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Autore: Laylath    25/06/2014    2 recensioni
(Spin off di Un anno per crescere )
Più di venti anni prima che un gruppo di ragazzi intrecciasse i propri destini in un piccolo angolo di mondo, a New Optain, una pasticciera ed un poliziotto fanno il loro primo incontro.
Ecco la storia di Vincent e Rosie, i genitori di Vato.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Vato Falman
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un anno per crescere'
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Capitolo I

1876. La pasticciera ed il poliziotto.

 

Erano le nove di mattina e, come sempre, nella pasticceria era un momento di quiete: le persone che erano venute a fare colazione avevano iniziato la loro giornata di lavoro e sicuramente prima di un’ora e mezza sarebbero stati ben pochi i clienti.
Rosie sospirò con soddisfazione, entrando in cucina per andare a levare una grossa teglia di biscotti dal forno: adorava quei momenti di quiete dopo la tempesta. Le sembrava che il silenzio si caricasse di un significato del tutto speciale, che gli odori del negozio si sentissero meglio e tutto la faceva sentire enormemente soddisfatta del lavoro che aveva svolto fino a quel momento.
“Ormai stanno diventando una tua specialità – commentò sua madre, andandole accanto e osservando con soddisfazione i biscotti dal colore perfetto e dall’odore invitante – intendi decorarli?”
“A dire il vero pensavo di lasciarli così – propose lei, sempre felice di quando le veniva data la possibilità di scegliere – per inzupparli nel caffè o nella cioccolata. In questo modo non si mischiano troppo i sapori.”
“Buona idea, tesoro. Forza, vai a sistemarli al bancone: ogni volta che servite caffè o cioccolata potete portare un piattino con qualcuno di questi.”
Rosie annuì con soddisfazione e si diresse verso la porta che portava al locale, lasciando sua madre a destreggiarsi con un impasto da stendere. Con un’abile manovra si girò, in modo che il vassoio bollente non subisse scossoni ed entrò nel locale silenzioso dove sua sorella maggiore stava finendo di rimettere in ordine i tavoli.
“Secondo me gli piaci davvero parecchio.”
Quelle parole maliziose da parte di Daisy le fecero salire un lieve rossore alle guance e subito si affretto a portare il vassoio dei biscotti ancora caldi al bancone. Il fumo emanato da quei dolci la fece sentire ancora più accaldata del previsto, ma fu contenta che in qualche modo mascherasse il suo imbarazzo.
“Smettila di dire sciocchezze, è solo gentile.” commentò, girando prudentemente lo sguardo da un’altra parte.
“Con te è gentile in maniera molto particolare – ridacchio Daisy, sicura dei chiari segnali che aveva visto nelle ultime settimane – e ti cerca sempre con lo sguardo. Hai fatto colpo, sorellina, ed è davvero un bel giovanotto: farò delle indagini su di lui, fidati di me.”
“Che cosa? – il vassoio quasi le cadde dalle mani e fece in tempo a salvarlo e posarlo – Daisy, non metterti in testa strane idee, capito? Tra noi sorelle sei la maggiore e dovresti essere quella con più giudizio, non credi?”
“Sono quella che si preoccupa delle altre – ritorse lei, andandole vicino e sistemandole una ciocca dei lisci capelli neri – hai appena compiuto ventuno anni e ancora non hai avuto uno straccio di corteggiatore, mentre Alyce che ne ha diciotto si sta praticamente sistemando con Luke.”
“Tu ne hai ventitré e…”
“… e devo aiutare mamma e papà a tenere il negozio: il matrimonio non rientra nei miei futuri progetti, quest’attività non mi permetterebbe mai di dedicarmi a casa e famiglia – la interruppe, con la sicurezza di chi ha già deciso la sua strada da tempo – Ma tu sei solo riservata, sorellina, un fidanzato ti farebbe davvero bene. E quel tipo mi sembra quello giusto per te.”
“Anche io voglio aiutare nel negozio: lo faccio da quando avevo sedici anni… e pure Alyce continua ad aiutare anche se si sposerà presto. Perché devi essere così ostinata?” Rosie si guardò attorno, come se temesse che all’improvviso qualcuno venisse a rapirla da quel posto a cui era abituata da quando era nata e dove era cresciuta assieme alle sue sorelle.
“Perché ti conosco troppo bene, Rosie McLane, e so che non aver avuto uno straccio di fidanzato a ventuno anni è una cosa disdicevole, specie con questo visino e questi occhioni che ti ritrovi… dannazione, fossi così carina avrei già fatto strage di cuori. E’ proprio vero che chi ha pane non ha denti e viceversa.”
“Daisy, Rosie – chiamò la voce della loro madre dalla cucina – una di voi può venire a darmi una mano con l’impasto?”
“Arrivo subito, mamma! – rispose Daisy, bloccando sul nascere la risposta della sorella – E no, mia cara, resti tu al bancone: il tuo ammiratore ha dimenticato qui il berretto, apposta, ne sono sicura. Vedi di non rovinare tutto… sciogliti un po’ coraggio, vedrai che non sarà così male fare due chiacchiere con lui.”
“Daisy!”
“Eccomi, mamma!”
 
Rosie rimase sola in negozio e con rassegnazione iniziò a sistemare i dolci nella vetrina del bancone.
Il suo sguardo cadde distrattamente sul berretto lasciato apposta su uno dei tavoli e si chiese se fosse giusto seguire i consigli della sorella maggiore.
Era carino, certo, e anche molto simpatico: le faceva tanti complimenti ogni volta che veniva al loro negozio e chiedeva esplicitamente qualcosa cucinato da lei (anche se, oggettivamente, tra le donne di famiglia era la meno brava nel preparare dolci). Non ci voleva molto a intuire che era interessato, anche se Rosie proprio non capiva cosa avesse di così speciale per meritarsi simili attenzioni: tra le tre sorelle riteneva di essere quella meno evidente.
Daisy forse era meno carina di lei, ma aveva una personalità così frizzante e trascinante che poteva benissimo fare colpo su qualsiasi uomo volesse, solo che era estremamente indipendente e tutto quello che le interessava era il negozio di famiglia. Alyce aveva molto del carattere della maggiore a cui aggiungeva una bellezza tale che era considerata il fiore all’occhiello della famiglia: nessuno si era sorpreso quando si era trovata un bravo ragazzo di ottima estrazione sociale a nemmeno diciassette anni.
E poi c’era lei… quella timida e riservata, molto spesso le sembrava di scomparire accanto alle due sorelle.
Con un sospiro si recò al tavolo da sparecchiare, dove il suo ammiratore ed un amico avevano consumato una ricca colazione a base di fette di torta e caffè, e si premurò di mettere il berretto da parte.
Portò il vassoio con la roba sporca dietro il bancone e tornò a pulire il tavolo con un canovaccio.
“Mi scusi, signorina Rosie – una voce attrasse la sua attenzione, mentre la porta del locale veniva aperta con uno scampanellio – credo di aver dimenticato il cappello.”
“Ah, certo – sorrise lei – eccolo qua, signore.”
Già… il sorriso era davvero bello e anche i capelli castano chiaro e gli occhi del medesimo colore erano perfetti in quel viso avvenente. Era comparso in negozio circa sei mesi fa, come accompagnatore di uno dei clienti abituali, e da allora erano veramente pochi i giorni in cui non si era presentato per la colazione.
Signore? Suvvia, ormai ci vediamo quasi tutti i giorni – commentò il giovane, allentandosi il colletto della camicia in un gesto imbarazzato –  posso chiederle di chiamarmi per nome?”
“Oh, ecco, io non so se sia il caso – arrossì violentemente – del resto ci conosciamo appena.”
“Possiamo presentarci, allora – propose immediatamente lui, tendendo la mano – mi chiamo Nath: ad essere sinceri mi dispiaceva tanto che lei non sapesse il mio nome quando io conosco il suo.”
Rosie esitò per qualche secondo e poi strinse quella mano con sincero piacere, dicendosi che tutto sommato non c’era niente di male a dare un pochino di confidenza in più a quello che era un cliente abituale. Era semplicemente essere cortesi e, come diceva suo padre, la cortesia assieme al cibo buono è il modo migliore per indurre i clienti a tornare.
Del resto, il vecchio signor Louis lei e le sue sorelle ormai lo chiamavano “nonno Louis” in quanto lo conoscevano sin da piccole.
Forse in alcuni casi era giusto andare un po’ oltre.
“Allora ci vediamo domani, signorina Rosie.” salutò lui, lasciando con gentilezza la presa, anche se era chiaro che avrebbe voluto continuare a tenere stretta la sua mano.
“Ma certo, signor… Nath. Arrivederci.”
Lo guardò uscire, camminando all’indietro, per avere fino all’ultimo il viso rivolto verso di lei. E la strizzata d’occhio finale fu davvero spiazzante.
Ma non ebbe tempo di pensare a queste cose che la voce della sorella la richiamò.
“Oh, finalmente ci siamo date una mossa! Bene, bene, e così si chiama Nath: nome affascinante, niente da dire; visto, sorellina? Ci voleva molto a fare un passetto in avanti?”
“Stavi spiando!” Rosie si voltò verso di lei con aria profondamente offesa e imbarazzata.
“Stavo per tornare al bancone, ma ho sentito la sua voce e non ho voluto interrompere questo momento cruciale della tua vita sentimentale.”
“Daisy McLane, proprio non sai cosa sia il tatto.”
“Meno male che tu ne hai per tutte e tre le sorelle – Daisy la abbracciò con sincero affetto e le baciò la guancia – Ah, la mia Rosie tutta timida e riservata, finalmente inizi a crescere un pochino. Adesso torno dalla mamma, quando iniziano a venire troppi clienti vengo ad aiutarti, promesso.”
“Daisy…” la richiamò, quando la donna stava per scomparire dietro la porta.
“Sì?”
“E’… è davvero carino, lo ammetto.”
“Ah, lo vedi? Devi sempre dare retta alla tua sorellona.”
 
Circa un’ora dopo, su una via di New Optain poco distante dalla pasticceria dei McLane, tre poliziotti si godevano la loro pausa mattuttina.
“Fidati di me, Vincent, la pasticceria dove vi sto portando è veramente eccezionale. Alan c’è stato più volte e non può che confermare, vero?”
Max diede una pacca sulla spalla al poliziotto che camminava accanto a lui il quale sorrise con convinzione.
“Confermo e sottoscrivo, non credo di aver mai assaggiato delle torte così buone.”
“Sì, ma ricordiamoci che la nostra pausa dura solo mezz’ora, poi dobbiamo tornare in servizio.” il terzo poliziotto che camminava un passo dietro di loro li squadrò con aria di estremo disappunto. Aveva il vago sentore che i due colleghi avessero intenzione di prolungare la pausa più del dovuto, una cosa assolutamente inaccettabile.
“Oh, Vincent, smettila di essere così rigido: tanto in un periodo tranquillo come questo non succede mai niente e tre poliziotti affamati possono concedersi una pausa per una fetta di torta ed un caffè.”
“Adesso non esagerare, Max, abbiamo già avuto l’onore di convincere il grande Vincent Falman a venire a fare colazione con noi, non stuzzichiamolo troppo.”
“Davvero divertente, ragazzi – sbottò l’interessato, lanciando un’occhiata distratta al negozio dove stavano per entrare – se non ci fossi io a tenervi in riga sforereste gli orari ogni volta.”
“Per i dolci che fanno qui ti assicuro che ne vale la pena – ridacchiò Max aprendo la porta e alzando la voce per farsi sentire in quel trambusto – e siamo fortunati che ci sono ancora dei tavoli liberi, a volte si riempie tantissimo. Forza seguitemi: lì vicino al bancone.”
Vincent seguì i suoi entusiasti compagni fino al tavolo, passando in mezzo a tutta quella gente che chiacchierava allegramente mentre mangiava fette di torta dall’aspetto decisamente gustoso. Non era solito frequentare locali di questo tipo, i dolci poi non lo facevano impazzire, ma per una volta tanto aveva deciso di farsi trascinare dai suoi compagni di squadra. Max non faceva altro che parlare di questa fantomatica pasticceria da quando lo conosceva, ossia da almeno cinque anni, ed erano innumerevoli le volte che aveva cercato di trascinarlo in quel posto.
“E dai, slacciati almeno la parte superiore della giacca, Vincent: hai venticinque anni non cinquanta come il nostro capitano.”
“Va bene, va bene… accidenti a voi.”
Con un sospiro si slacciò il primo bottone, sentendosi lievemente a disagio nell’avere quella piccola pecca nella sua divisa perfetta. Non era la prima volta che gli facevano notare quanto fosse troppo severo in determinate cose, ma non ci poteva fare niente: del resto un poliziotto non era certo pagato per elargire sorrisi, ma per tenere l’ordine.
“Chissà se c’è la mia preferita.” fece Max, lanciando un’occhiata al bancone.
“Io preferirei di gran lunga quella piccola. E’ davvero una bellezza.”
“Ah, smettila di farti tante illusioni, Alan! Da quello che so si sta per sposare: del resto una come lei non rimane sola per molto. Speriamo che venga a servirci Daisy, la mia meravigliosa fatina dello zucchero e...”
“Mi dispiace deluderti – lo interruppe Alan – ma sta arrivando proprio quella che ci interessa di meno.”
“Finitela con questi commenti sgradevoli – li rimproverò Vincent, sistemandosi il berretto della divisa in grembo – non è educato.”
“Buongiorno, signori – salutò Rosie, con un timido sorriso – cosa vi porto?”
“Tua sorella Daisy non c’è?” chiese Max strizzando l’occhio.
“E’ in cucina ad aiutare mia madre – rispose prontamente la ragazza, conoscendo bene il grande ammiratore di sua sorella – vi dovrete accontentare di me.”
“Li scusi tanto, signorina.” si sentì in dovere di dire Vincent, alzando lo sguardo su di lei.
“Oh, non si preoccupi, signore – scosse il capo Rosie, sistemandosi una ciocca di capelli neri che era sfuggita dal fermaglio – allora, cosa vi porto? Daisy ha appena fatto una torta alla crema che si accosta particolarmente bene con il caffè che faccio io.”
“Uhm, iniziamo a ragionare: affare fatto! – annuì Max – E fai i migliori complimenti a Daisy: ancora prima che io abbia mangiato la torta sono sicuro che sarà ottima.”
“Riferirò, signore – ridacchiò la ragazza, stringendosi al petto il vassoio – torno da voi tra un paio di minuti.”
“Carina anche lei – commentò Alan, lanciandole un’occhiata mentre si allontanava tra i tavoli – ma niente a che vedere con la minore.”
“Ah, e tu la vedi adesso che con me ha un minimo di confidenza: è l’unica delle tre che ancora non mi da del tu, nonostante ci conosciamo da tantissimi anni. Prima era così rigida e riservata, ce n’è voluto di tempo per farla sciogliere un po’. A volte è difficile pensare che sia sorella di quell’uragano di Daisy… che dici Vincent? Questa mi sa che va bene per te.”
“Vi ho detto di finirla con questi commenti idioti.”
Con un sospiro seccato si girò a guardare la ragazza, dispiaciuto per le cose poco lusinghiere che i suoi compagni avevano appena detto alle sue spalle. E poi non capiva che cosa ci trovassero di sbagliato in lei: era snella, di altezza normale con un viso delicato, circondato da lisci capelli neri; sembrava a suo agio tra la clientela, ma dipendeva dagli avventori: si capiva che c’erano alcuni con cui aveva maggior confidenza, mentre con altri, evidentemente non abituali, era più timida e chiusa in se stessa.
Rigida e riservata…
Ma proprio quando ripeteva quegli aggettivi, la ragazza andò in un tavolo all’angolo dove stava un anziano signore che leggeva un libro ed il sorriso che gli rivolse le illuminò il viso in un modo delizioso. Posò il vassoio sul tavolo e con estrema tenerezza e si sporse per baciare sulla guancia quella persona che le diede un delicato buffetto sul mento.
Rigida e riservata? No, proprio non avevano capito niente.
“Come si chiama? Mi dimentico sempre il suo nome.” la voce di Alan lo riscosse.
“Rosie, quante volte te lo dovrò ricordare?”
“Rosie…” le labbra di Vincent si mossero appena nel pronunciare quel nome.
 
“Daisy, la tua torta alla crema – chiamò Rosie entrando in cucina – c’è il tuo grande ammiratore in divisa.”
“Chi, Max?” sospirò la ragazza iniziando a tagliare la sua specialità in fette perfette.
“Proprio lui e ha chiesto di te, ovviamente – sorrise la sorella, posando la guancia sulla sua spalla e decidendo di renderle un po’ pan per focaccia per la scena di qualche ora prima con Nath – dovresti lasciarti andare un po’ con lui, non credi?”
“Ehi, piccolo fiore, battute di questo tipo lasciale a me… beh, presumo che un ragazzo così costante meriti un premio. Dammi un piatto: a lui ci penso io.”
“Allora ti piace, eh?”
“Forse, ma non pensare che mi dimentichi di te e il tuo corteggiatore che, se proprio dobbiamo essere onesti, è molto più galante ed educato del mio. Forza, andiamo a servire le nostra onorata polizia.”
Rosie non poté dar a meno di ridacchiare finendo di sistemare il resto dell’ordinazione nel vassoio e seguendo la sorella nella sala. Con una grazia derivata dall’esperienza, si infilarono in mezzo alle persone e giunsero al tavolo.
“Oh, Daisy! – esclamò Max, alzandosi con un gran sorriso – quale onore ci fai con la tua presenza!”
“Mia sorella mi ha detto che sono stata richiesta a gran voce, Max – sorrise lei, mettendo il piatto con la torta davanti a lui – come potevo deluderti? Ehi, non credo di conoscere uno dei tuoi colleghi.”
“E già, e la prima volta che riusciamo a trasciniamo qui: lui è Vincent.”
“Vincent Falman al suo servizio, signorina.” si alzò in piedi, scattando sull’attenti.
“Uh, riposo soldato – si sorprese lei, davanti a quella formalità – qui non siamo in caserma.”
“E’ fatto così, dovrei portarlo più spesso in questo posto: è magro, vero?” ridacchiò Max.
“Fidati che qui il cibo buono non manca – strizzò l’occhio lei – bene, devo scappare in cucina, vi lascio alle cure della mia sorellina. Fate onore alla mia torta, mi raccomando.”
“Contaci, Daisy!”
“Ahah, ti ha proprio messo a posto, Vincent – rise Alan – quella ragazza non ha peli sulla lingua e credimi che se continui ad essere così rigido non mancherà di stuzzicarti.”
“Non se la prenda, signore – arrossì Rosie, sentendosi in dovere di intervenire – mia sorella è fatta così, non voleva assolutamente essere scortese.”
“Non fa niente – mormorò Vincent, nonostante il suo viso si fosse fatto più serio del normale – non si preoccupi, signorina.”
Lei in quel momento stava versando il caffè e gli rivolse un sorriso così bello che per un attimo Vincent si sentì rapito. Non si sarebbe mai aspettato che una ragazza sconosciuta gli potesse fare un simile effetto.




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bene! eccoci arrivati ai tanto attesi spin off di "Un anno per crescere"
Se vi state chiedendo come ho fatto ad essere così rapida ad iniziare è semplicemente perché questo era già in fase di scrittura mentre ancora era in corso l'opera principale xD
L'ho già messo come avvertimento nell'introduzione, ma è bene riperterlo: per capire fino in fondo di chi sto parlando è necessario aver letto l'altra fic. 
La mia intenzione è di arrivare cronologicamente più o meno all'inizio delle scuole medie di Vato ed Elisa, mi sarebbe dispiaciuto negare a questi due personaggi il loro incontro e i loro primi anni come amici. Anche se, ovviamente, i veri protagonisti della storia saranno Vincent e Rosie. 
Enjoy!
Ah, ps: per vostra gioia anche in questi spin off ci saranno i meravigliosi disegni di Mary, come quello che ho messo e che ci accompagnerà all'inizio di ogni capitolo ^__^
  
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