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Autore: Nivees    23/06/2014    3 recensioni
[The Gray Garden]
[ Etihw/Kcalb ]
«Che scenario devastante. Non adatto ad essere l'ultimo paesaggio che vedrà il Diavolo, non pare anche a te, Kcalb? Ti avrei voluto far vedere qualcosa di più... rosso. O nero. Qualcosa di più infernale, insomma».
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fa freddo, in giardino

 

L'aria pizzica, graffia la pelle scoperta e indifesa a quell'ambiente così ostile, così freddo, ma senza lasciare alcun segno. È tagliente, ma non segna l'epidermide che trema – ma allo stesso tempo sta ferma, è immobile davanti a quella nebbia grigia che avvolge corpi di angeli e demoni. Il pallore della loro pelle è dato dal freddo, oppure dalla morte che li ha ormai raggiunti?
 Etihw è una dei due esseri che ancora respira, che sente ancora il suo cuore battere nel petto. Non ha ferite – chi riesce a ferire un Dio, dopotutto? – eppure sente un dolore strano bruciare nelle viscere, e no, non è il freddo che quella guerra ha portato. Il volto è scuro, l'espressione di chi non sa di aver vinto, ma sente che comunque ha perso così tanto in battaglia che vittoria non potrebbe soddisfarla, adesso.
 «Che scenario devastante. Non adatto ad essere l'ultimo paesaggio che vedrà il Diavolo, non pare anche a te, Kcalb? Ti avrei voluto far vedere qualcosa di più... rosso. O nero. Qualcosa di più infernale, insomma». L'ironia con cui lo dice sa come un qualcosa di amaro, Etihw lo sente persino sulla punta della lingua; un saporaccio che non le si addice molto – ha sempre preferito qualcosa di dolce, in effetti. «Non penso che questo possa interessarti molto, al momento. Forse quel che rimpiangerai saranno le circostanze della tua morte» aggiunge, e dopo pochi attimi di pausa continua, «Perché non rispondi, Kcalb? Di solito hai sempre la risposta pronta».
 «Sei tu che... stai parlando fin... fin troppo».
 Kcalb è steso a terra, ai suoi piedi. Una mano a coprire le ferite sull'addome, l'altra abbandonata al suo fianco e respira pesantemente, parla con altrettanta fatica. Gli occhi sono chiusi dal troppo sangue che li riempie, la pelle sempre più bianca. È il freddo? O è la morte? Persino lei che è un Dio non sa dire quando le sue labbra cesseranno di spalancarsi, alla ricerca di ossigeno – forse è per questo se sta continuando così fastidiosamente a parlare; se lui non risponderà più al suo ciarlatare, vorrà dire che non sarà più vivo. Non combatteranno più, non la guarderà più con quello sguardo scuro, non lo vedrà più infiammarsi per qualche battuta sul suo aspetto fisico – di come fossero bianchi i suoi capelli, di quanto sembrasse vecchio. Un ultimo colpo e tutto ciò sparirà, insieme alla guerra e anni e anni di sacrifici.
 Etihw lo guarda, non le piace ciò che vede. In qualche modo, vederlo così ridotto, così indifeso, pronto a morire da un momento all'altro le dà fastidio; molto più di quando ha visto i suoi angeli morire a causa sua. Ah, che cosa brutta da dire. Non adatta ad un Dio come lei.
 «Hey, Kcalb. Se ci sei ancora, batti un colpo».
 «... cosa. Cosa... vuoi?».
 Lei gli si siede accanto, appoggiandosi sulle ginocchia contro l'erba fredda, ma prima di fare qualsiasi cosa, accenna un sorrisino. «Se ci fosse un modo per sopravvivere, senza vincitori né vinti, senza più guerra, senza più distinzioni tra angeli e demoni... vivresti insieme a me?». La proposta le è uscita completamente di getto, ma non la trova affatto una cattiva idea. O forse sì. Dopotutto, sta chiedendo una cosa del genere ad un Diavolo, cosa può mai ricavare da un essere del genere.
 Kcalb apre gli occhi, anche se con fatica, anche se con molte probabilità non riesce a vedere niente. Li spalanca, e il suo respiro aumenta un po'. Sta morendo? Eppure, quel bianco cadaverico che fino a poco prima consumava il suo volto, adesso ha lasciato spazio ad una scia rosea sempre più scura. Ormai, c'è poco contrasto tra la pelle e il sangue che ancora gli cola dalle ferite.
 «...», Kcalb si chiude in un silenzio strano. «... ...», gira la testa di lato, nasconde il viso con i capelli sporchi. «... No».
 «Lo prendo come fosse un sì».
 «N–Non fare... sempre di testa... tua!» – ma ormai Etihw non lo ascolta più; tutta quell'attesa nel risponderle ha significato solo che ci ha pensato, e quel no non è stato un categorico no, ma più che altro le è sembrato un no dubbioso. Un no che in futuro, probabilmente avrebbe rimpianto. «E comunque... non ti pare un... un po' tardi...?» le fa notare, sputando del sangue che gli impedisce di pronunciare una frase senza rischiare di strozzarsi.
 «Nah. Non è mai tardi, quando io sono presente» gli risponde lei. Prende delicatamente la sua testa tra le mani e la appoggia piano sul ventre, senza curarsi del sangue, senza curarsi del freddo che sente al contatto con la sua pelle. Chiude quelle ferite che lei stessa ha provocato, cancella quello sporco e maleodorante sangue che gli unge i capelli, mostrando così quel viso dolorante e ancora sbalordito di fronte a quelle cure che lei, proprio lei, gli sta donando. «Io non distruggo soltanto. Sono Dio, ricordi?».
 
«Da allora, non mi sono più fatto curare da te...» mugugna Kcalb, lo sguardo scuro fisso sull'orizzonte marino. Del freddo di quel giorno nemmeno l'ombra – si sta così bene, di fronte a quella brezza così fresca, sotto a quel sole così caldo.
 
«Mh? Hai detto qualcosa?» chiede Etihw al suo fianco, con un sorrisino, «Stai pensando a qualcosa?».
 
«Al passato».
 
«Rimpianti?».
 
Kcalb sospira, e la guarda come se stesse per dire qualcosa di talmente ovvio. «Non me ne hai dato modo, dato che fai sempre di testa tua».
 
«Oh bene» trilla, battendo le mani. «Mi fa piacere. Ma fossi in te, qualcosa rimpiangerei della scelta che io ho fatto al posto tuo».
 
«Mh. Cioè?».
 
«Tutte le torte al cioccolato che ti ho fregato nel corso degli anni».
 
Una vena inizia a gonfiarsi sulla tempia, mentre arrossisce. «Eti, sei un'idiota», commenta imbarazzato. Riporta gli occhi sulle onde del mare e sulla bianca schiuma che producono. Le prende una mano, distrattamente, facendo finta di non accorgersene nemmeno – e prima che lei possa fare qualche battutina pungente, mormora poche parole che, però, la zittiscono.
 
«Ma sono contento di poter rimpiangere questo, piuttosto che altro».


 


Non so che dire, a parte che mi vergogno come una ladra per quello che ho scritto sobs. Non era affatto come avevo progettato, doveva essere diversissima e anche angst ?? ??? eppure è venuta fuori questa cosa cheeee non so bene come definire. Ma va bene, la mia prima storia su The Gray Garden, la mia prima Etikcaaa e sono contenta perché questi due sono molto otp e io sono sempre felice di scrivere sulle otp - anche se le distruggo la maggior parte delle volte, ma okay.
Btw, come la maggior parte delle volte (?????) la colpa è sua se l'ho pubblicata (e anche scritta sì), altrimenti sarebbe stata a prendere la polvere nel mio pc per almeno un bel po' di tempo, prima di vedere la luce. Già immagino quanto possa essere cagata questa fycci, ma state tranquilli che nonostante l'ansia, la Niv tornerà (sono riuscita a scrivere questa cosa in tempo di esami, voglio un riconoscimento *la sparano*) di nuovo su questo fandom, muahahah. Bacini bacini, Niv.

  
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