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Autore: Ranyadel    23/06/2014    3 recensioni
Un tour mondiale porta sei cantanti a conoscersi: Avril Lavigne e gli One Direction.
Lei non li sopporta.
Loro non la conoscono.
Lui vuole farle cambiare idea.
E se loro non fossero come appaiono sul palco? Se fossero completamente diversi?
Con Harry insicuro,
Liam strafottente,
Niall pacato,
Zayn infantile,
Louis complessato,
come si comporterebbe una scatenata Avril?
Se Liam e Harry si contendessero il suo cuore?
Se Zayn non riuscisse più a reggere la farsa?
Se Louis diventasse il migliore amico di Avril?
Se Niall si innamorasse della persona sbagliata?
E se Avril avesse il coraggio di infrangere il divieto più importante??
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Piano di fuga #1

Dopo il concerto, avevano deciso di dormire in hotel, o meglio, l’avevano deciso i manager per loro. L’hotel in questione era preso d’assedio da un’orda di fan che nulla aveva da invidiare a un’invasione vichinga.

Liam si sdraiò sul letto di camera sua, per una volta che non doveva dividere la camera con i ragazzi. Non che gli dispiacesse la convivenza, per carità, ma aveva bisogno dei suoi spazi, per pensare, riprendersi o semplicemente respirare.

Continuava a ripensare al concerto. Quanto aveva dubitato, per decidersi ad aiutare Avril? Una questione di stupido orgoglio. Perché non si era deciso subito?! Vederla così fragile aveva mosso qualcosa nel suo cuore, ma il desiderio di vendetta – una stupidissima vendetta – era stato più forte. Tutto fino a quando non l’aveva sentita così a pezzi, sul palco. Non aveva potuto resistere. Aveva detto di averlo fatto per lo spettacolo, mentre lo aveva fatto per non farla stare male. Nonostante le augurasse tutti i mali possibili, sapere di essere la causa di uno di questi era per lui insostenibile.

Cosa provava davvero per Avril? Non lo sapeva. Non riusciva a capire. I suoi sentimenti erano come un gomitolo di lana. Erano perfettamente ordinati, prima che arrivasse quel gatto di nome Avril a ridurli ad una matassa scomposta senza capo né coda.

Cercò di cacciare dalla mente quei pensieri che lo facevano dannare da, a suo parere, troppo tempo e aprì il computer. Decise di fare un giro sui social network, cercando qualche foto del concerto di quella sera. Ridacchiò nel constatare che sì, le foto dei ragazzi c’erano, ma spopolavano quelle di lui e Avril mentre cantavano insieme. Ovunque lesse cose come “Lavril”. Si mise a ridere, le fan avevano davvero una fervida immaginazione. Scorrendo le immagini, ne trovò una davvero bella: qualcuno li aveva catturati nel momento in cui lei lo guardava, prima che iniziasse a cantare. Liam non se n’era accorto, ma ovunque c’erano foto degli sguardi che si lanciavano a vicenda. Quella, però, era davvero spettacolare. La luce era perfetta, i colori vividi e la foto era stata scattata da vicino. Sembrava un fotomontaggio, e forse lo era pure, ma a lui non importò. Salvò la foto, aprì Paint – per quello che doveva fare non servivano cose complicate come Photoshop, che lo faceva dannare ogni volta – e tagliò l’immagine fino a ottenere il primo piano di Avril. Si ritrovò a fissarla. Era… wow.

“Liam, posso entrare?” chiese Zayn oltre la porta. Lui chiuse in fretta e furia l’immagine, salvandola come “Brontolo” in una cartella nascosta, e aprì al compagno di band. “Ciao Liam, posso farti vedere dei disegni?” chiese speranzoso. Liam sorrise e annuì, facendogli posto per entrare. Anche se era quasi sempre scorbutico, con Zayn non ci riusciva. O meglio, sì, ma poi se ne pentiva subito. Non sarebbe mai riuscito a dire di no a lui, soprattutto quando si presentava alla sua porta, armato di disegni e occhi da cucciolo.

 

“Amy!”

“Tommo!”

“Molla il peluche!”

Tu mollalo! È mio!”

“Non è vero! Tu hai Rarity!”

“Ma Sweetie Belle è la sorellina!! Vuoi separare una famiglia felice?!”

“E chi mi dice che non mi stai prendendo in giro solo per avere il peluche?!”

“Vai su Internet e controlla tu stesso, ma intanto molla il pony!”

Stavano litigando così da un paio di minuti, cercando di ottenere il peluche del pony che qualcuno aveva lanciato sul palco. Era arrivato addosso a Louis e per questo il ragazzo pensava gli appartenesse di diritto, ma Avril non ne voleva sapere. Niall li guardava torvo. “Quanti anni avete?” chiese. “Due e mezzo!” rispose Louis con tono da bambino. “Tre! Battuto, ora dammi il peluche!” rispose Avril. “Mai!” fece l’altro, tentando un ultimo disperato assalto. Tirò il peluche sopra la sua testa, trascinando anche Avril, che urlò divertita. Si trovarono coi visi a pochi centimetri di distanza e ammutolirono, arrossendo. Niall si trattenne dal ridere mentre i due schizzavano ai lati opposti del divano, cercando di darsi un tono.

“Louis, vero che hai già dimenticato tutto?” chiese Avril candidamente. “Perché, cos’è successo?” fece l’altro, altrettanto angelico. Si guardarono qualche istante per poi scoppiare a ridere. “Siete impossibili.” Fece Niall divertito. “Ma noi siamo dei bravi bambini, vero?” chiese Avril. “Certo, anzi, vi regalo le caramelle.” Rispose l’altro, reggendo il gioco. I due esultarono, poi ammutolirono, improvvisamente serissimi, fissando Niall. Lui fece finta di niente, a disagio, per qualche secondo, poi: “Cosa volete?”

“Le caramelle, mi sembrava ovvio.” Fece Louis scandalizzato. Niall alzò gli occhi al cielo. “E io che pensavo che fosse seri.” Fece. Avril si alzò. “Piacere, mi chiamo Avril Lavigne, ci conosciamo?” chiese. “Eppure l’altro giorno mi sembrava di averti vista, per un attimo, posata.” Constatò Niall. “No guardi, era la mia controfigura. Io non sono posata.” Fece subito Avril, avvicinandosi alla porta. “Oh, Louis, sai cos’è il bello?” chiese, ormai sulla soglia. Louis la guardò interrogativo, per poi sbiancare. “Non avrai…” fece, cercando con lo sguardo il pony. “Esatto.” Rispose Avril malefica, mostrando il peluche che teneva saldamente in mano prima di scappare. “Torna qui, ladruncola! Brutta approfittatrice! Faccia di bronzo!”

“Quanta paura che mi fai!” lo schernì lei prima di chiudergli la porta di camera sua in faccia. “E Avril vince, signore e signori!” esultò. Louis emise un grugnito infastidito. “Però il prossimo pony me lo tengo io!” esclamò. “Ci sto! A meno che non sia Lyra o Minuette!”

“Ma dimmi, come mai ne sai tante su My Little Pony?”

“Ci sono cresciuta e lo amo, al diavolo di tutti quelli che mi dicono che è infantile.” Rispose l’altra, ancora al di là della porta. “Se ti prometto che non tocco i tuoi pony, mi fai entrare?” chiese Louis. Avril, in tutta risposta, fece girare la chiave nella serratura. “Sei il benvenuto, se la metti così.” Fece con un gran sorriso divertito. Louis scosse la testa esasperato. “Quanto manca alla fine del tour?” chiese. “Troppo perché tu possa sopravvivere.” Rispose lei ridacchiando.

 

Harry tirò di qualche centimetro le tende per vedere se erano ancora accerchiati. Era l’una di notte, eppure la strada era gremita. Sbuffò. “Non mi piace questa situazione.” Disse. “Cosa puoi farci?” Rispose Niall, strimpellando la sua chitarra. “Niente, ed ecco perché non mi piace.” ribatté Harry. Niall non rispose per qualche secondo. “Vuoi qualcuno che ti possa dare una mano?” chiese poi. Il riccio annuì. “Allora chiedi ad Avril. Lei saprà cosa dirti.” Fece. Harry rimase immobile qualche secondo. Nella sua mente era impresso il biglietto che, in un momento  di pura follia, le aveva scritto. Era un gioco, certo, ma perché lo aveva fatto? Poteva scegliere qualsiasi altra frase, eppure si era ritrovato a scrivere proprio quella e a fare una figura orribile. Avril sembrava averlo ignorato, quindi sperò di poter far lo stesso.

Quindi, andò verso la camera di Avril. Bussò, mentre dall’altra parte sentiva le urla divertite di lei e le minacce di Louis. Si chiese, basito, cosa stesse succedendo. Dato che nessuno gli apriva, abbassò la maniglia. Ovviamente, la porta era aperta. Vide Louis in un angolo, le spalle al muro, che teneva Avril lontana da lui. Lei aveva i polsi bloccati nella morsa di Louis e un pennello del lucidalabbra in mano. “Stai fermo!” esclamò. “No, non ci tengo a sembrare un travestito!” ribatté lui. Avril tentò di allungarsi di nuovo per spalmare il lucidalabbra rosso fuoco sulle labbra di Louis, che si ritrasse. Così, lo gettò sul suo braccio. Louis urlò come se fosse stato ferito a morte, lasciando Avril e cadendo in ginocchio. Harry si mise a ridere. “Cosa ridi?!  Guarda, il sangue che scorre!” fece Louis, indicando la scia di trucco. “Il tuo sangue è pieno di brillantini? Che cosa interessante, l’ho sempre saputo che in te c’era qualcosa di poco normale.” Lo schernì Avril, ridendo. “Tu sei tutta poco normale, invece. È appiccicoso! Come fai a metterti questo coso infernale sulle labbra?!” fece Louis, tentando di pulirsi, ottenendo invece l’effetto contrario. Harry prese un fazzoletto e si chinò di fianco a lui, aiutandolo. Avril rimase in silenzio, un sorriso enorme sulle labbra, gli occhi a cuoricino e la mente lanciata al galoppo in mille film mentali. Louis, invece, arrossì lievemente.

“Mi cercavi?” chiese poi Avril, quando Harry buttò via il fazzoletto, ormai rosso. “Sì. Hai visto la folla che c’è fuori?” fece lui. I due annuirono. “Ecco, Niall mi ha detto che forse potevi darmi una mano.”

“E a fare cosa?” fece Louis stranito. Avril sorrise. “Lo so io, cosa.” Rispose Avril, fiondandosi sulla sua valigia, che si portava sempre dietro. “Cosa vuoi fare?” chiesero insieme Louis e Harry. Lui, in fin dei conti, non le aveva spiegato nulla. “So come ti senti. Ti da fastidio il fatto di non poter fare niente.” Spiegò Avril. Harry la guardò sorpreso prima di annuire. “Come fai a saperlo?”

“Perché è come mi sento io.” Rispose con semplicità Avril. “Ma cosa cerchi?” chiese invece Louis. Avril, in tutta risposta, tirò fuori un sacchetto, ben nascosto, con scritto “Emergenza fuga”. I due la guardarono confusi. “Andate a chiamare gli altri.” Fece Avril, un sorriso diabolico in volto.

 

Dieci minuti dopo, si erano camuffati fino a diventare quasi irriconoscibili. Avril aveva una felpa enorme che dissimulava le sue forme, scarpe da tennis e un berretto a tenerle i capelli raccolti, un paio di occhiali da sole maschili a coprirle gli occhi. Le punte dei capelli sporgevano, facendo sembrare il suo taglio corto. I costumi dei ragazzi erano meno elaborati: tutti indossavano occhiali da sole nonostante fosse notte – e già lì, la gente avrebbe dovuto farsi due domande – e cappucci o cappelli. Il ciuffo biondo platino di Zayn, troppo riconoscibile, era stato coperto con una tinta spray nera. Il pakistano si era rifiutato di metterla fino a che Avril non gli aveva dimostrato che bastava una passata d’acqua per mandarla via, e che non rovinava la tinta sottostante. I celeberrimi ricci di Harry erano stati sostituiti da una parrucca liscia e rossiccia, in tinta col pizzetto che Avril si era divertita a disegnare. Zayn aveva disegnato a Liam, con una matita per gli occhi di Avril, un accenno di barba. Avril lo aveva chiamato boscaiolo, e in fondo ci assomigliava, con la camicia a quadri che si era messo. Niall aveva rifiutato i baffi a manubrio, finendo coi capelli tinti di verde. Aveva un orecchino finto e un paio di piercing sul sopracciglio, sempre fasulli.

Erano così ridicoli che solo a guardarsi scoppiavano a ridere.

Erano le due di notte, ma nonostante tutto loro non erano stanchi. Portavano ognuno uno zaino in schiena, dove tenevano i vestiti per cambiarsi e una mappa della città con segnato il percorso che dovevano compiere. “Adesso usciamo a coppie, a distanza di cinque minuti. Non parlate a meno che non falsifichiate la vostra voce, e assicuratevi di non essere seguiti.” Spiegò Avril, mentre sgattaiolavano negli alloggi del personale, cercando un’uscita abbastanza nascosta. La trovarono dopo pochi minuti. “Chi esce?” chiese Niall. Louis e Harry decisero di essere i primi: facendo finta di niente, passarono di fianco alla folla, che non si rese conto di niente. Avril si accorse che stavano per scoppiare a ridere e sogghignò a sua volta. Dopo cinque minuti, uscirono anche Niall e Zayn. Lei e Liam rimasero per ultimi. “Lo sai, vero, che potrei mettermi a ridere mentre passiamo di fianco a loro?” chiese Liam. “Siamo in due, chihuahua isterico.”

“Ancora con questa storia, Brontolo?”

“Certo!”

“Ma ti diverti ad essere insopportabile?”

“Certo, solo perché ti arrabbi. Se no che gusto c’è?” rispose l’altra. Liam alzò gli occhi al cielo. Stava per ribattere, quando lei gli fece segno di seguirlo. Liam dovette ammutolire mentre passavano accanto alla folla. “Mi sento come un prosciutto travestito in un branco di lupi.” Constatò. “La sola differenza è che qui ti lasceranno in vita dopo averti succhiato la linfa vitale.” Rispose Avril. Liam la guardò allarmato. “Non sei d’aiuto.” Disse. “Sorry.” Rispose lei, per niente dispiaciuta.

In dieci minuti, arrivarono al parco che avevano scelto come punto di ritrovo. Da lontano, videro gli altri salutarli a gesti. “Ok, punto primo, trovare un bar.” Fece Avril. Niall indicò da lontano una costruzione di mattoni in mezzo al parco e si diressero là. “Possiamo usare il bagno?” chiese candidamente Avril al barista. “Solo se consumate, ragazzi.” rispose lui. “Perfetto. Una coca con ghiaccio.” Disse, prima di dirigersi in bagno. Anche gli altri ordinarono e la seguirono. Nel giro di pochi minuti, riemersero dai bagni completamente cambiati, tanto che il barista li guardò stranito. “Ma voi non siete…?” iniziò. “Dei ragazzi che vogliono solo bere qualcosa? Sì, indovinato.” Lo zittì subito Liam. “No, intendevo, non siete gli One Direction e Avril Lavigne?” chiese di nuovo, stupidamente. “Sì, ma per una sera siamo solo dei ventenni.” Rispose Avril, sedendosi al bancone. L’uomo fece spallucce e le portò il suo bicchiere, dove galleggiavano un paio di cubetti di ghiaccio. Avril si divertiva a farli affondare con la cannuccia, mentre Louis la guardava come se fosse pazza. Improvvisamente, il barista sparì nel retro, il cellulare in mano. I sei si guardarono allarmati. “Abbiamo lasciato i fan all’hotel, giusto?” chiese Zayn. “Noi ci abbiamo messo dieci minuti camminando.”

“Se loro corressero, quindi, noi avremmo…” fece Liam. “Tre minuti scarsi per allontanarci da qui.” Rispose Avril, finendo in fretta la sua coca cola, imitata dagli altri. “Ce ne stiamo andando, tenga pure il resto.” Avvertì Zayn, mettendo sul tavolo una banconota. “Dopo dividiamo.” Disse poi. Gli altri annuirono e in poco uscirono, optando per la parte più deserta del parco. Camminarono circa un minuto, poi Niall si diresse verso una fontana. “Che fai, non abbiamo tempo!” lo riprese Harry. “Ho i capelli rigidi per quella schifezza che mi ha spruzzato Avril. Se permettete, voglio levarmela.” Rispose l’altro, infilando la testa sotto il getto d’acqua, che si tinse di verde. Avril si avvicinò a lui e, facendo attenzione a non bagnarsi, iniziò a passargli la mano fra i capelli per fare prima. “Ragazzi.” fece Louis, con tono intimorito. I due si fermarono, drizzando le orecchie. Da lontano, provenivano le urla dei fan. Avril imprecò, gettando a Niall la sua felpa. “Asciugati, in fretta, dobbiamo scappare!” fece. Lui obbedì e si misero a correre, proprio mentre l’orda di gente superava la collinetta. “Piano di fuga numero uno!” fece Avril. “Qual’era?!” rispose Zayn, nel panico. “Separiamoci! Dobbiamo arrivare all’hotel prima di loro! Qualsiasi cosa succeda, chiudetevi in camera vostra e non uscite!” rispose Liam. Al segnale di Niall, ognuno prese una strada diversa. La folla si separò per seguirli.

Avril si ritrovò in una parte della città che conosceva poco. I fan le erano alle calcagna, non riusciva a distanziarli, e per quanto chiedesse alle sue gambe di correre più veloci, loro non riuscivano ad accelerare. Ogni passo era un’imprecazione spaventata. Improvvisamente, si tuffò in un dedalo di viuzze, cercando di seminare le persone che continuavano a correrle dietro. Sembrava la protagonista di un film di zombie, solo che i fan correvano, e veloci.

Aveva appena  girato l’angolo, che una mano le afferrò il polso e la strattonò in una fessura del muro praticamente invisibile. Avril fece per urlare, ma un’altra mano le si posò sulla bocca. La folla passò davanti a lei senza accorgersi di niente. “Stai bene?” chiese una voce conosciuta quando rimasero da soli. Avril guardò in faccia il suo aggressore/salvatore. “Harry! Non farlo più, mi sono presa un infarto!” esclamò, ancora spaventata. Lui le sorrise piano. “Scusa.” Disse. Le prese una mano e iniziarono a correre nel verso opposto. “Sai dove siamo?” chiese Harry, col fiatone. Avril scosse la testa. Si fermarono, nascondendosi in un vicoletto, e tirarono fuori la cartina di lei. “Ok, noi siamo qui.” Fece Harry, indicando un punto. Avril si sentì rinascere: l’hotel era praticamente ad un paio di isolati da lì. E lei che pensava di essere lontana anni luce. “Dobbiamo prendere queste vie, e saremo all’entrata sul retro.” Fece. “Quindi, usciamo da qui, svolta a sinistra, alla seconda ancora a sinistra, sempre dritto, alla terza a destra, poi ancora a sinistra e ci siamo.” Memorizzò lui. “Passeremmo da una via molto trafficata.” Fece notare Avril. “È l’unica, se non vogliamo farci tutto il giro della città.” Rispose lui.

Contarono fino a tre, poi si misero a correre. Appena girarono nella via principale, sentirono le urla dei fan. “Corri, corri!” fece Harry. “Aspettami!” urlò Avril. Maledisse le sue  gambe, troppo corte in confronto a quelle del riccio. Harry le prese una mano e accelerò di nuovo, con Avril che praticamente non toccava il suolo. Arrivarono alla porta nascosta appena in tempo: nella via di fronte, come un’onda, stavano arrivando gli zombie/fan. “Aspettate!” urlò una voce acuta, terrorizzata. I due si sporsero dalla porta e videro Liam e Louis correre, seguiti dall’onda. Nella via di fianco, anche Niall e Zayn. “Fate in fretta!” esclamò Avril, spalancando la porta. uno dopo l’altro, entrarono tutti e si chiusero a chiave la porta alle spalle. I sei crollarono a terra, col fiatone. “È stato… epico.” Esclamò Louis. Gli altri annuirono, poi scoppiarono a ridere. “Vi prego, rifacciamolo. È stato troppo divertente.” Fece Zayn. Gli altri annuirono. “Devo ammetterlo, nana isterica. Sai come ammazzare il tempo.” Disse Liam. Avril, ancora stesa a terra, si limitò a far vedere il pollice alzato. “Spiegatemi perché non siamo rimasti con i travestimenti.” Chiese Niall. “Così era più divertente.” Rispose Harry.

 

Anche se ormai era tardi, non riuscivano a prendere sonno, così si ritrovarono nella camera di Liam a giocare a carte. Avevano provato a Scala, ma era troppo noioso, così erano passati a giochi stupidi come l’Uomo nero o Merda. “Tu mi assassinerai, con quelle unghie.” Fece Niall, truce, rivolto ad Avril, dopo l’ennesima volta in cui i sei avevano messo le mani al centro del tavolo. “Vogliamo parlare della violenza di Liam?” fece lei, la mano dolorante per le troppe sberle. “Non è colpa mia se il gioco mi prende.”si difese lui. “Ma non devi essere uno schiacciasassi!” fece Harry, nella stessa condizione di Avril.

Il turno dopo, Louis e Avril si scontrarono, urlando di dolore nel vedere le mani intrecciate. “Chi prende il mazzo?” chiese Niall, osservando la scena. “Lui! Ha il mignolo sopra la mia mano!”

Ma tu l’indice sopra la mia!”

“La tua mano è più grande!”

“La tua è armata!”

“Dividete e state zitti.” Fece Liam, mettendo fine alla disputa. I due borbottarono, prendendo metà mazzo a testa e ricominciando a giocare.

 

Verso le quattro di notte, finalmente, crollarono. Zayn fu il primo ad addormentarsi: si chinò sul cuscino e cadde in un sonno tanto profondo che nemmeno i piatti usati la prima volta da Avril avrebbero potuto svegliarlo. Liam non ebbe il cuore di farlo alzare per portarlo in camera sua, così gli permise di rimanere lì. A quel punto, Louis si lamentò, dicendo che l’altro faceva favoritismi. Era nata quindi una discussione, finita con i sei ammassati sul letto, a dormire. Il pigiama party più scomodo del mondo, ma comunque con quel sapore di pazzia che Avril amava. “Questo può essere detto Here’s to never growing up.” Fece Avril, rivolta a Liam, l’unico ancora sveglio. “Già.” Rispose lui. “Buonanotte, chihuahua isterico.” Fece lei, sistemandosi meglio nell’angolo che le spettava. “Buongiorno, Brontolo.” Ribatté Liam.

Quando si addormentarono, erano ormai le quattro e mezza. L’indomani sarebbe stata una di quelle giornate molto lunghe.



"Questo può essere detto Here's to never growing up."

*Angolo autrice*
chiedo scusa per l'enorme ritardo ma sono fossilizzata su Look into my eyes, la storia mi ha preso come mai prima... poi avevo voglia di ridere un po' e ho riletto i capitoli di questa, quindi "Perché no? Continuiamo!" mi piaceva l'idea e quindi... eccoci qui.
se non vedete la gif sopra, la trovate qui.
che dire? Niente, grazie di essere arrivati fino a qua.
Ciauuu
Ranya
  
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