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Autore: Gaber_Ricci    20/06/2014    0 recensioni
Si stava avviando verso la doccia fischiettando, con malcelata soddisfazione, I shot the sheriff, che suonò il telefono. Alzò la cornetta e qualcuno gli disse che Coleen era morta.
(ATTENZIONE: linguaggio forte)
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Non essere ridicolo” disse Matt Murdock, nascosto dietro la maschera da diavolo, alzando la testa verso l’uomo che gli aveva parlato. Era un gesto automatico, che aveva imparato quando ancora vedeva e che il suo corpo, ostinatamente, si rifiutava di dimenticare. Forse perché, più di lui, comprendeva che non erano le acrobazie in cui si produceva quando si scazzottava con questo o quel malvivente, a tenere al sicuro la sua identità segreta e, soprattutto, il fatto che fosse cieco (da bambino aveva visto una funambola cieca, al circo), quanto tutti quegli atteggiamenti apparentemente naturali, che non facevano sospettare ad alcuno che lui avesse qualcosa in più (o in meno) dell’Uomo Ragno. Prudenza in quel caso inutile, comunque: Charlie Cox sapeva perfettamente chi lui era, ed era ben deciso a far fruttare la cosa al massimo delle sue possibilità.
“Ragazzo mio” gli rispose “non sono mai stato così serio. Tu devi trovarmelo: ed in fretta, pure. E se vuoi prendertela con qualcuno, telefona al tuo deputato, il carissimo Alvin Kelley, che poco civicamente ha deciso di tirare le cuoia nel bel mezzo del suo mandato e così facendo ha reso necessarie queste elezioni suppletive che si avvicinano a passi da gigante, e che Benjamin Hood non ha certo intenzione di perdere”. Per essere un viscido, arrivista, bastardo figlio di puttana, Cox parlava sempre troppo, pur senza dire mai più di quanto voleva: si vedeva, che aveva studiato legge. Per fortuna, non nella mia stessa università, si era ripetuto Matt, più di una volta.
“Non perderà”, disse, per sviare il discorso.
“Ne sono sicuro anch’io. Nonostante le brillanti operazioni condotte da questo reparto, infatti”. Devil percepì che gli angoli della sua bocca si stavano sollevando in un sorriso beffardo. “Il tasso di criminalità in questa grande, splendida, complicata metropoli continua ad essere troppo, troppo alto… forse perché, da qualche tempo, il nostro diavolo custode non veglia più su di noi saltellando di tetto in tetto… troppo alto, dicevo, perché tutti i bravi newyorkesi non accorrano in massa a riempire di preferenze il buon Hood ed il suo geniale piano di prelevare dalla disoccupazione tanti bravi, robusti, ottusi giovani per rinforzare il malandato corpo della polizia. Purché, ovviamente, questi si occupino poi solo di quegli spacciatori che coi loro prezzi concorrenziali stanno rovinando il mercato a Kingpin. Per me, sono felice di abitare nel New Jersey. Tu per chi voterai?”.
“Non credo che Devil sia iscritto alle liste elettorali”.
“Buona questa. Sigaretta?”.
“No”.
Sentì la pietra focaia mandare scintille, poi, l’odore del fumo. Col tempo, aveva imparato a distinguere le diverse miscele di carta, catrame e nicotina, e Cox se ne portava sempre addosso una tanto particolare (figurarsi) che avrebbe potuto distinguerlo dall’odore, in mezzo ad una folla, meglio di come avrebbe potuto farlo Wolverine. La cosa poteva tornargli utile, nel caso avesse deciso di ucciderlo.
Scosse la testa. “E allora, posso sapere perché sono qui, invece che a casa mia, nel mio letto, a farmi una bella dormita o a godermi la compagnia di una donna?”.
“Semplice: perché il nostro prossimo deputato è pazzo come un cavallo. Ricordati che parliamo di uno che voleva circondare Harlem con un muro. Deve aver letto troppi numeri del New Frontiersman”. Si fermò per dare una tirata; Devil sentì un brivido scendergli giù per la schiena e, per scacciarlo, chiese: “E questo, cosa c’entra col fatto che abbia subito un’effrazione?”.
“Si vede che non frequenti gli ambienti. E dovresti, fidati, ti eviterebbe un bel po’ di rogne, ad esempio questa che risponde al nome di Charlie Cox”. Stavolta non ci fu bisogno di percepire un bel niente: la risata fu tanto forte che l’avrebbe sentita anche un sordo. “Ad ogni modo, uno che non è paranoico, non andrà mai a posare le sue nobili chiappe su un seggio del Congresso. E lo sai perché?”. La sigaretta sfrigolò fino a spegnersi. “Perché gli elettori sono più pazzi degli eletti. E Hood potrebbe avere ragione, a credere che, se come teme, a qualche giornale pseudo – progressista venisse in mente di tirar fuori un bel titolone ad effetto, tipo Se non riesce a proteggere la sua casa, come può proteggere la città?, con sotto la sua foto, perderà quei due o tre milioni di voti che s’aspetta di prendere. Ad ogni modo, se non ci sbrighiamo a portargli un colpevole, il nostro amico inizierà a credere che qualcuno l’abbia pagato apposta, quel ragazzo strafatto di crack che gli è entrato in casa per fregargli l’argenteria, e che, poveraccio, nemmeno quello è riuscito a fare…”.
“Cosa?” lo interruppe Matt. “Dalla casa di Hood non mancava niente?”.
“Neanche una spilla da balia”.
“E come avrebbe fatto, ad accorgersi dello scasso?”.
“Niente di più facile: porta forzata”.
“Tutto qui?”.
Cox fece un mugolio d’assenso, e Devil tacque. Improvvisamente, il caso iniziava ad avere qualche interesse… o, meglio, avrebbe iniziato ad averlo, non fosse stato che un contratto tra gentiluomini chiamato ricatto lo obbligava comunque ad occuparsene.
“Questo è strano, non ti pare?” chiese il Diavolo, alla fine.
“Bah. Francamente, non mi interessa: lui vuole che troviamo chi è stato, noi glielo troviamo. E poi, gli facciamo capire che non deve raccontarlo a nessuno. Intendi?”.
“Intendo. Quello che non mi è chiaro è perché non lo fa fare a qualcuno dei salariati del suo amico Kingpin”.
“Gli riderebbe in faccia se glielo credesse, probabilmente”. Lo stava fissando, di sicuro. “E poi, se davvero è un ragazzino con troppa eroina in corpo ad avere avuto questa idea che non riusciamo ad esimerci dal definire geniale, sicuramente è un loro cliente. E il cliente, si sa, ha sempre ragione: anche quando va a rompere i coglioni al tuo principale referente politico”. Le molle della poltrona: si era seduto. “Tutto chiaro? Ora puoi lavorare più tranquillamente, o ci sono altre domande?”.
“Sì, una. Come lo trovo, quello specifico anonimo imbecille eroinomane, in una città di otto milioni e mezzo di anonimi, che offre a ciascuno un buon motivo per diventare imbecille e cedere alla lusinga dei paradisi artificiali?”.
“Oh, quello è un tuo problema: io il mio l’ho fatto, ora sta a te. E ricorda: il cliente ha sempre ragione. Specialmente quando, come nel mio caso, il tuo prezzo è costato tanta fatica”.
“Fatica un trucco ed un ricatto?”.
“E la mia integrità dove la metti?”. La risata lo accompagnò mentre spiccava il salto verso l’edificio vicino.
  
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