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Autore: eliala    19/08/2008    1 recensioni
spero che i personaggi non siano ooc... la storia ha come tragici protagonisti rei e kei, una coppia problematica, in crisi a causa di una serie di cose nascoste. forse la storia risulterà scialba, ma l'idea mi piaceva, così ho provato a metterla su carta... ditemi che ve ne pare ^^
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kei Hiwatari, Rei Kon, Yuri
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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breath no more

___________ Breath no more___________

I've been looking in the mirror for so long.
That I've come to believe my souls on the other side.
Oh the little pieces falling, shatter.
Shards of me,
To sharp to put back together.
To small to matter,
But big enough to cut me into so many little pieces.
If I try to touch her,
And I bleed,
I bleed,
And I breathe,
I breathe no more.
(breath no more- evanescence
)

-Dove sei stato ieri sera?- Rei era appena rientrato dopo tutta la notte trascorsa fuori. Rimase un istante sulla porta, con le chiavi ancora in mano, a fissare la testa di Kei che spuntava da dietro una della poltrone del salotto, senza l’intenzione di rispondere.

Lentamente, il russo si alzò e si trovò a fronteggiare l’altro faccia a faccia. Rei sbuffò e si sbrigò a chiudere la porta. Senza aver ancora risposto si tolse il pesante cappotto, quasi coperto di neve, e lo posò sull’attaccapanni che si trovava dietro la porta. Continuò a muoversi all’interno della casa come se fosse solo, dirigendosi in cucina per prepararsi qualcosa di caldo. Kei continuava a seguirlo con lo sguardo, arrabbiato, nervoso, con le braccia incrociate sul petto, aspettando una risposta che tardava ad arrivare. Ad un certo punto, spazientito, raggiunse il compagno e lo afferrò per un braccio, costringendolo a voltarsi per guardarlo :-dove cazzo sei stato?- esclamò rabbioso. Rei assunse un’espressione infastidita, e provò a ritrarre il braccio, ma la presa dell’altro si faceva sempre più salda. –Kei, lasciami! Mi stai facendo male!- esclamò. A quelle parole Kei lasciò la presa, senza però distogliere il suo sguardo dagli occhi dell’alto: voleva spiegazioni. –ho avuto da fare col lavoro. Lo sa che possono chiamarmi in qualsiasi momento.- rispose il cinese voltando nuovamente le spalle al compagno. Il silenzio assoluto e lo sguardo insistente che sentiva alle sue spalle lo indussero a voltarsi nuovamente: Kei non ci aveva creduto, non avrebbe potuto farlo, ma nonostante vivessero insieme da due anni, Rei non gli aveva mai detto che lavoro facesse in effetti. Non era facile dire al proprio compagno che era invischiato in affari più grandi di lui, e che tanto tempo prima aveva trovato nella mafia cinese l’unica possibilità di salvezza.

–Se lo dici tu- disse freddamente il russo, in risposta all’affermazione di Rei. Poi si allontanò.

Rei abbassò la testa, avrebbe tanto voluto potergli dire tutto, ma in quel modo l’avrebbe solo messo in pericolo. Inconsciamente gli corse dietro –kei, aspetta!- lo sapeva che quei sui sbalzi d’umore non avrebbe fatto altro che irritarlo, ed infatti si voltò stizzito. – se non hai intenzione di dirmi la verità, va bene, non me ne frega un cazzo, ma lasciami in pace. Vattene, che è meglio- sibilò decisamente incollerito. L’altro si ritrasse a quelle parole, quasi intimorito, ed abbassò lo sguardo, voltando leggermente la testa. –tra due ore me ne devo andare. Lavoro.- soffiò con risentimento. , – vado a lavarmi, e se fosse possibile gradirei non trovarti qui. Mi dai sui nervi oggi.- affermò. Rei sgranò gli occhi, incredulo, ma la freddezza negli occhi dell’altro non lasciava spazio a dubbi. –va bene. Allora esco, ma non sono sicuro che poi avrò tanta voglia di tornare qui. Potrebbe anche venirmi la voglia di tornarmene in Cina, e stavolta per rimanerci.- disse, una volta ripreso il controllo di se. Si guardarono per un istante negli occhi, entrambi con un distacco di cui non si credevano capaci, e poi il cinese uscì sbattendo la porta.

Una volta in strada, Rei tirò fuori una sigaretta dalla tasca interna del cappotto, e stava per accenderla, quando fu avvicinato da un ragazzo poco più alto di lui, coi capelli rossi e gli occhi chiarissimi. Quello si avvicinava con passo spedito e sicuro, e il moro iniziò ad allarmarsi: preso dall’agitazione del litigio appena avuto col suo ragazzo non aveva prestato la solita attenzione nell’uscire dal palazzo, ed era fin troppo chiaro da dove fosse venuto. Il rosso gli si fece vicinissimo, e, quando fu sicuro che solo lui avrebbe potuto vederlo, estrasse dal lungo giaccone una pistola, piccola, nera, e con un ghigno crudele mormorò: -senti cinesino, mi sa che qui c’è qualcuno che ha commesso un errore di troppo- Rei era paralizzato: allora l’avevano trovato veramente…

Kei si tuffò sotto il getto d’acqua bollente quasi con fretta, ma una volta che venne completamente coperto da quel getto caldo si rilassò un po’. Rei lo aveva fatto arrabbiare, anzi, preoccupare. Fino a qualche tempo prima non aveva importanza se avesse passato tutta la notte al lavoro, o ovunque andasse, si fidava di lui, non pensava lo tradisse, però ultimamente le cose si erano fatte più pericolose. Mentre cominciava ad insaponarsi ripensò alle parole del suo capo di qualche tempo prima. Come aveva fatto a sapere di Rei? Ma in realtà forse lo avevano sempre saputo…

Dopo l’ultima missione che aveva portato a termine tutto era diventato più complesso… quell’uomo che avevano ucciso era immischiato in affari che non avevano previsto, non era stata solo una questione di droga, si trattava di traffico di organi gestito dalla mafia cinese… rimase circa un’ora nella cabina della doccia, cercando di decidere se sarebbe stato più contento se Rei fosse tornato da lui oppure no, salvandosi la vita. Alla fine chiuse l’acqua ed uscì nel bagno pieno di vapore. Osservò nello specchio appannato la sua immagine, niente di più che una macchia sfocata: in fondo lui non era che quello, la pallida ombra di un uomo normale, era solo una pedina impegnata in una partita troppo grande perché lui potesse capirla. Si avvolse nell’asciugamano per assorbire un po’ di acqua prima di vestirsi e tornare nel resto della casa. Si diresse al tavolino del salotto, dove aveva lasciato il cellulare. Sbuffò quando trovò due chiamate di Yuri, il suo diretto superiore. Nonostante non ne avesse la minima voglia, chiamò quel numero. Pensò che era molto strano: Yuri non rispondeva.

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Allora, questa è la prima ff che scrivo riguardo questo anime, e mi è venuta così… credo sarà abbastanza breve, perchè ho già in mente un finale in stile tragico… spero sia piaciuta a qualcuno, e, vi prego, commentate, anche per dirmi se c’è qualcosa che non va… lo so che la trama può risultare banale, ma spero che non sia del tutto pessima. Ringrazio chi ha voluto assecondare questo breve delirio della mia mente malata leggendo questa storia .^-^.

  
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