Prima
della Battaglia
Reyna
era seduta nel suo alloggio, davanti alle mappe
di Monte Otri.
Si era addormentata mentre le studiava per la centesima volta. Avevano
preparato il piano fino all’ultimo dettaglio: mentre Giove,
Marte e tutti gli
altri Dei difendevano l’Olimpo a New York, loro avrebbero
colpito la roccaforte
dei Titani.
Eppure lei non era tranquilla.
Ogni sera, dopo le sedute al Senato, si sedeva alla sua scrivania e
ripassava
ogni cosa, per averla in testa fino all’ultima.
La posizione iniziale delle truppe, le manovre di accerchiamento e di
avanzata,
quelle in caso di imboscata, la posizione iniziale delle macchine
d’assedio.
“Non possiamo fallire…
Crio è il più
pericoloso… speriamo che Jason ce la faccia. Vuole
affrontarlo per tenerlo
occupato, mentre noi distruggiamo il palazzo dei Titani. Ma…
è un Titano, è
immortale, come può sperare di sconfiggerlo.”
Iniziò a chiedersi, mentre un
nodo le si stringeva all’altezza della gola.
Deglutì, in modo da scioglierlo. Lei credeva in Jason, lui
ce l’avrebbe fatta.
Eppure, nonostante tutti i piani ideati, proprio quello la preoccupava
di più.
Se Jason fosse caduto in battaglia, non se lo sarebbe mai perdonato.
Sospirò,
tornando a controllare le mappe che mostravano la posizione iniziale
della
quarta e della seconda legione.
Poi, qualcuno, bussò alla porta.
“Avanti.” Disse più bruscamente di
quanto avrebbe voluto.
Arrossì lievemente, quando si accorse che era Jason, il
biondo figlio di Giove
che sbirciava all’interno dell’alloggio, come per
assicurarsi che fosse un vero
invito e non una minaccia di morte.
Reyna nascose il rossore dietro i lunghi capelli neri. Non poteva
permettersi
di farsi vedere in qualche modo debole e fragile.
Non davanti a Jason.
Non in quel momento.
Una
fitta di nostalgia la colpì a tradimento, mentre,
una sera, Jason si era intrufolato nel suo alloggio. Era il suo
compleanno e il
ragazzo le aveva portato un regalo.
Quasi tutti i centurioni le regalavano armi.
Nemmeno dovesse fare la collezione.
Ormai casa sua era piena di armi, scudi e altro ciarpame inutile.
Lei aveva una sola arma valida: la strategia. Sua madre, protettrice di
Roma,
Dea della strategia bellica, le aveva donato l’unica amra che
davvero le
serviva.
Invece Jason le aveva regalato un fermaglio per capelli.
Non era un monile prezioso, un fermaglio intagliato, forse a mano, ma a
lei non
interessava.
Quando la mano del ragazzo era passata tra i suoi capelli, per
sistemarle il
fermaglio, Reyna aveva sentito un brivido correrle lungo la schiena e
non era
certo il freddo.
Jason le aveva
sempre regalato piccole
cose: in un certo senso riusciva a far emergere il suo lato femminile.
Quando erano solo loro due, Reyna sentiva sempre, di doversi sistemare
i
capelli, lisciarsi i vestiti, sorridere come una figlia di Venere.
E per lei era un imbarazzo continuo.
Non era così.
Era figlia di Bellona, Dea della Guerra, con la G maiuscola. Doveva
essere una
ragazza forte, decisa, spietata e fredda.
Ma con lui non ci riusciva. Per pochi istanti di solitudine, con lui,
lei
tornava ad essere una ragazza. Si sentiva normale, si sentiva accettata.
Non un Pretore.
Poteva dire, per pochi istanti, Addio a tutte le sue
responsabilità e tutti i
suoi doveri.
Quella
sera, però, non poteva permetterselo. Il giorno
dopo avrebbero combattuto una battaglia che avrebbe deciso le sorti di
tutto il
Mondo Occidentale. Non poteva permettersi distrazioni o pensieri
inopportuni.
“Reyna, hai l’aria stravolta.” Le fece
notare il figlio di Giove, avvicinandosi
a lei.
“Sto bene, Grace, stavo ripassando i piani di
domani.” Rispose duramente,
usando il cognome. Di solito, negli affari ufficiali, non usava mai il
suo
nome.
Voleva tentare di imporre lo stesso tono a quella conversazione, ma
sapeva che
non ci sarebbe riuscita.
“Ti conosco, Reyna, Hai ancora i capelli bagnati, non li hai
nemmeno legati e
ti sei appena svegliata. Sei tesa come una corda di violino.”
Ribadì Jason, con
un sorrisetto.
La ragazza sospirò, rendendosi conto di quanto il suo
collega fosse abile a
capirla. L’unico, in tutto il campo, ad avere un empatia con
lei.
“Jason, sono preoccupata. Nuova Roma è tutto per
me. È casa mia. Il luogo che
mi ha accolto. Ma se tu morissi, allora, per me sarebbe dura mandare
avanti, le
cose, senza di te. I pretori devono essere in due. Sicuro di non voler
rischiare? Crio è un Titano.” Disse la figlia di
Bellona, fissandolo.
“Lo so bene.” Rispose lui, incrociando le braccia e
appoggiandosi allo stipite
della porta che dava sulla terrazza. “Ma non possiamo farci
nulla. Octavian ha
letto le Profezie, non ci sarà un’occasione
migliore di questa. Ed è proprio
perché Crio è così potente che devo
essere IO
ad affrontarlo. Sono abbastanza potente da affrontarlo e non voglio che
tu, o
altri rischiate la vita più del dovuto.”
Ribatté lui testardamente. Era fatto
così. In un modo o in un altro, lui voleva difendere tutti.
Reyna lo sapeva bene: era stato educato come figlio di Giove, un leader
e un
comandante militare. Ma a lei non importava. Avrebbe dato qualsiasi
cosa per
non perderlo. Ma, dall’altra parte, non poteva perdere Nuova
Roma. Campo Giove
era casa sua. Il luogo dove aveva trovato casa dopo esser stata rapita
da quel
maledetto di Barbanera.
Una scelta difficile.
Se solo avesse avuto la sicurezza di poter salvare entrambi.
Ma quella era la guerra: lei doveva affrontarla senza timore. Era suo
compito.
Era suo dovere.
Roma contava su di lei.
Jason contava su di lei.
“Almeno cerca di non morire.” Sussurrò
Reyna, abbassando lo sguardo, per non
mostrare quanto fosse fragile dentro. “Vorrei che tu
rimanessi con me. Mi trovo
bene a lavorare con te.”
Il Figlio di Giove la fissò per alcuni istanti. Poi si
avvicinò e le appoggiò
una mano su una spalla.
“Se cerchi di non morire nemmeno tu, allora farò
di tutto per rimanerlo anche
io.” Rispose, regalandole un caldo sorriso.
Dopo che se ne fu andato, Reyna osservò, fuori dalla
finestra, la cima nuvolosa
di Monte Otri.
Strinse i pugni.
I Titani non gli avrebbero portato via nulla. Su quello era sicura.
A costo di morire.
Non avrebbe perso né Campo Giove né Jason
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[Angolo autore]
Nel-nome-di-Cupido-Afrodite-e-Freyja, quale droga pesante mi sono
fumato, per
scrivere una tale schifezza!? O.O
Sono davvero indeciso, però la pubblicherò lo
stesso, perché devo ringraziare
una cara amica: Sunfluwers_insummers (Dimmi che l’ho scritto
giusto D: )
Che nonostante i traslochi continua a seguire le mie storie.
Ad ogni modo, ecco a voi una Jeyna ambientata in un ipotetico momento
precedente all’attacco dei Romani alla Rocca dei Titani.
Come molti sappiamo, Jason ha sconfitto Crio. (come ha fatto,
un tipo come
Jason, a sconfiggerlo, poi, rimane un mistero XD LOL, lo so, odio
Jason)
La mia domanda è: Reyna, che all’epoca era
follemente innamorata di lui, come
avrebbe reagito, sapendo che la persona che amava stava andando
incontro ad uno
scontro con un mostro come Crio?
Credo sia una domanda legittima ed un ottimo spunto per un
po’ di Jeyna,
anche se io preferisco la Jasper,Quindi, se volete uccidermi fate pure, ma gradirei che me lo
diceste in
recensione ^_^
AxXx