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Autore: Charlotte_Insane    21/06/2014    1 recensioni
Lo giuro, questa è l'ultima volta che ripubblico questa storia.
Ogni volta che la inserisco sul sito, dopo 24h decido di rimuoverla, ma questa volta la lascerò, indipendentemente dal seguito che avrà.
Spero comunque che vi piaccia, aggiornerò la storia ogni mercoledì (ho già alcuni capitoli pronti, quindi sarò puntuale).
Un ragazzo coraggioso, un oscuro segreto, un regno lontano finito sotto il controllo di un tiranno, una promessa da mantenere ed un destino da cambiare.
Tu sei pronto ad unirti alla ribellione?! O chinerai la testa?!
[STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA]
Genere: Drammatico, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Slash
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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Chapter 3.
 


Un raggio di sole colpì Xander in pieno viso, il ragazzo strizzò gli occhi e si coprì con l’avambraccio, davanti a lui il sole stava cominciando a tramontare, Emil volò via facendogli strada, poi atterrò in una radura. In lontananza si scorgevano, già, le mura della città. Aveva sempre pensato che la città distasse giorni e giorni di cammino, ma, invece, era molto più vicina di quanto credesse.
Fu allora che cominciò a correre, ansioso di vedere quel mondo.
La città era protetta da alte mura di cinta, vi erano due guardie a controllare l’ingresso ed appena gli fu davanti lo bloccarono.
“Altolà! Chi sei straniero?” Gli domandarono le guardie in coro, il ragazzo si bloccò per un secondo, poi si mostrò noncurante della situazione
“Il mio nome è Alexander, giungo da terre lontane, chiedo solo di trovare un riparo sicuro, ho passato molte notti nel bosco…”
Le due guardie lo scrutarono attentamente e poi si scambiarono un occhiata complice.
“Va bene puoi passare.” Disse la prima guardia
“Ma se entri nella città non potrai più uscirne.” Continuò la seconda, poi i due si spostarono lasciandogli libero il passaggio.
Xander avanzò piano con passo incerto per le strade della città semivuote, erano pochissime le persone ancora in giro. Si guardava intorno con occhi stupiti, gli stessi occhi di un bambino, perché per la prima volta vedeva quel luogo. La gente sembrava sparire all'improvviso, era rimasto solo lui per quelle vie, il piccolo Emil, che gli volava accanto, pareva essere incantato tanto quanto il suo padrone.
"Fermo lì. Fai anche un solo passo e ti ritroverai morto prima ancora che il tuo piede possa toccare terra." Xander si bloccò un attimo, sospirando pesantemente, la voce dell'uomo alle sue spalle era dura. Con un gesto rapido ed agile, il ragazzo si voltò di colpo bloccando l'uomo, questi si divincolò ed estrasse una spada dalla fondina attaccata alla sua cintura. Il biondo lo osservò bene, per quanto era possibile dato il cappuccio del mantello poggiato sulla sua testa. Aveva la carnagione molto chiara, quasi quanto la sua, gli occhi di una strana tonalità di azzurrogrigio, e i capelli neri ad incorniciargli il volto. "Hai fatto un grosso errore, straniero." Sibilò l'uomo incappucciato, puntandogli contro l'arma. Xander rispose con un mezzo sorriso di scherno.
"Posso combattere contro di te anche a mani nude!" Fece spavaldo il giovane, l'altro, infuriato, lo attaccò. Il ragazzo riuscì ad evitare bene i suoi colpi, ma essendo disarmato era in svantaggio. Si mostrava comunque spavaldo e sicuro di se, finché un colpo ben assestato non lo raggiunse, ferendogli il braccio destro. L'uomo misterioso lo osservava, aveva smesso di attaccare.
"Da dove vieni?" Gli domandò improvvisamente, senza mai abbandonare quel tono duro e freddo che caratterizzava la sua voce.
"Se te lo dicessi, probabilmente, saresti restio a credermi!" Esclamò sostenendo lo sguardo dell'altro, questi sospirò pesantemente.
"Non è sicuro aggirarsi dopo il tramonto da queste parti, tornatene a casa ragazzino."
"Chi sei tu per darmi ordini?!"
"Per la sicurezza di entrambi, è meglio che tu non lo sappia"
"Non mi piacciono questi misteri."
"E a me non piaci tu."
"Perché vi spaventa tanto il tramonto?"
"La gente qui non teme il tramonto, sciocco ragazzino, ma il gruppo dei ribelli e le guardie del palazzo, entrambi sanno essere spietati e si mostrano solo quando la luce diventa più fievole.."
"Contro cosa si ribellano?"
"Tu fai troppe domande."
"Tu perché ti trovi qui?"
"Sono uno degli ultimi ribelli, da queste parti ci chiamano i superstiti, perché siamo rimasti in pochi a combattere"
"Contro che cosa?"
"Adesso basta! Niente più domande, non ti è dato conoscere questi fatti." Xander rimase in silenzio per un po’,  prima di ricominciare con le sue domande.
“Tu sembri l’unica persona che può darmi qualche risposta…”
l’uomo sospirò e si tolse il cappuccio scoprendosi il volto, aveva dei lineamenti duri, che evidenziavano quel tono minaccioso che aveva la sua voce.
“E va bene straniero, seguimi, ma evita di fare domande finché non sarò io a dirtelo.” Il biondo annuì e seguì l’uomo misterioso. Il cielo si era fatto improvvisamente scuro ed anche Emil, che si era alzato in volo all’arrivo del ribelle, era tornato ad appollaiarsi sulla sua spalla, il ribelle guardò appena l’uccellino ma non disse nulla, anzi proseguì verso le strade che diventavano sempre più buie.
 
Mentre Luna usciva dalla città venne bloccata da tre uomini, non sembravano ribelli, avevano gli occhi scuri iniettati di sangue, dei sorrisi sadici stampati sui volti abbruttiti, il più grosso dei tre le bloccò i polsi, mentre un uomo dai capelli biondi e con una cicatrice sul volto le sfilò i guanti di seta nera.
“Guarda, guarda tu devi essere l’ex regina scomparsa, l’assassina.” Disse l’uomo che fino a quel momento era rimasto in disparte.
“Non sei poi cosi diversa da noi.” Disse il biondo infilandosi i guanti in tasca “Che ne facciamo di lei Frank? La uccidiamo oppure la portiamo a palazzo, cosicché Lui possa vederla agonizzante?!”
“Portiamola a palazzo. Ti piacerà vedrai, non è cambiato poi cosi tanto...” Disse Frank alzandole il viso con una mano, mentre gli altri due le legavano i polsi. “Forse, però, ci sei già stata senza di noi…o sbaglio?! MUOVETEVI, VOI!”
Luna si arrese senza lottare, socchiuse gli occhi abbondonandosi ai suoi ultimi ricordi.
 
Era una fredda notte d’inverno, il piccolo Xander aveva solo pochi giorni e non faceva che piangere, Luna era disperata, con tutto ciò che era successo non si sentiva in grado di provvedere a se e a suo figlio.
Prese in braccio il bambino e cominciò a cullarlo, a poco, a poco il bambino si calmò e si addormentò beato.
Luna lo mise sul letto, era cosi tranquillo e vedendolo le si strinse il cuore.
Quella stessa notte giurò a se stessa che avrebbe fatto tutto il possibile per proteggerlo da quella città che da troppo tempo non riusciva più a riconoscere.
 
Purtroppo, però, aveva fallito ed era venuta meno a quella promessa.
 
Il ribelle condusse Xander in una casa, era un’abitazione modesta, ma abbastanza accogliente.
Invitò il ragazzo a sedersi accanto al camino, che accese con un gesto della mano.
“Non usi incantesimi?” Gli domandò il biondo guardandolo
“Non ne ho bisogno..” Gli rispose l’altro in tono freddo, poi sospirò pesantemente e spostò il suo sguardo su Xander “Adesso puoi pormi tutte le domande che desideri, prima, però, vorrei farti  io qualche domanda, voglio sapere il tuo nome e da dove arrivi, ma soprattutto, voglio sapere perché sei venuto qui.”
Il biondino sospirò pesantemente prima di cominciare a parlare.
“Il mio nome è Alexander, ma fin da quando ero bambino mia madre mi ha sempre chiamato semplicemente Xander, da quanto ne so provengo anche io da questa città, ma mia madre mi ha segregato oltre la fitta foresta. Sono qui perché sono in cerca di risposte sul mio passato e sulle mie origini, e qualcosa mi dice che tu ne sei informato…”  Il ribelle esitò a rispondere e l’altro proseguì “Invece, che cosa dovrei sapere di te?”
“Anche io mi chiamo Alexander ma tu puoi chiamarmi Alex, sono un mago e sono stato istruito da una grande Guaritrice. Dal tuo aspetto  posso supporre che tu abbia poco meno di venti anni, quindi tua madre ha abbandonato la città nei suoi anni più bui, scelta comprensibile.” Il moro si alzò cominciando a camminare avanti e indietro per la stanza mentre raccontava. “Acrucis, questo era il nome della città un tempo, prima che il sovrano morisse, da allora per tutti è diventata La Città Senza Re. Io avevo due anni quando accadde, perciò non ricordo molto, ma mia sorella me ne parlava spesso, la gente temeva per il futuro e nessuno sembrava essere in grado di governare il regno. Il chaos durò per molto tempo, finché Lui non salì al trono.”
“Chi è Lui?” domandò subito il più giovane, interrompendo l’altro, che lo guardò con fare leggermente irritato prima di riprendere a parlare.
“Il suo nome è Tradanix, appena usurpò il trono cominciò ad uccidere tutti coloro che insorgevano, che rifiutavano la sua autorità, in poco tempo divenne temuto e rispettato da tutti. Fra i suoi uomini vi erano tre assassini meglio conosciuti come The Dark Destiny Trio. Molti uomini persero la vita a causa loro, fra questi ce n’era uno il cui nome era Adam, ma era conosciuto da tutti come The Hunter, al  suo tempo era stato uno degli uomini più fidati di Re Dominic III, ma nemmeno lui venne risparmiato.”
Xander rimase in silenzio ad ascoltare finché l’altro non si fermò nuovamente, allora si decise e cominciò a parlare anche lui.
“Com’è morto il re?”
“Venne assassinato con la sua stessa spada, nessuno sa chi sia stato ad ucciderlo, ma in molti lo odiavano, da quanto ne so aveva molti nemici, anche a corte.” A quelle parole il sangue si raggelò nelle vene del biondo e fu colto da un brivido, l’altro lo guardò confuso “Sapevi già questa storia?” gli chiese posizionandosi davanti a lui, il più piccolo scosse appena la testa ma lo sguardo perso nel vuoto lo tradiva.
Il moro lo guardò con insistenza, puntando i suoi occhi di ghiaccio in quelli color smeraldo dell’altro.
“Allora?” lo incitò nuovamente, questa volta Xander fu costretto a cedere.
“Non sono sicuro di potertene parlare, ma ormai devo farlo...” Per la prima volta da quando erano arrivati, Emil si appollaiò sulla sua gamba aspettando che parlasse “Ho vissuto in quella foresta per vent’anni, sapevo poco o nulla del mondo esterno, mia madre non mi aveva mai portata in città, preoccupata per chissà quante cose. Poi un giorno, mentre cacciavo, mi sono trovato davanti ad un piccolo stagno.” Fece una pausa osservando l’altro, che sembrava molto concentrato dalla sua storia.
“Lo Stagno dei Ricordi?” gli chiese immediatamente sorprendendolo, questi annuì debolmente “Lo conosco, mia nonna me ne parlò un paio di volte, ma non l’ho mai visto di persona.”
“Io, invece, ho avuto la sfortuna di farlo, proprio in quel momento ho scoperto la prima di una serie di bugie che mia madre mi aveva raccontato, ed ho creato Emil” aggiunse indicando l’uccellino di pietra, questi pigolò felice “E lo stagno mi ha mostrato una donna, molto giovane, mia madre, io…” si fermò per qualche secondo prima di proseguire “ Io l’ho vista uccidere un uomo con una spada...”
“Scusami, ma come fai ad essere certo che si trattasse proprio di tua madre?” lo interruppe improvvisamente il più grande
“La sua mano… lei ha uno strano simbolo, una croce nera rivolta verso l’esterno, incisa sopra il dorso, fra il pollice e l’indice, e la donna che ho visto aveva lo stesso segno.” Gli rispose il biondo, l’altro rimase interdetto per qualche secondo, perso fra i suoi pensieri, non avrebbe mai creduto a quella storia se fosse stato qualcun altro a raccontargliela, ma quel ragazzo sembrava strano, aveva l’aria preoccupata e ancora scossa. Sospirò profondamente e poi si rivolse a Xander.
“Tu sai cosa significa quella croce?” il ragazzo interpellato scosse la testa, non si era mai posto quella domanda prima di allora. “Da sempre la famiglia reale di Acrucis ci tiene ad evidenziare la propria nobiltà, per questo si marchiano come se fossero delle bestie, fin dalla nascita, ai bambini viene incisa una piccola croce, che sottolinea le loro origini nobili.”
“Che cosa stai cercando di dirmi?” domandò ancora un po’ confuso il più piccolo
“Tua madre fa parte della stirpe reale di Acrucis, ed ho ragione di credere che lei sia, in realtà, la Regina scomparsa.” Disse in tono neutro, senza staccare gli occhi da quelli di Xander.
“Temo che tu abbia preso un abbaglio, mia madre non è una regina, ne lo è mai stata.”
“Sei tu che non sei affatto informato, tua madre era la moglie dell’ultimo sovrano, Re Dominic III, nonché la legittima erede al trono.”
“E’ assurdo…” sospirò il ragazzo abbassando lo sguardo e cominciando ad accarezzare nervosamente le piume del piccolo Emil.
“No, è la verità Xander, o forse preferisci Altezza?!” disse con un’evidente nota di sarcasmo che irritò parecchio l’altro.
 
L’immenso portone che conduceva alla Sala del Trono si spalancò, mostrando la stanza in tutta la sua magnificenza, il soffitto era alto più di dieci metri, e l’ambiente era a dir poco splendente, decorato riccamente con arazzi finemente ricamati in oro, che mostravano le gesta dei molti re e dei guerrieri più valorosi che la grande Acrucis aveva avuto la fortuna di ospitare.
Un lungo tappeto percorreva tutta la sala fino ai tre troni, al centro vi era quello destinato al re, dove Lui attendeva seduto, alla sua sinistra il trono della regina, vuoto da tempo immemore, mentre, alla sua destra, sedeva un bambino.
Il piccolo William aveva appena cinque anni, i capelli neri e gli occhi azzurri, proprio come suo padre, ma per il resto si distingueva già dal genitore. Era lo specchio di sua madre, una povera donna che Tradanix aveva ucciso con le sue mani, davanti al bimbo, che all’epoca aveva tre anni.
James conosceva fin troppo bene quel luogo, che da quasi vent’anni era stato profanato dall’indegno.
James non voleva il trono per se, ma vedere il popolo soffrire e tutta quella gente morire solo per un capriccio di Tradanix gli faceva salire i sensi di colpa, perché sapeva che avrebbe potuto evitare tutto ciò.
Charlotte camminava di fianco a lui, mantenendo un rispettoso silenzio.
“Sono lieto di vedere che avete deciso di omaggiarci della vostra presenza!” esclamò l’Indegno con un tono sarcastico mal celato, poi si alzò ridendo, aveva una strana risata, capace di far raggelare il sangue nelle vene a chiunque.
James lo ignorò, guardandosi introno si accorse della presenza di altre persone, la giovane Charlotte che adesso affiancava il marito Viktor, un uomo che non parlava mai molto, ma che si dimostrava molto protettivo nei confronti della sua famiglia, aveva i capelli castani che portava molto corti e gli occhi scuri, quasi completamente neri. Accanto a loro vi era Iris, la loro figlioletta di appena sette anni, aveva i capelli mossi e castani, ma in quel momento li portava raccolti in modo ordinato, probabilmente era stata sua madre a farle quell’acconciatura, i rari momenti in cui l’incantesimo che controllava la sua mente si incrinava erano quelli passati con sua figlia, la bambina che aveva i suoi stessi occhi color nocciola.
Dal lato opposto, vi erano invece altre quattro guardie, probabilmente erano nuovi, è anche per questo che James non perse tempo ad osservarli.
Tradanix lo raggiunse, sovrastandolo con la sua altezza.
“Charlotte, porta via Iris e William.” La voce dura e roca di Viktor sopraggiunse, ma la donna venne subito richiamata all’ordine dall’indegno.
“No. Lascia che guardino ed imparino come bisogna comportarsi e quali sono le conseguenze quando vengono infrante le regole che io stesso ho stabilito.” La donna guardò prima i bambini e poi il marito, senza nascondere una nota di rammarico per ciò che stava per accadere.
Anche Viktor era pienamente consapevole della situazione che aveva davanti, ma non era riuscito a proteggere l’innocenza dei due bambini.
“Viktor, a te l’onore ed il piacere.” Sibilò Tradanix tornando a sedersi sul trono, l’uomo avanzò, gli occhi scurissimi incontrarono quelli più chiari della sua bambina, che prese istintivamente la mano della madre, stringendola forte.
“Come vuole che cominci?” domandò rivolgendo uno sguardo dispiaciuto a James, sulle labbra dell’uomo comparve un sorriso amaro e poi abbassò la testa.
“Fammi divertire un po’, questo luogo sta diventando troppo monotono, voglio vedere uno spettacolo, non un’esecuzione.” Disse con gli occhi che brillavano di follia, un largo ghigno stampato sul volto, attendeva che Viktor cominciasse, ma vennero interrotti dall’irruzione del Dark Destiny Trio.
“ALTEZZA!” esclamò il biondo prostrandosi ai piedi del sovrano, ma i suoi gesti esagerati facevano capire che quella era solo una presa in giro. Si comportava come un uomo ubriaco, ma era fin troppo lucido. “Abbiamo il piacere di portarvi un regalo, anzi IL regalo per eccellenza! Maestà, signora Charlotte, signori e bambini, permettetemi di presentarvi la traditrice per eccellenza, l’assassina. Sua  maestà l’ex regina Luna.” Ogni sua parola era seguita da gesti teatrali, prima di nominare la donna si voltò verso il portone, e si chinò allargando le braccia e inclinando appena la testa verso destra.
In quel momento, Luna entrò, spinta da Mark, il più grosso dei tre. Frank camminava di fianco a loro, nelle mani teneva già la sua fida spada, una spada talmente sporca di sangue da non poter più essere ripulita, come le mani dell’uomo, e la sua anima.
Luna cadde in ginocchio dinanzi all’Indegno che non riuscì a trattenere una risata di pura soddisfazione.
“Giorno felice! Oggi estirperò definitivamente la famiglia reale, di voi non rimarrà che polvere, sparsa nel vento.” Disse per poi voltarsi verso Viktor, che era rimasto impassibile alla vista dei nuovi arrivati, anche le altre guardie avevano mantenuto la calma, mentre i due bambini erano rimasti un po’ turbati dagli ultimi eventi. Quando James sentì pronunciare il nome dell’amata sorella sgranò gli occhi, non voleva credere a ciò che aveva davanti agli occhi, una donna sconfitta, che si era arresa dopo tante battaglie.
Mark le sciolse i polsi, ma la donna non si alzò, non aveva più la forza per farlo, tutta la sua energia vitale si stava affievolendo, il suo ultimo pensiero fu per la sua famiglia, quella con cui era cresciuta, e per il bambino, ormai diventato uomo che avrebbe dovuto lottare per riportare la pace nel regno.
“Frank, a te l’onore.” Disse Tradanix  osservando la donna, non le staccò gli occhi di dosso nemmeno  per un istante, Iris chiuse gli occhi abbracciando forte la madre che l’aveva presa in braccio, il piccolo William era sul punto di piangere, anche Luna fece lo stesso, lasciò che le lacrime sgorgassero dai suoi occhi, leggere e limpide, come i cieli di agosto, gli occhi verdissimi vennero annegati, mentre un sorriso amaro le compariva sul volto. James chiuse gli occhi, non avrebbe sopportato di vedere la morte della sorella.
I passi pesanti di Frank risuonarono nel salone, sfiorò la lama con un dito, per constatare quanto fosse affilata, e poi colpì la donna alle spalle, a conferma della sua vigliaccheria.
Un urlo straziante riempì l’aria, e la donna cadde a terra, gli occhi spalancati ancora pieni di lacrime, James si lasciò cadere accanto a lei trattenendo a stento il pianto, ma solo per orgoglio. Cominciò ad accarezzare i lunghi capelli biondi della sorella, ma ormai la vita aveva abbandonato il suo corpo, lasciando solo un guscio vuoto, le chiuse gli occhi con le dita, non parlo, sapeva di non essere in grado di farlo, strinse un’ultima volta la donna a se, prima di lasciarla cadere a terra e scoppiare in un pianto disperato.
Aveva ceduto.
Mark lo allontanò dal corpo spingendolo via, l’Indegno rise, una risata così forte che copriva le voci di tutti i presenti.
“Portatela via. Voglio che tutti la vedano.” Ordinò poi, in quel momento James si riscosse
“Non ve lo permetterò! Non continuerete ad umiliarla anche da morta!” esclamò con la voce piena di rabbia ed odio
“Altezza, ho ancora questi, cosa ne faccio?!” domandò Rob sfilandosi i guanti neri di seta da una tasca e mostrandoli all’usurpatore del trono
“Rimetteteglieli, e buttate il cadavere nella piazza.” Questo fu il suo ultimo ordine, dopodiché uscì dalla sala del trono. In quel momento una donna molto anziana entrò, James riconobbe subito Camille, lavorava a palazzo da moltissimi anni, aveva cresciuto lui e la sua defunta sorella, ed ora si occupava di William, prese per mano il bambino e lo portò via. Anche Charlotte seguì la donna, insieme a sua figlia.
“Finiamo il lavoro.” Disse Mark prendendo il cadavere della donna e portandolo via.
James guardò il punto in cui sua sorella era stata brutalmente assassinata, giurò vendetta e giurò di ritrovare suo nipote Xander. 
  
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