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Autore: pinsaia93    25/06/2014    2 recensioni
Ormai sono passati molti mesi dalla comparsa dei primi campi di forza sulla Terra. Strane barriere curve che, se prese per il verso sbagliato, uccidono qualsiasi essere vivente tenti di attraversarle. Debra Ellis, membro della Squadra Alpha, si trova in un forte momento di difficoltà; rimasta bloccata all'interno di un boschetto è costretta ad aspettare, ma soprattutto a sperare che qualcuno la trovi e la porti in salvo. Durante l'estenuante attesa decide di registrare, nel diario elettroneuronale del suo chip, l'esperienza vissuta fin a quel momento come testimonianza del primo essere umano ad aver avuto a che fare con le barriere
Genere: Drammatico, Horror, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccola che spunta. La luna.
Io ho sempre adorato la luna, sin da bambina. Ogni sera uscivo fuori di casa per cercarla anche se il termometro segnava svariati gradi sotto lo zero e non ero contenta finché non la trovavo. Quando le nubi popolavano il cielo e nascondevano il satellite, mi imbestialivo e desideravo che una folata di vento spazzasse via tutto ciò che era tra me e la mia ammaliatrice.
Se c'era un'eclissi poi, poveretti quelli che mi stavano attorno!
Dall'adolescenza in poi, seppur di rado, ho continuato ad ammirarla innamorata dei suoi crateri; ma da quando una notte si è presentata quella luna di uno strano rosso, tutto è cambiato. Il mio amore viscerale per il satellite si tramutò in terrore, e la vita sulla Terra cambiò radicalmente.
Era una mite serata primaverile, io ero appoggiata al davanzale della finestra di camera mia a contemplare la luna che in quel momento faceva capolino dalla casa dei vicini. Aspettavo si fosse levata di dosso la timidezza che la fa nascondere dietro le cose e si fosse mostrata in tutto il suo splendore.
Nell'attesa cominciai a meditare sul mio futuro, tenendo accesa tra l'indice e il medio l'ultima sigaretta di scorta che avevo nel cassetto del comò; brutto vizio il fumo, lo so, però mi ha sempre aiutata a superare lo stress. Fino a pochi giorni prima lavoravo come cameriera in una pizzeria, poi l'attività è fallita e ci siamo ritrovati tutti col culo a terra. Direi che fumare quella sera fosse più che lecito, poi ero una di quei fumatori che spegne e riaccende la stessa sigaretta anche 3 o 4 volte in un giorno cercando di farsela bastare.
Ormai ho perso il conto delle volte in cui avevo promesso a mio fratello Brian di finirla con quella robaccia, come mi diceva lui. Sentivo che sarebbe stato difficile, vista la situazione, però quella volta ero certa che fosse la volta buona per smettere.
Come sempre, d'altronde. 
Mancava sì e no un tiro prima che la sigaretta si fosse consumata del tutto, intanto era uscita allo scoperto una luna gibbosa e ridente. Più che ridere sembrava ghignare.
Notai qualcosa di insolito: la pallida superficie lunare si tinse repentinamente di rosso, come se qualcuno avesse preso e tirato con violenza un secchio di vernice in mezzo al cielo notturno. Non era la solita colorazione tenue e velata tendente all'arancio che assume nelle vicinanze di un'eclissi; era un rosso cupo, denso, il colore del sangue caldo che fuoriesce dalle arterie, lo stesso sangue di cui la terra s'impregnerà da quella notte a seguire.
Sulla superficie lunare, in mezzo al rosso, danzavano con andatura sinuosa delle venature verde-azzurre che si intrecciavano e si strecciavano tra loro.
Lì per lì non riuscii a capire cosa stesse succedendo.
Buttai il mozzicone ormai finto fuori dalla finestra e chiamai a gran voce Brian per delle delucidazioni. Facendo il poliziotto era riuscito a legare con un paio di cervelloni della scientifica. Speravo che, tra le tante curiosità che gli raccontavano su quanto è bizzarro il nostro mondo, ci fosse stata anche quella della luna sanguigna coi ghirigori. Invece, appena arrivò, si lamentò della puzza di fumo che impregnava la stanza, snobbando altamente ciò che stava accadendo fuori dalla finestra.
Tutti i torti non li aveva.
Io dormivo in quello che una volta era il suo studio: glielo usurpai circa 5 anni prima, quando iniziai a lavorare in pizzeria. Dato che il negozio era a qualche centinaio di metri da Brian, mi trasferii a casa sua e di sua moglie Helen. 
Fortunatamente si calmò subito, infatti la sfuriata durò quanto la capocchia di un cerino acceso e così gli mostrai l'orrendo spettacolo che ci veniva offerto dalla volta non più tanto celeste, vista l'ora. Disse di non aver mai visto né sentito parlare di quel fenomeno, così alla fine spiegò semplicisticamente le venature come laser e luci di qualche stupido locale di lusso e il rosso accentuato come una conseguenza del buco dell'ozono. Reputai la risposta plausibile nella mia, anzi, allora era nella nostra ignoranza.
Dopo neanche trenta secondi l'insolita pigmentazione lunare scomparve-come Brian dalla mia camera-, lasciando il posto all'ordinario colore sbiadito.
Rimasi appoggiata al davanzale per un'altra mezz'oretta a scandagliare il satellite, poi il sonno cominciò a farsi sentire.
  
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