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Autore: _SMRZ_    19/06/2014    1 recensioni
In un mondo distrutto e spezzato, controllato da pochi a discapito di molti, quasi nessuno al il coraggio di ribellarsi, ma qualcuno c'è. Questa è una storia seria: Ta ta tan! Vi ho interessato? Continuate a leggere! :]
Come avrete notato non sono in grado di comporre un'introduzione, ma la storia è più meglio, fidatevi ;)
Scherzi a parte, leggete!!!
P.S. Per eventuali errori e/o orrori di ortografia contattare il 404, lui saprà come aiutarti, ricorda, l'itagliano non e un opinione.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una goccia solitaria cade dal cielo grigio, mentre un forte vento si fa spazio fra le desolate strade che sembrano quasi invase da un fiume nero. Le persone passano incuranti di tutto e tutti, si distingue solo una fiamma, una chioma di folti capelli rossi che sfreccia veloce fra la gente per poi fermarsi ad osservare una grande cartello che recita “Ogni Blocco è costruito secondo i vostri bisogni, per una Pangea migliore” la ragazza scuote la testa contrariata per poi alzare il cappuccio della pesante felpa nera e sparire inghiottita dalla folla. Cercando di sembrare il più normale possibile riprende a camminare, ora più rilassata, ma non può fare a meno di irrigidirsi non appena vede una volante del Controllo fermarsi proprio davanti a lei. Dall’auto scendono tre figure vestite di bianco e si avvicinano ad un edificio fatiscente, due salgono, mentre il terzo resta a controllare la situazione con i suoi freddi occhi di ghiaccio, non restano dentro per molto e subito riscendono, trascinando un uomo che si dibatte disperato. La ragazza abbassa il capo, quasi vergognandosi della scena a cui sta assistendo, mentre una donna, con un bambino di circa tre anni attaccato al vestito, afferra per un braccio uno degli uomini implorandolo piangente, ma quello la colpisce stordendola e facendola cadere ai piedi del bambino, che piange disperato. L’uomo a quel punto cerca di attaccare i suoi aggressori, ma subito uno gli da una scossa elettrica con un teaser e lo infila in macchina, i tre ripartono come se niente fosse, in perfetto silenzio a parte il pianto isterico della donna, che risvegliatasi, abbraccia convulsamente suo figlio. La ragazza riprende a correre, senza fiato, mentre tutti gli altri rimangono immobili per qualche secondo, per poi continuare a camminare, ormai abituati a queste scene. Accompagnata dal penetrante pianto del bimbo sbatte contro alcuna persone mandando alle ortiche qualsiasi cautela, finché non si trova davanti a una grande porta in legno che un tempo, forse prima della crisi e della successiva grande guerra, era stata maestosa, laccata di rosso e con un grosso intaglio floreale in rilievo, ma adesso sembrava solo graffiata da un animale e si confondeva bene con le pareti marrone fango. Bussò tre volte tendendo le orecchie in attesa di un rumore di passi, ma come sempre la porta si spalancò senza che lei se ne accorgesse. -Sei in ritardo – dice una voce sommessa - Io sono in perfetto orario, forse sei tu che ti ricordi male– dice la ragazza entrando e abbassando il cappuccio, i suoi capelli sembrano quasi illuminare la stanza. Scuote la testa come un cane bagnato per scrollarsi di dosso l’acqua, che va a finire sulle pareti grigie e fredde, con dei grossi pezzi di intonaco mancante, ma non così messe male come ci si aspetterebbe guardando la casa da fuori. Un grande camino sta al centro della stanza, con poche braci ardenti che scoppiettano al suo interno e una finestra sprangata si affaccia verso la strada. - Avevamo detto dieci minuti fa Aria – protesta il ragazzo biondo chiudendosi la porta dietro le spalle. - C’è stato un intoppo… quelli del Controllo… - Il ragazzo la guarda con occhi apprensivi – Non so chi fosse, ma penso uno dei nostri… Stava in Georgia street – -Per caso c’era anche una donna con un bambino di circa due anni? – - Si – risponde Aria ricordandosi bene viso del piccolo. - Era Micheal – dice lui facendosi scuro in volto – Era uno dei nostri migliori corrieri… Si stanno avvicinando sempre di più, penso che saremmo costretti a lasciare questo posto…- - Non esagerare Caleb , questo posto mi piace e poi siamo al sicuro – - Non siamo al sicuro finché continuiamo a fare quello che facciamo – sbotta lui cominciando a camminare avanti e indietro - Siamo costantemente in pericolo, pensa se ti avessero visto oggi mentre attraversavi il blocco, ora ci saresti anche tu in mano ai Bianchi – - E allora cosa vuoi che facciamo? Che ci conformiamo alla massa anche noi stando al nostro posto per “una Pangea migliore”? Io non ce la faccio più ad andare avanti così, ci danno la caccia solo perché distribuiamo medicine e cibo, uccidono chiunque non li vada a genio solo perché possono! – - Non sto dicendo che dobbiamo smettere, mi chiedo solo se sei sicura di voler continuare visto la posta in gioco… - Aria lo guarda negli occhi – Sono sicura – dice con voce ferma. Caleb per un po’ si blocca contemplando i suoi occhi, talmente verdi che sembrano smeraldi - Allora ci vediamo domani mattina alle 8, non fare tardi e cerca di non complicarti la vita più del necessario – Lei sorride e tocca l'impugnatura dell'affilato pugnale che porta sempre dietro la schiena – Ci puoi contare – Così dicendo apre la porta ed esce sotto il violento acquazzone che si è appena scatenato.
 
 
Ciao animaletti, se siete qui in questo momento vuol dire che avete dei gravi problemi mentali, attenzione era solo un test della CIA, stanno venendo a prendervi.
Seriamente, sono felice di aver finalmente scritto questa storia, era da tanto che lo volevo fare e per la sua pubblicazione dovete incolpare solo mia cugina, se volete in privato vi cedo i suoi recapiti ;)
Grazie a tutti, sono graditi commenti brutti e belli ma non offensivi perché sono una persona sensibile :'(
 
Post scriptum: niente, era per fare scena.
P.P.S. conosco pure il latino 
  
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