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Autore: Tully_    24/06/2014    3 recensioni
Morte di Misa Amane e di L (non sono in ordine cronologico).
- Da ascoltare con la Lacrimosa proveniente dal Requiem di Mozart, sua ultima opera purtroppo incompiuta. -
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: L, Misa Amane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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« Lacrimosa
dies illa
qua resurget ex favilla
judicantus homo reus »
 

Un’imperfetta bambola di porcellana, distrutta dagli eventi,
col cuore ormai cristallizzato e non più recuperabile. Si distruggerebbe, in mille frammenti taglienti.
Piange?
No.
Il cammino continua, su un anonimo asfalto di strada giapponese, non bisognerebbe curarsi di quale sia, perché non esiste una meta precisa; non presta attenzione altrove se non a quello che esiste dinanzi a lei, non rivolge il suo solito sguardo curioso a destra e a manca. Non può che sentire lamenti nella sua testa che assieme, armonicamente, compongono una melodia.
Paradosso.
Musica delicata, flebile, scostante, preziosa come delle gemme custodite gelosamente in uno sfarzoso scrigno nascosto nella camera, come sé stessa. Ha mai pensato alla propria persona?
No.
E ora cosa può fare? Si è talmente dedicata ad un sol uomo che, vedendoselo portar via come le foglie in balia del vento autunnale si è sentita vuota. Priva di anima, priva di respiro.
Morta.
Ma continua a trascorrere la propria vita e quella melodia dentro di sé pare giungere a una tonalità maggiore, all’insegna dell’allegria, per poi tristemente tramutarsi in quei lamenti, in quelle suppliche che forse urlava da sempre ma che ha  voluto ignorare, facendoli assopire nel loro principio.
Percepisce la propria carne divorata dal rimorso, dalla depressione, dalla voglia di farla finita. Probabilmente Misa Amane ha compreso di essere stata soltanto una pedina nelle mani dell’amato, utile fino a un certo punto, ma poi scartata.
Non trova pace o modo di recuperare quei momenti di felicità che celava nel proprio scrigno di memorie. L’unico modo è…

Poi il lancio nel vuoto.
Il silenzio domina, i singhiozzi trattenuti ma mai terminati nella mente finalmente si arrestano.

Pace.
E così sia.




***


 
                                                                                                « Huic ergo parce, Deus:
                                                                                                            Pie Jesu, Domine,
                                                                                                          dona eis requiem. »


Ultimo battito.

Il cucchiaio cade a terra, il silenzio domina la scena, sotto gli occhi increduli dei risparmiati.
Il destino ha avuto modo di manifestarsi nuovamente, sotto un coro metaforico di angeli che evidenziano la scena.
Si odono le campane.
E il corpo dell’ennesimo uomo stroncato dall’attacco cardiaco cade docilmente a terra, come una foglia che precipita con leggiadria dal ramo dal quale si è staccata: tutto inaspettato, ma la morte arriva così.
Il Fato ha deciso in questo modo.
Il climax di quel coro astratto pare rafforzare la scena rendendola più drammatica, creando un senso di impotenza agli spettatori.
E’ palpabile l’aria di morte, non si sentono i lamenti della vittima, la quale ha accettato l’arrivo della morte forse con più calma possibile, avendola prevista da sempre, chissà. Purtroppo l’avversario gli ha dato, all’ultimo, quando credeva di vincere, scacco matto. Fuori il re.
Quegli occhi neri come la pece, resi luminosi dalla luce artificiale proveniente dagli schermi dei pc senza più dati (altra morte è avvenuta, qualche attimo prima, dimenticata, non considerata!) si chiudono, con pacatezza, con consapevolezza della fine, anche se hanno compreso, al limite, la vera natura di Light Yagami.
Porteranno nella tomba questa amara verità.
Non c’è paradiso o inferno.
Ora il nulla.
Silenzio.

                                                                                                                   
 
                                                                                                                         « Amen. »


Ultima nota in tonalità maggiore.
Forse non è tutto perduto. 
  
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