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Autore: Inna    24/06/2014    1 recensioni
Genere: | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Manipolazioni'
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Guarda solo me Ama solo me

 

Capitolo 25

 
 
 
La sveglia prende a suonare come una forsennata destandomi dal sogno in qui mi ritrovo.
Spalanco gli occhi, lancio le coperte per aria, senza curarmi di mettere ciabatte o cambiare il pigiamino rosa con le fragole, corro nel corridoio. Salgo le scale come una forsennata. Ho un aspetto trasandato, i capelli spettinati e scommetto di avere un paio di borse sotto agli occhi da far invidia alla mia prof di Inglese, credetemi, le sue sono imbattibili.
Spalanco la prima porta che mi si para davanti.
-Ryan- urlo questo nome, che al solo pronunciarlo mi fa scalpitare il cuore… -Ryan – lo richiamo entrando dentro e richiudendo la porta in malo modo, non bado all’ora e tantomeno alle persone che vogliono riposare.
Mi avvicino al letto guardando solo un mucchio di coperte, di lui non se ne vede l’ombra.
Mi accorgo di strani movimenti sotto le coperte, sorrido fra me e me, mi fermo davanti al letto con gli occhi che studiano i movimenti stanchi di Ryan.
-Ryan- lo richiamo per la terza volta questa volta scuotendolo, avida, non con delicatezza.
-cos’hai da urlare di prima mattina?- domanda scocciato –sei matta, la gente dorme-.
Continuo a scuoterlo con il sorriso stampato in faccia per tutto il tempo.
-indovina?- dico allegra rimettendomi in posizione eretta.
-mmm..- si lamenta lui voltandosi verso di me e scoprendo il viso dalle coperte.  
Finalmente i nostri occhi s’incontrano. Stano ballando una danza lenta, impercettibile, è un loro modo per salutarsi.
Madonna mia, vederti lì, con i capelli scompigliati e il viso ancora addormentato, mi fa morire dalla voglia di baciarti.
Adoro quando mi guardi così, con quell’espressione seria e misteriosa, vorrei conoscere i tuoi pensieri uno ad uno… il mio sguardo va a finire su quelle labbra che si sono socchiuse davanti a me in modo da far entrare l’aria… senza pensarci, lo giuro, mi passo la lingua sulle labbra….
Credo che impazzirò. Maledetto te e il tuo fascino da bello e dannato, sei snervante quando vuoi esserlo ma anche maledettamente dolce.
Inarchi un sopracciglio in attesa della mia rivelazione.
-ricordo…- asserisco sorridendo senza staccare gli occhi dal tuo viso. Voglio vedere la tua mimica faciale cambiare, voglio vedere i tuoi occhi se brilleranno o meno, voglio condividere la mia gioia con te. –ricordo tutto- mi avvicino sempre di più al letto aprendo le braccia, ancora scossa dalla notizia che ho scoperto pochi minuti fa.
Sono felicissima di poter condividere questa meravigliosa scoperta con te.
-cosa?- chiedi sconvolto mettendoti seduto di fronte a me.
-Ryan, io ricordo ogni cosa- ripeto felice – mi ricordo il nostro primo incontro, il perché ieri mi hai detto quelle parole e perché mi suonassero familiari, ora riesco a capire perché quando stavo con te mi senti….- m’interrompo dopo aver capito di essermi esposta troppo. Arrossisco di botto sentendomi messa sotto processo dai suoi occhi che non smettono di studiarmi, e quelle maledette orecchie spuntano fuori come un gioco a molla.  Spero vivamente che tu non ti sei accorto della frase incompiuta e spero altrettanto che tu non mi chieda di concluderla, perché se lo facessi le cose potrebbero cambiare.
Sono felice di ricordare ogni cosa, sono felice di sapere chi sono e non avere più quella confusione in testa, sono semplicemente felice.
Stai sospirando mentre ti passi la mano fra i capelli, perché, perché mi sembri sollevato?
-o dio, non riesco a crederci. Mi sembra un sogno. Non è un sogno vero?- chiedo guardandoti con insistenza – dimmi che non sto sognando, dimmi che è tutto vero?- ti chiedo quasi spaventata.
Mi guardi con espressione indecifrabile, alzi la mano destra per darmi un pizzicotto, oltretutto doloroso. Mi porto la mano per massaggiarmelo mentre ti guardo torva –ma perché lo hai fatto?- te lo urlo quasi.
-se l’hai sentito vuol dire che non stai sognando- espelli quelle parole per poi gettarti sul letto con le mani lasciate cadere sopra la testa.
-l’ho sentito e come, a momenti mi staccavi la carne - mi lamento continuando a massaggiarmi il braccio.
-non stai sognando- asserisci sorridendo, un sorriso che scompare quasi subito.
-mi ricordo tutto- urlo alle quattro mura giusto per informare anche loro, mi sembra giusto.
Sono incontenibile, non riesco a trattenere la felicità. Finalmente mi sento libera e indipendente, non devo chiedere a nessuno cosa mi piace, qual è il mio colore preferito o chi sono le persone che mi circondano.  
È fantastico non dipendere da altri… è la sensazione più bella al mondo.
-quando l’hai scoperto?- domandi guardando il soffitto.
-appena svegliata, mi sono piombati tutti i ricordi addosso- spiego sorridendo e rimanendo sempre ferma davanti al letto, davanti alla tua figura distesa sopra le coperte mentre sei occupato a studiare il soffitto. Giuro mi sto trattenendo dal saltarti addosso.
Ti rialzi con un movimento semplice che ai miei occhi è parso maledettamente attraente –ma com’è possibile?- chiedi più a te stesso che a me.
-credevo che tu mi potessi dare una risposta, è proprio per questo che sono corsa subito da te, speravo mi dessi una spiegazione- dico contenendo l’euforia di poco fa.
-dev’essere stata la trasformazione, magari ha avuto una reazione sul tuo cervello, sarà stata la scintilla che ha fatto schioccare il bollone che si era arrugginito. Il cervello è un organo molto complicato, varia di persona in persona, non posso essere sicuro. Dovremo fare delle visite per capire se ti è tornata davvero- dici serio.
-Ryan- ti chiamo, alzi la testa per puntare i tuoi occhi nei miei, terra e cielo entrano a contatto formando il fenomeno più spettacolare che si sia mai visto prima –grazie- improvvisamente sono diventata seria pure io.
Mi guardi interrogativo.
-grazie per avermi cercato anche sotto la pioggia, grazie per essermi rimasto vicino, grazie per aver passato ore e ore davanti al computer per trovare una cura, grazie davvero- le sussurro quelle parole, ma il silenzio che ci circonda le rende forti e chiare.
Mi stai guardando serio, non dici nulla, i tuoi occhi non si spostano da me nemmeno per un istante.
-non l’ho fatto per te, l’ho fatto per la squadra - secco e deciso.
Fossi dentro a un cartone animato, sulla mia testa sarebbe piombato un enorme masso proveniente dallo spazio.
È una provocazione, tu lo hai detto apposta per farmi sbollire davanti a te, ma no, non ci casco mio caro Ryan Shirogane.
-grazie per esserti occupato di me- sussurro quelle parole mentre ti circondo con le braccia.
Ti abbraccio con calore, circondo le tue spalle con le mie braccia, appoggio il mento sulla tua testa facendoti affondare il viso sul mio petto.
Sei teso come una corda di violino, sicuramente non ti aspettavi una cosa del genere, nemmeno io l’avevo programmato.
Non reagisci, non ricambi ma nemmeno rifiuti.
-grazie per essere rimasto costantemente vicino al mio cuore e aver cercato di sussurrare al cervello la verità- non me ne accorgo nemmeno, la mia lingua si è mossa da sola.
-cosa?- domandi appunto, con voce flebile.
-niente - nego senza mollarti, non voglio lasciarti andare, nemmeno per un secondo.
-non mi sembra fosse niente, cosa volevi dire con quelle parole?- domandi con insistenza spostando il viso dal mio petto per incontrare i miei occhi.
Mi sento andare a fuoco le guance, e con esse anche le orecchie, e ora come me ne esco, stupida bocca che parli troppo.
I nostri visi sono molto vicini e la colpa non è di altri che la mia, non mollo la presa, non ti lascio andare costringendoti a starmi vicino. Coda e orecchie da gatto assistono a questo momento, così intima e piacevole.
-dimmelo- pronunci quella parola, non con disperazione, ma voglia di sapere. Maledizione, non resisto alla tua tenerezza, ai tuoi occhi caldi e alla tua presenza.
Non riesco a mentirti. E poi il tuo alito che mi accarezza le labbra mi manda in estasi, il cervello si distacca dal resto del corpo, lasciandomi nei casini.
-quando ti ho incontrato al parco ..- m’interrompi.
-vuoi dire quando mi sei saltata addosso con tutto il tuo peso, che diciamoci la verità non sei leggera come una piuma- sorridi beffandoti di me.
-si quella volta. Beh, diciamo che quando ti ho visto mi hai dato la sensazione di averti già incontrato- esprimo abbassando lo sguardo.
-mi hai riconosciuto?- domandi sovrappensiero.
-veramente da quando avevi le sembianze da gatto, i tuoi occhi non mi sembravano nuovi come quelle di tutte le altre persone che mi circondavano, erano dannatamente famigliari- parlo nervosamente – ogni volta che guardavo i tuoi occhi mi sentivo protetta, in qualche modo sapevo… non so come spiegarlo- sto parlando apparentemente clama ma sono nervosissima, tesa.
Cerchi i miei occhi, li trovi più che subito. Me li catturi senza lasciare loro via di fuga.
-quindi mi stai dicendo che solo io ti ho trasmesso quella sensazione?- chiedi con una strana luce negli occhi.
-no, cioè ….. sì, insomma … io …- non so cosa voglio dire. Volto la testa verso la finestra pur di non farmi vedere in viso.
-in qualche modo tu ti sei ricordata di me?- perché continui a domandarlo, cos’è ti diverte imbarazzarmi, sei sordo oppure sei semplicemente stupido.
-guardami - dici afferrandomi il mento e costringendomi a voltarmi verso di te. I tuoi occhi catturano i miei senza lasciare loro via di scampo –dimmelo- usi lo stesso tono di voce di poco fa, serio ma non autoritario.
-sì tu eri l’unico- sgrano gli occhi dopo averlo detto. L’ho fatto per davvero.
O maledizione, oh ammesso a Ryan che oltretutto è fidanzato con un’altra ed io con Mark, che il mio cuore lo ha riconosciuto subito per non dire immediatamente, anche se il cervello non elaborava? Mi sono appena rovinata con le mie stesse mani.
Stai sorridendo compiaciuto. Sciolgo l’abbraccio per volatizzarmi via dalla tua stanza.
Ma che mi è saltato in mente? Sono venuta apposta a cercarti e informarti sulle mie condizioni mentali, e ciliegina sulla torta ti confesso a momenti il mio amore per te…?
Un momento. Amore?
O mio dio, io sono innamorata di Ryan… no, non voglio crederci. Credevo fosse una cotta passeggiera, credevo sarebbe svanita subito…
No, non posso essere innamorata di lui, non di lui. È già occupato con un’altra come io lo sono con un altro… non ricambierà mai i miei sentimenti, per lui sono solo una delle mew mew, niente di più niente di meno.
 
 
Sto camminando mano nella mano con Mark, sono stata io ad afferrargliela per prima e lui non me l’ha più lasciata andare. Ho il cuore distrutto e la testa frastornata da mille pensieri. Non ho ancora svelato a Mark che mi è ritornata la memoria, non gli ho accennato assolutamente niente.
Non so cosa sto aspettando, so solo che non riesco a dirglielo. So di provare qualcosa di più da una semplice cotta per Ryan e so di essere nei casini più totali.
La mia mente è occupata solamente da quella “scoperta”.
Come mi devo comportare d’ora in poi, cosa devo dire? Cosa penserai di me?
Ma perché mi rivolgo a te in prima persona, nemmeno puoi ascoltare i miei pensieri?
-va tutto bene?- la domanda di Mark mi risveglia da quel filo confuso di pensieri.
-si, si- rispondo frettolosa.
-mi sembri più strana del solito, sicura di stare
  
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