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Autore: _Discord_    21/06/2014    2 recensioni
C'è un cuore che batte sotto i possenti muscoli di Snowflake, il cui vero nome è Bulk Biceps, il pegaso più forte di tutta Cloudsdale. Ma da puledro era diverso da come appare ora e, come chiunque in Equestria, ha una storia alle spalle. La storia di un esile pony dalle splendide ali bianche e l'ossessione di diventare più forte, alle prese con una famiglia di rigidi pony di terra...
Genere: Avventura, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Fluttershy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un cuore sotto i muscoli
 
 

 
 
Il piccolo pegaso bianco era terrorizzato. La parete di roccia che doveva scalare era alta e ripida, con pochissimi appigli. Sentiva lo sguardo del padre perforargli la nuca e si voltò.
- Perché non posso semplicemente volare oltre…
- Perché lo dico io, ecco perché! Vuoi dimostrare una buona volta di avere ereditato il sangue dei Biceps? Meno chiacchere e più forza in quegli zoccoli!
Bulk alzò di nuovo gli occhi smeraldini verso la vetta della montagna e gli sembrò distante anni luce.
Fin da quando era un puledrino suo padre non aveva mai mancato di fargli notare quanto fosse più debole rispetto ai suoi fratelli e sorelle, tutti pony di terra. Era quello il problema: Bulk era l’unico pegaso della famiglia e l’unica volta che il vecchio lo aveva sorpreso a giocare con il fratellino minore volando, la sera stessa gli aveva impresso sul posteriore una sonora sculacciata. Nessun unicorno o pegaso doveva varcare la soglia della loro casa: i pony di terra erano i più forti, i più robusti e i più tenaci. O almeno questo era quello che il vecchio ripeteva sempre a cena o leggendo il giornale.
Bulk si fece forza e posò la zampa sulla montagna, saggiandone la resistenza: la roccia rossa si sbriciolò sotto il suo tocco e il puledro deglutì. Dopo una faticosa mezzora di scalata in precario equilibrio non era ancora arrivato a metà, mentre il padre lo osservava senza dire una parola. Poi, all’improvviso, la roccia franò proprio sotto le sue zampe posteriori e Bulk si ritrovò in caduta libera prima di rendersene conto, il vento che gli scompigliava la corta criniera bionda...
Quando riaprì gli occhi, il pegaso si rese conto che era illeso. Il mondo oscillava su e giù mentre lui si librava a mezzaria, scuotendo le poderose ali bianche. Per un attimo si beò della sensazione del vento che si insinuava tra le sue piume, sempre tenute chiuse all’interno delle ali, sentì il richiamo del volo, dell’avventura, del rischio...
L’urlo di suo padre arrivò dal basso e Bulk atterrò, pieno di vergogna.
Per una frazione di secondo si concesse l’illusione che il grido del padre fosse dovuto alla paura che cadendo si facesse male. Lo schiaffo che ricevette immediatamente dopo lo riportò alla realtà.
- Cosa ti ho detto riguardo a volare?
- Ma papà, sarei caduto! – rispose lui, gli occhi pieni di lacrime
- E allora saresti dovuto cadere! Non erano neanche venti metri, te la saresti cavata con qualche livido e avresti finalmente temprato un po’ quelle zampette rachitiche che hai!
Bulk abbassò lo sguardo a terra, sui suoi zoccoli. Spesso metteva a confronto le sue zampe con quelle dei fratelli ed erano effettivamente più magre e asciutte di quelle massicce e nerborute dei suoi fratelli.
- Ora torniamo a casa. E se ti rivedo svolazzare in giro come una cavalletta ubriaca, giuro che è la volta buona che quelle dannate ali te le strappo a morsi!
Bulk, a orecchie basse, seguì la coda ondeggiante del padre davanti a sé, mogio. Non era la prima volta che minacciava di amputargliele: una volta aveva perfino consultato un dottore, che fortunatamente aveva dichiarato che la sua spina dorsale ne sarebbe stata danneggiata irrimediabilmente. Solo da allora Bulk aveva smesso di temere provvedimenti così drastici.
Gli piaceva volare, pensava mentre si stendeva sul letto. Gli piaceva giocare sopra le nuvole, prenderle a calci fino a che non si diradavano o sagomarle per formare momentanei disegni nel cielo...
Si mise davanti allo specchio che aveva in camera e aprì le ali in tutta la loro lunghezza: erano almeno due metri da una punta all’altra.
Quando sentì la porta aprirsi sussultò, richiudendole fulmineo. Per fortuna era solo sua madre e quando gli chiese cosa stesse facendo, riuscì a convincerla di essersi solo stiracchiato.
Durante la cena, suo padre si rinchiuse in un silenzio carico di rimprovero e anche lui non aprì bocca, mentre il vociare dei suoi fratelli e sorelle dava una parvenza di normalità alla serata.
Una volta a letto Bulk non riuscì a trattenere le lacrime. Era stufo di essere una delusione e fonte di imbarazzo per suo padre. Ma allo stesso tempo non poteva negare la sua natura: non poteva e non voleva. Affondò il muso nel cuscino, sentendosi debole come non mai. Debole...
Aveva bisogno di più forza, decise. Doveva diventare forte e alla svelta. Suo padre non avrebbe creduto ai propri occhi e per una volta, sarebbe stato fiero di lui.
 
 
- Ah, amico mio, ma cosa aspettavi a venire da noi, dico io? – disse Flim, con passione.
- In tutto questo tempo, quante delusioni, sogni che diventavano mere illusioni... – aggiunse Flam con ardore.
- Ma noi abbiamo di certo la soluzione e il tutto in una pratica pozione! – esclamarono in coro.
Bulk li guardò, chiedendosi se fosse stata veramente una buona idea rivolgersi ai fratelli per il piano che aveva in mente.
- Lo so, è incredibile a dirsi, ma ti assicuro il massimo risultato – continuò Flam, in tono più pratico – bastano tre sorsi dopo i pasti e tanto allenamento.
- Più ti allenerai, migliori risultati otterrai – annuì Flim, grave – in fondo è così che va il mondo, ragazzo. Devi impegnarti. Ma con la giusta dose di steroidi...
- Via, via, Flim – lo rimproverò il fratello – non vorrai spaventare il ragazzo! Sai bene che gli steroidi sono illegali. Quello che vendiamo è semplice forza di volontà, buoni consigli... e un pizzico di alchimia – aggiunse, facendo l’occhiolino.
Bulk osservò la boccetta che teneva tra gli zoccoli. Era rossa come una mela matura: il suo lasciapassare verso la felicità.
- Io... Io posso darvi questi – disse il piccolo pegaso, facendo comparire sul tavolo una manciata di monete – E’ tutto quello che ho, al momento... quanta ne posso comprare con una cifra simile?
Per un attimo, i due pony guardarono i pochi risparmi del puledro con un vago sguardo di disapprovazione. Poi, immediatamente, tornarono a sorridere.
- Ma mio buon amico, noi non vendiamo sulla fiducia! Il nostro motto è “provare per credere”! – dissero con allegria – Tieniti le tue monete per il momento, il primo giro lo offriamo noi! Solo, non spargere troppo la voce, specialmente con le guardie reali, o la gente lo comprerà tutto e tu rimarrai senza... Ok?
Gli occhi verdi di Bulk brillavano di riconoscenza e strinse calorosamente gli zoccoli ad entrambi, sommergendoli di ringraziamenti. Quando uscì dal retrobottega, saltellava in preda ad un’eccitazione incontenibile; era così di buon umore che avrebbe voluto spiccare il volo. La pozione che aveva nelle mani gli avrebbe permesso di diventare fortissimo in breve tempo e chissà, magari suo padre sarebbe stato così orgoglioso da permettergli di volare, ogni tanto...
Nel negozio, i due fratelli si scambiarono un cenno di intesa, mettendosi al lavoro dietro un grande calderone.
- L’avidità non porta mai da nessuna parte – dichiarò Flim, soddisfatto – Ho sentito dire che il padre è ripieno di denaro come un tacchino il giorno del ringraziamento. Con un po’ di pazienza, riusciremo a racimolare un bel gruzzolo, caro il mio fratellone...
- Dobbiamo procurarci un’altra cassa di reagenti chimici – sorrise Flam – credo proprio che il marmocchio dei Biceps diventerà un cliente particolarmente affezionato...
 
 
Da quel giorno, ogni giorno, Bulk si nascondeva qualche minuto dopo pranzo e dopo cena, trangugiava l’intruglio dal pessimo sapore e poi iniziava ad allenarsi: all’inizio correva per rinforzare i quadricipiti, ma ben presto si rese conto che i suoi muscoli gli urlavano di continuare, di spingerli verso il limite.
Fu con vera gioia che investì il poco denaro che aveva risparmiato in una serie di manubri e bilancieri, che ora arredavano la sua cameretta.
Ogni volta che il padre era nei paraggi, Bulk si fiondava ai suoi attrezzi e li sollevava con determinazione, sentendo le sue zampe invincibili. Ben presto arrivò a sollevare quasi l’equivalente di mezzo pony adulto e questo lo riempì di soddisfazione.
Non era preoccupato del costo del suo ingrediente segreto: i due fratelli erano sempre gentili con lui e lo rifornivano con puntualità, in cambio consegne notturne, informazioni sui prezzi della città e di altre cose di questo genere. Li doveva comunque pagare, naturalmente, e spesso rinunciava ad uscire con i suoi compagni per risparmiare le monete necessarie: che gli importava degli amici se poteva contare su un fisico invincibile come quello?
Quando arrivò a sollevare il suo stesso peso, decise di scalare nuovamente la montagna, da solo. Voleva assicurarsi di esserne in grado prima di farlo davanti ai suoi genitori e un pomeriggio in cui erano andati ad un esibizione musicale a Canterlot, decise di fare la grande prova. Doppia razione di pozione, tanto per essere sicuri.
Nemmeno dieci minuti dopo era sulla vetta e Ponyville sembrava il posto più bello di Equestria da lassù.
- YEAH! – urlò di gioia – YEAH! YEAH! YEAH!
Adorava quel suono. Sapeva di vittoria.
- YEAH!
Pervaso dal successo, gonfiò i potenti pettorali, allargò le zampe e si lasciò cadere a peso morto nel vuoto. La sensazione di aria sul viso lo fece sentire vivo e carico di energia; in quelle condizioni avrebbe potuto scalare la montagna altre cinque volte senza farsi venire neanche il fiatone.
Raggiunto il limite di velocità, spalancò di colpo le ali per planare e la sua caduta rallentò, senza però arrestarsi.
Bulk strabuzzò gli occhi, sorpreso. Le sue ali erano aperte al massimo, eppure non riuscivano più a sostenere il suo peso. Non era mai successo prima...
Preso dal panico, le agitò con foga, cercando di trovare l’assetto di volo, inutilmente. La terra e il cielo si scambiavano rapidamente, mentre precipitava senza controllo...
L’impatto col suolo fece alzare uno stormo di uccellini dagli alberi vicini, mentre il pegaso si trascinava fuori dal cratere che aveva creato cadendo.
- Yeah... – sussurrò, prima di svenire poco più avanti.
 Quando si riebbe, pochi minuti dopo, la sua testa pulsava di dolore e il resto del corpo era stravolto dallo sforzo.
Quando ricordò cos’era successo, distese le potenti zampe anteriori e le trovò incredibilmente massicce. A quanto pare le sue ali non reggevano più il suo peso.
Non aveva considerato quell’aspetto, ma decise che non gli importava. Si alzò e trottò verso casa, dolorante ma soddisfatto della prova, senza notare che le sue ali si stavano lentamente restringendo...
 
 
E venne il giorno in cui Bulk imbracciò il manubrio più pesante che possedeva, quello da dieci volte il suo peso. Digrignando i denti, lo portò all’altezza del petto, tenendolo sollevato per alcuni secondi, per poi portarlo lentamente giù. Finita l’operazione, sentì un vago prurito sul fianco e con gioia si rese conto che aveva ottenuto il suo personale Cutie Mark: un manubrio di ferro!
Quando tornò a casa lo mostrò fieramente alla famiglia e, per la prima volta, vide la scintilla dell’orgoglio brillare negli occhi paterni.
- Hai visto ragazzo? Ti alleni ogni giorno e stai diventando un vero pony di terra. Guarda che pettorali! Degni della famiglia Biceps!
- Grazie PAPA’ – aveva urlato improvvisamente Bulk, dandogli un colpetto che lo aveva spedito a zampe all’aria.
Il vecchio stallone aveva preso un colpo terribile ma sorrise, impressionato della forza del proprio figlio. Bulk, al contrario, non riusciva a spiegarsi cosa fosse successo.
Capitava spesso, ultimamente, che fosse particolarmente irrequieto, specie dopo aver assunto la pozione giornaliera: una volta, dando un pugno ad un albero per far cadere una mela, lo aveva sradicato per metà. Questi dettagli, però, scomparivano immediatamente quando si metteva davanti allo specchio, flettendo l’imponente muscolatura e digrignando i denti: era un duro, un vero membro della famiglia Biceps!
Le settimane passavano e la scorta di pozione scarseggiava. In un impeto di entusiasmo, Bulk aveva sottratto una considerevole cifra dal cassettone del padre, comprando l’ultima grande riserva di pozione dai fratelli Flim Flam, che gli assicurarono che ne avrebbero prodotta altra a breve.
Eppure, quando arrivava la notte, la mente gli offriva strani sogni, sogni che avevano a che fare con il vento e con le nuvole, ma lui se ne dimenticava sempre al risveglio...
 
 
Fu mentre tornava da una sessione particolarmente impegnativa di sollevamenti nel bosco che la vide. Attraverso la finestra di una casa costruita all’interno di un albero, Bulk venne rapito dalla visione di una graziosa pegaso color crema, dalla criniera rosa ed un adorabile cutie mark a forma di farfalla sul fianco.
Preso da una paura improvvisa, il pegaso bianco si nascose goffamente in mezzo ad alcuni cespugli lì vicino, mentre quella usciva dalla sua casa-albero. La osservò mentre dava da mangiare ad un coniglietto bianco e pensò che non potesse esserci al mondo una pony più graziosa di quella.
Si mosse leggermente verso di lei, ma la sua mole lo tradì: il fruscio dei rami che aveva smosso ruppe il silenzio della radura e la puledra si girò verso di lui, squittendo di paura.
- Oh cielo! Ti prego, non far del male ad Angel, è troppo piccolo, sono sicura che posso offrirti qualcosa di meglio da mangiare in casa… - pigolò Fluttershy tremando, la testa fra le zampe.
- YEAH! – urlò Buck, senza pensare.
Poi all’improvviso, si rese conto che non voleva affatto dire quella parola. L’emozione doveva avergli giocato un brutto scherzo...
La puledra alzò la testa quel tanto che bastava per spiare il nuovo arrivato e poi si tirò su.
- Tu... Tu non sembri... malvagio… - sussurrò, guardandolo negli occhi.
- YEAH! – urlò di nuovo Bulk e Fluttershy sobbalzò, spaventata.
Bulk si chiese cosa gli stesse accadendo. Era nervoso, certo, ma non riusciva ad pronunciare nessuna frase sensata. Il suo corpo sembrava non rispondere alla sua volontà e l’energia che lo pervadeva gli impediva di articolare frasi di senso compiuto.
- Sei... un pony – constatò Fluttershy, girandogli intorno.
- P... Pegaso! – riuscì a grugnire lui, senza capacitarsi di come non riuscisse a parlare normalmente.
- Oh... è vero, perdonami... – disse lei, arrossendo – non avevo visto le tue ali, sono così piccole... Non che ci sia nulla di male, è chiaro, sono davvero carine... – aggiunse in tutta fretta, sempre più imbarazzata.
Bulk aggrottò un sopracciglio. Voltandosi, vide il suo riflesso nei vetri della finestra di casa e strabuzzò gli occhi.
Le ali.
Le sue splendide ali sembravano secche e striminzite come quelle di un puledro neonato. Con un ruggito di orrore, si precipitò fuori dal limitare del bosco, verso casa, lasciando Fluttershy profondamente perplessa.
- Ho detto qualcosa di sbagliato? – chiese ad un indifferente Angel, mentre Bulk galoppava via di gran carriera.
 

Era sbagliato, era tutto sbagliato. Bulk si torceva davanti allo specchio della camera, guardandosi la schiena dove prima torreggiavano le sue splendide ali, che ora sembravano due stuzzicadenti.
Non era possibile, lui era un pegaso, un pegaso! O forse era un pony di terra? O forse... Tutti e due...
Urlò dalla frustrazione, pestando gli zoccoli a terra. Diede un pugno allo specchio, che si crinò nel punto in cui l’aveva colpito. Terrorizzato, vide i propri occhi, di un intenso verde smeraldo, tingersi di rosso. La stessa tonalità di rosso della pozione...
Il suo grido di orrore risuonò in tutta casa e i genitori accorsero preoccupati, ma lui li superò di corsa, il volto rigato di lacrime.
- Voi fatto questo a Bulk! No Bulk!
Galoppò senza meta, distruggendo bancarelle e investendo pony in una fuga disperata attraverso la città. Tutto quello era un terribile errore. Era andato contro la sua natura, adorava le sue ali, adorava volare e adorava essere un pegaso. Ora tutto era perduto... Per sempre...
Mentre correva provava continuamente a muovere le ali, talmente striminzite da non riuscire neanche a sollevarlo da terra.
Pieno di vergogna e sfinito, cadde a terra ai limitari della foresta, con l’unico desiderio di esserne inghiottito e sparire da Equestria...
 

- Ehi... Tutto bene?
Riconosceva quella voce. Aprendo gli occhi, si trovò di fronte alla piccola pony che aveva incontrato nella foresta il giorno prima...
- Tu sei il pegaso che ho incontrato ieri...
- YEAH! – strepitò lui, illogico. Non voleva dire “yeah”, non voleva dire niente, voleva solo che qualcuno lo rassicurasse, che gli mentisse, che gli dicesse che andava tutto bene...
Fluttershy non sembrava più spaventata e timidamente gli posò un soffice zoccolo sul petto.
- Devi esserti allenato davvero molto per avere muscoli simili... Non ho mai visto nulla di simile, sono davvero colpita…
- Yeah... – borbottò lui, triste. A che era servito tutto quell’allenamento? Le ali della pegaso erano ben proporzionate, morbide e piumate... Avrebbe dato indietro tutti i suoi muscoli per poterle riavere anche lui...
Fluttershy stava passando lo zoccolo lungo il petto di quel pony così particolare, perdendosi tra le curve dei suoi deltoidi...
Poi entrambi si resero conto di quel contatto e distolsero lo sguardo altrove, imbarazzati. Lui pieno di tristezza, lei di imbarazzo.
Sorprendentemente, fu Fluttershy a rompere il silenzio.
- Posso... Posso offrirti un tè alle erbe aromatiche a casa mia? – propose, arrossendo – Zecora mi ha detto che depura il corpo e tonifica il fisico... Non che tu ne abbia bisogno, in fondo...
- Ye... Ye...
Bulk non riuscì a trattenersi e scoppiò in lacrime, lanciandosi verso di lei e abbracciandola forte, senza per questo farle male.
La puledra gli passò una zampa attorno al collo taurino, quasi cullandolo.
- Su, su, è tutto passato... vieni con me, andrà tutto bene...
 
 
Erano passati diversi mesi da quel giorno e ogni traccia della pozione era scomparsa. Fluttershy osservò con gioia il suo nuovo amico trottarle incontro con un martello in bocca; il pegaso aveva deciso di costruire un piccolo monolocale non lontano dalla foresta, e ogni giorno finiti i lavori si fermava a casa di lei a prendere il tè, che unito alla sua compagnia lo avevano rimesso in sesto quasi del tutto.
- I lavori procedono bene, Bulk?
- Yeah! – le rispose, fiero – penso di finire entro la prossima settimana.
- È meraviglioso! – sorrise lei – questo vuol dire che oggi abbiamo tempo per provare quella cosa di cui abbiamo parlato.
- Yeah – mugulò lui, mogio – ma ho paura... E’ da tanto che io...
- Avanti Bulk, non fare i capricci ora – lo sgridò Fluttershy, severa.
Il pegaso bianco era convinto che fosse cento volte più carina quando lo sgridava e annuì.
- Yeah...
Mentre uscivano di casa, il suo sguardo si posò sulle morbide ali di lei e poi sulle proprie, tozze e rachitiche. Aveva capito che gli steroidi lo avevano per sempre privato delle belle ali che possedeva da puledro e non passava giorno senza che ci ripensasse. Ma lui, Bulk, era un duro. Era forte. E non per via dei muscoli.
Fluttershy si librò dolcemente davanti a lui e il pegaso pensò che fosse splendida, nel cielo azzurro, la criniera scompigliata dal vento...
- Forza Bulk! – gli disse dolcemente lei, dall’alto – Raggiungimi!
Il pegaso chiuse gli occhi e si concentrò. Le ali si distesero sulla sua schiena in tutta la loro limitatezza e iniziarono ad agitarsi, frenetiche e disarmoniche.
Bulk le sentiva fallire, sentiva la pesantezza del corpo ancorata al suolo...
 
Eppure...
 
Eppure...
 
- Forza Bulk! Raggiungimi!
 
Quella voce lo guidava... Le sue ali vibrarono più forte che mai, veloci come quelle di una libellula. Lentamente, i suoi zoccoli si staccarono dal suolo e il suo corpo massiccio si sollevò in aria, come preso da un gancio. La sua sorpresa fu tale da lasciare le zampe penzoloni, in maniera ridicola; quando vide Fluttershy ridacchiare sommessamente, però, si diede un contegno, mettendosi in assetto di volo e salendo di quota e girandole attorno, sempre più velocemente.
- Bravo Bulk! – squittì Fluttershy, contenta – Bravissimo! Non sarò una maestra di volo come Rainbow Dash, ma sento che hai un grande potenziale in aria. Sono certa che con un po’ di allenamento potresti perfino partecipare agli Equestria Games, un giorno!
Se chiunque altro gli avesse detto una cosa simile, in quel momento, Bulk avrebbe pensato ad una presa in giro. Ma a dirglielo era lei. E se era lei a farlo, voleva dire che era possibile.
- YEAH! – urlò al cielo, trionfante.
  
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