5 febbraio 2014 alle ore 22.16

Non so cosa sia successo, non so come sia successo, ma ora son qui, fermo a guardarlo dormire da sopra le pagine di questo quaderno che funge da diario.

Lui è il mio coinquilino.

Lui è quello che ha messo disordine in tutte le mie abitudini con il suo arrivo e io non so davvero quando, invece di quelle vecchie, si sia consolidata quella di dormire insieme nella sua stanza, nel suo letto.

Credo dopo il primo incubo che mi ha spinto ad alzarmi per bere ed abbandonare una stanza in cui non mi sentivo al sicuro.

Quella notte ho visto che aveva la luce accesa e allora ho bussato piano alla porta lasciata aperta di uno spiraglio e l'ho chiamato. Aveva la faccia assonnata. E forse è stato proprio per il sonno che mi ha permesso di entrare ed infilarmi nel suo letto.

Ha sbuffato un po', certo, ma alla fine mi ha abbracciato stretto lamentandosi dei miei piedi gelati e abbiamo dormito insieme. Non ho più fatto incubi, quella notte.

Da allora, dopo ogni incubo andavo da lui e mi infilavo nel suo letto, iniziando a raccontargli il mio sogno, lui puntualmente alzava gli occhi al cielo, mi stringeva forte e spegneva la luce.

«Dormi», mi diceva.

Puntualmente gli incubi non tornavano più.

Solo una volta mi ha mandato via.

Ancora non capisco perché l'abbia fatto, ma dopo quella volta ho dormito da solo per giorni, fino a quando non è stato lui a proporre di dormire di nuovo insieme.

Da quel giorno l'abbiamo fatto sempre.

E io sto bene, quando dormo con lui.

Sto bene anche quando mi bacia.

E a me i baci non sono mai piaciuti.

Con lui sì.

Lui è meraviglioso con me. Anche se è successo perché avevamo discusso. Lui stava provando a farsi perdonare preparandomi la colazione, invece alla fine ci siamo abbracciati e lui mi ha guardato in un modo strano quando ha visto il segno che avevo sul braccio. Il succhiotto.

Ha detto che gli importava di me e del mio braccio. E io gli ho detto che anche a me importava di lui. Tanto tanto.E allora siamo rimasti abbracciati a farci le coccole. E poi mi ha baciato.

Aveva le labbra secche e giuro che non so perché io non abbia sentito l'impulso di allontanarlo, di respingerlo. Forse perché era... bello. Mi piaceva tanto, era tenero e mi faceva sentire bene e basta.

E' stato meraviglioso.

Sembrava aver paura della mia reazione e mi carezzava il viso in un modo capace di annichilire ogni mia resistenza, di costringermi ad abbassare ogni difesa. Sembrava mi toccasse l'anima.

E' stato dolcissimo, davvero, e ogni volta che ci penso sento ancora quella sensazione strana in un punto indefinito tra pancia e cuore.

Si preoccupava solo per me. Ed era la cosa più bella del mondo.

Nessuno si preoccupava mai per me. Lui sì.

Lui voleva che fosse bello e l'ha reso speciale. La cosa più speciale del mondo.

Davvero, ho continuamente voglia di abbracciarlo e baciarlo e giuro che non riesco a fare a meno del suo sapore.

La sua pelle è deliziosa, soffice sotto le labbra, liscia sotto le mani. E' semplicemente perfetto: le dita si incastrano appena ci prendiamo per mano, le bocche sembrano fatte per essere unite, i suoi occhi sono così belli, quando mi guardano...

Ed è mio.

E' il mio Jae-ah.

E io non voglio più fare a meno di lui. Mai mai mai mai più.

C'è chi definisce tutto questo 'amore'.

Io l'amore non so cosa sia, ma se significa sentire il cuore battere fortissimo e avere continuamente voglia di stare assieme a qualcuno e renderlo felice e voler essere il meglio per lui e appartenergli in ogni modo, allora io lo amo.

Non sono in grado di dirglielo, però, e allora cerco di farglielo capire con i baci e con ogni piccolo gesto, provando a farlo sentire bene.

Ora si sta rigirando nel letto... Penso mi cerchi e che sia ora di raggiungerlo e spegnere la luce.

Vado da lui: gli sono stato lontano fin troppo.