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Autore: Elisaherm    23/06/2014    23 recensioni
Clary non sapeva cosa fare. Era il ragazzo che disegnava da giorni, certo, ma non poteva dire di conoscerlo di persona. Non lo conosceva, e Jonathan le aveva insegnato a non fidarsi di nessuno.
«Mi spiace, ma io non ti conosco»
«Che cosa? No, Clary, ti prego, sono io! Sono Jace! Non ti ricordi? Io ti a–» Jonathan gli sbattè la porta in faccia prima che potesse finire la frase. Ma il ragazzo non sembrò darsi per vinto: continuò a tempestare la porta di calci e pugni, a chiamare Clary, a pregarla di aprigli e di ricordare.
“Ma ricordare cosa?” Continuava a chiedersi Clarissa.
Jace. Jace. Momenti di una vita passata, ricordi di una relazione che non c'era mai stata le passavano veloci davanti agli occhi, ma appena cercava di afferrarne uno ecco che spariva, nascosto chissà dove nei meandri della sua mente. Era come se fossero esistiti ma in un altro tempo.
«Lo sai che ti voglio bene, vero?» Le chiese Jonathan riscuotendola dai suoi pensieri. Le si avvicinò e la guardò profondamente negli occhi, accarezzandole una guancia.
«Ma certo, sei mio fratello. Anch'io ti voglio bene»
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Jonathan, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incest, Triangolo
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Don't you remember?









«Cosa facciamo stasera, Jonathan?»

Clary, seduta a gambe incrociate sull'erba di Central Park a pochi centimetri dal fratello, stava tirando fuori dalla borsa il suo adorato blocco da disegno, che portava sempre con sé. Jonathan, dal canto suo, era beatamente sdraiato per terra ad occhi chiusi e si stava godendo il sole estivo.

«Che ne dici di andare in discoteca? Ho sentito molto parlare di una chiamata 'Pandemonium' dove spesso si radunano i demoni... potremmo spassarcela un po', ballare e poi andare a caccia.»

Clary lo sapeva bene, suo fratello era un ottimo Shadowhunter, forse il migliore della sua età, e non perdeva occasione per far fuori qualche demone ogni volta che poteva.

«Mh... Veramente oggi non ne ho molta voglia, pensavo a qualcosa di più tranquillo.»

Aprì il blocco da disegno e iniziò ad abbozzare un volto, il volto di uno Shadowhunter con delle ali dorate che aveva disegnato più volte e che una notte aveva persino sognato. Non sapeva da dove le venisse quell'immagine, eppure ultimamente era sempre lì, nel retro della sua mente.

«Ad esempio? Rimanere nel letto a leggere un libro e bere cioccolata calda? Come una vecchietta?» la prese in giro bonariamente Jonathan.

«Perché no? Anche se temo che questa non sia proprio la stagione più adatta per la cioccolata calda.»

Jonathan, probabilmente stufo dei suoi vaneggiamenti, alzò gli occhi al cielo e poi li richiuse per tornare a riposarsi in santa pace, mentre Clary continuò a disegnare.

«Credi che i mondani si accorgeranno mai della realtà nascosta che li circonda?» chiese ancora Clary. Era una domanda che si poneva spesso. Le cose sarebbero state molto diverse se i mondani fossero venuti a conoscenza dell'esistenza dei demoni e di coloro che li proteggevano da essi.

«Forse, ma non credi siano più felici vivendo senza il peso di temere tutto il tempo che la morte sia dietro l'angolo?»

«Immagino tu abbia ragione» sospirò Clary mentre finiva di sfumare con le dita i capelli e le ali del ragazzo che aveva disegnato.

«Ma certo che ce l'ho.» Jonathan si girò sorridente su un fianco e le diede un bacio sulla fronte. Clary rise divertita e poi iniziò a rimettere a posto il blocco e la matita.

«Che stavi disegnando?» 

«Niente di che, è solo qualcosa che ho in testa da alcuni giorni.» Riaprì il blocco da disegno che aveva chiuso e mostrò lo schizzo a suo fratello. 

«È un bel disegno» commentò Jonathan senza alcuna inflessione nella voce. «Facciamo una passeggiata?»

Clary annuì e si alzò, seguita dal fratello. La tracolla della borsa le scivolò giù dal braccio. Jonathan gliela rimise a posto e le sue dita indugiarono sulla pelle nuda della spalla.
 


Camminarono per un po' per il grande parco, finché, dato che si stava facendo tardi, decisero di tornare a casa, nell'appartamento in cima a uno dei grattacieli della Uptown di Manhattan che anni prima avevano comprato i loro genitori, prima di morire durante la lotta contro un demone superiore. Secondo Jonathan la morte dei loro genitori era stata causata dal Conclave, che aveva deciso di non mandare rinforzi nonostante fosse stata avvertita una fortissima presenza demoniaca. Perciò, dopo aver ottenuto il permesso di abitare con lei nella vecchia casa dei genitori, suo fratello aveva deciso di tagliare i rapporti con il Conclave e con gli altri Istituti, evitando tutti gli altri Shadowhunters. E, per lo stesso motivo, non erano mai andati a Idris, anche se Clary avrebbe tanto voluto vederla, dato che in tutti i libri che aveva letto era descritta come una città stupenda e unica nel suo genere.

«Cosa vorresti per cena? Potremmo ordinare qualcosa oppure posso provare a cucinare qualcosa» le propose Jonathan. Era sempre così dolce con lei, non avrebbe potuto desiderare un fratello maggiore migliore.

I suoi occhi splendevano quando si girò a guardarla, verdi come l'erba primaverile.
Ha sempre avuto gli occhi verdi, disse una voce nella sua testa. Spesso la gente si meraviglia di quanto siate simili, tu e lui. Il suo nome è Jonathan ed è tuo fratello. Ti ha sempre protetta.

 Da qualche parte nel retro della sua mente Clary vide occhi neri e segni di frusta, ma non seppe perché. È tuo fratello. È tuo fratello, e si è sempre preso cura di te.


«Va tutto bene, sorellina? Sembri un po' spossata.»

Clary si riscosse improvvisamente. «Sì, no, tutto bene, sono solo un po' stanca, non preoccupar—» Qualcuno bussò alla porta prima che potesse finire e lei andò a rispondere. Non appena aprì la porta riconobbe incredula il ragazzo di fronte a lei, non di nome, ma per l'aspetto. Era lo Shadowhunter che continuava a disegnare.
Questi rimase senza fiato per qualche momento, mentre i suoi occhi si illuminavano.
«Clary! Grazie a Dio sei qui!» esclamò poi «Temevo fosse un altro buco nell'acqua. Per Raziel, sai per quanto sei sparita? Hai idea di quanto ti abbiamo cercato? Stai bene? Ti ha fatto qualcosa?»

Sembrava allo stesso tempo sollevato e in preda al panico. Clary non riuscì a capire cosa intendesse con 'sparita'. E chi era ad averla cercata? Come faceva questo ragazzo a conoscere il suo nome?
Era così stupefatta che non riuscì a reagire quando il ragazzo le prese delicatamente una mano e iniziò a trascinarla verso la porta, guardandola nel frattempo come per controllare se fosse ferita.
«Scusa, c'è qualcosa che possiamo fare per te?» Suo fratello era apparso accanto a lei prendendo in mano la situazione e mettendole una mano sulla spalla. Non gli piacevano particolarmente gli sconosciuti, e considerando che questo conosceva il nome di Clary, probabilmente non lo avrebbe fatto rimanere a lungo. L'altro si fermò immediatamente al suono della sua voce e si girò con uno sguardo di fuoco posando cautamente la mano che non teneva la sua sull'elsa di una spada angelica che lei non aveva notato.

«Sebastian, maledetto bastardo! Ero sicuro che fossi stato tu a portarla via! Lasciala andare e forse ti risparmierò.»

Chi diavolo è Sebastian? Clary non capiva nulla di quello che lo Shadowhuter alla porta stava dicendo.

«Devi essere in errore, questa è mia sorella. Nessuno qui è stato portato via, quindi gradirei che te ne andassi ora» Jonathan lo stava guardando con altrettanto odio.

«Sarà anche tua sorella, ma lei non ti ama! Clary, avanti, torniamo all'Istituto! Gli altri ti stanno aspettando! Eravamo tutti così in pensiero, ti abbiamo cercato per mesi! Tua madre–»

«Nostra madre è morta. Anni fa. Se la conoscessi davvero lo sapresti. Quindi vedi di levare il disturbo» lo freddò Jonathan. L'altro lo fissò sconcertato, ma si riprese velocemente.
 
«Clary, ti prego, sai chi sono, sai che ti voglio bene. Sebastian è malvagio, è stato lui a rapirti, non è vero? Torna a casa. Torna a casa con me.» Il ragazzo la stava quasi supplicando di credere che quello che diceva fosse la verità.

«Clary, lo conosci? Se ti conosce può venire con te, se vuole, altrimenti rimane» mise in chiaro Jonathan con un tono che non ammetteva repliche. Lo Shadowhunter sembrava sempre più confuso, ma quando vide l'espressione di Jonathan, di cui Clary non si accorse, capì perché l'altro non lo aveva ancora colpito. Quella era l'espressione di chi ha un asso nella manica, e non vede l'ora di tirarlo fuori.

Clary non sapeva cosa fare. Era il ragazzo che disegnava da giorni, certo, ma non poteva dire di conoscerlo di persona. Non lo conosceva, e Jonathan le aveva insegnato a non fidarsi di nessuno.

«Mi spiace, ma io non ti conosco» disse lasciandogli la mano che ancora la teneva.
Il ragazzo sembrò impietrirsi per qualche attimo, guardandola come se non la riconoscesse. Il suo sguardo angosciato, tradito, spezzato la fece star male.
«Che diamine le hai fatto, bastardo? L'hai fatta bere dalla coppa?» inveì improvvisamente voltandosi verso Jonathan, la spada angelica pronta ad essere tirata fuori. Clary iniziò ad avere paura. Non era così che lo immaginava quando lo disegnava nel suo blocco. Lì era dolce, rassicurante, amorevole. Impallidì quando si voltò di nuovo verso di lei, alzando una mano e fermandola a pochi centrimetri dalla sua guancia, come se avesse paura ad accarezzarla. «Clary, ti prego, sono io! Sono Jace! Non ti ricordi? Io ti a–» Jonathan gli sbattè la porta in faccia prima che potesse finire la frase. Ma il ragazzo non sembrò darsi per vinto: continuò a tempestare la porta di calci e pugni, a chiamare Clary, a pregarla di aprigli e di ricordare.
 
Ma ricordare cosa? Continuava a chiedersi Clarissa.

Jonathan con tutta calma tirò fuori il proprio stilo e iniziò a disegnare due rune sul legno scuro della porta: una runa del Silenzio e una della Resistenza. In pochi secondi neanche un suono proveniva dall'altro lato della porta, che ora non tremava più sotto i colpi dello Shadowhunter.

Clary rimase ferma a fissare la porta, stordita. Jace. Jace. Momenti di una vita passata, ricordi di una relazione che non c'era mai stata le passavano veloci davanti agli occhi, ma appena cercava di afferrarne uno ecco che spariva, nascosto chissà dove nei meandri della sua mente. Era come se fossero esistiti ma in un altro tempo.

«Lo sai che ti voglio bene, vero?» Le chiese Jonathan riscuotendola dai suoi pensieri. Le si avvicinò e la guardò profondamente negli occhi, accarezzandole una guancia.

«Ma certo, sei mio fratello. Anch'io ti voglio bene»

Clary era contenta di mantenere la sua vita così com'era. Suo fratello era lì per lei, per renderla felice e tenerla al sicuro.

 



NdA:
1. La parte in corsivo non appartiene a me, è una citazione di Cassandra Clare che ho tradotto (anche se non so quanto la traduzione possa essere esatta) e lievemente modificato ai fini della mia storia.
2. Questa ff era nata per essere una one-shot, ma potrebbe anche diventare una long, dipende dalle recensioni che riceverò.
3. Per favore, fatemi sapere cosa ne pensate, ci tengo davvero molto.
  
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