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Autore: Karmilla    26/06/2014    4 recensioni
"Non ho intenzione di indorarti la pillola e trattarti come un malato in convalescenza, Kaname. Tu sei il mio più caro amico, siamo cresciuti insieme come fratelli e sono successe così tante cose che non ho nessuna intenzione di fingere né di non conoscerti, né di non sapere chi sei per il nostro mondo. Potrai anche aver perso la memoria, ma ti giuro che farò in modo di raccontarti ogni singolo, piccolo, minuscolo dettaglio di chi eri, di cosa hai fatto, di chi siamo tutti noi e del perché sei qui adesso.
Tu sei Kaname Kuran. Lo sei sempre stato e non potrai mai essere che questo."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hanabusa Aido, Kaname Kuran, Nuovo Personaggio, Takuma Ichijo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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The King is back

Nostra madre ha lasciato un messaggio per te, che sei l'altro nostro padre: “A te che amo faccio dono del mondo che vidi all'epoca in cui ero un essere umano.”

Nostra madre...altro padre...a te che amo....Ma cosa vuol dire tutto questo?”

Era questo il pensiero che Kaname Kuran si ripeteva incessantemente mentre, in un silenzio che faceva rimbombare in maniera assordante il suono dei suoi passi sul selciato e il battito del suo cuore, seguiva quei due ragazzi che di tanto in tanto si voltavano a guardarlo, un po' increduli.

Tra i due, indubbiamente sono fratelli, sembrava il ragazzo quello più sospettoso. Guardava Kaname con uno sguardo tagliente, severo, decisamente infastidito.

La ragazza invece, aveva uno sguardo più luminoso, emozionato, sincero e felice.

Kaname, dal canto suo, si sentiva talmente frastornato che l'unica cosa che riuscì a fare fu abbozzare un lieve sorriso alla ragazza che, arrossendo, si voltò.

“Eccoci”, disse lei non appena scorsero in lontananza un'antica e maestosa dimora.

“Questa è casa nostra...tua...” continuò imbarazzata, non sapendo bene come comportarsi.

Appena varcata la soglia, Kaname trovò di fronte a sé due uomini, più o meno della sua età, che non appena lo videro spalancarono gli occhi e fecero per andargli incontro.

“No!”, gridò la ragazza.

I due si voltarono a guardarla.

“No”, ripeté lei più dolcemente, scuotendo la testa con un sorriso dolce. “Non così, lo spaventate...”

I due uomini capirono subito e abbassarono lo sguardo. Uno di loro, Kaname se ne accorse, cercava di ricacciare indietro delle lacrime.

“Bentornato a casa, Kaname.” disse il primo, un uomo con i capelli biondi, gli occhi di un verde brillante e un sorriso contagioso, tendendogli la mano. “Io sono Takuma Ichijou”.

“Grazie” riuscì solo a rispondere il vampiro sangue puro mentre continuava a fissare l'altro uomo che invece lo guardava senza aprire bocca.

“Lui è Hanabusa Aidoh ”, intervenne Takuma “ e credo che sia troppo scosso per riuscire a dirti anche solo una piccola e banale parola”.

Kaname si accorse del profondo turbamento che si era impadronito di quell'uomo, i cui occhi azzurri come il giaccio tradivano un fuoco ardente che non aspettava altro di potersi sprigionare lasciando libero sfogo a quella forte emozione che aveva dentro, ma l'unica cosa che riuscì a fare fu quella di sorridergli e appoggiargli una mano sulla spalla.

Non sapeva perché, ma sentiva di essere profondamente legato ad entrambi, specialmente all'ultimo.

Aidoh sorrise e si voltò verso la ragazza, chiedendo di potersi congedare.

“Ma certo, Hanabusa. Credo che adesso sia meglio lasciare le cose come stanno...ci sarà tempo per tutti e per tutto”.

Hanabusa annuì e corse via, evitando di incrociare le iridi amaranto di Kaname.

“Kaname, se vuoi seguirmi ti mostro la tua stanza”, disse Takuma cominciando a salire le scale, senza aspettare una risposta.

Kaname lo seguì, voltandosi ancora una volta verso quella ragazza che lo guardava adorante, con le guance lievemente arrossate.

Sorrise anche lui, e il suo sguardo si addolcì.

“E' davvero strano ed incredibile riaverti qui tra noi”, disse Takuma mentre apriva una delle camere del piano superiore.

“A vederti, sembra che questi mille anni non siano mai passati, e invece...”

“Mille...anni?”, ripeté Kaname.

“Sì, mille anni.”, disse Takuma molto seriamente, guardando Kaname direttamente negli occhi. “Non ho intenzione di indorarti la pillola e trattarti come un malato in convalescenza, Kaname. Tu sei il mio più caro amico, siamo cresciuti insieme come fratelli e sono successe così tante cose che non ho nessuna intenzione di fingere né di non conoscerti, né di non sapere chi sei per il nostro mondo. Potrai anche aver perso la memoria, ma ti giuro che farò in modo di raccontarti ogni singolo, piccolo, minuscolo dettaglio di chi eri, di cosa hai fatto, di chi siamo tutti noi e del perché sei qui adesso.

Tu sei Kaname Kuran. Lo sei sempre stato e non potrai mai essere che questo.”

Kaname lo ascoltava in silenzio, colpito dalla fermezza di quel discorso.

“E chi è Kaname Kuran?” chiese, usando per la prima volta un tono di voce più fermo. Forse la sicurezza di Takuma stava cominciando a fare effetto anche su di lui.

“Tu sei il Vampiro tra i Vampiri, il Sanguepuro più illustre ed importante. Sei nato più di undicimila anni fa, sei l'unico capostipite ancora in vita e adesso sei...un umano...”

Kaname sgranò gli occhi, quella storia sembrava davvero assurda e per un attimo provò il desiderio di scoppiare a ridere in faccia a Takuma.

“Non ti sto raccontando bugie e se vuoi ascoltarmi, ti racconterò tutta la storia, sin dall'inizio.”

Kaname annuì e seguì Takuma all'interno della stanza dove rimase per parecchie ore, ascoltando con attenzione un racconto surreale, doloroso, feroce, crudele, estremamente triste ma anche ricco di amore, amicizia, sacrificio e speranza.

Takuma non tralasciò niente e nessuno: Shizuka, il Venerabile, Rido, Haruka, Juri, l'Ancestress, Kaien, Ruka, Rima, Shiki e tutta la Night Class, Sara. Nessuno rimase escluso dal suo racconto, ogni dettaglio, peccato, errore, piano, macchinazione fu raccontato nei minimi dettagli.

E ovviamente Zero e Yuuki. La storia di Zero e Yuuki fu quella che Takuma raccontò per ultima dato che era l'anello di congiunzione tra il passato di Kaname e il presente che si trovava a vivere.

“Se conosco bene Yuuki, ha fatto in modo di non cancellarti completamente la memoria”, disse Takuma al termine del suo racconto.

“Tu dici?”

“Certo. Yuuki voleva solo liberarti dalla sete e dalla tristezza, ma non dalla tua natura.”, continuò il biondo.

“Ma da quello che mi hai raccontato, la mia natura è sempre stata un tutt'uno con la mia sete e la mia tristezza. Come potrò essere felice se questa vita adesso l'ho avuta solo grazie al suo sacrificio?”

Il tono con cui Kaname parlava era lo stesso che Takuma aveva imparato a conoscere così bene nel corso di quella loro lunga conoscenza. Quella vena di malinconia e solitudine e quel senso di inadeguatezza verso tutto e tutti che Kaname aveva sempre provato erano di nuovo lì, pronti a manifestarsi nel tono di voce, nello sguardo basso e cupo, nella schiena voltata al suo interlocutore.

Erano passati mille anni, certo, ma Kaname era sempre lo stesso e quell'immensa fragilità che lo aveva sempre contraddistinto era lì, pronta a riemergere alla prima occasione.

Takuma sorrise intenerito alla vista di quell'uomo che, adesso come allora, non aveva nessun timore a rivelare la sua vera natura. O almeno, la rivelava solo ad alcune persone, ma Kaname questo non lo ricordava.

“Kaname, io credo che sia troppo presto per affrontare un simile pensiero. Chiederti come potrai essere felice se Yuuki è morta per farti tornare in vita non solo non ti aiuterà, ma rischierà di farti impazzire dal dolore, specialmente quando ricorderai da solo tutto ciò che c'è stato con lei e quanto amore vi ha legato.”

Kaname ascoltava con attenzione, senza però voltarsi. Il guardino di quell'antica e sconosciuta dimora sembrava aver assorbito totalmente i suoi pensieri.

“Lei non ti ha lasciato da solo. Ti ha trasformato in un umano, è vero, ma ha fatto in modo che vicino a te ci fossero delle persone, e non persone qualunque....Ha lasciato me, Hanabusa e quei due ragazzi....Ma dico, Kaname, li hai visti? Hai capito chi sono?”

Kaname si voltò e annuì.

“Certo che ho capito, sono i figli di Yuuki”

“Sì...ma la cosa che non credo tu sappia è che quei ragazzi hanno due padri diversi...”

Kaname sgranò gli occhi e il cuore cominciò ad accelerare i battiti.

...te, che sei l'altro nostro padre...

E se quell'aggettivo, quell' “altro” non fosse stato solo in senso metaforico?

“Takuma, cosa vuoi dire...?”

“L'hai già capito da solo, Kaname”, disse Takuma sorridendo. “Ichiru è figlio di Zero, ed è il fratello minore, ma lei, la ragazza, Himeka, è tua figlia...”

Kaname chiuse gli occhi e sorrise. Chissà perché, quella notizia non lo sorprendeva poi più di tanto.

Avrebbe dovuto sentirsi sconcertato, spaventato o magari anche incredulo e invece ciò che provava era serenità e gioia, una gioia strana, pacata ma indefinita. Non sapeva darsi una spiegazione logica, ma dentro di sé sentiva di averlo saputo da sempre.

“Non sei sorpreso...” constatò Takuma.

“No. Sei libero di non crederci, ma sento di conoscere quella ragazza da tempo. La sua voce...l'ho sentita tante volte, è una voce famigliare...”

Era assurdo, Kaname lo sapeva bene, si aspettava che Takuma ridesse di questa sua sensazione, tuttavia quest'ultimo non solo non lo fece, ma al contrario gli si avvicinò e, posandogli una mano sulla spalla, gli disse:

“Ne ero certo, Yuuki non ti avrebbe mai portato via i ricordi di vostra figlia!”

Kaname si allontanò da lui e si mise in piedi accanto alla finestra.

Quel ricordo era vero, quei mille anni non erano stati solo buio ed oblio. Ma come erano trascorsi per lui quei mille anni? Era davvero possibile che avesse conservato dei ricordi, che quelle sensazioni fossero vere? Perché se era così, allora probabilmente erano vere anche quelle altre voci che ricordava, e quello strano senso di responsabilità che sentiva di aver provato.

Ci sono delle persone che devo proteggere”

Aveva davvero protetto qualcuno, o era solo un brutto scherzo giocato dalla tensione e dal senso di colpa per tutto ciò che aveva fatto?

Bisognava assolutamente rimettere in ordine tutte le emozioni e le sconcertanti verità che Takuma aveva raccontato. No, non era vero, non era solo questo; aveva una vita da rimettere in ordine, mille anni di vuoto che adesso esigevano delle risposte e delle svolte.

Takuma, come sempre, intuì i pensieri di Kaname e lo lasciò solo, augurandosi di poter rivedere presto in quell'uomo che si affacciava per la prima volta al mondo degli umani il Vampiro che aveva sempre ammirato e del quale sentiva un'enorme mancanza.

Era consapevole di avergli dato delle notizie difficili da sopportare a livello emotivo, ma era altrettanto consapevole del fatto che il vero Kaname era lì da qualche parte, pronto a tornare.

Mentre stava varcando la soglia della stanza, Kaname lo chiamò:

“Takuma, ho un'ultima domanda.”

Nessuna esitazione, nessuna richiesta, nessuna increspatura nella voce. Per un attimo Takuma sentì un brivido corrergli lungo la schiena, certo che se si fosse voltato avrebbe trovato Kaname semi disteso sulla sua chaise-longue, con la mano distrattamente appoggiata sotto il mento e con l'altra che faceva ondeggiare un bicchiere nel quale erano state appena sciolte delle compresse ematiche.

Si voltò e attese.

“Mi hai detto che è possibile trasformare un vampiro in umano, che esiste una sorta di procedura.”

Takuma annuì.

“L'hai usata anche su di te?”

Il biondo vampiro era sinceramente stupito di quella domanda, non credeva possibile che in un momento del genere Kaname potesse arrivare a soffermarsi su quella possibilità. Sorrise, sia perché una tale domanda voleva dire che Kaname Kuran stava tornando, e sia perché si stupì del fatto che Yuuki avesse previsto una tale domanda e avesse già lasciato delle risposte, o meglio, delle indicazioni sul da farsi.

“A questo non posso rispondere, non ora. Saprai tutto al momento debito, ora pensa solo a riprenderti”.

Non era forse la risposta che si aspettava, ma Kaname capì, e sorrise.

Yuuki...hai pensato anche a questo...

Rimasto da solo, Kaname si stese sul letto e a poco a poco rielaborò tutto quello che era successo quel giorno, attimo per attimo, emozione per emozione.

Una nuova vita, ecco cosa stava succedendo.

Il primo giorno della sua nuova vita, ecco cos'era stata quella giornata.

Ma cosa sarebbe accaduto l'indomani, e il giorno dopo, e il giorno dopo ancora?

Un po' alla volta tutti avrebbero saputo che Kaname Kuran era tornato, ma chi era poi davvero questo Kaname Kuran?

La sua storia era ormai leggenda; ammirato e temuto al tempo stesso, simbolo di dolore e crudeltà ma anche di profondo amore e di capacità di sacrificio senza pari.

Kaname, dal canto suo, aveva deciso, sapeva esattamente chi voleva essere.

E a partire dal giorno seguente, l'avrebbe dimostrato.



Angolo dell'autrice:

Dopo mesi di assenza da questo sito, rieccomi qui, con una nuova storia su Vampire Knight. Mi sono interrogata spesso su un possibile "seguito" al risveglio di Kaname e questa è la mia personale interpretazione. Non credo che questa storia sarà lunga, l'idea e di svilupparla in soli tre capitoli e capirete poi perché.

Come sempre, ogni commento, positivo e negativo è sempre ben accetto e ringrazio già da adesso chi leggerà e/o commenterà.

Dedico questa storia a tutti quelli che hanno amato e continuano ad amare Vampire Knight, e soprattutto a tutti quelli che hanno sempre desiderato per il Nobile Kaname una vita finalmente felice.







   
 
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