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Autore: Gnana    19/06/2014    2 recensioni
La televisione che ho lasciato accesa la sera prima mi annuncia che c’è un losco tipo ricercato dalla polizia. Pelato, barba rossa, occhi verdi. Chi se ne frega! Devo andare a lavoro.
Genere: Slice of life, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole entra dolcemente e va ad illuminare tutta la stanza.
La finestra socchiusa fa trapelare qualche suono lontano e qualche melodia.
Mormorii, cani che abbaiano, uccelli che cinguettano e, di nuovo, mormorii.
Tutto perfetto se non fosse Lunedì mattina.
Odio svegliarmi presto e odio soprattutto farlo in questo giorno.
La televisione che ho lasciato accesa la sera prima mi annuncia che c’è un losco tipo ricercato dalla polizia. Pelato, barba rossa, occhi verdi. Chi se ne frega! Devo andare a lavoro.
Sento una voce provenire da fuori che mi chiama.
“Jennifer! Vieni a darmi una mano a scaricare!”
“Oh, ma che diamine!”
Scendo giu’ le scale, molto lentamente. Il bar è ancora vuoto, tocca a me ad aprire. C’è gente fuori che aspetta. Fortunatamente ho dormito con i vestiti.
Mi dirigo verso la porta, esco e li faccio accomodare.
“Torno subito, signori.”
Mi avvicino al furgone di mio fratello.
“Jenni, prendi questi scatoli e portali sul retro. Il vecchio zio ha deciso di fare compere.”
Prendo lo scatolo e lo porto sul bancone del bar per aprirlo. Me ne fotto dei clienti. Che aspettino. Ci frugo dentro e trovo dello strano caffè.
Urlo a Tony: “Ma si è bevuto il cervello?”
“Non dirlo a me!” Mi risponde.
Ha pagato caro per averlo, sicuramente.
Finisco di posare gli scatoli e preparo un cappuccino a quei due loschi signori. Forse sono loschi solo perché è Lunedì.
Sorprendentemente uno dei due parla e mi dice:
“Ehi, tu. Hai sentito di quel tizio in TV? Pelato, barba rossa, occhi verdi… Insomma il ritratto della criminalità. Speriamo che lo catturino.”
“Non ne ho mai sentito parlare e francamente non mi interessa. Ho altro a cui pensare. Per esempio far felice i miei clienti.” Accompagno questa frase con un sorriso falso, ma loro non sembrano accorgersene.
Finiscono di fare colazione, incasso i soldi e, visto che la giornata è fiacca, ne approfitto per gironzolare un po’.
Negozi, bar, altri negozi. E’ così monotono questo quartiere?
Trovato un tabaccaio, compro un pacchetto di sigarette. Decido, poi, di trovarmi un posto tranquillo per fumare e scelgo un vicoletto in mezzo a due condomini. Un po’ buio nonostante sia giorno, ma va comunque benissimo. Mi appoggio al muro prendo una sigaretta e l’accendo. Sento dei rumori in fondo al vicolo e mi giro di scatto. I rumori continuano, metallici. Provengono da un cassonetto. Sembra che qualcosa voglia uscire da li dentro. Mi avvicino con cautela, appoggio delicatamente le mani sulla maniglia, chiudo gli occhi e do uno strattone verso l’alto.
Urlo.
Quel topo schifoso mi stava venendo addosso.
Mi giro e mi trovo davanti una faccia. Urlo di nuovo.
Era mio zio.
“Ehi! Calma, non sono poi così brutto. Sono andata al bar e non c’era nessuno. Non devi lasciarlo incustodito. Ma cos’è quella? Diciotto anni e già fumi? Tutta sua madre…”
Mentre lui farnetica vedo all’entrata del vicolo un uomo. Pelato, barba rossa, occhi verdi.
Rimango immobile. Lui si avvicina. Ha un coltello. Si scaraventa sullo zio e immobilizzandolo lo sgozza.
“Grazie, fratellone. Non ne potevo piu’.”
 
   
 
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