Allora, prima di tutto le spiegazioni: il titolo non è che
centri molto con la storia, perchè in realtà la Befana viene solo citata. Ma
sarà la causa di... beh, la fine è scontata, no? Ho provato a renderla almeno
un po’ originale, ma non so se ci sono riuscita ^^ Detto questo, buona lettura.PS
Leggetela il 6 gennaio!! Scusate se la 2^ parte è troppo melensa.
“La Befana vien di notte...”
-E’ assolutamente
fantastico!-
Hermione finì di
spacchettare il regalo a sorpresa di Harry. Ron notò che gli occhi le
brillavano.
-Oh, Harry!- La
ragazza gettò le braccia al collo del bruno, che sorrise accarezzandolo
lievemente i capelli. –Non potevi scegliere regalo migliore per farti
perdonare!-
Ron sbuffò. Non
sopportava le moine di quei due. Harry era stato proprio un inetto, con
loro...con lei. Lui non si sarebbe comportato mai in quel modo con Hermione.
Con Hermione...! Mai.
Ricordava benissimo
il loro litigio. Oh, e come scordarlo? Non litigavano praticamente mai,
Hermione ed Harry. Se non ci fosse stato lui, gli altri avrebbero potuto
tranquillamente chiamarli “pappa e ciccia”.
Il ragazzo si era
appena fidanzato con Hanna Abbott. E ci credo, tutte lo volevano, dopo la
sconfitta di Voldemort! Non gli era stato difficile trovare compagna. Ad
Hermione la cosa non era andata per niente giù, sebbene lui si fosse affrettato
ad elencare i suoi infiniti pregi. Se Ron non avesse l’orrendo sospetto che
all’amica piacesse Harry, si sarebbe fatto una risata perchè ai suoi occhi
l’antipatia di Hermione nei confronti di Hanna era dettata dal fatto che la
ragazza era un’eterna schiappa a scuola.
Ma il modo in cui la
bruna stava stringendo Harry, come se non lo avesse voluto più lasciare, beh,
lo faceva riflettere.
Già Hermione aveva i
nervi tesi quella settimana, poi, quando venne a sapere che il suo migliore
amico avrebbe passato le vacanze di Natale con Hanna anzichè con lei e Ron,
scoppiò. Il litigio si svolse nella Sala Comune dei Grifondoro, fra le occhiate
stupite degli allievi che, tanto abituati ai litigi di lei con il rosso, vederla
infuriarsi e perdere le staffe a causa di Harry era una cosa davvero insolita.
Insomma, alla fine il
ragazzo se ne era andato sbattendo la porta e abbandonando Hermione in lacrime.
Ron si era affrettato da lei, a cercare di calmarla. Solitamente, quando era lui
che litigava con la bruna, poteva sentirsi in colpa se anche le fosse scappata
una lacrimuccia, ma avrebbe tenuto duro e da lì a pentirsi ce ne voleva. Aveva
il suo orgoglio, Ron... ma quando vedeva la ragazza ridotta in quel modo per
colpa di qualcun altro, allora pensava che chiunque avesse suscitato in lei
quel dolore non aveva diritto di continuare a vivere.
L’amore faceva strani
effetti.
Hermione però, pur
tra le sue braccia, non era riuscita a calmarsi. Dopo un’ora di singhiozzi, in
uno stato pietoso (maledetto Harry!) era salita nel Dormitorio dove aveva
passato tutta la mattina del Natale.
Senza Harry il Natale
non può che far male!
Stupida canzoncina.
Stupide Lavanda e Calì.
Per Ron il Natale non
aveva semplicemente fatto male. Aveva portato come dono odio, e rancore, e
rabbia, e dolore. Sentirsi inutile davanti alla tristezza (che gli sembrava
esagerata) di Hermione, era per lui la peggior cosa che potesse capitare.
E come era riuscito a sbrogliarsela Potter, dopo essere stato lontano dodici giorni dai suoi migliori amici? Con un regalo. Un semplice, innocuo regalo. Che per Hermione però valeva molto: era un libro. Sembrava uno scritto qualsiasi, ma lei ne era rimasta deliziata. Trovarsi di fronte Harry il cinque gennaio, dopo il Capodanno che aveva promesso qualche mese prima di festeggiare con loro, aveva scatenato in Ron emozioni differenti. Beh, non poi tanto differenti in realtà. C’era l’istinto di strozzarlo, di costringerlo a chiedere scusa ad Hermione, di prenderlo a calci nel sedere. E lei? Lei che aveva fatto?
Lei aveva ceduto alla
sua corruzione, al suo bellissimo e costoso pacco dono scintillante, al suo
sorriso mesto, ai suoi occhi bellissimi.
Adesso, poi, c’era
l’istinto di strappare Harry da quelle divine braccia che non avrebbe meritato
mai di toccare neanche con un dito. Era qualche minuto che stavano lì
attaccati, con i risolini dei Grifondoro che li attorniavano. Ron stava
prestando acuta attenzione alla mano destra di Harry, che dai capelli di
Hermione si era spostata alle sue spalle. Dopo averle accarezzate, scese
lentamente verso il basso...
Adesso vado lì e gli
mollo un pugno. Ron stava letteralmente tremando di
sdegno. Lo faccio. Sì, adesso vedrà...come osa?, si sta approfittando di
lei, e davanti a me poi, e dire che ce l’ha, la ragazza...quel...
Ma fortunatamente
Hermione riuscì ad usare quel briciolo di intelligenza che le era rimasta, e,
anche se lentamente, si staccò dalla sua presa. Il sorriso però ce l’aveva
ancora. Sembrava fosse dipintole in faccia.
-Sei stato davvero un
tesoro!-
Oh, sì, un tesoro. Un
tesoro a pensare a noi dopo tutto quel tempo, tuuuutto quel tempo che ha
pensato esclusivamente alla sua fidanzata (salvo poi provare a tradirla non
appena ad Hogwarts), ed essere stato Natale e Capodanno con lei, e quindi aver
pensato a noi quell’attimo che è passato vicino ad una libreria, oh beh, questo
sì, è vero. Un tesoro.
Che poi ristabiliamo
le cose: semmai pensare a lei. Non gli è passato neanche per la mente a
quell’egoista di prendere un regalo a me. Neanch’io c’ho pensato a dire la
verità. Ma Harry si è riconquistato l’amicizia di Hermione con un regalino, io
che ce l’ho a non litigare con lei durante le feste, beh, sono solo riuscito ad
acquisire totale ignoramento da parte sua. Ma che bello.
Ron si abbassò per
sbirciare il titolo del libro. “Festività babbane di ogni Stato dalla A alla
Z”. Certo che Harry era un tonto di prima categoria. Ma se Hermione è
babbana...!
L’amore faceva
davvero strani effetti. Sempre che Harry provasse quel sentimento, per Hanna. Ciò
che stava tentando di fare prima faceva presumere a Ron il contrario.
Oltre che disgusto,
in quel momento il rosso non sentiva altro, per Harry. L’assassinio di
Voldemort l’aveva reso davvero fin troppo sicuro di sè.
Hermione si sedette
accavallando le gambe affusolate al tavolo dei Grifondoro. Lo sguardo
sbarazzino guizzava velocissimo a leggere ogni singola riga del libro di Harry.
A volte, alcune ciocche ondeggianti di capelli le cascavano davanti agli occhi
offuscandole la vista, e allora Hermione interrompeva la lettura per scostarsi
infastidita quei serpentelli.
Più la guardava, più
Ron stentava a capire come potesse essere venuta al mondo una creatura di tale
bellezza. Restò a guardarla per...quanto tempo?, gli orologi sembravano
fermarsi quando fissava Hermione.
Ad un certo punto la
ragazza scoppiò in una risata.
-E’ il libro più
divertente ed istruttivo che abbia mai ricevuto! Sul serio, Harry, è davvero
stupendo!-
Al che Ron, non
potendo sopportare la situazione un istante di più, esclamò: -Istruttivo...? E
perchè mai?-
Hermione non lo
guardò neanche, si limitò a rispondere, gli occhi attaccati alle frasi del
libro.
-Beh... è ovvio.
Sentite qui.- iniziò a raccontare: -I babbani italiani festeggiano L’Epifania.
Non l’avevo mai sentita nominare! Dice che da loro, la notte precedente il 6
gennaio (è domani!) viene a far visita loro una vecchia che porta i regali ai
bambini dell’Italia e che... è certo una strega!, vola su una scopa e lascia i
doni dentro delle piccole calze che si appendono al camino. Però si differenzia
da Santa Clause perchè se ritiene che qualcuno si sia comportato male,
lascia il carbone. Veramente originale!
I Babbani hanno anche inventato un ritornello per lei... è davvero divertente! State a sentire:
La Befana vien di
notte, con le scarpe tutte rotte, il vestito alla romana, viva viva la Befana!
La Befana vien di notte, con le scarpe tutte rotte, il vestito con le toppe..-
-Ma cosa stai
blaterando, Granger?-
Oh, perfetto! Malfoy
arriva sempre al momento giusto. Si avvicinò ad Hermione strappandole il libro
di mano. Beh, in un’altra occasione avrei messo mano alla bacchetta, ma in
questo momento... beh, può anche strapparlo, se lo ritiene oppurtuno, si
disse Ron.
Malfoy rilesse gli
ultime versi della filastrocca, scoppiando poi in una risata.
-“Le scarpe tutte
rotte” e “il vestito con le toppe”? E’ per caso tua parente, Weasley?-
Come non detto.
Adesso metto mano davvero alla bacchetta. Ron odiava quando
si faceva allusione alla sua povertà. Le orecchie gli si infiammarono, mentre
se ne stava lì impalato ed incapace di replicare.
Stranamente, Harry
guardava Malfoy inflessibile, ed Hermione strascicava i piedi. Evidentemente
erano imbarazzati tutt’e due. Finchè Hermione emise un debole: -Ridammelo,
Malfoy.-
La serpe la guardò
ghignando, per poi lanciarglierlo.
-Figurati se lo
tengo, Granger. Non mi sporco mica le mani se lo tenevi tu. “Festività babbane”,
eh? Ti stai per caso preparando a ritornare fra loro? Ci faresti davvero un
gran piacere!-
Harry si gettò contro
Malfoy, ma dovette indietreggiare dopo un suo gancio destro. Sorridendo al suo
dolore, il Serpeverde si allontanò. Stava facendo pagare troppo salato la morte
di Voldemort e la prigionia di suo padre.
Ma Hermione non lo
ascoltava più. Era distratta da una busta scivolata dal libro. Era piena di cuoricini,
e il mittente era...
-Harry!- alla bruna
tremava la voce. –Che... che cos’è questo?-
Il ragazzo si fece
color porpora. –A...aprilo stanotte. Alle dodici in punto. E’ la notte dell’Epifania.-
Le fece una carezza e
poi si allontanò; ma si fermò a metà strada, dicendo a bassa voce: -A proposito...
ho rotto con Hanna.-
Bella questa! Proprio
bella! Se la spassa con la Tassorosso e poi, finita la baldoria, la molla per
farsela con Hermione! Spero che lei abbia almeno un po’ di sale in zucca da
andargli a mollare un pugno!
Ma non lo fece.
Rimase a fissare la schiena di Potter stringendo tra le mani la busta. Era
troppo per Ron. Girò sui tacchi e se ne andò, sempre più confuso.
* * *
* *
Ron non riusciva a
dormire. L’orologio battè le undici. Un’ora esatta mancava al momento in cui
Hermione avrebbe aperto la busta, e Ron era perfettamente coscente del suo
contenuto. Probabilmente lo era anche lei. E le avrebbe fatto piacere.
Si rigirò fra le
coperte. A pochi metri da lui, Harry russava. Ron non gli aveva parlato, anche
se l’amico aveva provato ad attaccare una conversazione. Non gli avrebbe mai
perdonato il fatto di avergli soffiato la ragazza. Perchè Hermione avrebbe dato
al bruno una risposta positiva, di sicuro.
Le undici e dieci.
Basta. Non poteva sopportare l’attesa. Si alzò meccanicamente dal letto, aprì
la porta del Dormitorio e scese le scale. Se Gazza lo avesse beccato si sarebbe
beccato il castigo che il sorvegliante urlava ai quattro venti: bagno ogni
settimana a Mrs Purr. Beh, non gli importava. Non quella notte.
Ron raggiunse la Sala
Comune dei Grifondoro. Lì era iniziato tutto. Il litigio, il viaggio, il
regalo... e la lettera. Il rosso si diresse verso il divano di fronte al
camino, e si stravaccò sopra. Ma a quel punto...
-Ehi!-
Un’ombra scura si alzò
improvvisamente dal divano. Ron impallidì.
-Chi...chi è?-
Ma quella voce...
-Hermione?-
-Ron?-
Era lei, era lei. Non
lo lasciava proprio in pace! Il rosso sorrise, ma il sorriso si trasformò in
una smorfia quando vide ciò che lei stringeva in mano.
-Ehm... che ci fai
qui?-
-Non... non riuscivo
a dormire, Herm. E tu?-
-Lo stesso.-
Si sedettero sul
divano contemporaneamente. Calò il silenzio. Hermione iniziò a frugare in
tasca, e tirò fuori un sacchetto contenente gomitoli di lana. Ron avrebbe tanto
voluto sapere cosa volesse farci... forse una sciarpa per il suo futuro
fidanzato?
-Ehi, Ron...-
-Cosa?-
-Ho pensato che...
sai, gli elfi domestici non celebrano nulla, giusto?-
Oddio. Cosa voleva
dire?
-E quindi, sai...
beh, l’Epifania mi ha come ispirata. Sai, io non... non sono sveglia perchè non
riuscivo a dormire. Non so se dirtelo... oh, basta: ho deciso di cucire tante
calze multicolori per gli elfi che lavorano nelle cucine, sai, per... far
festeggiare anche a loro una festa, almeno. Le riempirò di regalini,
prevalentemente indumenti, e gliele appenderò in cucina. Lo farò domani
mattina... ma credo che il lavoro mi ruberà qualche ora. Ne ho già fatti
alcuni, guarda.- e mi indicò delle calze che non aveva notato, circa cinque, sul
tappeto. Era migliorata, i suoi berretti erano tremendi, un anno fa.
-Ehm... non sei d’accordo,
vero?-
Ron rimase in silenzio.
Perchè litigare? Tanto l’avrebbe persa poco dopo. Tanto vale suggellare con una
mite conversazione l’ultima mezz’ora che li avrebbe visti insieme.
-...invece sì,
Hermione. Tu hai un grande cuore... e forse io l’ho fin troppo accusato-.
Ops, forse si era
spinto troppo in là. Hermione lo guardò, piacevolmente stupita.
-Incredibile,
davvero!- sorrise. Stavo per sciogliermi sul divano. –Ronald Weasley che
mi dice che faccio bene a sferruzzare per gli elfi! Beh, devi esserti proprio
dato alla testa!-
Le sorrido a mia
volta. La adoro, la adoro, la adoro. Ormai Ron era in
ballo e doveva ballare. Ricordò che, al quinto anno, Harry si era lamentato
perchè Hermione aveva chiesto di aiutarlo con i ferretti. Lui aveva rifiutato,
ma adesso il rosso poteva dimostrarle che lui era diverso, era migliore.
-Hai... hai bisogno
di aiuto?-
Stavolta Hermione non
potè trattenersi dallo spalancare la bocca.
-Che? Ron, ma
tu sei proprio... ehm, volevo dire, sì, grazie. E’ solo che è strano vederti
così gentile. Non ti facevo così flessibile, davvero.-
-Neanch’io.-
Gli era sfuggito quel
piccolo commento, che non passò inosservato. Hermione lo guardò di traverso.
-Ron, io... senti,
non voglio litigare con te, ma...- fece un gran respiro. –Non è che te la sei
presa per la questione di Malfoy?-
Ron si irrigidì.
-Scusa, è che... non
so, ma non devi dimostrare niente a nessuno. Io ed Harry ti amiamo per come
sei.- Pronunciò il nome Harry con uno strano accento della voce, ma ciò che
attirò il rosso fu quel “ti amiamo” così...così...
-Figurati. Ormai gli
insulti di Malfoy non mi toccano più.- a quelle parole Hermione alzò lo sguardo
incatenando quello di Ron. Si guardarono per qualche secondo, poi lei abbassò
gli occhi.
-Sei davvero
cambiato, Ron...-
Passarono dei minuti
di silenzio. Ron lavorava di ago, passando ad Hermione la lana che lei rifiniva,
sferruzzando con i ferri.
Pian piano Ron, senza
nemmeno accorgersene, le si era avvicinato. Ora erano fianco a fianco, con il
fuoco crepitante sullo sfondo.
-Non sei il solo ad
essere diverso.- disse ad un certo punto Hermione. Aveva un’espressione strana,
come se non si rendesse conto che Ron la stava ascoltando.
-Harry è molto...
molto più...- agitò le mani, poi le abbassò sospirando.
-Non so tu, ma...-
Ron attaccò un’altra calza, muovendo sempre più veloce l’ago. -...io non lo
sopporto più.-
Ahi! Passo falso?
Hermione lo fissò corrucciata. -Ah, davvero? Più di Victor?-
Calò un silenzio
imbarazzante. Di solito non era lei ad introdurre il giocatore nell’argomento,
ma il suo nome voleva sempre dire litigio. Ma Ron cercò di trattenersi.
Devo farcela, pensava. Forse questa è la mia ultima possibilità...
-...sì.-
-Ma cos’ha fatto
perchè tu lo odi tanto?- non si capiva se la domanda di Hermione fosse riferita
ad Harry o a Krum. Ma il motivo era lo stesso; nonostante la strana situazione
e l’occasione propizia però, Ron non rispose. Non si riteneva così stupido. In
fondo, Hermione non lo ricambiava...
...davvero?
L’agitazione e l’ansia
dell’attesa fecero innervosire il rosso. Così iniziò a lavorare ancora più
veloce, e...
-Ah!-
Ron lasciò cadere l’ago,
che cadde a terra gocciolando sangue.
-Ron!-
Hermione si accostò a
lui. Era così vicina che il rosso poteva sentire il suo respiro e il profumo
dei suoi capelli. La ragazza gli prese delicatamente la mano ferita
stringendola fra le sue.
-Oh, mamma... ti sei
fatto male?, oh è colpa mia, se non avessi voluto farti fare questo stupido
lavoro...-
Si stava accusando
ingiustamente. Si stava accusando, lui lo sentiva, anche di ciò che era
successo precedentemente con Harry. Ron scosse la testa, rubandole di nuovo lo
sguardo.
-No, Hermione, non è
nulla... e non è affatto colpa tua. Non è mai colpa tua.-
Gli occhi di Hermione
traboccavano lacrime. Forse fu questo, oppure fu il modo in cui Ron pronunciò
la frase (con voce profonda e appassionata), oppure fu semplicemente la magia
dell’Epifania, o forse nessuna di queste motivazioni, fatto sta che il
magnetismo che scorreva fra loro accallerò e li portò a baciarsi. Forse non se
ne accorsero nemmeno, facevano tutto d’istinto, come se l’avessero provato.
Scoccò la mezzanotte.
I due si staccarono lentamente, poi Hermione prese qualcosa da terra e la gettò
nel fuoco. Poi riaccostò le labbra a quelle di Ron, mentre sullo sfondo la
lettera di Harry bruciava lentamente tra il crepitio delle fiamme.
FINE