessuno, aveva rovinato l’appuntamento ad un ragazzo che, a suo avviso, era troppo sicuro di sé.
Stava per imboccare una strada laterale rispetto alla via dove si trovava la casa della ragazza, il punto dove aveva abbandonato i due, quando …
“perché mi stai seguendo?” chiese una voce dolce e profonda dietro di lui, Nico impallidì quando sentì una mano posarsi sulla sua spalla.
“che problemi hai? Sto facendo un giro, mi spiace ma il mondo non gira intorno a te” sbottò l’angelo voltandosi di scatto, proprio come pensava, si trattava del ragazzo che aveva pedinato per tutta la sera.
“oh, allora è un caso che io ti abbia visto fuori dal ristorante come sulla spiaggia e anche fuori dalla casa della mia ragazza? Francamente non penso” disse senza abbandonare il suo sorriso cominciando ad avvicinarsi a Nico che, prontamente, cominciò ad indietreggiare stringendo con la mano destra l’ascia da mietitore che portava nella tasca.
Accadde tutto in un attimo, Nico non si era accorto di essere finito in strada, i fari della macchina si avvicinarono sempre di più con velocità schiacciante.
L’ultima cosa che vide fu lo sguardo spaventato del ragazzo dagli occhi verdi che gli gridava di stare attento … troppo tardi.
***
Nico si svegliò di soprassalto, era disteso su un letto dalle coperte azzurrine in una stanza della stesso colore spaziosa e accogliente.
Si alzò in piedi e cominciò a osservare la stanza, non l’aveva mai vista e si sentiva stranamente spaesato, fu allora che rivolse uno sguardo alle sue mani impallidendo.
Erano ricoperte di bende bianche attorcigliate attorno alle sue dita, di certo l’autore non era un esperto, ma la cosa che più lo spaventò fu la giacca semiaperta a mostrare il suo petto niveo.
“posso entrare?” chiese all’improvviso una voce dopo aver bussato un paio di volte alla porta della stanza, Nico alzò la zip della giacca e si rimise a letto mormorando un assenso alla richiesta fatta da quella voce.
Fu allora che vide il ragazzo dagli occhi verdi varcare la porta e sedersi sul bordo del letto, una cosa era certa, a Nico non sarebbe dispiaciuto morire un’altra volta proprio in quel momento.
“come ti senti?” chiese con un tono piuttosto dolce poggiandogli una mano sul ginocchio, gesto che fece irritare parecchio Nico.
“sono stato investito da un’auto come dovrei sentirmi?” chiese sarcastico alzandosi dal letto e allontanandosi il più possibile dal ragazzo.
“comunque io mi chiamo Percy, tu come ti chiami?” chiese raggiungendolo senza abbandonare il suo sorriso.
“non sono cazzi tuoi” sbottò l’angelo guardandolo con aria di sfida dritto negli occhi, quasi come se si stesse aspettando una reazione da parte di Percy.
“ok, ok, non dirmelo se vuoi, mica mordo?!” disse alzando le braccia sopra la testa come se gli stessi puntando contro una pistola.
Nico si rilassò per un attimo, per poi ricordarsi d un particolare piuttosto difficile da considerare come irrilevante.
“m-mi hai tolto la giacca?” chiese guardando il pavimento, ma poi, in un impeto di coraggio, alzò lo sguardo e incontrò quello di Percy, che stranamente era arrossito.
“v-volevo togliertela, ma non avevi la maglietta e così ho rinunciato, non dovevo?” chiese grattandosi la testa, Nico non poteva essere più sollevato di quella risposta negativa che sarebbe saltato addosso a quello sconosciuto appena ne avrebbe avuto l’occasione, ma non era disposto a gesti così estremi.
Si limitò ad annuire e andare a sistemarsi di nuovo sul letto usando come scusa un improvviso giramento di testa ma, prima che Percy ebbe lasciato la stanza …
“mi chiamo Nico, comunque” disse l’angelo senza neanche guardarlo negli occhi, fissando solo il vuoto e martellandosi la testa con mille domande.
“lieto di saperlo” rispose Percy, anche se non poteva vederlo, era sicuro che stesse sorridendo col suo solito sguardo da pesce lesso.
Quando fu sicuro che fosse uscito, Nico si alzò in piedi facendo attenzione a non fare rumore e si sfilò la giacca con un movimento rapido e liberatorio spiegando le ali nere che nascondeva.
Si guardò per un po’ allo specchio tenendo tra le mani l’ascia da mietitore che, intanto, era tornata alle dimensioni di sempre, era quello il suo aspetto, l’aspetto di un mostro.
Percy non avrebbe mai potuto immaginare che nella sua stanza non vi era un ragazzino di quattordici anni spaesato e piuttosto maleducato con una certa predilezione per l’oscurità, ma un mostro capace di azioni che lui non poteva neanche immaginare, un mostro capace di uccidere anche solo perché “si sta annoiando”: un angelo oscuro.
Lo stesso angelo oscuro che in quel momento si era addormentato, avvolto da quelle ali nere tanto terrificanti quanto maestose.
 

Note d’autrice: era da un po’ che quest’idea mi frullava per la testa, così ho deciso di attuarla con questa fanfiction, so che è un po’ … strana, non è esattamente il mio genere di scrittura, ma perché non provare?
Chiedo scusa a tutte le fangirl, che probabilmente mi uccideranno, per aver scritto che Nico è morto a quattordici anni negli anni quaranta, ma era l’unico modo per farlo diventare un angelo oscuro.
Per la storia degli angeli oscuri, sappiate che non ho seguito nessun “canovaccio” per così dire, non mi sono ispirata a miti, leggende o simili, mi sono limitata ad un’idea che mi ero fatta di questi fantomatici esseri soprannaturali.
Spero che la storia vi piaccia e che vi abbia appassionato come quanto ha appassionato me.
Tanti baci (perugina) da Polaris_Nicole

P.S.= probabilmente al prossimo capitolo (se ne sono capace) allegherò anche una fanart fatta da me non ancora del tutto ultimata, è difficile da credere, ma posso dire di avere un discreto talento in fatto di arte (spero). Se qualcuno sa come si pubblicano le immagini assieme ai capitoli delle storie, mi invii un messaggio su come fare. Grazie in anticipo!
  
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