Quello sarebbe potuto essere il giorno migliore della mia vita. In bici avanzavo circondato dagli alti steli del grano dorato ormai maturo e pronto per la raccolta; la live brezza mi accarezzava il viso come una dolce carezza e il sole mi baciava la pelle delle braccia nude. 
"Presto sarò da te" continuavo a ripetermi nella testa e, di quando in quando, me lo ripetevo a bassa voce quasi per convincermi che fosse tutto vero. 
La sera precedente quando mi chiamò per dirmi che aveva voglia di vedermi e che doveva dirmi una cosa di vitale importanza non riuscivo a crederci. Era dal momento in cui per la prima volta avevo varcato la soglia di quella scuola e avevo intravisto il profilo saldo delle sue spalle che aspettavo il momento di poter rimanere un po' solo con lui.
Chissà cosa mi avrebbe detto.. Io, mi ero deciso, gli avrei confessato ciò che nel mio cuore era maturato in quei due anni al suo fianco, senza se nè ma, e se lui mi avesse rifiutato non importava. Sarei rimasto al suo fianco anche solo come un amico, l'avrei sentito parlare di lei un'altra volta, solo per poter restare al suo fianco. 

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Quando arriva nel piccolo campo, lui era lì, seduto a contemplare il tramonto che ormai iniziava a dipingere dei suoi meravigliosi colori ambrati quel cielo limpido di giugno.
-Ciao- dissi quasi in un sussurro, come se fossi arrivato a metà di un opera teatrale.
-Ciao, Alexy- Disse lui girando appena il capo verso di me per regalarmi uno di quei suo sorrisi storti per poi tornare a guardare il suo spettacolo.
Mi sedetti al suo fianco; lui guardava il sole morire, io il riflesso rossastro che si stagliava sui suoi capelli ribelli e sulla sua pelle chiara. E poi i suoi occhi verdi, così malinconici e peri in un altro luogo, in un altro tempo. "come vorrei sapere dove ti trovi ora" 
-Senti..- Spezzo il silenzio dopo qualche secondo che sarebbe potuto essere anche un'eternità intera.
-Dimmi-
- Scusa se ti ho fatto venire fino a qui..-
-Non preoccuparti, gli amici servono a questo no?-
-Già..-
Ci fu un'altro silenzio in cui lui si perse a guardare l'immensa distesa di gran dorato, bagnato da quella luce d'ambra.
-Volevi dirmi qualcosa?- Lo incoraggiai a continuare. Non l'avevo mai visto così pensieroso.
Trasse un respiro profondo, le ossa delle scapole in vista si sollevarono lentamente e ripresero il loro posto senza alcuna fretta.
- Sono due anni che ci conosciamo-
-Si, due anni e quattro mesi- dissi io con un sorriso raggiante.
Ricambio il mio sorriso con uno più triste, come se dentro di lui ci fosse una battaglia che lo logorava.
- Beh, sai, penso di averlo capito solo ora...che stupido- Lo disse così piano che sembrava parlare tra sè.
- Che cosa?- Chiesi io, sempre più allarmato.
Girò la testa di scatto, quasi mi spaventò, e i suoi occhi si persero nei miei. Il verde dei suoi che cercava di penetrare i riflessi violetti che dipingevano i miei come se dentro ci potesse trovare le parole che non riusciva a trovare dentro se stesso.
-Non sono bravo con le parole..- Lo disse con un piccolo riso imbarazzato.
-Provaci- Lo incoraggiai io, ancora una volta.
Scosse la testa. Allungò una mano verso il mio viso e sentii il mio corpo non rispondere più ai miei comandi. La mia guancia assecondava ogni linea del suo palmo si adattava al profilo delle sue dita affusolate e ne riceveva quel calore familiare me così lontano, irraggiungibile. Chiusi gli occhi. Sentii il suo respiro più vicino, sul collo. Un bacio, proprio nell'incavo tra collo e spalla. Istintivamente le mie labbra si schiusero e lasciarono in balia dell'aria il suo nome.-Ken..-
Saliva, lasciando una scia di baci sul mio collo che si plasmava sotto il tocco leggero delle sue labbra fino all'orecchio destro.-Alexy, io..io credo di amarti.-
Quelle parole, così attese e così inaspettate, mi provocarono un tuffo al cuore. - Io l'ho sempre fatto.- Mi sorpresi a rispondere.
Le sue labbra si avvicinarono alle mie, sfiorandole appena; le mie le ceravano con impazienza, finchè non si trovarono in quel panorama spettacolare. Il sole giocava sul grano come un bambino che corre con l'aquilone e ci regalava gli ultimi colori di quel giorno estivo. Le nostre labbra si muovevano insieme, come se non fossero state programmate se non per quell'istante, le lingue che danzavano insieme,in un delicato tango. Ogni tanto mi mordicchiava il labbro inferiore, come a voler lasciare un'impronta del suo passaggio. Gli cinsi la testa con le mani, aggrappandomici saldamente, come se in quel contatto trovassi la forza per non cadere. Il bacio aumentava d'intensità, un fuoco che bruciava sempre più forte. mordeva, succhiava, possedeva ogni centimetro della mia bocca. La sua lingua sempre più avida del mio sapore. 
Istanti infiniti, poi ci staccammo con riluttanza, per riprendere quel fiato che avevamo condiviso per quei lunghi istanti in cui non eravamo più Alexy e Kentin, amici da due anni, ma eravamo noi, un'entità sola di cui non si distinguevano i contorni; una cosa sola protetta da quel campo di grano dorato che vegliava sul nostro amore così puro e innocente, ma così forte e passionale da bruciare tutto. 
In quel momento, avrei potuto giurare che il mondo si fosse fermato ad osservare l'amore di Kentin e Alexy, il loro momento. 
Finalmente insieme.


 

Nota dell'autore! Grazie a tutti per aver letto. Questa è la prima FF che scrivo e mi piacerebbe moltissimo sapere cosa ne pensate e se c'è qualcosa che devo migliorare. Baci.

-Dark Shadowed Eyes