Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: aduial    24/06/2014    4 recensioni
Una bambina sfugge miracolosamente alla distruzione della sua città, unica sopravvissuta di una crudele carneficina. Il suo destino sarà segnato da due incontri. Uno con una coetanea che le darà un nuovo nome e con esso la possibilità di ricominciare. L'altro avvenuto nel buio di una foresta, durante un concerto molto particolare, che la renderà davvero libera. Ma la prigionia più grande non sempre è quella che ti costringe in catene, anche qualcos'altro può togliere ogni briciolo di libertà: la voglia di vendetta.
Stora sospesa.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Prologo

La caduta
 
Il fumo si levava in volute grigie, pezzi di edifici crollavano a terra con tonfi sordi, si sentiva il crepitio delle fiamme che divampavano ovunque. L’antica città, dopo centinaia di anni di storia, di battaglie vinte e di conquiste si piegava davanti a un nemico troppo forte. Era la capitale di un immenso impero e i secoli di vittorie l’avevano resa superba, troppo superba, tutti avevano ormai dimenticato i tempi in cui anch’essa non era nulla di più di una manciata di capanne di fango abitate da poveri contadini e cacciatori. Un boato più forte squarciò l’aria. La bianca torre del palazzo reale che da centinaia d’anni dominava le praterie circostanti era caduta, distruggendo gran parte degli edifici che la attorniavano. Da tempi immemori quella torre rappresentava la speranza per gli abitanti di Alahrian e,vedendola crollare, la paura scese nei cuori di tutti.
All’orizzonte nere nuvole cariche di malvagità si addensavano e scivolavano velocemente lungo la pianura dirigendosi verso Alahrian. Allungavano le loro oscure dita sulla città, come a volerla ghermire per non lasciarla mai più andare.
Nei vicoli, il panico dilagava. Gli abitanti della città correvano alla cieca, le braccia protese in avanti per scostare tutti coloro che intralciassero loro la fuga, incuranti di travolgere conoscenti, amici, persino parenti. Le urla dei feriti riempivano l’aria, ignorate dalla gente che, terrorizzata, li calpestava senza alcun riguardo. Tutti cercavano di sfuggire ad un destino, ormai inevitabile.
Colpi, come di metallo che batte su legno. Le porte di Alahrian stavano per cedere definitivamente davanti all’incessante avanzata del nemico. Poi più niente. Su tutta la città scese un silenzio innaturale, cosciente e rassegnato. Nemmeno dall’esterno proveniva più alcun rumore. Erano gli ultimi attimi, l’attesa del predatore un istante prima di spiccare il balzo. Poi un ultimo boato e le porte crollarono definitivamente, lasciando entrare nubi di cavalieri inconsistenti. Sembravano costituiti di tenebra pura ed evanescente, immuni a qualunque arma costruita da essere vivente.
Si avventarono sulla folla, falcidiando uomini e donne, anziani e bambini, senza distinzione e senza pietà. Il sangue scorreva a fiumi, imbrattando la via principale di Alahrian, tanto cara a mercanti e commercianti. Il giorno prima c’era stato il mercato. Nessuno poteva sapere che sarebbe stato l’ultimo. I corpi si accatastavano gli uni sugli altri, nei volti si vedeva solo il terrore, alcune bocche aperte nel loro ultimo grido. I cavalieri d’ombra proseguirono la loro avanzata in ogni via secondaria, uccidendo e devastando tutto ciò che incontravano. In un’onda nera e spaventosa, avvolsero il palazzo reale, annientando ogni sprazzo della luminosità tipica della pietra bianca in cui era costruito.
Da una terrazza che dominava Alahrian, Serenai aveva visto ogni cosa. L’arrivo della marea nera, la caduta delle porte, la carneficina nelle strade. Aveva assistito alla distruzione della città di cui era regina. Inspiegabilmente sorrise. Un sorriso amaro, ma vittorioso. Sapeva cosa stavano cercando. E che non l’avrebbero trovato.
L’anziana sovrana rientrò nelle sue stanze, accomodandosi con eleganza sull’enorme letto a baldacchino che aveva condiviso con il marito fino a poche settimane prima. Com’era felice che non fosse stato costretto a vedere quel giorno. Era scivolato nella morte serenamente, a differenza di lei che stava per raggiungerlo con l’orrore negli occhi.
Percepì, ancora prima di vederla, la presenza che si era imposta nella sua camera e che ora le si stagliava di fronte, con arroganza e trionfo.
«È finita, Serenai»
«Non sarà mai finita» ribatté la donna, alzando gli occhi sull’imponente creatura davanti a lei. E provò disgusto per quell’essere che aveva venduto la sua anima, il suo corpo, la sua mente solo per la sete di potere. Potere che forse avrebbe a mala pena assaggiato, ma mai gustato appieno. Provò disgusto per quello che era diventato. Immortale certo, ma a che prezzo? I suoi contorni erano indefiniti, sfumavano da qualcosa molto simile alla carne al nulla. Non era più niente, tenuto ancorato alla vita solo da un patto perverso. A ogni passo sembrava essere a punto di dissolversi. Era un fantasma, un semplice burattino di colei che l’aveva reso tale.
«È finita per te» ghignò lui di rimando, con la sua voce profonda.
«Perché non ti sei accontentato del tempo che ti era stato dato, Radesh? Perché hai voluto di più?»
«Stai cercando di ritardare il momento della tua morte, Serenai?»
«No, quello l’hai fatto tu» sospirò la donna, rassegnata.
Un ghigno di rabbia deformò il volto scavato dell’uomo, che con un unico gesto fluido le tagliò la gola. La sovrana si accasciò sul materasso, senza un lamento, mentre una rosa di sangue andava disegnandosi intorno al suo volto ormai privo di colore.
«Addio, sorella» mormorò il cavaliere oscuro, prima di abbandonare la forma corporea e tornare pura ombra per riunirsi ai suoi compagni.
 
L’oscurità aveva ormai da ore abbandonato Alahrian lasciando dietro di sé solo un cumulo di macerie e cadaveri. Una bambina camminava sulla via principale. Era scalza, il sangue che usciva dai tagli sui piedi si mescolava a quello che già imbrattava la strada. Ma il dolore causato dai vetri rotti non era nemmeno lontanamente paragonabile a quello che sentiva dentro di sé. Aveva gli occhi sbarrati, troppa era la morte che aveva visto in quelle ore terrificanti. Tra le mani stringeva spasmodicamente un cristallo, che emanava una luce debole e rassicurante. Non poteva sapere quanto in realtà fosse prezioso, sapeva solo che sua madre l’aveva affidato alle sue cure prima di nasconderla e distogliere l’attenzione dei cavalieri d’ombra da lei. Poi era morta, aveva visto il suo cadavere riverso sulla soglia di casa. L’ultima cosa che aveva fatto, come sempre, era stato proteggerla. Un’unica lacrima le solcò la guancia e poi qualcosa si spezzò. La sensazione di apatia che aveva provato fino a quel momento si trasformò in un dolore talmente forte da graffiarle il petto con artigli acuminati. Le gambe le cedettero e si ritrovò a terra, inginocchiata nella polvere e nel sangue, mentre i suoi singhiozzi echeggiavano tra le mura della città, morta insieme ai suoi abitanti. Al petto stringeva ancora il cristallo, il penultimo dono della madre. L’ultimo era stato la vita.
 
Angolo autrice
Allora, questa è un’idea fulminante che mi è venuta oggi e ho sentito la necessità di metterla per iscritto. Però chiarisco subito una cosa, per quanto riguarda gli aggiornamenti le altre storie che ho in corso d’opera avranno la precedenza, visto che le ho iniziate prima. Detto questo, vi chiedo cosa di farmi sapere cosa ne pensate, in modo tale da riuscire a migliorarmi.
Un beso!
Aduial
P.S. Probabilmente anche il titolo andrà rivisto. Intanto mi faccio un po’ di pubblicità e vi linko le altre mie storie:
Cronache delle Sette Terre (fantasy): http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2648175&i=1
Gemini (Harry Potter): http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2570548&i=1
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: aduial