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Autore: Dionisie    21/06/2014    1 recensioni
Era stato tradito da tutti. Tutti coloro in cui aveva creduto l'avevano tradito. Il suo ragazzo, suo nonno, i suoi genitori.
Se tutti dovevano tradirlo allora tutto poteva andare all'inferno.
***
ATTENZIONE: Endou è molto OOC ed è molto arrabbiato, quindi a volte parlerà male dei personaggi (non di tutti)...ho messo questo avvertimento per evitare che qualcuno si offenda vedendo il personaggio preferito trattato male.
Genere: Angst, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Mark/Mamoru, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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 08- Project eight: Kagerou Days
 

-Capisci ora? Capisci perchè lui può avere tutto da noi?-
Hiyoko scosse la testa, come se fosse incredula.
-Lui ci ha salvato la vita, ci ha reso persone capaci di prendere le nostre decisioni, ci ha reso liberi-
La ragazza portò le mani al petto.
-Da noi può avere tutto. La nostra anima, il nostro cuore, il nostro corpo-
-Eh, no, Hiyoko!-
Cassandra si avvicinò alla più piccola, abbracciandola.
-Di corpo può avere solo il mio, sai che sono gelosa!-
Hiyoko rise.
-Ancora non ti sei arresa?-
-No e non mi arrenderò presto!-
-E' inutile, Kageyama-san non accetterà mai di sposarti, Cassandra. Andiamo.-
La strattonò Vlail, costringendo la castana a lasciare la più piccola e a seguirlo verso la macchina dell'uomo. Hiyoko tornò a guardare Kidou, riprendendo a
parlare come non fosse successo nulla.

-Tu non odi Oto-san. Tu odi te stesso per non aver impedito che sprofondasse nelle tenebre.-
Il regista indietreggiò, stordito come se gli avessero dato un pugno nello stomaco.
-E ora sei invidioso perché io e Mamoru abbiamo preso il tuo posto. O almeno lo pensi. Ma non ti preoccupare.-
Hiyoko sorrise, facendo rabbrividire Kidou.
-Ci siamo noi al fianco di Oto-san, non hai più bisogno di rimproverarti per non averlo protetto perchè ora ci pensiamo noi-
 

C'era voluto parecchio tempo prima che la squadra intera si calmasse, scossa dall'intensità degli ultimi avvenimenti. Kidou era quello che più di tutti aveva faticato a mandare giù il discorso di Hiyoko: stava seduto sulla panchina, riflettendo con sguardo vacuo sulle sue parole, rendendosi conto di quanto fossero vere. Aveva sempre finto di odiare il suo Comandante, costringendosi a detestarlo, ritenendola l'unica opzione logica. Eppure sapeva bene di non essergli avverso, era solo deluso dal comportamento dell'adulto e dalla sua stessa mancanza di attenzione. Quando il Comandante, l'uomo che l'aveva trattato come un figlio, aveva preso a comportarsi in quel modo spietato? Quando aveva perso di vista lo spirito del calcio? Da quanto tempo aveva distolto lo sguardo dall'uomo che gli aveva insegnato tutto, permettendogli di andare così a fondo senza alzare un dito? Tutto attorno a lui pareva essere sparito, sentiva solo la testa vorticare di domande a cui non trovava risposta. Si sentiva male, veramente male. Il senso di colpa gli opprimeva il petto, rendendogli faticoso anche respirare.
-Kidou-
Il ragazzo alzò lo sguardo, incrociando gli occhi color pece di Gouenji.
-Cosa c'è?-
L'attaccante non si scompose alla freddezza dell'amico: sapeva che era scosso.
-Sai dove abita Kageyama?-
Il regista lo guardò sorpreso e perplesso.
-Sì, perché?-
-Puoi portarmici? Penso che siano andati lì e voglio parlare con Endou-
Kidou rifletté qualche istante, poi sospirò.
-Va bene. Vuoi avvertire gli altri?-
Il bomber di fuoco scosse la testa.
-No, scatenerei un putiferio-
Il ragazzo con i rasta annuì comprensivo e si alzò.
-Vieni-
 

Il silenzio era quasi tangibile. Kidou era ancora concentrato su quello che aveva detto Hiyoko, mentre Gouenji, silenzioso di natura, lo seguiva guardando davanti a sé con decisione, come se ci fosse un ostacolo invisibile di fronte a lui che era deciso a superare. Non avevano fatto tanta strada quando l'albino si fermò di colpo, costringendo anche Kidou a fermarsi.
-Che c'è Gouenji?-
L'attaccante non rispose e si girò soltanto. L'amico imitò il suo gesto, spalancando gli occhi, sorpreso di vedere Tobitaka che si stava avvicinando.
-Posso venire con voi?-
Gouenji guardò Kidou, che gli restituì lo sguardo. Poi il castano annuì.
-Certo, non c'è problema.-
Il silenzio tornò a pesare su di loro. Kidou era troppo preso dai suoi dissidi interiori per parlare e né Gouenji né Tobitaka amavano particolarmente le chiacchiere, entrambi concentrati sulle domande che avrebbero voluto fare, sulle risposte che volevano ottenere. Fu così che giunsero di fronte ad una grande villa che a primo sguardo pareva quasi diroccata per via dell'edera che ingoiava metà della candida facciata. Soffermandosi a fissarla bene, però, si poteva notare che il cortile davanti ad essa era curato perfettamente, come la pianta rampicante stessa che non aveva la minima foglia fuori posto. I vetri, incorniciati da infissi di legno chiaro, erano perfettamente puliti e privi di scheggiature. Dal retro della villa, poi, si potevano sentire urla e schiamazzi divertiti. Kidou fissò sorpreso la villa: era cambiato molto in quella casa dall'ultima volta che l'aveva vista, così tanto che dovette sincerarsi di non aver sbagliato posto guardando il numero civico. Che fine aveva fatto la villa grigia, dagli infissi di pesante legno scuro? Anche il suo proprietario era parecchio cambiato, certo: si era fatto la tinta bionda ed indossava abiti bianchi...che si fosse sbagliato a giudicare il suo cambiamento superficiale?
-E' questa?-
Domandò Tobitaka, stufatosi di aspettare.
-Sì...è cambiata tantissimo, ma è questa, non c'è dubbio.-

 

 

 

  
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