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Autore: OrenjiAka    21/06/2014    2 recensioni
La Londra del diciottesimo secolo è divisa in due parti: la piccola e protetta fazione dei ricchi e la marea irrimediabilmente grande dei poveri, criminali, ladri, assassini.
Zoro è uno spadaccino. Da quando è arrivato in Inghilterra, però, per avere i soldi appena sufficienti a mangiare deve lavorare o rubare. E nemmeno il suo impiego nel Galop riuscirà a proteggerlo dall'onda impetuosa della criminalità londinese.
Qualcosa nel dietro le quinte scuote le acque, e da lì che questa storia comincia.
Dalle prime righe: [Tre sono i punti fondamentali per iniziare questa storia.
Punto primo: i discorsi, se riguardano la politica, sono sempre troppo lunghi.
Come quello che l’uomo in frak dall’aspetto fantomatico stava leggendo, eppure tutta quella folla era rimasta ad ascoltarlo per una buona mezz’ora.
Ci si stupiva sempre di come le persone fossero attratte dalle esecuzioni pubbliche.]
Genere: Avventura, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Eichiiro Oda; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Capitolo 7, Un ubriaco, un idiota e un boia di fiducia
 
Sanji scosse la testa: «Sì, come no».
Usop poggiò l’ennesima cassa nel mucchio e grugnò: «Ti dico la verità!».
«Certo, Usop. Come sempre, Usop. E magari è vera anche la storia che hai fatto credere a Trafalgar Law e a Eustass Captain Kidd di essere il frutto di un’allucinazione di gruppo, e che sei riuscito a scappare da un’orda di soldati di Scotland Yard. In tutto questo, Shakky e Rayleigh non hanno mosso un dito».
Usop tornò indietro a prendere un’altra cassa: «Shakky era impegnata con un cliente».
«Impegnata con... chi?».
«Sai benissimo cosa intendo! Non c’è bisogno di fare il geloso», caricò il peso sulle spalle. «Per quanto riguarda Rayleigh, non lo so. Magari ha avuto un’improvvisa conversione pacifista».
Sanji inarcò le sopracciglia: «Facciamo che mi racconti questa storia sin dall’inizio, ci stai?».
Rufy stava aiutando Franky a entrare nel cannone: «Arriva alla parte dove spuntiamo noi!».
Usop massaggiò le meningi: «Datemi un minuto, cerco di farvi contenti tutti: io e Nami scappiamo dal Rip Off Bar, cercando di non farci ammazzare da Eustass Captain Kidd e compagnia bella. Crediamo di averla fatta franca, ma è troppo bello perché duri. Un tipo ci ha seguito. Non sembra un cattivo ragazzo. Semplicemente, si avvicina e dice...».
~~~

«Gran bel lavoro, lì dentro», esordì il nuovo arrivato con un sorriso serafico in volto.
Nami era sull’attenti, così come Usop: «Grazie tante».
Era un ragazzo poco più grande di lei, molto più alto, senza dubbio. Sulla pelle scura si confondevano i tatuaggi nero carbone. Non c’era del brusco in quella camminata sulla balaustra che li divideva dal Tamigi. Percorreva linee sinuose, come un gatto. Se c’era qualcosa che Nami ricordava dei gatti, era che adoravano giocare con le prede prima di mangiarle.
Il ragazzo chinò il mento: «Anche se non sono venuto da voi per parlare di questo».
«Nessuno lo mette in dubbio», aggiunse Usop. Non lo dava a vedere, ma gli tremavano le ginocchia.
«È solo che, mi chiedo, cosa avete mai fatto di così grave per infuriare Eustass Captain Kidd?», il ragazzo si chinò sulle ginocchia.
Usop diede una gomitata al braccio di Nami: «Bella domanda. Che avete fatto tu, Brook e Zoro per infuriarlo così?».
La rossa fece un passo indietro: «Lo abbiamo battuto sul tempo, tutto qui. Sanji, sangue, l’uomo dei miracoli, Shiryu... avevamo bisogno di soldi e li abbiamo prelevati dallo stesso posto da cui li voleva prendere Eustass».
Usop lo puntò: «Adesso sei contento, signore in nero? Che ne dici se andiamo ognuno per  la propria strada?».
Il ragazzo scosse la testa: «Direi proprio di no».
«Perché?», Nami sfilò dalla tasca il suo coltellino serramanico.
L’altro non rispose: «Bel posticino, il Diamond. Non è vero?».
«Ah - ha», assentì Usop. «Un posto molto romantico. Quasi quasi ci porto la mia fidanzata per cena».
«È una gioielleria», Nami fece scattare la lama. «Appartiene a Donquijote Doflamingo, è quella che abbiamo svaligiato ieri sera. Adesso questo qui viene a darci fastidio», alzò l’arma. «Dimmi un po’: non sarai uno dei suoi tirapiedi, venuto a regolare i conti!».
Il ragazzo abbassò sulla testa il cappello maculato: «Potete chiamarmi Law, per oggi sarò il vostro boia di fiducia».
«Uh-hu! Che frase d’effetto!».
Si girarono.
Alle loro spalle un uomo dai folti capelli rossi barcollava e destra e a sinistra. «Però la ragazza ha ragione: è vero che sei un tirapiedi del cavolo!», rise di gusto.
Trafalgar aggrottò la fronte: «Eustass-ya, sei... ubriaco?».
«Ci puoi scommettere!», sfilò da dietro di lui un oggetto allungato e luccicante, puntò su di loro la pistola: «E sono anche armato».
~~~

Killer immerse il boccale nella bacinella d’acqua, scosse la testa: «Allora gli ho detto che non era il caso di continuare a bere in quel modo».
Shachi prese il bicchiere pulito e lo asciugò: «E lui se l’è presa?».
«No, no. Eustass non se la prende mai con me. Solo che non mi dà ascolto: ha detto che aveva parlato con un medico e che sarebbe riuscito a reggere un altro po’. Un medico, certo. Di questi tempi non si porta a casa nemmeno il pane, e tu vorresti farmi credere di esserti permesso una visita medica?».
Penguin strizzò lo straccio nel secchio e tornò a strofinare una macchia ribelle sul pavimento: «Certo che siete grandi amici, tu e Eustass».
Killer pulì il settimo boccale di quella mattinata: «A volte credo di non saperlo. Mi dà l’impressione che non si fidi di me, tiene un mucchio di segreti».
Shachi gli diede man forte: «Lo stesso vale per Law. Perché certi ragazzi sono così chiusi?».
Shakuyaku, seduta sul bancone, abbassò il giornale: «Nuove generazioni? Con tutta questa cosa dell’industrializzazione i ragazzi vanno a isolarsi sempre di più».

Andati via Trafalgar e Kidd, Shakky si poteva permettere
di dare una lezione come conveniva al ragazzo che doveva pagare il conto.
Fu sorpresa quando lui trovò una soluzione migliore:
«Pulisco tutto questo macello, se necessario».
Fu ancora più sorpresa quando Shachi e Penguin,
con la scusa che non avevano nulla da fare per la mattinata,
si erano offerti di aiutarlo.
«Sembra un bravo ragazzo», aveva detto il primo.

«Shakky!».
La donna non riuscì nemmeno a voltarsi. Due arti la avvolsero stringendola in un abbraccio. Riconobbe subito la testa corvina e la persona che lo seguiva.
«Rufy, credevo ti avessero portato a Impel Down!». Si rivolse al fratello maggiore: «Lo stesso vale per te. Avete di nuovo fatto i furbi in un ristorante della City?».
Ace sistemò il cappello sulla testa: «Informatissima come sempre».
«Dovresti vederla con i titoli del Daily Journal: l’ho interrogata poco fa e li ricordava tutti a memoria».
I fratelli lanciarono uno sguardo al bancone, dove due uomini stavano lavando i piatti. Un terzo passava lo straccio per il negozio.
La donna percorse col dito le venature del legno scheggiato: «Guardatevi attorno».
Parte del mobilio era sparsa per il Rip Off Bar, un tavolo in fondo alla sala era ribaltato e i resti di una sedia giacevano contro una parete.
«Ci siamo persi un combattimento, vero?», Rufy si lamentò. «Non è giusto!».
Shakuyaku poggiò la schiena contro la pietra fredda del muro, indicò una figura in un angolo: «E quell’uomo, in tutto questo, non ha mosso un dito».
Raleigh tuffò la testa all’indietro: «Te l’ho detto. A volte si è troppo vecchi per le risse».
«Nemmeno se si tratta di amici? In quel miscuglio c’era Usop, pensa se quel tipo fosse riuscito a sparargli!».
Ace e Rufy si scambiarono un’occhiata: «Shakky, di che parli?»
~~~

Kidd era con le gambe ben radicate a terra a pochi metri da loro e nessuna intenzione di andarsene.
Nami aveva con sé solo un coltellino serramanico e non aveva alcun dubbio sul fatto che fosse beatamente inutile. Anche Usop sembrava essere a corto d’idee, provò a guadagnare tempo: «Voi due vi conoscete?».
«Da una vita, più o meno», mormorò Trafalgar. Scese dalla balaustra: «Peccato che a un certo punto si sia messo a derubare i locali con affari nell’underground, e sia caduto così sotto la mia ala di competenza in fatto di esecuzioni».
«Già, però sono ancora vivo». Eustass schioccò le nocche delle mani: «Scommetto che la tua “ala di competenza in fatto di esecuzioni” non sia al massimo della popolarità, eh?».
Usop scoccò la lingua sul palato, si avvicinò all’orecchio di Nami: «Che si fa?».
«Scappiamo?»
«Ci faranno fuori in una manciata di minuti».
«Cos’altro fare? Io o sì e no un coltellino serramanico».
«Bene. Io ho la mia intelligenza e conoscenza».
Nami digrignò i denti: «Ottimo, così dopo averci ammazzato usano la tua conoscenza per cucinarci in un pasticcio di carne e il mio coltellino per pulirsi i denti».
«Non prenderti gioco di me, se sono riuscito a fare qualcosa al Rip Off bar sarò anche in grado di rimboccarmi le maniche qui»
«Sarà meglio per te».
Usop si mise a braccia conserte, percorse con gli occhi la figura di Kidd. L’altro sembrava infastidito: «Che ti prende?».
«Sei arrabbiato».
«Tu dici?» aggiunse l’ubriaco in  tono sarcastico.
«… E hai i capelli rossi. Scommetto un rifornimento di Fish and Chips per un mese che sei scozzese».
Kidd aggrottò la fronte.
Trafalgar si passò una mano sugli occhi: «Stereotipi, eh?».
Usop lo indicò: «Ad essere sincero, è dal Rip Off Bar che sento un accento partico-».
Non completò mai la frase. Usop sentì il botto sulla sua guancia sinistra e la vista si annebbiò. Quando i puntini bianchi cominciarono a scomparire da davanti agli occhi, sentì un forte bruciore in faccia. Nami gli aveva dato uno schiaffo. Il moro strillò: «Perché l’hai fatto?».
Lei massaggiò la mano con cui l’aveva colpito: «Hai idea di quanti anni di discriminazione ho dovuto subire solo per colpa dei miei capelli rossi?».
«Discriminazione?»
Lei mise le mani sui fianchi: «Questo sono gli stereotipi! Come puoi usarli con tutta questa leggerezza?»
«Pensavo ci tenessi alla pelle!»
Kidd scosse la testa, si rivolse a Trafalgar: «Credevo che quei due fossero amici».
«Lo credevo anch’io», il ragazzo storse il naso nel sentire gli insulti più sporchi tirati fuori dalla rossa, «Anche tu hai subito anni di discriminazione per colpa dei pregiudizi sui rossi?».
Kidd sorrise: «Certamente!».
Rufy annuì: «Avete molto in comune, eh?»
«Si direbbe di sì», Kidd pensò di essere in preda alle allucinazioni quando vide il giovane Monkey D. Rufy davanti a sé. Lo sfiorò col la canna della pistola, così, tanto per essere sicuro. L’occhiataccia del fratello maggiore era reale alquanto.
Trafalgar sollevò lo sguardo, incontrò due occhi neri sotto un cappello da cow boy. «È da molto che non ci si vede, Ace».
L’altro non lo prese in considerazione. Afferrò Nami prima che potesse commettere un omicidio in pieno giorno e aiutò Usop a rialzarsi: «Questi tre ti stanno dando fastidio?».
Il ragazzo spalancò le palpebre: «Ace! Rufy! Cosa vi viene in mente? Il Capitano Usop se la cava
e-g-r-e-g-i-a-m-e-n-t-e! Solo, non torcerebbe mai un capello a una signorina!».
«Quando parli così, sembri Sanji» Rufy affondò le mani nelle tasche, si voltò verso Kidd. «Che cosa volevi fare a Usop?».
L’altro sollevò i palmi delle mani: «Che cosa credevi che facessi?».
«Hai più di una fama: quella da scassinatore e quella da pluriomicida», il fratello maggiore schioccò le nocche delle dita.
Kidd fece le spallucce: «Difficilmente mi metto a scassinare le persone. Anche tu sei molto conosciuto, Portuguese D. Ace. Sarebbe bello poter farti fuori».
«Perché “sarebbe”?», chiese Ace in tono di sfida.
Il rosso indicò un punto in lontananza. Gli sguardi di tutti seguirono la sua direzione fino ad arrivare a due uomini di Scotland Yard che li fissavano.
Tashigi tirò un lembo della giacca di Smoker: «Una rissa?».
«Ci sono Trafalgar Law, Eustass Kidd e i due fratelli Monkey. Più che una rissa, direi una strage».
«Le dispiace, come uomo, se risolvessi il problema in maniera semplice e pacifica?».
Smoker pensò che stesse scherzando, poi vide il suo volto serio: «Fa’ pure».
Tashigi unì i talloni, schiarì la voce, prese fiato: «SIETE TUTTI IN ARRESTO!».
Usop sbarrò gli occhi: «Via, via, via!».
Trafalgar si morse il labbro: «Dannazione, ora arrivano i rinforzi».
I ragazzi del Galop si unirono in un singolo gruppo e imboccarono la prima strada secondaria più vicina.
«Maledetti Yard!», Kidd digrignò i denti. Impugnò la pistola.
Trafalgar lo inquadrò con la coda dell’occhio. «È davvero così ubriaco?», pensò fermandosi. Si disse che non era affar suo, Killer riusciva a portarlo via sempre e comunque. Già, Killer: il tizio che si erano lasciati alle spalle al Rip Off Bar. Non era comunque un problema di Trafalgar, e lui lo sapeva. Sapeva anche che sarebbe stato da idioti salvare la pelle a Kidd.
Quindi si diede dell’idiota e continuò a farlo mentre prendeva Kidd di peso e lo portava via.
Tutti si erano dileguati.
Tashigi trattenne a stento una risata, Smoker le diede una pacca sulla spalla: «Donne, altro che Scotland Yard! Dovrebbero mettervi al governo».

 
  
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