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Autore: virgi_nihal    25/06/2014    2 recensioni
REVISIONE DI "47629"
***
Ho sempre vissuto qui, senza vivere davvero.
Questo campo mi ha strappato i ricordi felici, se mai ne ho avuti.
Ma ora, ora è giunto il momento del mio riscatto, e vivrò.
Vivrò veramente prima di morire.
Dal testo:
"Rigirandomi tra le coperte capisco: quello che sto facendo, è tutto, tutto sbagliato.
Non voglio continuare a stare qua, morendo giorno dopo giorno pur continuando a stare in piedi per un ideale nel cui neanche credo.
Voglio vivere, vivere davvero per quel poco tempo che resta della mia vita ormai destinata alla rovina.
"
Genere: Drammatico, Song-fic, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Novecento/Dittature
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47629

Everyone who needs a friend
Every life that has no end
Every knee not ready to bend
Is falling, falling at your feet
I’ve come crawling
Now I’m falling at your feet[…]
U2, Falling at your feet
 
Quando le urla mi svegliano è ancora buio.
Apro gli occhi di scatto e tutto ciò che riesco a vedere è la crepa sul soffitto illuminata appena dalla luce della lampadina di Frank.
Quella luce è sempre accesa, come a scacciare i fantasmi che popolano i nostri incubi.
O almeno i miei. Non è facile dormire sonni tranquilli quando gli spettri delle persone che hai ucciso vengono a farti visita.
Mi alzo e mi infilo la divisa in tutta calma, anche se le urla mi stanno facendo impazzire.
Ma in fondo la pazzia è tutto ciò che desidero.
Frank una volta ha detto che sarebbe meglio morire che combattere per una causa in cui non credi.
Ma se dovessi morire, andrei all’Inferno, e allora preferisco trascorrere il resto della mia esistenza in questo campo, anche se ciò comporta la vita di centinaia di persone sulla coscienza.
Quando esco dal dormitorio le urla si fanno più acute. E strazianti.
Mi dirigo senza alcuna esitazione verso il capanno numero 13.
Il numero è scritto in cima all’entrata, di rosso.
 Tutto qua è numerato, preciso, ordinato, quasi in maniera maniacale; il numero di letti, le razioni di cibo, i capanni. E le persone.
A loro piace avere il controllo su tutto, soprattutto sui prigionieri.
Il numero toglie ogni diritto di essere e ti riduce a semplice oggetto, quindi più facile da gestire.
Sinceramente non ho mai capito la distinzione tra razze.
 Loro ci chiamano razza pura, ma in cosa siamo puri?
Tutti gli uomini nascono, crescono, vivono e alla fine muoiono.
E, per ironia del destino, non saremo forse noi che alla fine andremo all’Inferno per aver ucciso tanta gente?
Pura nel male forse?
Scuoto la testa. No, il male è tutto fuorché puro.
Quando entro nella penombra del capanno mi assale la nausea, ma mi costringo a ignorarla.
Le urla provengono dal fondo.
 C’è una persona distesa a terra, infagottata in una veste nera che però non riesce a nascondere la sua magrezza.
Accanto a questa un uomo, con la bocca aperta da cui escono i lamenti che mi hanno portato qui e gli occhi, fissi, lontani.
Non sembra neanche avermi visto.
Poco più indietro scorgo un’altra figura, più minuta, ma ugualmente esile. 
Le ciglia lunghe gettano ombre sulle guance scavate e solo allora noto che è una ragazza.
Gli occhi sono pozzi scuri, bui, carichi di odio.
47629.
L’inchiostro nero spicca sulla pelle pallida del braccio scheletrico quando stringe forte la mano dell’uomo che urla.
Ma gli occhi, oh quegli occhi non si staccano da me un solo istante.
Allora semplicemente me ne vado.
Perché non posso sopportare un altro secondo il peso di quello sguardo così umano.
Ci hanno insegnato che sono solo oggetti, ma allora perché c’era quella scintilla di vita?
«47629» ripeto a fior di labbra un’ ultima volta.
 
Every foot in every face
every cop's stop who finds the grace
every prisioner in the maze
every hand that needs an ace
is falling, falling at your feet
I've come crawling, and I'm falling at your feet […]
U2, Falling at your feet
Quando anche il responsabile del nostro settore si sveglia, ci dirigiamo alle nostre occupazioni.
Non che richiedano una gran concentrazione, no, ma sorvegliare sui prigionieri è quasi più stancante di un’intera giornata di lavoro manuale.
Sembra di stare tra i fantasmi; occhi vuoti e spenti, resi appannati dalla fame e dallo sforzo di reggersi sulle gambe.
Ordinati in file,  intenti a spaccare pietre, sembrano automi, burattini senza anima.
E io qui, mi sento un carnefice.
Ma la mia maschera deve rimanere salda.
Liscia.
Infrangibile.
Anche se i cocci sono dentro, invisibili.
47629.
Faccio scorrere lo sguardo sulla folla e mi accorgo di averla trovata solo quando vedo un braccio alzarsi più in alto degli altri.
E calare violentemente sul masso.
Lo riconosco.
Riconosco l’odio che la fa andare avanti misto con quella voglia di vivere che la rende diversa ai miei occhi.
47629.
La fisso fino a quando un’occhiata di Frank mi fa distogliere lo sguardo.
Lui sa.
Sa della maschera che metto a fatica ogni giorno per nascondere agli altri il vuoto che questo campo di morte semina nel mio animo.
Sa, ma non dice niente.
Forse un tempo ha avuto un’anima anche lui, prima che il Reich gliela strappasse.
Forse.
So poco effettivamente di Frank.
Non ho mai fatto domande, mi è bastato il fatto che fosse stato l’unico a insegnarmi come funziona qui dopo il mio arrivo.
L’unico che non mi ha ucciso quando ha saputo della repulsione per questo ideale così folle a cui io non credo.
E l’unico che li guarda negli occhi mentre muoiono, e che alla fine sussurra qualcosa socchiudendo i propri.
 
Don’t want to let you down, but I am hell bound[…]
Imagine Dragons, Demons
 
C’è qualcosa, in quegli occhi scuri, che mi fa venire voglia di lottare.
Rigirandomi tra le coperte capisco: quello che sto facendo, è tutto, tutto sbagliato.
Non voglio continuare a stare qua, morendo giorno dopo giorno pur continuando a stare in piedi per un ideale nel cui neanche credo.
Voglio vivere, vivere davvero per quel poco tempo che resta della mia vita ormai destinata alla rovina.
Perché a questo punto è una certezza.
Non riuscirò mai a liberarmi dei fantasmi, come non riuscirò mai a scappare dall’Inferno.
Ciò che ho commesso è troppo grave, troppo imperdonabile.
E in fondo non lo voglio neanche,  il perdono.
Ma voglio vivere per qualcosa.
Che sia odio o amore è indifferente.
Per questo la porterò via da qua, per scoprire il suo segreto. Per scoprire come vivere.
Per accendere quella scintilla di vita anche nel mio sguardo.
 
             Your eyes, they shine so bright
I want to save their light
I can’t escape this now
Unless you show me how […]
Imagine Dragons, Demons
 
«Sembri un folle» dice Frank la mattina seguente quando viene a svegliarmi.
Appena mi guardo allo specchio appeso al muro del minuscolo bagno gli do ragione.
Gli occhi cerchiati di viola e il volto scavato mi fanno sembrare un prigioniero.
O peggio un fantasma. Come quelli dei miei incubi.
Scuoto la testa scacciando il pensiero e mi focalizzo sul mio obiettivo.
Questa notte.
Accadrà questa notte.
Vengo riscosso dal grido del responsabile che ci chiama ai nostri incarichi.
«Vuoi rimanere a riposare?» chiede Frank girandosi un attimo prima di uscire dalla porta.
Scuoto appena la testa  «No»
No, non voglio riposare. Ho già riposato abbastanza per tutti questi anni.
La mia convinzione aumenta mentre la guardo lavorare.
Anche se dimagrisce a vista d’occhio, anche se ha il viso sempre più scavato,  le occhiaie più pesanti e le gambe che tremano per lo sforzo, la rabbia è lì. Intatta.
Straordinaria nella sua forza che contrasta così tanto con il suo corpo.
Mi viene quasi da ridere al pensiero che loro considerano puri noi.
Noi nella nostra malvagità, quando il vero esempio di purezza è qua, davanti a gli occhi di tutti.
Quando vedo il suo braccio tremare violentemente però ho il terrore di vedere quella scintilla spegnersi, di vedere tutti i miei piani andare in fumo.
E allora prometto a me stesso che no, non lo permetterò.
Stanotte la porterò via da qui.
 
                                     I can feel the darkness coming
And I’m afraid of myself[…]
Hurts, Help
E’ passata la mezzanotte quando mi incammino verso il capanno numero 13.
Il buio è fitto e fa freddo, ma la mia determinazione è salda.
Non faccio neanche più caso all’odore dei corpi o a quelli che mi fissano spaventati.
Quando arrivo al suo letto lei è lì, con gli occhi aperti e vigili e le mani scheletriche chiuse a pugno.
«Vieni con me» dico con tono piatto e voce incolore.
Sento un brivido pensando quanti di loro hanno sentito queste parole uscire dalle mie labbra, seguite a poca distanza dallo sparo.
Si alza senza far rumore e,  anche se scorgo la paura nella sua posa rigida, mi segue fino all’esterno.
Sento il suo sguardo bruciare sulla nuca, ma mi costringo a camminare come se nulla fosse.
Arrivati al recinto che circonda il campo mi giro verso di lei bruscamente.
«La tua vita per la mia» dico tutto d’un fiato.
Sembra sorpresa e i suoi occhi mi scrutano senza capire.
«Vuoi che ti uccida?» la sua voce è sottile ma decisa.
Vibra di rabbia.
Sorrido scuotendo la testa.
«Insegnami a odiare» dico di getto.
 «La tua rabbia ti rende viva, ti accende. Guarda me invece» sorrido amaro «Io sto morendo dentro: non provo più niente, sono insensibile al mondo. Insegnami a vivere.»
Vedo un barlume di comprensione in quei pozzi che sono i suoi occhi.
«Accetto» risponde senza neanche pensarci.
In questo momento capisco che anche lei non vuole altro che la salvezza, una salvezza in cui non sperava più.
«Sei proprio come mi aspettavo 47629» dico sollevando appena gli angoli della bocca.
 
Cause I know what I've been missing
And I know that I should try
But there's hope in this submission
And there's freedom in your eyes[…]
Hurts,Help
«Come hai intenzione di uscire?» mi chiede mentre camminiamo rasente alla rete che circonda il campo.
«Dirò che devo portarti fuori per ucciderti» rispondo con il respiro appena affannato per la tensione «Non avranno motivo di sospettare che voglia scappare con te» la guardo di sfuggita «per noi non sei nemmeno una persona».
La vedo lanciarmi uno sguardo colmo di collera e solo ora realizzo ciò che ho appena detto.
«Loro» mi affretto a correggermi «Per loro non sei neppure una persona».
Non si degna di rispondermi.
In fondo, penso, è lei che non ci considera neanche persone.
 On the streets, where I walked alone
With nowhere to go
I've come to an end […]
Sum 41,With me
E’ fin troppo facile uscire dalla recinzione.
Dannatamente troppo facile.
Le due guardie mi fanno appena un cenno e mi lasciano passare senza fare domande.
Quando siamo ad una decina di metri dall’ingresso mi fermo e mi giro un’ultima volta.
La scritta “Arbeit macht frei” occupa tutta la parte centrale.
Sento la ragazza fermarsi e sputare a terra.
«Se questo è lavoro» dice con voce roca «ti rende libero di morire».
Oh where do we begin?
The rubble or our sins? […]
Bastille,Pompeii
 
Cominciamo a sentire le urla e i passi circa un centinaio di metri dopo.
Probabilmente non hanno creduto allo sparo che ho fatto in aria, o non mi hanno visto tornare.
Più importante della nostra vita, infatti,  c’è il suo ordine “Nessuno deve sapere”.
Comincio a correre trascinandomi la ragazza dietro, ma dopo appena un paio di minuti, la sento rallentare e accasciarsi a terra.
La sua veste nera si è sollevata appena sulle gambe e solo ora posso vedere la sua spaventosa magrezza.
 Troppo, troppo magra.
Cerca di rialzarsi in piedi, ma cade nuovamente.
I passi si fanno più vicini e le voci più nitide.
Mi faccio prendere dal panico.
«Alzati!» le urlo.
Le si piega su se stessa tenendosi le mani sullo stomaco senza rispondere.
«Alzati in piedi!» ripeto nuovamente tirandola, questa volta, per un braccio.
Appena sento l’osso sotto la stoffa lascio subito la presa.
«Veloce!» la guardo spaventato.
Lei alza la testa e mi cattura con i suoi occhi di tenebra, ma questa volta non c’è collera dentro.
Solo una profonda disperazione.
«Basta» mormora piano.
I tried carrying the weight of the world
But I only have two hands[…]
Avicii, Wake me up
 
Le mie certezze crollano in un istante.
Lente, inesorabili.
Ha smesso di lottare.
I passi sono vicinissimi.
Mi inginocchio davanti a lei.
Devo sapere, devo.
«Come si odia?» le chiedo scuotendole una spalla scheletrica.
Silenzio.
«Come fai? Come?» mi ritrovo ad urlare scuotendola sempre più forte tanto da farle sfuggire un gemito di dolore.
Mi sento così vicino alla morte da poterla sfiorare con un dito, ma ancora non posso.
Non posso morire senza sapere come vivere.
«Sei così ingenuo» la sua voce di tomba mi colpisce come un pugno.
Fredda, piatta, vuota.
Vedo quasi le scarpe degli inseguitori quando mi alzo e comincio a correre.
Sento gli ordini del comandante, lo schiocco dei fucili.
E infine gli spari.
E le sue urla.
Ma non mi giro neanche un momento.
Corro sempre più veloce, fino a quando non sento più niente.
Solo i battiti del mio cuore accelerato.
Come echi lontani di ciò che è appena accaduto.
 Cosa credi, che ci voglia coraggio per morire?
 Morire è facile.
È vivere che richiede coraggio. […]
Licia Troisi, Le Cronache del mondo Emerso
***********
Ciao a tutti!
Sono molto contenta di aver pubblicato questa storia e anche un po' soddisfatta di come è riuscita.
Vi ringrazio per averla letta e magari, se vi fa voglia, potete dirmi che ne pensate, se ci sono errori, lo stile ecc..
Bastano anche solo due parole.
Un grazie enorme
Virgi
  
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