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Autore: Ita rb    20/06/2014    5 recensioni
Akakuro ~
[...] Se i suoi occhi non riuscivano a incontrarlo, allora era lui che si spingeva fin lì per rapirli – ed era facile, forse anche troppo, cercarlo silenziosamente fra gli scaffali della biblioteca come fosse un libro: se ne stava perennemente lì, immobile e con il naso immerso nel profumo di carta stampata. [...]
Genere: Erotico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Seijuro Akashi, Tetsuya Kuroko
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note: Salve a tutti, parto con l’avvisarvi sin da subito che quest’idea non è propriamente frutto del mio cervello, come di solito accade. Mi sono lasciata trasportare dalla fantasia su’una striscia di fumetto che ho scoperto su tumblr, una fanart davvero carina che vi allego in un click.
Spero che vi piaccia, ma se così non fosse potete benissimo lasciarvi un vostro parere – non mordo, LOL ~ xoxo

Lipstick

La sua era una strana forma di dipendenza, sembrava quasi essere fatta di follia e generava odio da altro odio per poi assottigliarsi appena fino a restare in attesa del suo sedativo.
Gli bastava un semplice sguardo e non importava affatto che fosse dettato o meno dal caso, visto che continuava a considerarsi l'unico artefice del proprio destino. Se i suoi occhi non riuscivano a incontrarlo, allora era lui che si spingeva fin lì per rapirli – ed era facile, forse anche troppo, cercarlo silenziosamente fra gli scaffali della biblioteca come fosse un libro: se ne stava perennemente lì, immobile e con il naso immerso nel profumo di carta stampata.
Amava tanto leggere quanto scoprire e lui era quasi certo che, se solo avesse voluto provarci, di sicuro sarebbe stato in grado di scrivere il più bel romanzo mai pubblicato: uno di quello che la Teiko non avrebbe mai vantato nel relativamente gonfio elenco di titoli, probabilmente dai toni freddi e inquietanti; eppure caldo, bollente, come il sangue che gli avvampava le guance quando sentiva il suo respiro addosso e la voglia di baciarlo farsi largo nello spazio fino ad annullarlo.
Non resisteva neppure un istante, fremeva appena nel nulla e le sue labbra schiuse divenivano turgide alla sola idea di poter essere additate come peccatrici accondiscendenti. Lo guardava attraverso le palpebre socchiuse, laddove le ciglia carezzavano morbidamente l'idea di discendere sugli zigomi, ma non si muoveva mai e restava fermo, con la copertina rigida che veniva stretta dalle dita contratte e il cuore in gola – soggiogato da un amplesso inesistente e schiavo di quella falsa virtù che si ostinava a mostrare di giorno, sotto gli occhi fissi di un Dio chiamato gente.
«Akashi-kun...» soffiava fievole, di tanto in tanto, quando perfino lui non aspettava che quel momento: essere scoperto nel bel mezzo di una mai indetta partita a nascondino, essere scovato nell'eco della lezione che ricordava a memoria e infine essere distrutto e ricreato da capo.
«Shh...» faceva allora il rosso, posandogli una mano sul collo per sentirlo fremere di rimando in quell'attesa ovattata di semplici carezze.
Non che avesse mai preteso più di quello da lui, sebbene ogni notte immaginasse un indomani più ardente, ma anche quel contatto raggiunto a metà sapeva contorcergli le viscere come fosse un orgasmo: averlo vicino senza poterlo amare, sentire il suo respiro senza poterlo rapire, godersi un brivido lungo la colonna vertebrale e serrarsi in una prigione più casta che sapeva farlo impazzire
«Hai le labbra screpolate», gli disse un giorno, uno fra tanti, quando Kuroko aveva preso posizione a un tavolo isolato della biblioteca dopo averlo incontrato.
Non era sfuggito quella volta, l'aveva seguito di sua sponte e con aria dolce aveva pronunciato quelle parole come fosse una madre in pena, tanto accorato da lasciarlo di stucco.
«Dici?» Domandò dubbioso, soppesando l'idea che l'altro potesse avere ragione. «Non me ne ero accorto», aggiunse al dunque, sollevando le dita fine e pallide dal libro per posarsele lì, su quei petali rosei che sembravano più arsi del solito.
«Mh-mh», annuì il rosso, trafficando con una tasca della divisa chiara per cercare una di quelle cose che mai avrebbe dovuto introdurre a scuola – oh, se solo l'avessero colto in flagrante sarebbe stato richiamato da un disciplinare, ma dopo tutto non gl'interessava: anche quei respiri condivisi con Tetsuya erano per qualche strana ragione considerati come un'effrazione del codice morale della Teiko.
«Cos'hai lì?» Gli domandò istintivamente Kuroko, battendo le palpebre con evidente curiosità.
«Questo», svelò Akashi senza la benché minima voglia di mantenere il segreto con lui. Tirò fuori dalla tasca un burro di cacao e senza neppure attendere una conferma da parte di Tetsuya, questo lo stappò seriamente, fissandolo assorto negli occhi color cielo. «Ultimamente fa freddo, Tetsuya, perciò non trascurare le piccolezze», disse, posandogli la punta dolciastra sulle labbra schiuse per poi muoverla lentamente e con fare sensuale – Akashi aveva lo strano potere di trasformare tutto ciò che d'innocuo può esistere al mondo in semplice erotismo. «L'ho acquistato appositamente per te, visto che non sai come proteggerti dalle basse temperature. Sarebbe un vero peccato rovinare le tue belle labbra...»
«E tu non lo metti mai?» Domandò di rimando l'interpellato, arrossendo all'idea che la sua bocca fosse tanto zuccherosa e liscia. Mosse di poco le labbra, sfregandole e sentendole divenire più compatte, dopodiché attese in silenzio per qualche istante ed ebbe come l'impressione che il tempo non passasse più ora che era sotto lo sguardo attento del rosso.
«Non serve», minimizzò, notando come l'altro si fosse un po' accigliato di rimando mentre lui nascondeva l’oggetto della discordia nella stessa tasca da cui l'aveva tirato fuori.
«Se non serve, perché me l'hai messo?» Chiese titubante, sentendo la propria voce fluire lentamente e morbidamente
«Perché non voglio che ti si rovinino le labbra, sono così belle...»
«Anche le tue», replicò alla sprovvista altrui, facendolo rimanere di sasso mentre le sue guance si coloravano un po' d'imbarazzo. «Quindi dovresti metterlo anche tu», concluse serio come non mai, arrossendo al di là di quella ligia apparenza.
«Credi davvero?» Domandò titubante, giocherellando con il cappuccio di plastica che aveva in tasca – scattava e si apriva, scattava e si chiudeva.
«Mh-mh», annuì il ragazzo, vedendo l'altro sorridere leggermente con quella sua nuova uscita; allorché provò un motto di eccitazione più ingombrante dei precedenti e non riuscì a trattenersi dall'avvicinarsi a lui per respirargli vicino come accadeva di solito, fondendosi in un sentimento senza via d'uscita.
Così accadde: la ragione perse l'equilibrio, l'istinto prese il sopravvento, e le labbra dolci di Kuroko finirono dritte su quelle del rosso, maliziose tanto quanto titubanti e vogliose nell'ingenuità che gli era caratteristica.
«Tetsuya...» provò adire Akashi, avvampando di sorpresa e vergogna per poi trovarsi quasi a balbettare illogiche scuse che l'altro neppure cercava – e come avrebbe potuto farlo, visto che il suo intento era stato raggiunto?
«Ora non rischierai di rovinarle», soffiò placidamente, lasciando che sul suo volto si allargasse un sorriso di soddisfazione che, dolce di burro cacao, si specchiò restio in quello appena accennato del rosso.
«Grazie, Tetsuya», mormorò già nostalgico.
Era sicuro che quella notte avrebbe faticato ad addormentarsi nel ricordare quel bacio umido e morbido, improvviso e languido.
L’avrebbe di certo cercato lui stesso d'ora in avanti, l'avrebbe preteso – e non sarebbe mai esistito nessun altro con il diritto di esigere le sue labbra.
   
 
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