Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Lechatvert    23/06/2014    4 recensioni
Quella volta, avevano ballato soli e per tutta la notte, fermandosi soltanto quando nel salone non era rimasta neanche la musica.
«Dimmi che sei felice», le aveva sussurrato lui all'orecchio, togliendosi gli stivali dai piedi doloranti.
Per risposta, lei era scoppiata a piangere come una bambina.
Dove sei, pensava, e intanto piangeva.
Da qualche parte, lei moriva e suo fratello gridava.
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Arthur Dayne, Ashara Dayne, Elia Martell, Oberyn Martell
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Incest, Incompiuta
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Premetto che questo prologo è stato scritto ascoltando canzoni Disney miste a qualche musica di Sister Act.

Volevo cominciare la storia senza perdermi nel solito prologo ma ... bé, non sono riuscita a trattenermi. Scusatemi.














La sventura ha molti aspetti; la miseria sulla terra è multiforme. 

Domina il vasto orizzonte come l’arcobaleno e i suoi colori sono 

altrettanto variati, altrettanto distinti eppure strettamente fusi.
Edgar Allan Poe (Berenice)







P R O L O G O



a candela accesa sul davanzale infonde un debole bagliore alla notte di Approdo del Re.
Alla finestra, Oberyn Martell osserva la fiamma danzare sulla cera sciolta.
Silenzioso, cupo, meditativo. Come se dal fuoco di quella candela dipendessero le sorti di tutti i Sette Regni.
Tra le lenzuola del loro giaciglio, Ellaria lo osserva con sguardo afflitto. Non pronuncia una parola e lo guarda passare la mano sulla fiamma danzante, ascolta il suo respiro, il frusciare delle sue vesti quando alza il braccio per coprire il fuoco con il palmo aperto.
È un libro scritto in una lingua perduta, Oberyn Martell. Impossibile da decifrare, da consolare, da comprendere.
Allora Ellaria non parla e rimane ferma a guardarlo giocare con una fiamma che sotto il suo tocco pare quietarsi.
Persino il fuoco si inchina alla Vipera Rossa di Dorne.
«Vieni a letto, mio amore.»
Titubante, Ellaria si alza e nuda raggiunge il suo amante, cingendogli le spalle in un abbraccio caldo e che sa di desiderio.
Oberyn Martell non risponde e resta a fissare la notte con uno sguardo vacuo in cui chiunque potrebbe scorgere un ricordo più tagliente di una spada.
All’improvviso, una voce di ragazza, una risata lontana, niente più di un sibilo in una notte mite e coperta di stelle.
Ellaria trattiene il respiro, Oberyn Martell socchiude per un istante i suoi occhi colmi di memorie e passa la mano sulla fiamma della candela, oscurandola per tre volte prima di lasciarla di nuovo libera.
«È ancora là fuori», mormora.
Ellaria vorrebbe chiedere di chi il suo amante stia parlando, ma ogni altra parola pare superflua. Si limita quindi a osservare la notte dalla finestra illuminata dalla candela, assottigliando la vista sulle sagome scure dei bastioni oltre la corte.
Forse è uno scherzo della stanchezza, forse sono le stelle a prenderla in giro, eppure per un istante una luce brilla sulla torre. La fiamma flebile di una candela guizza dinanzi a loro, sparisce e riappare per tre volte per poi morire.
«È ancora là fuori.»
Rapito, Oberyn Martell passa la mano sulla fiamma della candela, di nuovo per tre volte, senza staccare gli occhi dalla notte.
Passano secondi, passa un minuto, passa un’eternità fatta di respiri.
La magia non si ripete.
«Andiamo.»
Baciandogli il collo, Ellaria lo prende per mano e lo conduce al loro talamo, precedendolo sul materasso morbido e sporco di carezze. Attende che lui le si sieda accanto e si stringe al suo petto, ruvido sotto la vestaglia da notte. Sente il suo cuore, poi sente i suoi baci sul capo.
Un istante e lui è sopra di lei, colto dalla passione che gli arde nell’anima, da quel furore che lo rendono ciò che è.
Bacia le spalle di Ellaria e struscia il suo naso sulla sua guancia, ma non emette un solo suono.
La sua concubina si tira sui gomiti e lo guarda negli occhi scuri di tristezza, sussulta dinanzi alla malinconia che legge nel suo sguardo e schiude le labbra carnose per pronunciare qualche parola di conforto.
Non fa in tempo.
Oberyn Martell scuote piano il capo, i suoi occhi si perdono nuovamente nel vuoto.
Sussurra, ma per Ellaria è come se urlasse.
«È ancora là fuori.»












Note

Volevo scrivere una fanfiction su Oberyn ed Elia da ... da quando ho saputo la loro storia. Ho sempre soltanto immaginato il loro rapporto e credo che sia uno dei più belli non-raccontati da Martin. All'inizio volevo perciò buttare lì una oneshot e invece mi sono trovata con una long. Non sarà tanto lunga, vi prometto questo (:

Per quanto riguarda il titolo: ev è turco e significa casa, mentre "le lacrime del diavolo" è il titolo della canzone a cui mi sono ispirata. Ascoltatela e piangete con me ♥

Pace e amore a tutti, voglio bene a chiunque si fermerà qui e a chiunque deciderà di spammare questa fanfiction senza pretese ai fratelli e alle nonne.

Tanti biscotti!

    Lechatvert

   
 
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