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Autore: Backyard Bottomslash    19/06/2014    3 recensioni
Dal testo: "Le strinsi la cravatta al collo e mi compiacqui in silenzio del nodo perfetto.
In silenzio, ma non senza un sorriso.
Lei amava i miei sorrisi. Non l'aveva mai detto, ma immagino sia quel tipo di cose di cui si è consapevoli a prescindere. Tante cose non mi ha mai detto, lei. Ad altrettanti silenzi sapevo dare dei significati, io."
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Ispirato al video di Avicii, Addicted to you.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Quinn Fabray, Santana Lopez | Coppie: Quinn/Santana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Like a cool and cleansing grace



Le strinsi la cravatta al collo e mi compiacqui in silenzio del nodo perfetto.

In silenzio, ma non senza un sorriso.

Lei amava i miei sorrisi. Non l'aveva mai detto, ma immagino sia quel tipo di cose di cui si è consapevoli a prescindere. Tante cose non mi ha mai detto, lei. Ad altrettanti silenzi sapevo dare dei significati, io.

Non che, dal canto mio, fossi mai stata in grado di esternare chissà cosa con le parole. Ma presumo andasse bene così, presumo che tra di noi non avrebbe potuto funzionare in modo migliore, fosse solo perché un altro, di modo, non sapevamo nemmeno esistesse.

La guardai a lungo prima di darle la mia benedizione con un lieve bacio sulle labbra. Ne fu orgogliosa, la scintilla nei suoi occhi l'aveva tradita. Aveva sempre gli occhi di una tonalità più scura quando si sentiva stuzzicata da qualcosa. Un'idea, un'avventura, una pazzia, me. E l'idea di essere in quella lista mi scuoteva ogni volta, risvegliandomi da una trance in cui quegli indefinibili colori mi spedivano.

La prima volta che vidi quello sprazzo di tangibile adrenalina avevo appena ricevuto una mancia da mezzo dollaro e una pacca sul sedere. Lavoravo in quel locale da quasi tre anni... Da circa due avevo rinunciato a far notare alla clientela che la mia non era carne in vendita. Una donna in un posto del genere era una calamita per idioti, ma di questo, all'epoca, non ero stata informata.

Quando la vidi entrare tirai un sospiro di sollievo: gli occhi di chiunque si erano piantati su di lei, le acque sembravano essersi divise al suo passaggio. In quel momento avrei potuto svignarmela e nessuno se ne sarebbe accorto.

Tuttavia rimasi impalata dietro al bancone, io stessa incapace di muovere anche solo un muscolo a quella vista. Quando il mio sguardo si posò sulla pistola e quello stesso bancone si tramutò nella mia unica fonte di riparo, desiderai esser scappata via sul serio ed aver messo in salvo persino quel dannato mezzo dollaro di mancia.

Non so cosa, quel giorno, le impedì di trattarmi come tutti gli altri. Lei non me l'ha mai spiegato. Io non gliel'ho mai chiesto.

A dispetto delle circostanze, non le ho mai fatto molte domande. Non gliene feci neanche quando, dopo aver riempito la sua borsa con l'incasso del locale, mi tese una mano e, continuando a puntare la pistola verso il proprietario, attese che io l'afferrassi. Tardai a farlo e lei si voltò appena. Non per sollecitarmi, no. Per farmi capire che avevo scelto di seguirla ancor prima che lei si avvicinasse, chissà, magari proprio per quella pacca sul sedere.

Alla fine lo feci: lasciai che la sua mano stringesse la mia, lasciai che mi trascinasse. Ancora ed ancora ed ancora. Ogni volta correndo un po' di più, ogni volta ridendo un po' di più.

Ridevamo.

Seppur con una pistola in mano e l'auto sempre in moto, ridevamo.

Ricordo che rise persino quella volta, prima ancora che le mie mani ebbero lasciato il nodo della cravatta, e mi lasciò un bacio sulla guancia. Uno di quelli con lo schiocco. Uno di quelli che mi lasciavano sempre il segno delle sue labbra.

Ho sempre pensato che quel rossetto non fosse rosso a caso. Credevo si trattasse di un gioco di seduzione ed intimidazione, unito alla capacità di alzare un sopracciglio fin dove neanche immaginavo fosse possibile. E lo era, perché il contrasto con la pelle divinamente pallida e i capelli chiari era ipnotizzante e terrificante al tempo stesso. Ma, in cuor suo, quel rossetto... Oh, quel rossetto, di quel colore, era solo per me.

Quella realtà mi colpì in una notte d'estate. Fu un lampo improvviso... Esattamente quanto può essere improvviso un lampo durante un'acquazzone. Lo si aspetta, nell'attesa di rimanere accecati da un momento all'altro. Si resta sospesi in quel tempo, magari sotto quella pioggia, con il naso all'insù, verso un cielo che neanche è possibile distinguere tra le fitte gocce. Eppure non di meno si rimane a bocca aperta quando finalmente scoppia, delineandosi in uno spazio che in quell'istante è tutto e niente.

Così, quando mi baciò per la prima volta, fu come se mi fossi risvegliata, nuda, nel vibrante centro della tempesta. E le sue mani sulla mia pelle furono coperta, riparo, casa.

Prese la mia mano e mi trascinò.

Ancora un volta.

Stavolta senza darmi le spalle. Stavolta guardandomi negli occhi.

E rise.

E ridemmo.

E i sorrisi divennero uno solo.

E il suo rossetto rosso divenne il mio.

La punta del suo naso accarezzava quella del mio, le sue dita sfioravano appena il mio collo e le mie guance, mentre la sua bocca mi toglieva il fiato ad ogni movimento.

Si fermò solo per riaprire appena gli occhi e guardarmi, ubriaca di lei, per poi lasciarsi andare ad un risolino che non mi sorprese affatto. Ogni occasione era ottima per prendersi gioco di me, ogni occasione era altrettanto ottima, poi, per far valere il mio orgoglio.

Il suo corpo sembrava tanto piccolo nel centro esatto di quel letto, tra lenzuola bianche, coperte calde e banconote verdi. La sua pelle ancor più candida perché accostata alla mia, fusa nella mia in una miscela di colori, gemiti e brividi.

E dai suoi sospiri dipesero i miei. Per quella notte e per infinite altre.

Le sue mani avevano senso solo se sul mio corpo. Ed allo stesso modo la sua bocca.

Il ritmo del suo respiro divenne mio, il battito del suo cuore lo avvertivo anche solo sfiorandola, il sorriso che aveva quando, ad occhi chiusi, mormorava «Smettila di fissarmi» lo conoscevo a memoria.

Mai come tra le sue braccia mi sentii amata. Mai lo sarei stata di più.

Non dopo quel giorno, non dopo quell'ultimo nodo di cravatta, non dopo quell'ultimo segno di rossetto sulla mia guancia.

Me la portarono via con la pistola ancora salda nella sua mano destra e con quella scintilla negli occhi che, ancora una volta, l'aveva smascherata. Me la portarono via che ancora mi guardava, in quel misto di adrenalina e passione, mentre apriva la borsa nella quale riposava l'ordigno che ci avrebbe fatto strada verso un letto di banconote immensamente più grande.

La vidi cadere ai miei piedi.

Rotta, come una bambola di porcellana.

Rotta, come il mio cuore.

La tenni stretta, mentre il suo viso diventava davvero troppo pallido. Il suo sguardo si annebbiava, lo scintillante colore dei suoi occhi si spegneva, ma la sua sfacciata timidezza rimaneva. E allora «Smettila di fissarmi».

Una risata mi scoppiò in gola.

Una risata, o un pianto disperato. Con Quinn non era mai facile distinguere i confini.

Come si potrebbe, d'altronde, distinguere l'amore dalla pazzia?

Abbracciai la sua borsa. La abbracciai come se fosse lei e superai le porte, lasciandomi alle spalle quella tomba. Davanti a me contai undici ufficiali. Mi chiesi chi fosse stato a sparare il colpo che aveva smorzato quel sorriso che speravo avrebbe continuato a deridermi ancora a lungo. Ma ogni punto interrogativo rimase sospeso in quegli attimi, in quei metri che macinai correndo, mentre una lacrima accarezzava la macchia rossa sulla mia guancia.

Tutto venne spazzato via da un boato assordante.

Un boato assordante, o lieve sospiro di sollievo.

D'altronde non era mai stato facile distinguere i confini.


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Note:
Hey there!
Di ritorno per una brave shot Quinntana, ispirata, come già detto, al video della canzone di Avicii: Addicted to you. Se non l’avete visto, meglio per me… I guess…
Ad ogni modo, è la prima volta che scrivo in prima persona, dunque, nel caso questo esperimento sia stato un flop, vi prego, vi scongiuro: ditemelo!
Vi lascio il mio indirizzo Ask e Facebook e beh, alla prossima.

- BB

   
 
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